Venerdì 30
Settembre
Torviscosa
- Sperduto nel buio in un canneto - Saranno state le 22.15, quando dopo il
concerto a Malisana mi sono avviato verso la strada del ritorno,
percorrendo la strada inversa a quella che avevo percorso anche nel 2003
in occasione di un servizio per "Biel lant a Messe". Dopo aver
attraversato quasi tutta la cittadina di Torviscosa, inaspettatamente mi
sono trovato davanti ad uno dei classici cartelli gialli con la scritta
"deviazione" che si trovano quando ci sono dei lavori in corso. Da bravo
automobilista ho seguito le indicazioni ed ho svoltato a destra, sperando
che la deviazione mi riportasse subito sulla strada maestra. Sebbene la
strada che stavo percorrendo diventasse sempre più scoscesa, viaggiavo a
velocità sostenuta per uscire da quell'impiccio al più presto possibile...
Finalmente sono arrivato ad un incrocio, dove un tabella simile alla prima
mi ha indirizzato verso sinistra lungo una strada bianca in quel tratto
abbastanza larga, dove ho incrociato tre o quattro lepri, una delle quali
si è infilata sotto l'automobile rimanendo forse indenne perchè non ho
percepito botti o urti... Non avevo certo il tempo di fermarmi per
accertamenti... ero incavolato e preoccupato perchè la strada diventava
sempre più stretta, piena di pozzanghere, buche, cumuli di terriccio e con
il ciglio erboso al centro della carreggiata sempre più alto e pericoloso.
La preoccupazione era più che legittima, trovandomi in quella situazione
senza telefonino, che avevo dimenticato a casa...!
Proseguendo per altri dieci minuti lungo quella strada che ora scorreva
tra sterpi di rovi e canne, ed a tratti cosparsa di cumuli di terriccio,
(che dovevo superare con una certa velocità per la paura di rimanerci
dentro), finalmente ad una cinquantina di metri ho visto) un qualche cosa
che luccicava e finalmente ho tirato un sospiro di sollievo...
Avvicinandomi ho capito che si trattava del solito cavalletto di
sbarramento con strisce bianche e rosse, ma la sorpresa e lo sgomento è
stato grande quando ero giunto a qualche metro ed ho capito che serviva
proprio a sbarrarmi completamente la strada...
Pur con una certa preoccupazione ma consapevole che sarebbe stato uno
sbaglio lasciarsi prendere dal panico, ho iniziato una lunga serie di
manovre per invertire la marcia, evitando di finire con le ruote in una
buca o nel fossato e rimanere in quella posizione per tutta la notte. Al
termine delle manovre sono ripartito lasciandomi alle spalle lo
sbarramento, ripercorrendo la strada di buche e pozzanghere senza
preoccuparmi degli schizzi di fango che ricadevano sulla vettura (tanto
sapevo che l'indomani avrei dovuto portarla al lavaggio), incontrando di
nuovo le lepri che ignare di quello che mi era accaduto mi salutavano
festosamente. Mi sono poi ritrovato davanti al famigerato cartello che è
stato l'inizio di quella rocambolesca avventura, chiedendomi perchè era lì
e perchè gli automobilisti che vi giungevano davanti non lo seguivano e
proseguivano dritti...
Sia durante la strada del ritorno, che nelle due ore di lavoro per
preparare la pagina del sito dedicata al concerto di Malisana, mi sono
arrovellato il cervello per capire qual’è stato il mio errore, se ce n'era
uno... Per saperne di più, l'indomani ho telefonato al Municipio di
Torviscosa, ma la signorina che mi ha risposto non ha saputo darmi
spiegazioni… Sarebbe importante saperne di più perchè se ho sbagliato io,
potrebbe essere un chiaro segnale della vecchiaia che avanza...
From:
Alessandro Aiello To: <aldo@natisone.it>
Sent: Wednesday, October 12, 2005 10:30 AM Subject: Rebus risolto
Caro Aldo, rispondo io al tuo amletico dubbio sull'avventura che
hai vissuto a Torviscosa il 30 settembre dopo aver assistito al
concerto di Malisana. Hai imboccato l'unica strada asfaltata in
direzione sud rispetto al capoluogo, che non porta a nessuna meta
poichè muore dinnanzi al fiume Ausa, dove si trova un porticciolo
turistico. La deviazione alla quale ti riferisci non è altro che
una sorta di indicazione per coloro i quali devono raggiungere le
località di Banduzzi e Belvat, ormai disabitate, alla quale fino
all'anno scorso si accedeva mediante una stradina immediatamente a
sud della grande fabbrica. Ora quella stradina è interdetta al
traffico, poichè come penso tu abbia potuto vedere è in
costruzione una megacentrale che funzionerà a gas e servirà a
produrre energia elettrica.
Ti chiedo scusa se mi lascio prendere dai ricordi, ma qualche
anno fa anche mio fratello aveva preso in affitto un appartamento
in località Banduzzi. Questa località era costituita oltre che da
una splendida villa risalente al fascio e sotto tutela delle belle
arti, da tre bei casali rossi, credo anche di origini remote,
nello stile tipico delle abitazioni del Friuli rurale dei tempi
passati.
Quando mio fratello aveva preso questo appartamento, ormai solo
uno di questi casali era abitato, mentre gli altri due versavano
in condizioni disastrose. Qualcuno coltivava alcuni piccoli orti e
specialmente a pasquetta non mancavano le grigliate con parenti ed
amici. Nonostante la vicinanza della fabbrica, era un posto
tranquillo e circondato dal verde, dove sovente si potevano
osservare stupendi esemplari di animali selvatici, fra i quali
caprioli, lepri e aironi. L'unico problema si presentava la sera,
quando vi era solo una flebile lampada al neon in mezzo alla corte
e per arrivare sino al capoluogo specialmente quando la luna era
assente, bisognava percorrere una stradina al buio più pesto che
si possa immaginare, spesso vedendo nelle stradine di campo
adiacenti dei fari di macchina girovagare chissà a far cosa,con
molta paura di chi come me andava a trovare il fratello (che vi si
recava saltuariamente specialmente nei weekend) munito di una
semplice bicicletta o del mitico "Ciao". Quando ero piccolo poi,e
il mio povero nonno, durante le gitarelle che mi faceva fare a
bordo della sua Citroen Pallas, ricordo bene che i Banduzzi avevano
ancora vita, e mi ricordo un'anziana signora che stava sempre
seduta sotto un portico mi sembra a filare o ricamare. Gli ultimi
anni di vita dei Banduzzi sono stati in qualche modo gloriosi,
poichè vi abitavano solo giovani e come si può immaginare allegria
non ne mancava ed avevano anche sistemato a proprie spese in
maniera molto raffinata la piazzetta.
Le situazioni sono poi cambiate, o per scelta o per costrizione e
i tre casali sono diventati l'ennesima "borgata fantasma" del
Friuli. Qualcuno di questi ultimi abitanti però prima di lasciare
per sempre quella che per tanti anni era stata la sua casa e in
fondo la sua gioventù, su un muro ha apposto un graffito, "Banduzzi
addio", che mi ha riportato alla mente il più celebre "Pola
addio".
Ora là regna l'erbaccia e l'incuria, presto non ci sarà più il
buio e gli animali avranno molto meno spazio per correre, ma nel
cuore di qualcuno gli sconosciuti Banduzzi non moriranno mai.
Mandi Aldo, Sandro.
Caro Alessandro.
Ti ringrazio per le delucidazioni, anche se continuo a non capire
perchè ho iniziato a seguire le indicazioni del primo cartello. E'
stato comunque un episodio emozionante anche se tremo all'idea che
avrei potuto facilmente rimanere impantanato in quel luogo
deserto. Oggi, dopo aver letto il tuo messaggio, mi era venuta
l'idea di fare un saltino in quei luoghi per fare una serie di
foto, perchè l'episodio che ho vissuto con l'aggiunta del
bellissimo pezzo con i tuoi ricordi, ci sarebbe il materiale per
un bel servizio in una rubrica del sito. Ripensando a quella
sera, ricordo che effettivamente la strada si interrompeva non
molto distante da una specie di "grande mostro" illuminato, e
sulla mia strada (al ritorno veniva a trovarsi sulla sinistra),
con la coda dell'occhio ho notato quel casolare ormai imprigionato
dalla vegetazione, che alla luce riflessa dai fari sembrava una
vecchia locanda abbandonata. Se mi si presenta una mezza giornata
libera da impegni, nei prossimi giorni potrei fare un giretto da
quelle parti approfittando per portare un CD con il concerto del
30 Settembre al Plevan di Malisana... ma questa volta non
dimenticherei a casa il cellulare. Mandi, Aldo. |