Cronaca
del giorno
8 marzo 2000
Oggi, mercoledì 8 Marzo, mi sono recato nell’ospedale di Cividale per uno dei periodici controlli al mio precario "sistema di ventilazione". Per la verità, avrei dovuto presentarmi Mercoledì 28 Febbraio ma, quando i miei "amici" della sezione staccata di fisiopatologia respiratoria del "Gervasutta" di Udine hanno telefonato a casa mia, ha risposto mia nipote… io stavo viaggiando in giro per il Friuli… Il fatto di essermi dimenticato del programmato controllo, potrebbe essere un segno positivo… significa che non sto poi tanto male… ma uno dei motivi di quella scarsa attenzione per quell’appuntamento è che non corro il pericolo di essere redarguito da medici ed infermiere/i, perché io sono Taboga. Il "caso Taboga" è un vanto per i reparti di fisiopatologia respiratoria dell’ospedale di Udine ed ora anche del Gervasutta. Una decina di anni fa, sono stato per due volte (a distanza di breve tempo), ricoverato nel reparto di terapia intensiva ed in entrambi i casi i sanitari non avevano dato speranze ai miei parenti. Invece io ho tenuto duro, pian piano ho ripreso le forze e, anche grazie all’attenzione dei miei "amici" dottori ed infermieri, sono arrivato fino al 8560° visitatore del sito "Di ca e di là del Nadison".
Ad onor del vero, il motivo delle loro attenzioni affinché mi conservi in salute non è del tutto disinteressato… infatti, diversi infermieri e qualche dottore, approfittano della loro posizione per sfruttare le mie conoscenze informatiche, con richieste di diagnosi e relative cure per i loro computer. Purtroppo, nessuna delle numerose e molto carine infermiere, si interessa di informatica…! Pazienza... ma torniamo ad oggi…
E’ bastato che il dott. Molinaro mi appiccicasse una specie di "cjapin" sulla punta del dito medio della mano sinistra, perché il display di uno speciale strumento si stabilizzasse intorno al valore 95-96, segno che il mio sangue è sufficientemente ossigenato, tanto che non è stato necessario "forare" una vena per prelevare il necessario per un controllo di emo-gas-analisi. Dopo qualche altro dettaglio di carattere sanitario, il discorso è scivolato su software, hardware ed altri argomenti legati ai computer. I miei "amici" mi hanno congedato senza che fosse fissato un appuntamento… sarà compito mio richiedere un controllo, quando lo riterrò necessario (speriamo mai…!!!).
Risalito in auto, sono uscito dal recinto dell’ospedale dal portone Est, svoltando a sinistra in direzione di Castelmonte e Prepotto.Recarmi nella vallata dello Judrio, non era nei programmi di questa giornata, ma improvvisamente mi sono ricordato che in macchina avevo una serie di fotografie di Centa, da portare in una famiglia di quel grazioso paesetto. Da diversi giorni mi portavo dietro anche un fascicoletto con alcune pagine di testo e fotografie, che descrivevano il servizio effettuato sull’osteria "al liron" . Visto che dovevo per forza passarvi davanti, ho approfittato per fare la consegna e prendermi un buon caffè. Prima di entrare nel locale, ho salutato un signore anziano che si era affacciato alla finestra del primo piano, immaginando che si trattasse del signor Cucovaz. Mentre sorseggiavo il caffè preparato da un giovane che ho saputo più tardi trattarsi del genero, il baffuto signore che avevo visto poco prima si è unito al discorso che avevo iniziato e che verteva proprio su quello che avevo scritto e sulla visita effettuata nel 1995 da Carlo Zilli e dai suoi amici udinesi.
L' alpino Edoardo Cucovaz, classe 1922, si è mostrato molto entusiasta dal fatto che il nome del suo locale abbia viaggiato in tutto il mondo via Internet ed ha voluto a tutti i costi che accettassi un tajut di tocaj. Anche se ero in anticipo sull’orario del mio aperitivo, mi son gustato quel buon bicchiere di vino, mentre il signor Edoardo ha voluto esibirsi solo per me con la sua fisarmonica. La scena era troppo genuinamente suggestiva per lasciarmela sfuggire e, prelevata dall’inseparabile borsello la mia "digitale", ho incominciato a scattare fotografie. E’ un peccato che non sia possibile proporvele tutte…
Il repertorio offerto dall’anziano fisarmonicista era iniziato con "Barbera e caffè", "El miò marît lè bon", un tango argentino in onore dei nostri emigrati, ma poi ha proseguito con un mix che mi ha fatto rinunciare a prenderne nota.
Da vecchio dilettante fisarmonicista, (così oso definirmi), ho potuto osservare che il signor Cucovaz teneva molto bene il ritmo, anche se due o tre volte le dita hanno avuto qualche piccolo inciampo. Certo che suonare la fisarmonica e manovrare i piedi sulla grancassa, non è un’operazione semplice e non si comprende come il signor Edoardo riesca a estrarre dalla tastiera quei gioiosi motivi con quelle mani dalle dita tozze e callose, che sicuramente sarebbero impegnate nella vigna se quello non fosse il primo giorno di Quaresima.
La cortesia di quel baffuto signore, che si preoccupava di non presentarsi bene con il berretto che aveva in capo, mi ha colpito profondamente. Per fortuna sono riuscito a convincerlo che lui era bello così, e la prova l’avete vedendo queste fotografie. Ho pregato il signor Edoardo di deporre lo strumento per poter parlare con lui con calma. Originario di Mersino in Comune di Pulfero, anche il padrone del "Al liron" ha assaggiato l’amaro pane dell’emigrazione. Un’incontro molto piacevole con questo simpatico personaggio, che certamente non sarà l’ultimo.Il mio viaggio è poi proseguito verso Prepotto e Albana per recarmi a Centa, dove ho potuto consegnare le fotografie di quel paesetto da fiaba che potete anche voi ammirare nel nostro album fotografico. Di Centa, avrò ancora modo di parlare, perché in quel luogo è stata recentemente costituita un’Associazione che ha tutti i requisiti per essere ospitata in una pagina del nostro sito.