Livio Felluga
1 Settembre
91° vendemmia del "patriarca del Vigneto Friuli"
Che dire ancora di Livio Felluga che già non sia stato detto o scritto?
Ben poco, anche perché chi -come me- ha la fortuna di frequentarlo
da ben 33 anni con intensità accentuatasi in tempi recenti
preferisce lasciare a lui la parola.
Poiché nel pensiero e nel dire di Livio sta
l’enciclopedia del VIGNETO FRIULI che fu, che è e che molto
probabilmente, essendo Lui un buon diagnostico-, sarà in futuro.
Conobbi Livio grazie al suo primo figlio
maschio, Maurizio, che mi fu allievo all’Istituto agrario di Cividale
dove -immediatamente dopo la laurea ed esame di Stato all’Università
di Bologna (correva l’anno 1972) venni chiamato quale
supplente di collega in stato interessante.
In quel periodo Livio stava imprimendo un’accelerazione
impressionante nei suo investimenti in Rosazzo, senza peraltro
trascurare i vigneti del Collio e la cantina di Brazzano, che
procedevano di pari passo.
Quando venni chiamato a dirigere il Consorzio di Tutela
Vini DOC COLLIO (1973-79) il nostro rapporto si consolidò
“istituzionalmente” anche se il suo modo di concepire le DOC spesso
non collimava con quello dei miei amministratori.
Agli inizi del nuovo secolo Livio mi affidò -trent’anni
dopo Maurizio- l’ultimo suo grande “prodotto”: Filippo. Ovviamente gli
aprii archivio, biblioteca, piccoli segreti e documenti che -così mi
dice Lui- contribuirono ad accelerare l’accesso al dottorato in
enologia, conseguito presso la Facoltà d’Agraria di Udine, Istituto di
Cormòns.
Brindammo a TERRE ALTE e da allora, con una scusa o
l’altra, ripetemmo i momenti conviviali da soli o in compagnia di
vecchie o sopravvenute amicizie. Ma per una volta lascio ad Altri
parlare di Lui.
E’ propizia l’occasione che colgo da una bella e
recentissima intervista di Elena COMMESSATI ad Elda FELLUGA; affidandone
il di Lei testo e le mie foto all’Amico e Maestro Aldo TABOGA, il
lettore potrà godersi nelle righe che seguono e che completano in
maniera egregia la conoscenza del personaggio.
Claudio Fabbro
Caro Livio,
io non sono bravo di scrivere come il nostro amico Claudio,
ma con le parole che mi escono direttamente dal cuore,
e dandoti del "Tu" come mi hai raccomandato,
Ti auguro un
buon 71° compleanno...!
Nella prima foto,
Claudio Fabbro, io, la signora Bruna, don Dino Pezzetta e Livio, nella
sua casa a Brazzano di Cormòns. Nella seconda, nelle cantine insieme al
figlio maggiore.
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«Ostinato
e umile: papà Livio Felluga è un trascinatore»
segreti e le abitudini del maestro
friulano del vino raccontati dalla figlia Elda
(Intervista di Elena
Commessati, IL MESSAGGERO VENETO del 12.08.05)
Brazzano di Cormòns, piena estate, poche macchine in strada, silenzio
del mezzogiorno. Forse sono tutti a mangiare. A osteria chiusa, nella
locanda di proprietà, incontro Elda Felluga sotto un ippocastano.
Esordisce cosi Elena... e così prosegue...
Al
collo un gioiello, nero e rosso, di buon design come la “Louis Ghost” di
Philippe Starck che i Felluga hanno sistemato in ogni stanza del piano
di sopra. È una sedia, trasparente e moderna, al passo con i tempi:
chiamiamola, come il mood imprenditoriale ci insegna, ottimo esempio di
contesto innovativo. È lo scenario giusto per parlare di un Maestro del
Vino come Livio Felluga, del cambio generazionale e di un mondo che, in
generale, corre veloce. Velocissimo. Come ci si sente ad essere la
figlia di chi ha cambiato il destino alle colline sui confini orientali
della regione?
«Papà ha creduto in un sogno che era quello di trasformare alla fine
degli anni ’50 -e all’inizio erano pochi ettari a Rosazzo- i terreni di
collina che si spopolavano perché la gente andava in fabbrica. Quegli
uomini li ha fermati e li ha resi partecipi del suo progetto:
trattenerli con l’entusiasmo di chi la terra la ama davvero perché la
conosce. E la trasforma in vigneti, creatività, in un prodotto di
qualità: il vino. Ancora adesso ha bisogno di condividere le sue idee. È
un grande trascinatore». E ha trascinato anche lei e i suoi tre
fratelli.
-
Ma come ci si sente ad essere la figlia di Livio Felluga e a
lavorare tutti i giorni con lui: vantaggio o condizione? - «Se
lavoriamo tutti e quattro insieme con lui è perché condividiamo la
stessa passione. Che poi sia la nostra zona ad essere speciale è una
grande fortuna. Con papà abbiamo un rapporto costruttivo, mai noioso.
È un vulcano».
-
Più figlia o più complice? - «Lo ammetto, sono ancora figlia ma
sono felice. Temo il suo giudizio e ci tengo al suo parere. Potrei
dire che devo ancora crescere per capire se sono anche complice».
A me par di capire che quest’uomo ha un grande potere su di lei.
-
Amor di figlia o effetto del suo esempio di vita? - «È un uomo
che rappresenta quasi tutta la storia del Novecento. La porta con sé:
due guerre, tre anni di Guerra in Africa, tre di prigionia in Scozia.
E prima, l’approdo a Grado dall’Istria negli anni Venti con mio nonno
Giovanni. Cinque generazioni nel mondo del vino. Con la sensibilità
delle lacerazioni storiche che ha vissuto e di cui non parla quasi
mai, se non per ricordare che riconoscere gli errori del passato serve
al futuro».
-
Suo padre è un uomo schivo? - «Schivo non direi. Basta
guardarne il sorriso o gli occhi che “si incendiano” di vita. Direi
riservato. A me ha insegnato l’umiltà. A proposito, non sa ancora di
questa intervista. E se lo sapesse, forse le direbbe magari in
dialetto: parlate di me, ma ’mi, cosa go fato de grande’?"
-
Livio Felluga: più istriano o gradese o friulano? - «Il Friuli
Venezia Giulia è terra di contrasti e diversità, questa è la
ricchezza. Io amo Gorizia, città dove vivo, e proprio per la sua
storia mi auguro possa diventare il centro culturale della Nuova
Europa. Papà ha Grado e il mare nel cuore; oltre che, ovviamente,
l’incanto delle nostre terre: colline in ordine come giardini».
-
Abitudini? - «Quella di passeggiare un’ora al giorno tra le
vigne. E di continuare ad avere la barca a Grado, con lo scafo
norvegese per la pesca. Recentemente lo scafo si è danneggiato e noi
figli e la mamma abbiamo pensato, meglio così. Meno pericoli per papà
ora, ma poi ci siamo messi a sorridere. Cosa si può dire di un uomo
che impara ad usare il computer che gli è stato regalato per il
novantesimo compleanno? Che è giovane!».
-
Che rapporto ha con i giovani suoi nipoti? - «Il divertente,
quasi una mia personale e affettuosa vendetta è che nonno Livio ha sei
nipoti, tutte femmine ad esclusione di Carlo, mio figlio. Io invece
sono stata per anni l’unica femmina, e anche se papà mi chiamava
“principessina” ho dovuto lottare perché nulla mi è stato regalato in
questa famiglia di maschi. Ne ho guadagnato in protezione da parte dei
fratelli. Per rispondere: come può non credere nei giovani un uomo
come Livio che ha paura che il futuro gli scappi?».
-
E con i vignaioli trentenni? - «È contento dei produttori di
oggi. Ne è orgoglioso. A loro dedica i riconoscimenti personali che
riceve. Purtroppo all’appello mancano i suoi storici compagni di
avventura come Mario Schiopetto. O giornalisti impavidi e allegri come
Isi Benini».
-
Secondo lei ha rimpianti o rimorsi? - «Per me è come un faro,
una grande quercia: ben saldo. Se ha un rimpianto? Forse di non aver
viaggiato abbastanza per conoscere posti nuovi».
E dove andrebbe? - «In Libia».
-
Vi ha mai trascurato? - «Papà non ha mai viaggiato senza un
figlio accanto e spesso pranziamo insieme. A tavola progettiamo e a
volte parliamo di politica».
-
Preferenze a tal proposito. - «Aspettiamo ancora il politico
illuminato, quello che conosce realmente i bisogni dell’uomo della
strada».
-
Livio Felluga cucina? - «Lo sa fare. E ama il sushi perché ha
il sapore del mare. Curioso anche qui. Molti anni fa, al ritorno da un
soggiorno londinese con Mimi Galanda, uno dei suoi più vecchi amici e
nonno della gloria del basket Giacomo Galanda, le domeniche ci
svegliava alle sette con un breakfast di uova e pancetta».
-
Questo per ricordare che vi tirava giù dal letto? - «Già,
perché per papà “il sol magna le ore”».
-
Tre aggettivi per definirlo? - «Passionale, onesto, ostinato».
-
Nel senso che quando dice no è no? - «È un grande educatore.
Magari ha una chiusura immediata ma poi ti lascia il tuo spazio e ti
dice: va, lotta e dimostrami che avevi ragione».
-
Le ha mai detto brava? - «Sì. Anche se non è generoso nei
complimenti, lo imbarazzano».
-
E lei ai suoi figli? - «Sì. Quello che a loro non ho mai
rivolto è: “te l’avevo detto”».
-
Qual è il valore più importante per suo padre? - «La libertà».
-
E lei lo considera un uomo libero? - «Non ha mai accettato
compromessi. Quello che non va lo dice. Sarà carattere, sarà la
fortuna di aver azzeccato il sogno. Di averci creduto. È sereno per
questo e io lo ammiro».
-
Cosa affranca l’anima per Livio Felluga? - «La cultura. Per lui
l’educazione culturale riuscirà ad ammorbidire i confini stabiliti
dall’uomo. I propri orizzonti non si subiscono, ma si allargano solo
con la conoscenza».
-
Innovazione, cos’è per lui? - «Sensibilità nell’intuire i
cambiamenti. È educazione culturale e senso del tempo. Il tempo corre
troppo veloce e ci fa vivere troppo spesso risultati effimeri. È uno
svantaggio. Abbiamo subìto tutto troppo in fretta. Se dobbiamo andare
avanti dobbiamo forse tornare un po’ indietro. Dobbiamo decantare».
-
A proposito di decantare. Quali i vini preferiti dal "Patriarca"? -
«Dovrei rispondere tutti, un po’ come per i figli. Ma direi il
tocai friulano, simbolo regionale della storia del vino, e Terre Alte,
perché nasce da un’idea di mio fratello Maurizio. Uno di quei
progetti, “prova e dimostrami che avevi ragione tu”».
-
Crede nell’Europa? - «Dice, c’è ancora molto da fare».
-
Nell’Italia? - «Dice, all’italiano è sempre mancato un vero
senso di nazionalità. Li vorrebbe più orgogliosi e meno opportunisti.
Ma in generale ha fiducia negli uomini. E nel “patrimonio cervello”:
il migliore investimento».
-
E lei come figlia è per Livio Felluga un buon investimento? -
«Credo di sì, glielo chieda. È appena entrato. Ma è meglio che
parliamo d’altro...».
Per i 90 anni ha ricevuto un computer e ha imparato a usarlo.
Gli
piace passeggiare per ore tra le vigne I suoi prodotti prediletti sono
il Tocai friulano, simbolo regionale e le Terre Alte, bella idea di mio
fratello Maurizio. Dice ci sia ancora molto da fare per l’unificazione
europea e crede che agli italiani manchi un vero senso della nazionalità
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CARTA D’IDENTITA’
Nome: Livio
Cognome: Felluga
Nato: Isola d'Istria
Zodiaco: vergine (1 settembre 1914)
Attività: imprenditore agricolo (anche se lui si ritiene
«contadino»)
Luoghi Fvg preferiti da Livio (secondo la figlia): Grado e la
propria terra, 135 ettari a vigneto sul Collio e Colli Orientali
Musiche: Glenn Miller, cori gradesi |
Foto:
Archivio Claudio Fabbro
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