Abbazia di Rosazzo (UD), 29
Giugno
2013
Chiesa di San
Pietro Apostolo
In questo servizio non
presenteremo le solite foto esterne dell'Abbazia (presentate in
tutte le salse dei precedenti svariati servizi, compresi i suoni di
campane), ma vi faremo sentire il canto di un fringuello
(probabilmente innamorato), che incurante della presenza di un
gruppetto di persone vocianti che si erano radunate all'ombra dei
tigli in fiore, sul muraglione del lato ovest che mostra il
meraviglioso paesaggio friulano in direzione di Udine. Anche il
battimani dei presenti all'arrivo dei due festeggiati don Carlo e
don Elio non lo hanno minimamente turbato il pennuto, sino a che non si è
stufato di non ricevere risposte e ne n'è volato via... Intanto si
stava avvicinando l'ora d'inizio della Messa...
FRINGUELLO
Santa Messa
per la Festa
di
San Pietro e Paolo
presieduta dall'Arcivescovo di Udine mons. Andrea Bruno Mazzocato
CANTO DI APERTURA
SALUTI E PREGHIERE
...sapientemente coordinata da don Daniele, l'assemblea ha
accompagnato la Messa Solenne con il supporto di Gianluca Michelloni
all'organo, il musicista di Oleis che recentemente ha arricchito il
suo curriculum con un prestigioso diploma in clavicembalo conseguito
presso il Conservatorio Jacopo Tomadini di Udine.
Abbazia di Rosazzo - In
preghiera col Vescovo - Sabato 29 giugno, alle 10.30,
nell'Abbazia di Rosazzo, solenne concelebrazione foraniale
presieduta dall'arcivescovo di Udine mons. Andrea Bruno Mazzocato,
nella solennità del titolare San Pietro apostolo. Sarà un'occasione
per la preghiera di ringraziamento al Signore al termine dell'anno
pastorale 2012/13. All'appuntamento partecipano i componenti dei
consigli pastorali delle quindici comunità parrocchiali che
compongono la forania, assieme agli altri operatori e collaboratori.
Nell'occasione si ricorderà il 50° di servizio sacerdotale di don
Carlo Dorligh e don Elio Romanutti, ordinati il 29 giugno 1963
dall'allora arcivescovo mons. Giuseppe Zaffonato. Sono inviati anche
i sindaci dei Comuni di Manzano, Pradamano, San Giovanni al Natisone,
Buttrio e Corno di Rosazzo, per proseguire insieme un cammino
intrapreso nell'ottobre del 2010 in occasione della prima visita
dell'Arcivescovo alle comunità della zona
...mons. Mazzocato
all'omelia...
Vegnît a cene, fradis, cun me:
sentâsi insieme ce biel ch'al è!
La vôs che us clame vuê, fradis, scoltaile:
che la mê vite, par vêus culì, jo l'ai pierdude!
La taule j' pronte, il vin l'è ca,
pan ch'al da fuarce no us mancjarà:
il vin l'è il sanc che jo spandei cun lagrimis
ed il gno cuarp al è come pan crevât par vuâtris.
...al Padre Nostro...
...dopo la Comunione...
CANTO DI CHIUSURA
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La storia di
Rosazzo è avvolta nella leggenda. Si
racconta che ancora nell'800 attorno alla
cela di un eremita tedesco, l'Allemanno, ne
sorgessero tante altre, occupate da soldati
pentiti, ritiratisi sul colle di Santa
Caterina ad espiare le loro malefatte.
Certo è che nel 960 dalla
Lombardia qui giunsero i monaci regolari di
Sant?Agostino e nel 1070 si inaugurò
l'imponente chiesa dedicata a San Pietro che
ancor oggi sovrasta i fiumi Judrio, Torre,
Natisone e Isonzo, con tutta la piana che
scende fino alla chiesa madre di Aquileia.
Una ventina d'anni dopo,
nel 1090, il monastero rosacense viene
elevato al rango di abbazia dal patriarca
aquileiese Vodolrico di Ortenburg, un monaco
della svizzera San Gallo Gallo. Chiamato a
guidare la nuova comunità benedettina, che
subentra ai canonici agostiniani, è Geroldo,
un sant'uomo della comunità di Millstatt in
Carinzia. La regola benedettina, ispirata
alla preghiera ed al lavoro, trasforma la
zona selvaggia ("in silvis") in campagna
coltivata, diffonde la cultura, garantisce
alle popolazioni istruzione religiosa e
formazione spirituale. Siamo nel medio evo,
dove al potere spirituale si affianca anche
quello materiale.
Ora il monastero di
Rosazzo gode di numerosi privilegi, riceve
molte donazioni da principi e patriarchi,
amministra proprietà terriere, esercita i
poteri feudali. E lo stesso potere secolare
imprime i suoi tratti inconfondibili anche
nel manufatto, sempre più simile ad una
fortezza, con le sue torri e ponte
levatoio.Coinvolto nelle lotte tra Aquileia
e Cividale, tra Venezia e gli imperiali,
sempre più occupato da soldati che ne devono
garantire la difesa, Rosazzo rende difficile
la vita ai monaci benedettini, ai quali nel
1522 subentrano i domenicani.
Dopo tre secoli
abbondanti, dunque, i benedettini lasciano
Rosazzo ai frati di S.Domenico, che qui
rimarranno due secoli e mezzo, fino alla
soppressione dell?abbazia stessa, nel 1773.
L'abbazia è diventata ormai una "commenda"
da sfruttare, data in uso agli abati
commendatari, per lo più nipoti di papi
(Martino V, Paolo III, Clemente VII,
Gregorio XV, Alessandro VII). E rocca da
difende o da espugnare. Storia di violenze e
di orrori.
Durante la guerra tra
imperiali e veneziani, ai primi del '500, le
mura dell'abbazia vennero smantellate e
tutti coloro che vi avevano cercato rifugio
passati a fil di spada. A completare l'opera
dell'uomo provvide, nel 1509, un furioso
incendio che, come scriveva un teste
oculare, il poeta Berni, la rese «stalla
naturale», e la chiesa in «una via, dove van
le bestie e le persone».
Una ventina d'anni dopo la chiesa risorge
per merito dell?abate commendatario Giovanni
Matteo Giberti e di Venceslao Boiani,
architetto cividalese. Del pittore veronese
Francesco Torbido sono gli affreschi del
coro (la Trasfigurazione di Gesù, la
vocazione di Pietro e Andrea, la pesca nel
lago di Genezareth, li figure simboliche
degli evangelisti)
Nell'antico refettorio
dei monaci, invece, la Crocifissione è opera
di Battista dell'Angelo detto il Moro. Tutte
opere che vengono inaugurate già nel 1535,
mentre gli altri lavori di restauro si
concluderanno nel 1543. Due splendide
bifore, raffiguranti nel capitolo le sante
Caterina d'Alessandria e Scolastica, sono
molto più antiche (sec.XII) ed
impreziosiscono con la loro età anche il
chiostro. Con la soppressione del
patriarcato di Aquileia (nel 1751),
l'Abbazia cessa di essere ente ecclesiastico
e viene concessa ai due arcivescovadi: di
Udine e Gorizia.
Abate di Rosazzo rimane
l'arcivescovo di Udine, che nella persona di
mons. Emanuele Lodi interverrà sulle
strutture e sulla rete viaria di
collegamento con i paesi limitrofi
(1819-1847). Ancora mons. Giuseppe Nogara,
arcivescovo di Udine e abate di Rosazzo dal
1928 al 1956, trascorreva l'intera estate in
Abbazia, rappresentato dal siôr Vicjari Pre
Vigiòn Nadalutti, scomparso il1 marzo 1979.
Merito di mons. Battisti,
vescovo di Udine dal 1973, è la rinascita di
Rosazzo: suo l'interessamento perché
l'edificio venga incluso nelle opere da
ripristinare secondo i criteri antisismici,
vigenti in Friuli dopo il sisma del
maggio-settembre 1976.
Il Genio Civile per il
monastero e la Soprintendenza alle Belle
Arti hanno provveduto alla rinascita
materiale. Quella spirituale, sempre sotto
l'impulso del "vescovo del terremoto", si
ispira al "Progetto Rosazzo", che ha preso
l'avvio il 1 ottobre 1994, sotto la guida di
don Dino Pezzetta, delegato arcivescovile e
rettore dell'Abbazia. La chiesa abbaziale
viene inaugurata nell'anno successivo, alla
festa di S.Pietro.
Ora il "monastero delle
rose" opera come centro di cultura e di
sperimentazione religiosa, punto d'incontro
umanistico e sociale, luogo in cui si
organizzano convegni, seminari, mostre,
dibattiti: perché l'Abbazia ridiventi luogo
d'incontro fra le tre popolazioni storiche,
che qui si sono incrociate da secoli: la
latina, la germanica e la slava.
(Tratto da
http://www.mondocrea.it/)
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