Viaggiando tra vigne e frasche Per scrivere queste righe ci vorrebbe la penna del mio amico Claudio Fabbro, tuttavia oso riversare sulla tastiera queste quattro righe, dato che sono quotidianamente a contatto con il territorio che mi circonda, in un’annata particolarmente favorevole sotto tutti i punti di vista. Per quanto tenti di andare indietro negli anni, non ricordo di essere stato testimonio di una natura così generosa, cominciando dai primi raccolti fino ad ora, quando sono in corso le vendemmie, sperando che l’andamento continui ad essere favorevole fino alla fine. Durante la stagione, tutti gli alberi da frutta sono stati straordinariamente generosi, tanto che i rami dei sespârs (susini), si spezzavano sotto il peso dei loro frutti. Una piccola pianta di fico, che è nata e cresciuta proprio sulla linea di demarcazione della mia proprietà, mi ha regalato una incredibile quantità di frutti dolcissimi. C’è però anche il lato negativo, come una pianta di lauro all’inizio del mio giardino, all’ombra della quale parcheggio la mia automobile, che quest’anno ha prodotto una incredibile quantità di grosse bacche nere, da creare un problema specie quando me le trovo spizzicate in terra o sulla capote della vettura. Ultimamente ho avuto molte occasioni di viaggiare tra le vigne dei colli e della pianura friulana, per strade che scorrono tra filari carichi di enormi grappoli di uva, costringendomi spesso a fermarmi per immortalare su supporto digitale tutta quella meraviglia. Fa veramente piacere osservare la cura con cui vengono trattate queste viti, con tutti i tralci tagliati in modo perfetto, con i lunghi filari ben tosati come se ci fosse stato l’intervento del barbiere… Nei giorni scorsi sono rimasto perplesso nel vedere dei filari di uva rossa, con una buona metà dei grappoli tagliati e lasciati marcire ai piedi della vite, quando mancano pochi giorni alla completa maturazione. Naturalmente è un’operazione programmata e necessaria affinché il prodotto finale raggiunga un alto livello di qualità, tuttavia mi si stringeva il cuore nel vedere "sprecato" tutto quel ben di Dio…! E’ comunque solo puntando sulla qualità che i nostri produttori possono sperare di tenere il passo ad una spietata concorrenza interna ed internazionale. Questo spiega anche l’elevato costo di certi tipi di vini venduti in bottiglia etichettata, e perché in certe "frasche" il costo del bicchiere di tocai è quattro volte superiore al tajut che normalmente si beve in una normale osteria. Devo comunque ammettere che quel "tajut" piuttosto abbondante e di eccellente qualità, servito in un enorme calice che permette di apprezzare tutti gli aromi ed i profumi, li vale tutti gli euro battuti sullo scontrino fiscale. Se poi il calice te lo porge una gentile signora con un dolce sorriso, il bis è inevitabile.
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