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Il
Comune si Cassacco si trova a quindici chilometri da Udine, sulle
colline dell’anfiteatro morenico. Il territorio comunale è costituito
dal Capoluogo e dalle frazioni di Conoglano, Martinazzo, Montegnacco e
Raspano, insediate su altrettanti rialzi collinari, ognuna delle quali è
contraddistinta da una chiesa con propria
tipologia architettonica. La
sua posizione geografica ed orografica ha avuto sicuramente una parte
importante nella localizzazione degli antichi insediamenti abitativi.
Nelle vicinanze passava la via Julia che da Aquileia portava al Norico.
L’altipiano su cui ora sorge il Castello di Cassacco era il sito di un
importante fortino difensivo eretto nel IV secolo d.C. Il castello,
caratterizzato dalle sue due torri massicce unite da un basso corpo
centrale, non ha mai subito assedi o distruzioni. Nel 1466 fu acquisito
dalla famiglia dei Montegnacco. Alcuni membri di questa famiglia si
distinsero per l’amore per la cultura e le lettere. Villa Gallici
Deciani rappresenta l’esempio più settentrionale di villa veneta.
Consiste in un palazzo padronale, con scalone centrale con balaustre,
foresteria e terminante con una piccola torre con cappella. Cassacco,
sorto come nucleo edificato sottostante il castello, è stato sino a
pochi decenni fa un borgo essenzialmente agricolo. Dopo il terremoto del
1976 c’è stata una notevole diminuzione dell’attività in questo campo,
mentre si è parallelamente sviluppata l’attività produttiva e
commerciale. Nativo di Cassacco è lo scrittore Carlo Sgorlon che nei
suoi romanzi ha spesso descritto momenti storici, personaggi e
tradizioni del suo paese d’origine.
Nakaira
Franco
Barbanera - whistle, cornamusa, flauti,
ney, kaval
Nektarios Galanis -
bouzouki greco, violino, voce
Angelo Liotta -
bouzouki irlandese, bodhran, voce
Carmelo Siciliano -
bouzouki irlandese, chitarra flamenco
Marco Carnemolla -
basso acustico
Mario Gulisano -
cajon, tamburi a cornice, darbouka, rullante, voce
La Sicilia è la testimonianza tangibile dell'incontro
e della mescolanza di esperienze apparentemente dissimili, poiché
incarna il dialogo vivente delle diversità, delle culture musicali che
si avvicinano, e i Nakaira ne sono un esempio: l'oriente incontra
l'occidente, l'lrlanda il deserto, i Balcani le Madonie, l'Oceano il
Mediterraneo. Essi ospitano insieme la tradizione ebraica e quella araba
- che alle eterne diatribe preferiscono qui la convivenza attraverso un
linguaggio comune - la musica della Spagna sefardita del nord e della
Galizia, il folk rumeno e quello della Terra d' Irlanda, la tradizione
greca a confronto con quella siciliana.
Il repertorio è quello delle canzoni popolari del primo novecento e
delle melodie della Grecia "marina", delle isole e delle coste
occidentali dell'Asia Minore. In alcuni casi si completa con la musica
originale scritta e arrangiata dal gruppo stesso, ed in altri sconfina
in arrangiamenti di temi musicali più ampiamente conosciuti nei Balcani
e nell'area mediterranea orientale. Presenti ai più importanti festival
nazionali di musica etnica, i Nakaira propongono un set quasi
esclusivamente strumentale e rigorosamente acustico. Alcune canzoni -
una spagnola, una siciliana ed un paio greche - mettono in risalto il
gusto per la melodia dal sapore squisitamente mediterraneo. Le
caratteristiche del loro sound sono gli assolo di Oud (il liuto della
tradizione araba) e di violino, il canto della Gaita (la cornamusa
galiziana), i trilli del Whistle (il flauto irlandese), le scorribande
delle percussioni, con i loro ostinato in tempo dispari, che trascinano
l'intero ensemble e coinvolgono il pubblico.