Buja
(UD), 9 Novembre 2014
Chiesa di San Lorenzo Martire
Santa Messa
e caloroso saluto
a Mons. Emidio Goi
...apriamo questa pagina direttamente con le immagini del Coro
Parrocchiale Santo Stefano, che ha accompagnato la Messa, al quale
si sono uniti elementi di altre formazioni dei gruppi giovanile e
durante la liturgia anche strumentisti della banda...
CANTO DI APERTURA
SALUTO DI MONS. EMIDIO
GOI
MONS. GOI ALL'OMELIA
Frutto della nostra terra, del lavoro di ogni uomo:
pane della nostra vita, cibo della quotidianità.
Tu che lo prendevi un giorno, lo spezzavi per i tuoi,
oggi vieni in questo pane, cibo vero dell'umanità.
E sarò pane, e sarò vino nella mia vita, nelle tue mani.
Ti accoglierò dentro di me, farò di me un'offerta viva,
un sacrificio gradito a Te.
Frutto della nostra terra, del lavoro di ogni uomo:
vino delle nostre vigne, sulla mensa dei fratelli tuoi
Tu che lo prendevi un giorno, lo bevevi con i tuoi,
oggi vieni in questo vino e ti doni per la vita mia.
E sarò pane, e sarò vino nella mia vita, nelle tue mani.
Ti accoglierò dentro di me, farò di me un'offerta viva,
un sacrificio gradito a Te.
...la foto ai fedeli
dal presbiterio...
...e
dopo la benedizione il canto di chiusura...
Ti seguirò, ti seguirò, o Signore,
e nella tua strada camminerò.
Ti seguirò nella via dell'amore
e donerò al mondo la vita.
Ti seguirò, ti seguirò, o Signore...
Ti seguirò nella via del dolore
e la tua croce ci salverà.
Ti seguirò, ti seguirò, o Signore...
Ti seguirò nella via della gioia
e la tua luce ci guiderà.
Ti seguirò, ti seguirò, o Signore...
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Don
Emidio saluta con un “mandi” dopo 15 anni a Buja
(Nicola Cossar -
Messaggero Veneto)
BUJA. È un friulano tutto d’un pezzo, gemonese “dai Gois”, monsignor
Emidio Goi. Non ama i fronzoli né i momenti teatrali («anche se la
cittadinanza onoraria mi fa un immenso piacere»), diretto nella sua
marilenghe, che usa «par fale curte e dile dute». Oggi, alle 10.30,
celebrerà in San Lorenzo Martire la sua ultima messa come parroco e
al termine la comunità, tramite il sindaco Bergagna, lo legherà per
sempre a sé come buiese onorario. Un gesto di affetto e di spontanea
gratitudine verso un amico più che un momento istituzionale e
paludato.
«Guardi - commenta il
sacerdote con la sua voce “sprint” -, in 15 anni ho lavorato molto
per questa bella comunità, alla quale ho dato il meglio di me
stesso, in tutte le parrocchie del comune. Ma devo essere io a
ringraziare tutti, i cappellani che si sono succeduti, ogni
parrocchiano, i giovani, le associazioni, i movimenti, i tre sindaci
con cui ho ottimamente collaborato: mi hanno fatto maturare e
diventare un prete migliore». È, vero, don Emidio è stato parroco
del Duomo di Udine, ha guidato il seminario arcivescovile, ha dato
una mano come cappellano a Savorgnano del Torre e a Premariacco, ma
nel “contado” questo è stato il primo importante incarico, prendendo
in mano - su invito di quel grande arcivescovo che è stato Alfredo
Battisti - una parrocchia appena rimasta orfana di monsignor Aldo
Bressani, morto in un incidente.
Ora, dopo tre lustri di
apostolato, che Buja lascia don Emidio? «Non dica “lascia”, dica
“saluta” una comunità sempre radicata nella propria storia e nella
propria fede. La paragono a un campo ben seminato e soprattutto ben
coltivato. Questa - lo affermo con profonda convinzione - è gente
che rispetta e ama le proprie radici, orgogliosa di una sana
identità, senza per questo ancorarsi al passato. Oggi è un merito
non da poco in questo mondo spesso così confuso. Buja è una e molte
comunità. Come lei sa, non esiste il paese Buja, ma ci sono tante
borgate, piccole e grandi, ognuna con una storia e con le sue
peculiarità, ma che il cammino della fede ha saputo unire e
irrobustire nel tempo. Spero di aver dato anch’io un piccolo aiuto a
questa crescita».
Il momento bello?
Monsignor Goi non fa riferimenti alle (tante) opere materiali
realizzate: «Per me quelle più importanti sono le comunioni e le
cresime dei giovani. Il seme della speranza e della fede».
A 81 anni, non sembra un
prete pensionato, uno che «al polse e al sta cuiet». «Adesso, dico
“mandi” a Buja, che il Signore la conservi a lungo nella fede. Non è
un addio, ci rivedremo. Intanto, torno nella mia “Glemone”, nella
casa dei miei vecchi. Mi metterò in ascolto e a disposizione di
monsignor Valentino Costante e della Forania. Nella “vigna” c’è
sempre tanto lavoro da fare».
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