Borgo
agricolo della ricca colonia romana di Aquileia, il nome di Fiumicello
deriva dal latino “flumen" e compare per la prima volta (“Fiumisel”) in un
atto del 1174. La sua storia è legata a quella di Aquileia, dall'avvento
del Cristianesimo alla costituzione della potenza patriarcale. Cessato nel
1420 il potere civile del Patriarcato, Fiumicello passa sotto il dominio
asburgico e, salvo un breve periodo di occupazione napoleonica, rimane
austriaco fino al 1918. Annesso al comune di Aquileia durante il fascismo,
riprende la sua autonomia nel giugno 1947. Alla dominazione austriaca è
legata la costruzione di alcune belle ville nobiliari e case padronali.
Frazionato nelle località di San Valentino - centro del paese - S.
Antonio, S. Lorenzo e Papariano, Fiumicello vanta quattro edifici di
culto. Di rilevante interesse è la bella pieve di S. Lorenzo Martire, ad
impianto basilicale, edificata dai nobili Andriani tra il 1645 e il 1649:
vi si può ammirare un notevole gruppo marmoreo di Carlo da Carona: “il
Pianto delle Marie sul Cristo morto”. Gli altri edifici sacri sono la
chiesa di Papariano, la chiesa di San Valentino, con un bel presbiterio a
blocchi squadrati in stile neogotico, la cappella in Borgo S. Antonio,
edificata dai nobili Stabile de Sailmberg nel 1720 e di recente
restaurata.
Operoso centro agricolo della Bassa Friulana, non molto distante da
Aquileia e Grado, Fiumicello ha molto da offrire ai visitatori: un'ampia
scelta di prodotti locali, tra cui ortaggi, vini, frutta (ottime le
pesche) venduti direttamente dalle aziende produttrici; rilassanti
escursioni in bicicletta sulle strade interpoderali, lungo i canali o
nella Riserva Naturale Foce dell'Isonzo; piacevoli passeggiate per
ammirare le belle chiese , le vecchie case rurali, le ville padronali;
ristoro e divertimento nelle feste paesane, fra cui la Mostra Regionale
delle Pesche. Agriturismo, trattorie, ristoranti sono in grado di
soddisfare la clientela più esigente con i piatti tradizionali e tipici di
carne e pesce, abbinati a vini di qualità.
Laudi Cortonesi e Misa Criolla
Gruppo
vocale della Cappella Civica di Trieste (Italia)
Marco Sofianopulo -
direttore
Fabio Cascioli e Giulio Chiandetti -
chitarra e charango
Dario Savron -
percussioni
Andrea Zullian -
contrabbasso
Claudia Vigini - soprano
Il
Gruppo vocale della Cappella Civica nasce in seno alla più antica
istituzione culturale del Comune di Trieste che fin dal 1538 per
espressa volontà dell'Amministrazione, promuove e sostiene la musica
sacra “per servicio d'Iddio, per honore della chiesa cathedrale di S.to
Giusto et reputacione di tutta la Città”. Il servizio liturgico impegna
l'Istituzione tutte le domeniche e le feste dell'anno liturgico, la
Messa domenicale viene trasmessa sempre in diretta dalla RAI. La
Cappella Civica, che è composta da 28 cantori titolari e 28 supplenti,
un
organista e il direttore, si esibisce nell'organico completo (anche con
orchestra), o in diverse combinazioni ridotte, talvolta con la
collaborazione di musicisti ospiti. Il maestro Marco Sofianopulo,
Direttore della Cappella Civica, nato a Trieste da famiglia di origine
greca, è compositore dal linguaggio libero, moderatamente cromatico,
sensibile alla cultura delle sue origini elleniche; le sue musiche
risultano eseguite in Europa e in altri continenti, registrate da
emittenti radio-televisive, premiate in concorsi, pubblicate e incise.
L'incarico di Maestro di Cappella, che per antico regolamento prevede
l'obbligo di incrementare il patrimonio di opere sacre della Chiesa
triestina, ha naturalmente favorito la vena compositiva di Sofianopulo
in questo repertorio. Per le peculiarità della sua attività
professionale e per naturale disposizione, la sua opera risulta dunque
particolarmente feconda nella musica sacra e in quella corale. Ma
l'amore per l'espressione vocale ha favorito un'ampia produzione anche
nel campo estraneo all'ambiente sacro: nel suo catalogo si nota.
La lauda è un tipo di composizione di carattere sacro con il testo
poetico in volgare che nasce e si sviluppa in centro Italia (in
particolare nelle regioni dell'Umbria e della toscana) nel XIII secolo.
Compare nell'ambiente cittadino medievale, quando si formarono vane
compagnie religiose di laici che cercavano di condurre una vita cristiana
con regole rigide modellate su quelle dei monaci, in un ambiente vivace e
commercialmente molto attivo qual era quello cittadino del XIII secolo.
Fra i vari tipi di confraternite esistevano quelle dei laudesi la cui
caratteristica era appunto il cantare le lodi della Vergine Maria e dei
santi.
Le laudi hanno tutte forme di ballata, forma poetica
composta da una ripresa cantata dal coro, e da più strofe, o stanze,
affidate ad un solista. I temi delle laudi sono centrati sulla Vergine,
sulla vita di Gesù, sulle lodi ai santi. La maggior parte dei documenti a
noi giunti appartiene al XIV e al XV secolo, mentre solo due codici con
notazione musicale ci sono arrivati integri dal 1200: il laudario di
Cortona ed il Magliabechiano.
Il canto della lauda nasce dall'ispirazione popolare,
spesso carica di forte lirismo ed è influenzato dalla religiosità
medievale, che contrappone volentieri l'esaltazione delle opere dei santi
alla evocazione dei possibili tormenti riservati al peccatore. Per queste
caratteristiche di affascinante suggestione le melodie delle laudi sono
risultate spesso utili per l'ambientazione musicale di spettacoli e film
storici (es. "Fratello Sole, Sorella Luna- di F. Zeffirelli, che cita due
delle melodie comprese nel programma di questo concerto)
"... la Misa Criolla, composta nel 1963 quale sintesi di stili popolari e
liturgici, è basata sulla musica folk sud-americana, in particolare su
ritmi e melodie dell'Argentina Il Kyrie iniziale, una Vidala-bagnala,
caratteristica dell'Argentina settentrionale, descrive il sentimento di
solitudine ben conosciuto dagli abitanti gli altopiani desertici. Dalla
stessa regione proviene il ritmo del Gloria (carnavalito} ma il carattere
è diverso, adattandosi a quello gioioso di questo inno.
Le due sezioni del Gloria sono separate da un
recitativo (Varavi) che rende più brillante la cadenza del Carnavalito
quando ritoma con tutto l'accompagnamento della sezione ritmica. La
Chacerera trunca, tema folkloristico dell'Argentina centrale, è la base
del Credo. Il suo ritmo ostinato accentua la determinazione della
professione di fede II brano conclude con la finale riaffermazione del
trionfo della vita eterna.
Uno dei più belli e rari ritmi popolari della Bolivia,
il Camival cochabambino, è usato per il Sanctus, che è caratterizzato da
una pulsazione dolce ma ben marcata. L'Agnus Dei è scritto nel tipico
stile delle Pampas: come nel Kyrie, l'atmosfera è di solitudine e distanza
Un semplice recitativo finale esprime l'universale desiderio di pace.
Quest'opera, che ha riscosso l'ammirazione del pubblico
e della critica in Argentina e in altri paesi sud-americani, dimostra che
anche le forme musicali indigene possono comunicare i più alti valori
della vita e che il rito religioso può essere interpretato anche secondo
la sensibilità-popolare". (Da una presentazione originale di A. Ramirez)