…I numerosi emigrati friulani
residenti in Argentina, per tenere vivo il ricordo della loro terra
d’origine, cercavano di riunirsi e formare dei gruppi per
trascorrere insieme il loro poco tempo libero. Intorno al 1920 nella
capitale sorsero diversi associazioni colturali e sportive, tra cui
il Club Atletico Friuli e Venezia Giulia, che si poneva come
obiettivo quello di raccogliere le adesioni di tutti i friulani
residenti nella Repubblica Argentina. Ma non basta, altre due
associazioni sorsero in breve tempo: l'Unione Operaia Friulana,
costituita in massima parte da udinesi, e la Lega Proletaria
Friulana, che vide tra i suoi fondatori l'indimenticabile maestro
Rodolfo Kubik e Giuseppe Tuntar, un deputato goriziano, espatriato
in Argentina per motivi politici.
Il circolo Ricreativo Culturale
"Adria"
Da Buenos Aires ci spostiamo
a La Plata, dove, nel 1931, per iniziativa di un gruppo, di giovani
emigrati provenienti da Ronchi dei Legionari, iniziò la sua attività
il Circolo Ricreativo Culturale "Adria".
A causa della situazione politica creatasi dopo la
prima guerra mondiale, molti giuliani e isontini pensarono di
lasciare l'Italia per l'Argentina. I primi emigrati di quell'epoca
arrivarono a La Plata negli anni fra il 1922 e il 1923: molti di
essi erano giuliani, nativi di Ronchi dei Legionari. Monfalcone,
Trieste e dei paesi circostanti.
Verso il 1930, la colonia giuliana di La Plata era già
numerosa e i suoi componenti si ritrovavano nelle giornate festive
per passare qualche ora assieme, per ricordare i parenti e il paese
natio, per raccontarsi aneddoti, storie e barzellette.
In casa della famiglia Periz, si riuniva un piccolo
gruppo di giovani ronchigini e tra essi sorse l'idea di dar vita ad
una società, che si sarebbe chiamata "Adria" in ricordo del lontano
e amato mare Adriatico.
La prima commissione direttiva era formata dal
presidente Giusto Zottig. dal segretario Virgilio Periz. dal
tesoriere Giuseppe Fischanger e dal revisore dei conti Antonio
Lorenzut.
Il Circolo, costituitesi nel dicembre 1930, ebbe un
rapido sviluppo e mise in atto una serie di iniziative di grosso
livello. Nel 1934, il Circolo "Adria" contava una squadra di calcio,
una biblioteca con 250 libri, un'orchestra, una sezione
filodrammatica e un coro. Aveva anche una bella sede dove si
svolgevano le varie attività. Va pure menzionata l'azione sociale
del Circolo: il 10 per cento degli ingressi di tutte le feste veniva
destinato ad un fondo con il quale venivano sovvenzionate le spese
per malattie, funerali, ecc. dei soci in condizioni di bisogno.
La decadenza dell' "Adria" cominciò nel 1940, quando i
vecchi soci si accorsero che esso stava perdendo, per l'ingresso di
soci non giuliani, le sue caratteristiche. Vani risultarono i
tentativi di riportarlo alle sue origini, per cui nel 1945, anche
per la mancanza di sostegno finanziario, il Circolo chiuse la sua
attività.
Associazione Goriziana
Primo coordinatore
dell'Associazione fu Paolino Russian, di Mossa, che ha assunto il
nome di Associazione Emigrati dei Comuni Goriziani.
Particolarmente ricca di significato, fra le
tante iniziative organizzate e portate a termine, la visita
nell'ottobre 1991 del Consiglio Direttivo dell'Associazione
Mitteleuropa, guidato dal presidente Paolo Periziol, accolto con una
gran festa dal Direttivo della Associazione bonaerense e dalla
Commissione giovanile della Associazione stessa, formata da un
gruppo di giovani entusiasti, italo-argentini di seconda e terza
generazione, ma con ben radicato nel cuore e nella mente l'amore per
la Patria di origine.
Personaggi e figure
dell'emigrazione isontina
Abbiamo ripercorso, sia pur velocemente e
con brevi flash, la storia dei nostri emigrati in Argentina, dal
"Club Sociale Friuli", nato nel 1926 nel rione di Chacarita,
all'Associazione Goriziana, all'insegna di una continuità che
testimonia l'attaccamento delle nostre genti alla loro terra
d'origine e testimonia anche il passaggio ideale della fiaccola
della friulanità dai nonni ai padri, ai nipoti nati in terra
argentina, ma pur sempre profondamente legati a questa nostra
"Patria dal Friuli".
Abbiamo visto fin qui la vita associativa dei
nostri emigrati; è venuto ora il momento di parlare di alcuni di
essi che hanno più evidentemente testimoniato. sviluppando i
"talenti" che hanno avuto in dono, la ricchezza dell'animo friulano,
la generosità e l'inventiva di tutta la nostra gente nei campi della
musica, della pittura, della poesia, dello sport, del lavoro… e
nel campo della musica
RODOLFO KUBIK
E come non dire allora, primo
fra tutti, di RODOLFO KUBIK, musicista di valore assoluto. scomparso
nel 1985. Kubik era nato a Pola nel 1901 ma aveva passato l'infanzia
a Ronchi, dove la sua famiglia: il padre Guglielmo e la madre
Giovanna Calligaris. originaria della cittadina, si era trasferita
nel. 1903. Il primo strumento al quale si accostò fu il clarinetto,
che suonava, fin dalla giovanissima età di otto anni, nella banda
diretta dal padre.
Scoppiata la guerra, fu profugo a Wagna, dove ebbe modo
di essere seguito dal professore goriziano Rodolfo Pellis;
sempre durante la profuganza iniziò lo studio del pianoforte
con Cesare Augusto Seghizzi.
Finita la guerra, tornò a stabilirsi a Ronchi e iniziò
a frequentare il Conservatorio Tartini di Trieste, studiando
composizione con Antonio Illersbers. Nello stesso tempo, pur
impegnato a fondo negli studi, fondò la Società Filarmonica
"Giuseppe Verdi" di Ronchi e diresse il coro del Circolo polese
"Arena" di Monfalcone, con il quale vinse il primo premio .nei due
concorsi di cori friulani ai quali partecipò a Gorizia.
Autore di varie commedie musicali e di un'ope-ra: "La
Beffa", data al Teatro Ciscutti di Pota, quan-do non era ancora
ventenne, Rodolfo Kubik non piaceva troppo, per le sue idee sociali,
al regime fascista, talché fu costretto ad andarsene da Ronchi. Fu
prima a Vienna, e poi, dopo un breve ritorno in terra isontina,
scelse di emigrare in Argentina, dove sbarcò il 15 maggio 1927.
L'inserimento non fu certo dei più facili, ma ben
presto il maestro Kubik fu apprezzato per quello che valeva.
Scoperto come abile maestro di cori, Rodolfo Kubik
cominciò con il dirigere il coro del Circolo Venezia Giulia, poi
fusosi con quello del Club Atletico Friuli. Fu così. che, inserite
nel repertorio delle due formazioni, a Buenos Aires furono
introdotte le villette friulane.
Passò poi a dirigere il coro della Radio Belgrano e.
successivamente, il coro stabile della Radio "El Mundo", facendo
conoscere in Argentina la musica classica o popolare italiana e
friulana.
Il maestro Kubik si dedicò però anche a diffondere la
musica argentina, tanto da far scrivere a un giornalista de "La
Prensa": "Siamo ammirati del fatto che sia stato un maestro
straniero a farci conoscere per la prima volta il nostro folclore
attraverso l'esecuzione corale".
Rodolfo Kubik con uno
dei tanti cori da lui diretti
Dopo aver fondato, su richiesta di un gruppo di
studenti della città di La Plata, il primo coro universitario del
Paese, con il quale dette vita a concerti memorabili, il maestro,
ormai affermatesi, vinse, superando ben trenta concorrenti, il
concorso per il posto di direttore del Coro Polifonico della Radio
di Stato argentina. Si era nel 1955 e Kubik aveva raggiunto l'apice
del successo.
Ottimo direttore di cori, a Kubik si devono anche
numerose creazioni musicali, fra le quali citiamo le commedie
musicali "Furlans pal mont" e "Va vilote, puartade dal vint...",
quest'ultima composta per ricordare l'ottantunesimo anniversario
della colonizzazione del Chaco argentino.
Nel 1971, gli fu assegnato il "Premio Epifania", con la
seguente motivazione: "Emigrato in Argentina, trasfonde il suo
struggimento per la terra lontana, attraverso opere musicali di
notevole pregio esaltanti la Piccola Patria, e diffonde da oltre
trent' anni in Sud America la suggestiva tradizione canora del
Friuli".
Al grande maestro si deve anche la creazione della
"Biblioteca Corale Rodolfo Kubik". la cui funzione consiste nel
raccogliere e catalogare le partiture musicali, originali o
pervenute in manoscritto o per fotocopia, di tutto il Sud America.
Scomparso nel 1985, negli ultimi anni della sua vita il
maestro Kubik, vinto dalla nostalgia, aveva intensificato i suoi
ritorni a Ronchi, e qui aveva composto una dozzina di pezzi corali
in collaborazione con il poeta Silvio Domini. Nella sua produzione
figurano anche villette friulane di fattura moderna.
PLOVISINE |
SIN BUSÂS |
|
|
ALBINO TORRE
Con Kubik formò, in terra
argentina, un proficuo sodalizio un altro musicista di vaglia: il
gradiscano ALBINO TORRE, che nella cittadina isontina era nato il 25
giugno 1905.
Durante la prima guerra mondiale la sua famiglia si stabilì
a Firenze, dove il giovane Albino frequentò le scuole per
due o tre anni. Terminato il conflitto, la famiglia di Torre
ritornò in provincia di Gorizia e fissò la sua residenza
a Ronchi. Albino completò gli studi di perito commerciale,
svolse il servizio militare a Roma nel Corpo dei Bersaglieri
e successivamente riuscì ad essere assunto come impiegato
nel Municipio di Ronchi, dove lavorò fino ai primi mesi
del 1929, quando lasciò l'Italia per emigrare in Argentina.
Torre, che aveva iniziato i suoi studi musicali al
Conservatorio Tartini di Trieste, dove si era dedicato al violino,
era amico di Kubik. Non si sa quando l'amicizia fra i due fosse
nata, ma il figlio di Torre, Humberto, racconta di essere in
possesso di una lettera che il musicista ronchese aveva inviata al
padre da Vienna nel 1924. In quei tempi, nelle principali città
d'Europa esistevano molti teatri nei quali si davano concerti e
Torre, che suonava la viola in un quartetto, aveva probabilmente
conosciuto Kubik in uno dei suoi giri concertistici. Dall'amicizia,
iniziata con tutta probabilità nel 1922, e dalla frequentazione con
Kubik, a Torre derivò una cultura corale che lo accompagnò tutta la
vita.
Un'amicizia intensa, quella fra i due musicisti,
favorita da una profonda affinità culturale e dal comune, profondo
amore per la musica, tanto che fu Kubik a spingere Torre ad emigrare
in Argentina.
Gli scriveva, infatti, l'11 marzo 1929, e certo questa
lettera fu decisiva: "...ti dico subito che già sono impaziente di
vederti. Qui, sai dove arrivare, e di mangiare e dormire non ne
parliamo nemmeno. Procura di venire al più presto possibile, perché
così arriverai nella stagione più buona per noi. Io non ti posso
spedire un poco di denaro, perché ho avuto delle spese non
indifferenti, però spero potrai trovare qualcuno che ti presti
qualcosa e non preoccuparti che in breve potrai pagare tutto...".
Così Torre, presa in sposa Angela Spanghero, partì poco
tempo dopo per Buenos Aires.
All'inizio, come racconta il figlio;
fu dura. Cantò con il coro di Radio El Mundo, diretto da
Kubik, e suonò con Balaguer. Lavorò come pittore durante
i difficili anni della recessione, e per arrotondare il
non certo pingue salario suonava ogni notte nelle orchestre
da ballo in vari locali della capitale argentina: il violino
nelle orchestrine di tango, il sassofono in quelle di jazz.
Una vita piuttosto stressante, tanto è vero che Torre si
ammalò di ulcera allo stomaco, cosicché, pur senza lasciare
del tutto il mondo della musica, che era il suo mondo, decise
di aprire un negozio di alimentari.
Albino Torre tra i membri della Societât Furlane di Buenos Aires
intorno al 1947
In questa sua nuova attività, fu membro della società
degli alimentaristi, la cui rivista diresse per un certo periodo.
Socio attivo anche della Società Friulana, ne fu il direttore del
bollettino per i soci e collaborò alle varie attività, specialmente
a quelle di carattere musicale, promosse e organizzate dalla
Società.
Ritornato in Italia, nel 1962, conservò una profonda
nostalgia per il mondo culturale argentino e per i tanti amici che
aveva lasciato a Buenos Aires, tanto che non riuscì mai ad
ambientarsi completamente. Morì a Gorizia l'11 novembre 1963, ad
appena un anno dal suo ritorno.
Un lavoratore instancabile, scrisse qualcuno di lui:
aveva inventiva ed era un esempio per tutti, come padre di famiglia,
come alimentarista, come poeta, come scrittore, come musicista e
come "furlan pai mont". Era pieno di idee, sempre attivo e sempre
pronto a collaborare a qualsiasi iniziativa gli venisse proposta,
con un sorriso che gli andava da orecchio a orecchio.
Di lui rimangono numerosissime villotte e numerosi
pezzi musicali, assieme a poesie che cantano il suo Friuli: "...biei
pràz, biei monz, / biel mar furlan / il cùr si inflame / al sol
ricuart...".
A lui si deve anche la marcia dell' emigrante: "...Salve,
salve, popui / di lavoradors. / salve, int oneste, / salve,
pensadors! / Il Friul, di lontan / mande un "Vive!" / ai furlàns pai
mont..."
IL GUA |
SUNAIT CJAMPANIS |
|
|
MARCIA DEL FRIULI EMIGRANTE
|
Sú, furlans,
intonait ‘ne ciantade
Pes zitás, pes campagnis dal mont.
Proclamait jú par ogni contrade
Il sintí vuestri clar e profont.
Di ogni tiere lontane lontane
Che dís glorie dal vuestri lavôr
Rive l’eco a la vecie ciampane
Che dindone un ino d’amor.
Salve! Salve popul di
lavoradôrs;
Salve int oneste;
Salve, pensadôrs!
Il Friûl di lontan
Mande un «vive»
Ai furlans pal mont.
L’arie s’implene
Di un sutîl profûm di zoventûd
Fât di ricuars
Che puartarín pardut. |
Sunarân lis
ciampanis
Un ino di amôr
Al torná pes valadis
Di smeralt o blancôr…
Spiete une mari
Il sió frût partît son za tanc’ains,
Spiete une bionde
Il sió amôr piardut;
Sunarân lis ciampanis
Un ino di glorie
Sore i fîs che domân
Riviodarán il Friûl.
Sú, furlans, intonait ‘né
ciantade
Pes zitâs, pes contradis dal mont;
Il Friûl, ricuardant,
Mande un «vive al emigrant»
Evive il Friûl
|
ENRICO RESCH
Di un altro eccezionale
talento musicale va ancora detto: ENRICO RESCH, viennese di nascita,
ma goriziano a tutti gli effetti: in quanto a Gorizia passò gli anni
della sua giovinezza prima di emigrare, e per carattere e formazione
culturale: "Viennese per caso - fu scritto di lui - è goriziano e
friulano di sentimenti; suo malgrado si muove, pensa, scrive come
noi".
In Argentina, assieme a Kubik e a Torre, formò un
eccezionale trio di organizzatori di cori, di direttori di orchestre
e di compositori.
Resch (con le
bretelle) insieme al Coro della Società Friulana |