A Messa a Grado
Messa di Pasqua a Grado… questa à stata la decisione presa sabato notte,
prima di spegnere i computer e di andare a dormire. Le previsioni meteo
non erano molto favorevoli, ma andare a Grado non era un viaggio
impegnativo, ora che ho scoperto un percorso che permette di arrivare alle
porte di Aquileia senza correre il pericolo di cadere nei tentacoli delle
tre porte di Palmanova, come spesso mi è capitato. Partito subito dopo le
8 ho puntato verso Manzano, San Giovanni al Natisone in direzione di
Palmanova e ho svoltato a sinistra subito dopo aver attraversato il ponte
sul Torre. Superando Nogaredo, S.Vito al Torre, Tapogliano e Campolongo al
Torre, ad un certo punto ho sbagliato direzione, ma con un veloce
dietro-front mi sono rimesso in carreggiata, raggiungendo Terzo d’Aquileia
e quindi la “via Julia Augusta”… ormai ero a cavallo…!
Sebbene si prospettasse una discreta giornata (anche se
all’orizzonte grossi nuvolosi facevano prevedere il peggioramento
annunziato dai servizi meteo), pochissime automobili circolavano sul lungo
rettilineo che collega la località Belvedere all’Isola d’Oro, tanto che
ho potuto fermare l’auto per scattare la foto al cartello stradale posto
all’entrata di Grado.
Non ho avuto nessuna difficoltà ad arrivare nei pressi
della piazza vicino all’antica Basilica di Santa Eufemia, dove una guardia
municipale mi ha indicato lo spazio per parcheggiare l’automobile,
praticamente a due passi dall’entrata in chiesa. Era la seconda volta che
avevo avuto modo di apprezzare la cortesia di quel vigile donna, che mi ha
anche informato sugli orari e sulle opportunità che avrei avuto seguendo
la Messa delle ore 10, cerimonia pasquale tradizionalmente importante per
la comunità gradese.
Non potendo fotografare la Basilica a causa del
fastidioso controluce, ho scattato qualche foto in altre direzioni,
decidendo poi di entrare in chiesa per un’esplorazione preliminare, mentre
era in corso una delle Messe (quella delle 9 credo…). Con in mano il
marsupio contenente portamonete e fotocamera da 3Mpixel, mi sono
avvicinato ad uno degli antichi portali della basilica ma, dato
un’occhiata al suo interno mi sono subito ritirato… la chiesa era
stracolma di gente…
Aspettando la fine della cerimonia, mi sono seduto su
uno scalino alla base della croce patriarcale posta sopra alla colonna che
troneggia dinnanzi alla basilica di Santa Eufemia. Da quella posizione
potevo osservare il viavai della gente che cominciava ad animare le vie di
Grado, ma ero turbato perché mi sembrava che qualche passante indugiasse
un pò troppo lo sguardo su di me… temevo che qualcuno mi si avvicinasse
per offrirmi qualche monetina…! Potrebbe sembrare un’esagerazione, e forse
lo è… ma questi erano i miei pensieri di quel momento…
Alle 9.30 i tre portali della basilica cominciarono a
“vomitare” persone tanto da riempire in pochi secondi la piazza, mentre io
aspettavo il momento di trovare un varco libero per compiere la prima
tappa e raggiungere l’interno della chiesa con il mio borsone delle
apparecchiature. Avevo saputo che le campane della Basilica di S. Eufemia
non vengono azionate, a causa delle vibrazioni che potrebbero danneggiare
la stabilità dell’antico campanile, ed avevo scartata l’idea di registrare
il loro suono diffuso attraverso degli altoparlanti…
Dopo qualche flash dal fondo della chiesa, mi sono
trasferito nelle prime file di banchi depositando le apparecchiature in
quello di sinistra, perché quello di destra era stato riservato alle
autorità. Al mio fianco avevano preso posto alcune signore, alle quali
mons. Armando Zorzin, parroco di Grado (che poi avrebbe officiato la
Messa), si è avvicinato per augurare loro Buona Pasqua. Anch’io ho
ricevuto dal prelato gli auguri con una forte stretta di mano…
Nello spazio di tempo che ha preceduto l’inizio della
cerimonia, ho avuto modo di osservare la posizione che andava a prendere
il Coro e gli strumentisti, cercando di capire dove fossero i diffusori
dell’impianto audio della chiesa (volevo impiegare il mio microfono
speciale a capsule separate, per poter riprendere anche le preghiere
diffuse attraverso il microfono), ma non c’è stato niente da fare…
l’impianto acustico, seppure molto efficiente, è perfettamente integrato
nella struttura di quelle antiche mura. I miei complimenti al
progettista…!
Alla fine ho deciso di utilizzare il normale microfono
stereo da piazzare vicino il DAT, sistemando il tutto sulla balaustra di
cemento a pochi metri dal coro. Mentre ero impegnato per questa
operazione, gentilmente la signora mia vicina di banco, ha difeso il mio
posto dagli “attacchi” da parte di una delle tante persone che hanno
dovuto assistere alla cerimonia in piedi. Alle dieci in punto, preceduta
dal penetrante suono del campanello, la
Corale orchestrale Santa Cecilia ha riempito con il suo canto la grande Basilica
di Santa Eufemia in quel momento stracolma di fedeli… Ho seguito con
interesse l’Eucaristia, accompagnata dal nutrito gruppo corale e
strumentale, che ha eseguito numerosi canti mai ascoltati prima. Intorno
alle 11 ho fatto appena in tempo a raccogliere tutti i miei strumenti e
dirigermi verso l’uscita, contrastato dalla folla di fedeli che entravano
in chiesa per assistere alla Messa delle 11.15. A pochi metri dal portale
centrale mi sono seduto per prendere fiato, osservando con stupore che la
chiesa era di nuovo piena zeppa…!
Nel frattempo il viavai sulla piazza era aumentato,
mentre un odore di pesce fritto che aleggiava tutt’intorno mi faceva
venire l’acquolina in bocca. La tentazione di scoprire la provenienza di
quel profumo era grande, ed avrei volentieri gustato un bel piatto di
fritto misto, ma nell'osservare tutto quel movimento di comitive e coppie
felici in quella splendida giornata di Pasqua, mi sono sentito a disagio…
solo io ero completamente solo…
Prima di abbandonare l’Isola d’Oro, ho parcheggiato in
una piazzola della lunga striscia di terra che collega Grado alla
terraferma, per fare alcune foto in direzione di “Madona di Barbana”,
scoprendo in terra a mezzo metro dal gard-raill, un fazzoletto di verde
pieno di “veroniche” i fiorellini celesti chiamati anche “Vôi de Madone”.
Mentre ripercorrevo a ritroso tutti i paesi che avevo
attraversato nella mattinata, pensavo al menu che avrei inventato per il
pranzo, optando per un semplice piatto di “minestra furba”, quella già
pronta in busta e che cuoce in cinque minuti. In quel momento mi pentivo
amaramente di aver rifiutato l’invito a pranzo di una cara amica, sebbene
si trovasse praticamente sulla mia strada del ritorno.
Chi è causa del suo mal, pianga se stesso…!
(Alduti, 11 Aprile 2004)
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