Remanzacco - Auditorium
Comunale "G. De Cesare"
19 Novembre 2005
Pier Paolo Pasolini
I Turcs tal Friul
Da prosa a forma di canzone. Rivisitazione e
musiche di Luigi Maieron
Levento si sviluppa come lettura scenica
Voce
narrante e chitarra Luigi Maieron
Voce, Gabriella Gabrieli
Violino e fisarmonica, Daniele Masarotti
Mandolino, Franco Giordani
Basso melodico, Ivan Cossetti
Coro di Cleulis
Opera di teatro la cui
drammatica coincidenza coi tempi gli fu suggerita da una epigrafe
tuttora murata nella Chiesetta casarsese di Santa Croce. Č un atto
unico, scritto probabilmente nel maggio del 1944, strutturato secondo i
canoni delle tre unitą, ha un'impostazione frontale alla maniera del
teatro mistico medievale, con abbondanti richiami liturgici e apporti
culturali (D'Annunzio, Leopardi). La lingua č il friulano di Casarsa, ma
reso candido, classico, assoluto dalla sapienza elettiva-selettiva e da
qualche accentuazione arcaicizzante (rassegnation, pretģosa, gratia). La
tensione emotiva non si allenta mai ed č resa in prosa con passi lirici
altissimi, sempre assai prossima alla poesia con il gusto di aderire ai
livelli popolari, con manierismo formale e mai degradante, ricavandone
una ballata dove la presenza della morte č costante, onnipresente e
mille volte prefigurata. I Turcs tal Friul, opera essenzialmente corale,
colta nella modestia sottomessa di un popolo chiuso nei ritmi ripetuti
della vita, e insegna che la coscienza del passato č necessaria per
costruire l'avvenire.
L'associazione culturale Gentes voleva realizzare
un'idea, una versione dei Turcs tal Friul che raccogliesse i sentimenti
dei personaggi e provasse ad interpretare lo stato d'animo del giovane
Pier Paolo Pasolini durante la stesura del testo, doveva essere una
rilettura priva di qualsiasi presunzione, una mutazione di alcuni tratti
di prosa in testo a forma di canzone ne č risultato un progetto
particolare un'altra chiave di Lettura verso i temi popolari tanto cari
a Pasolini.
Per chi conosce gią i Turcs tal Friul questa versione
potrą essere un'altra chiave di lettura, per chi al contrario non lo
conoscesse potrą risultare di immediata comprensione grazie alle parti
musicali che veicolando le emozioni sottolineano i momenti salienti e ne
facilitano il percorso.
30 settembre 1499, Casarsa.
E' sera, quasi ora di cena. La gente sta rientrando nelle proprie case.
Improvvisamente si diffonde la notizia che diecimila Turchi a cavallo e
seicento a piedi stanno arrivando. La sera che sembrava concludere in
serenitą l'ennesima giornata, si carica di drammaticitą: sarą forse
l'ultima? La paura raggiunge la comunitą. L'idea della morte riverbera
in ogni cuore. Non e' č possibilitą di difesa. Molti si raccolgono in
preghiera, altri scelgono di cercare rifugio nei bosco; i pił giovani
decidono di andare incontro ai Turchi: quasi un disperato tentativo di
difesa; quasi a voler regalare ai propri compaesani una speranza
impossibile. Le notizie si susseguono alimentando speranze/paure,
preghiere. Si sente in lontananza il canto dei Turchi. Si vedono
alzarsi le fiamme nei paesi vicini che bruciano. Rientrano i giovani che
erano andati incontro al nemico portando uno di loro ormai morto. Non
c'č pił speranza, ma all'improvviso una tempesta alza la polvere dai
campi. I Turchi quasi per miracolo cambiano strada. Pasolini scrisse:
"la morte compie un polemico montaggio della nostra vita: sceglie i suoi
momenti veramente significativi e non pił modificabili". Essa č presenza
reale in questo testo scritto nel maggio del 1944.
ESTRATTI AUDIO
Dami il to grumal Anuta il to grumal fumul e veciu
Co i eri frut ti mi contavis flabis,
co ieri frut.
Dami il to grumal Anula il to grumal fumul e veciu
E jo i pojavi la me musuta
ta chiustu grumal
jo la pojavi
tu mi contavis flabis
Dami il to grumal Anuta il to grumal fumul e veciu
Co i eri frut ti mi contavis flabis,
co i eri frut
Dami il to grumal Anuta il to grumal fumul e veciu
e ades i neti, neti li lagrimis
li lagrimis dai vui
e ades i neti
neti li lagrimis dai vui
Dami il to grumal Anuta il to grumal fumul e veciu
Co i eri frut ti mi contavis flabis,
co i eri frut
Luna sfavilla fuart sora dal ciaf
dai fantassus ch'a prein tal sagrat
i vin che idea di copaju di copaju ducius
ciapaju pai ciaviei seaighi il cuel,
Tal fouc ch'a brusa li sos puoris vilis
sent mil fantas infans e zovinuts
a deis a deis a bagnaran a bagnaran di sanc
l'oru inseat dai nustris cuarps pagans
Luna sclaris la ciera dai Furlans
co a cridin tal ledan: Soi muart, soi muart
Sin rivas apena a sciampa
dal solar al lun di luna i ai jodut
j ai jodut i Turcs riva
ta la grava i Turcs riva
Mil e mil ciavąi e ominis armas
mil e mil ciavąi e ominis armas
i ai jodut i Turcs riva
ta la grava i Turcs riva
quant ch'i sin i sin sciampas di ciasa
lor a erin cui pie cui pie ta l'aga
e varan passat il Tilimint
e subit subit son ca |
Per ulteriori info:
www.maieron.it
PROGRAMMA DELLA SERATA
Remanzacco - 19 Novembre 2005
Pier Paolo Pasolini
I Turcs tal Friul
Voce
narrante e chitarra Luigi Maieron
Voce, Gabriella Gabrieli
Violino e fisarmonica, Daniele Masarotti
Mandolino, Franco Giordani
Basso melodico, Ivan Cossetti
Coro di Cleulis
|
01 |
8.36 |
Crist pietāt |
02 |
6.20 |
Jo i soi vecja |
03 |
4.58 |
Dami il to
grumal |
04 |
5.07 |
Il gardilin |
05 |
10.22 |
Verzin Beada |
06 |
4.51 |
In pont di
muart |
07 |
4.39 |
Cristians |
08 |
4.49 |
Mil cjavąi |
09 |
4.07 |
Coro dai Turcs |
10 |
2.53 |
Verzin Santa
Beada |
11 |
7.50 |
Se vino mai
capit |
12 |
4.46 |
Ti vevis razon
frati |
13 |
1.47 |
Final - Mil
cjavąi |
14 |
2.46 |
bis Verzin
Santa Beada |
15 |
4.56 |
bis Dami il to
grumal - Mil cjavąi |
|