San Mauro di Premariacco (UD),
17 Agosto 2014
Campo di Prigionia
N. 57
Questa pagina è stata realizzata grazie al servizio fotografico di Alessio
Ieronutti, integrato con gli articoli di Silvia Riosa tratti dal "Messaggero
Veneto", con la collaborazione del nostro "vice" Giovanni Paoloni e la
raccolta di materiale storico fornito negli anni dal compianto Ferdinando
Nadalutti. Purtroppo non saranno disponibili contributi audio, in quanto
personalmente non ne ero venuto a conoscenza e nessuno mi ha informato
all'avvicinarsi dell'importante evento. Il webmaster Aldo Taboga.
foto tratta da
http://www.grupignano.com/about.html
Nel corso della seconda guerra mondiale sull’intero territorio italiano
crebbe il numero dei campi di concentramento per i prigionieri catturati
durante le operazioni belliche sui vari fronti. Da circa 60, con 26.000
prigionieri, nella primavera del 1942, essi diventarono 72 (molti dei quali
articolatisi nel frattempo in svariati sottocampi di lavoro), con poco meno
di 80.000 prigionieri, alla vigilia dell’armistizio. Se la storiografia ha
alquanto trascurato il tema generale dei prigionieri di guerra in Italia,
sia per quanto riguarda le condizioni in cui essi vissero sia per quanto
riguarda le strutture e i meccanismi burocratici attraverso cui vennero
gestiti. Il campo PG 57 di San Mauro (denominato anche "di Grupignano") , era riservato in prevalenza a
prigionieri australiani e neozelandesi.
Informazioni sul "Campo P.G. 57" le troviamo sul
nostro sito in pagine realizzate all'inizio della nostra avventura
con la creazione del sito "Di ca e di là del Nadison", per esempio
nella pagina del nostro sito
campo pg 57 >>>
...e veniamo alla tarda
mattinata di una splendida giornata di sole, dove vediamo l'esterno della
"Cappella dell'ANGET", che non riusciva a contenere tutti i partecipanti
alla Santa Messa...
...presieduta da mons. Franco Millimaci e
concelebrata da mons. Pietro Moratto, parroco della comunità di
Premariacco-Orsaria e la partecipazione di numerosi rappresentati di
associazioni culturali e d'arma con i loro gagliardetti...
...i celebranti nelle fasi iniziali della cerimonia...
...in prima fila il 96enne
Bill Rudd (che ha fortemente voluto questo incontro e lo
scoprimento di una lapide dedicata ai prigionieri periti nella tragedia
della motonave "Nino Bixio"), con alla sua destra l'ambasciatore australiano in Italia Mike Rann...
...portatori dei
labari sull'attenti al momento della Consacrazione...
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...alla cerimonia civile che
ne è seguita...
...il
delegato regionale dell'Anget
Giuseppe Munno che ha coordinato gli
interventi,
ha dato al parola al Sindaco di Premariacco Rocco Ieracitano... e poi...
Traduzione dell'intervento di S.E. Mike Rann, Ambasciatore d'Australia -
Autorità, Signor Bill Rudd, Signore e Signori,
Soci dell'Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori. Per me e' un onore
essere qui, sia come Ambasciatore d'Australia sia come figlio di un soldato
che combatté nel nord Africa e in Italia durante la Seconda Guerra
Mondiale.
Siamo qui per onorare la memoria dei soldati dell'Australia e della Nuova
Zelanda morti proprio in questo giorno, quando una nave di trasporto, la
"Nino Bbrio", fu affondata da un siluro, con a bordo migliaia di prigionieri
di guerra partiti dalla città di Benghasi in Libia e diretti a Brindisi, per
poi dirigersi verso i campi di prigionia in Italia. Due giorni dopo la
partenza da Benghasi ci fu un attacco da parte, del sottomarino inglese, il
HMS Turbulent. La Nino Bixio fu colpita da .due siluri: uno esplose
nell'affollata stiva anteriore, uccidendo più di duecento uomini e ferendone
una sessantina. Altri affogarono in mare. Nonostante gli ingenti danni, la
Nino Bixio non affondò e fu trainata da un'altra nave fino a Navarino nel
sud della Grecia, dove i corpi furono rimossi e sepolti. I sopravvissuti
furono sbarcati e, se in grado di viaggiare, furono trasferiti per mare a
Bari. Oggi rendiamo onore alla memoria dei morti, e ricordiamo anche i
soldati che furono prigionieri nel Campo Cinquantasette qui a San Mauro,
dove i soldati dall'Australia e dalla Nuova Zelanda realizzarono questa
chiesa. Oggi rendiamo omaggio e ringraziamo i soci ANGET di Udine e del
Friuli i quali hanno restaurato la chiesa. Questo e' stato un grande gesto
di amicizia fra questa zona dell'Italia settentrionale e i numerosi amici in
Australia e Nuova Zelanda. Questi eventi hanno un significato molto
personale e profondo per chi ha genitori o nonni che combatterono durante la
Seconda Guerra Mondiale. Settantadue anni dopo, vediamo generazioni
che possedevano un senso morale spontaneo e un comune senso del dovere.
Erano pronti a dare tutto, anche la loro stessa vita, per la generazione
futura. Ricordiamo i loro talenti, la loro promessa, gli anni che non hanno
mai trascorso insieme ai loro figli e alle mogli o alle loro fidanzate.
Hanno sopportato lutti, privazioni, città distrutte e separazioni prolungate
dai propri cari, inimmaginabili per noi oggi. In un periodo di terrorismo,
in cui il nemico è spesso sconosciuto e invisibile, rendiamo onore non solo
ai caduti, ma anche a tutti coloro che con coraggio continuano a servire i
nostri paesi nelle zone di conflitto e nelle operazioni di mantenimento
della pace nel mondo. Quindi, nei giorni in cui onoriamo un secolo di
sacrificio dall'inizio della Prima Guerra Mondiale, ricordiamo i nostri
compagni caduti, come la parte migliore della nostra razza, i salvatori di
tutto ciò che abbiamo a cuore e gli architetti di ciò che siamo e di chi
siamo oggi.
Traduzione dell'intervento di Bill Rudd -
In guerra ci sono forse vittorie, ma
dubito possano esserci vincitori. Tutti fanno dei sacrifici. Fra
poco, leggerò i nomi dei 157 soldati ANZAC, che fecero il loro
estremo sacrificio il 17 agosto del 1942, 72 anni fa, in questo
giorno. Io mi sento un privilegiato perché, ringraziando Dio, posso
essere qui per rendere onore alla loro memoria. Essi morirono in
mare, durante il viaggio verso il Campo 57. Per loro, non ci sono
tombe
sulle quali commilitoni e familiari possano ricordarli. Se fossero
sopravvissuti, sarebbero arrivati qui, come è successo a me e
Charles. Così non è stato, e il sogno di Charles e mio era di
poterli commemorare, tutti assieme, in questo campo di prigionia a
cui erano destinati e che mai raggiunsero. Charles sfortunatamente è
mancato nell'agosto del 2013; quanto avrebbe desiderato essere qui
presente, oggi!Ai suoi funerali a Wellington, Nuova Zelanda, fu
chiesto di non portare fiori, ma devolvere offerte per realizzare
questa lapide che abbiamo di fronte, che nasce anche da altre
generose donazioni, in particolare da parte della famiglia del mio
commilitone Gordon Dare, che per lungo tempo si prese cura di me in
questo campo di prigionia. Nella tradizione di ANZAC, io porto le
mie medaglie a sinistra, sul petto. Sulla destra, ho messo queste
due medaglie. La prima di esse, fu assegnata a mio padre, nella
guerra anglo-boera, oltre 100 anni fa. Egli credeva fortemente nella
fratellanza universale. La seconda medaglia non è una medaglia
militare; è invece una medaglia "umanitaria", concessa a mio nonno
circa 150 anni or sono. C'è scritto: "Tutti gli uomini sono
fratelli. La gente che noi non conosciamo è buona come la gente che
conosciamo." La fratellanza universale è un principio inderogabile
della mia famiglia, adesso come quando diedero la medaglia a mio
nonno, 150 anni fa. Nel 1943, la cristiana solidarietà fra padre
Cotta, il cappellano del campo, e i prigionieri, consentì la
costruzione di questa Chiesa. Ci volle l'impegno visionario dell'ANGET,
nel 1991, per trarla dalle macerie e trasformarla, come indica la
lapide posta sul muro all'ingresso, in "Simbolo della fratellanza
cristiana con i prigionieri che la hanno costruita." Ulteriore prova
di questa fratellanza la troviamo nella vicenda di Ambrose Laughnan,
prigioniero di guerra neo zelandese nel campo 57 e successivamente
diventato frate domenicano, che nel 1993 disse messa in questa
chiesa. Infine, grazie al senso di fratellanza tra me e Charles
Watkins, al leale e notevole contributo di patrioti australiani,
neozelandesi e italiani (uno per tutti Giovanni Tesser) e alla
disponibilità dell'ANGET, questa commemorazione è diventata realtà.
"Essi non invecchieranno, come faremo noi. Non saranno logorati dal
tempo e non saranno condannati al passar degli anni. Ad ogni
tramonto, ad ogni sorgere di un nuovo giorno, li ricorderemo. Per
non dimenticare."
...al suono degli
inni nazionali di Australia e Italia si
e proceduto allo scoprimento della lapide...
...e mentre Bill Rudd
leggeva l'elenco dei caduti,
un rosso papavero,
(donato dalla 2/24th Batallion AIF), veniva collocato a fianco di ogni
nome...
(la terza foto è inserita ad una risoluzione che permette la lettura dei
nomi)
...il Sindaco Ieracitano mentre consegna una targa a Bill Rudd...
...il
delegato regionale dell'Anget ha consegnato a tutti un ricordo di
partecipazione...
(ma noi vi proponiamo solo le migliori inquadrature)
Campo 57, ricordo di chi non
arrivò
(Silvia
Riosa -
Messaggero Veneto del 18 Agosto 2014)
PREMARIACCO - Una lapide con incisi tutti i 157 nomi dei
soldati Anzac (corpo di spedizione Australiano e Neozelandese) che
72 anni fa morirono sulla nave "Nino Bixio" che partita da Bengasi e
diretta a Brindisi venne silurata da un sottomarino. Soldati
prigionieri che erano destinati al campo 57 luogo di detenzione di
prigionieri di guerra di cui oggi accanto a pochi ruderi del campo
rimane la Chiesetta costruita dai detenuti. E proprio all'interno
della cappella da ieri campeggia imponente la lapide con incisi i
nomi di quei soldati fortemente voluta dall'ultimo sopravvissuto di
quel campo, Bill Rudd che oggi 96enne, è giunto dall'Australia per
commemorare la memoria di quei "compagni" che al campo 57 non ci
arrivarono mai. Una cerimonia emozionante con l'ultimo reduce del
campo che fiero davanti alla lapide coperta dalle bandiere di
Australia e Nuova Zelanda che una volta scoperta ha letto senza
incertezze tutti i nomi, per ricordare ad uno a uno quei martiri, a
fianco dei quali è stato apposto un papavero rosso. Tutto questo è
stato possibile grazie ai membri della Anget della sezione di Udine
- Associazione Nazionale Genieri e Trasmettitori - che da mesi
lavorano alla riuscita delle celebrazione di questo triste
anniversario. E così dopo la santa messa e gli inni nazionali di
Australia e Italia, e il saluto del sindaco che con la fascia
tricolore ha ricordato, davanti ad una cappella gremita, gli anni
bui della guerra, e i prigionieri di quel campo alcuni dei quali
riusciti a fuggire furono aiutati e ospitati dagli abitanti di
Premariacco. Un ricordo molto sentito del sacrificio dei soldati
morti sulla "Nino Bixio" e dei tanti soldati australiani e
neozelandesi caduti in tutte le guerra anche dall'ambasciatore
australiano in Italia Mike Rann che giunto da Roma non ha voluto
mancare alla commemorazione. Molte anche le autorità politiche e
militari presenti con diverse rappresentazione delle associazioni
comunali. A fare gli onori di casa il delegato regionale dell'Anget
Giuseppe Munno che nell'esprimere l'immenso orgoglio per l'evento,
ha sottolineato come l'obbiettivo primario dell'associazione è dal
1991 - anno in cui grazie a una convenzione con il comune la
Chiesetta è stata concessa in comodato gratuito e ristrutturata a
spese dell'Anget - quello di mantenere viva la memoria e preservare
la cappella nelle condizioni migliori affinché rimanga luogo simbolo
del campo 57. Alla fine consegnata una targa ricordo a Bill Rudd
grazie alla cui volontà si è potuto realizzare l'evento.
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STORICO
(Dagli appunti di Ferdinando Nadalutti)
Sui "Prâs di San Martin"
Posto a circa quindici chilometri dal capoluogo friulano in zona
pianeggiante, per una estensione territoriale comunale di circa
quaranta chilometri quadrati e lambito - a oriente - dal fiume
Natisone, Premariacco ha prodromi antichi, come testimoniano i
rinvenimenti dei castellieri nel tempo.
Colonizzata dai legionari
romani, toponimo di origine celtica, come altre località del
circondario, la cittadina, oggi conta una popolazione di circa 4
mila anime; tra le sue vicissitudini storiche annovera quella legata
alla presenza agli inizi degli Anni '40, del "Campo P.G. 57" di San
Mauro, altrimenti detto di Grupignano.
Lì, prima ancora di
divenire luogo di internamento per militari inglesi, australiani,
neozelandesi, ed anche greci, jugoslavi e ciprioti - dall'estate del
1941 all'autunno del 1943 - le stagioni si susseguivano scandite dal
lavoro non sempre generoso dei campi.
Nella cronologia delle
fonti, allorché si parla della "Villa di Premariacco" e delle
istituzioni religiose sul territorio, si evidenzia che in un area
non lontana, ancora nella seconda metà del XV secolo c'era una
chiesetta di campagna intitolata a S. Martino "ove è un sol altare;
l'imagine del Santo e di pitura" e per la quale gli amministratori
del paese versavano 4 lire e 16 soldi al Capitolo di Cividale.
Da quella presenza di
religiosità la campagna circostante ereditò - fin dalla seconda metà
del 1500 (1583, per l'esattezza) - la primaria denominazione di "Prâs
di San Martin" o " Prado di San Martino ", toponimi che hanno nel
tempo ceduto il passo ad altri elementi di riferimento come "
chiarmaz" dal romano " Campo Marzio" e "Campo di concentramento"
istituito durante la seconda guerra mondiale, detto anche
semplicemente "Campo". Per compiutezza informativa, aggiungiamo
anche il riferimento "Polveriera", per via di un deposito militare
sorto in quell'area in tempi successivi alla conclusione del
conflitto mondiale.
...presentiamo
una serie di foto del Campo PG 57,
raccolte da
Ferdinando Nadalutti e conservate da Alessio Ieronutti...
...esterno ed interno
della cappella costruita dai prigionieri del Campo CP 57 di San Mauro,
prima che venisse "adottata" dall'ANGET di Udine...
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