Moimacco
(Tratto da
http://comune.moimacco.ud.it/)
Comune di pianura, di antiche origini, con un’economia di
tipo agricolo e industriale. I moimacchesi, che
presentano
un indice di vecchiaia nella media, sono quasi tutti
distribuiti tra il capoluogo comunale, in cui si registra la
maggiore concentrazione demografica, e la località
Bottenicco. Il territorio, comprendente anche il nucleo Tre
Pietre, è ricco di corsi d’acqua che, irrigando
abbondantemente il terreno, ne accrescono la produttività;
il suo profilo geometrico è regolare, con differenze di
altitudine lievi, che determinano nell’abitato, interessato
da una forte espansione edilizia, un andamento
plano-altimetrico pianeggiante. Lo sfondo verde dello stemma
comunale, concesso con Decreto del Presidente della
Repubblica, è attraversato da una fascia argentea merlata,
sotto la quale spicca un aratro dello stesso colore.
Abitata fin da tempi
preistorici da popolazioni paleovenete, registrò in seguito
stanziamenti di galli e, dal II secolo a.C., di romani. Il
toponimo, attestato dal 1100 nelle forme di Moimas, Moymas e
Moimaco, deriva dal personale latino
MUMMIUS,
con l’aggiunta del suffisso –ACUS. Dopo la caduta
dell’impero romano si aprì alle invasioni barbariche,
venendo occupata da unni, goti, avari, longobardi e franchi.
La sua storia si è strettamente intrecciata con quella di
Cividale del Friuli: confermata, sul finire del XII secolo,
alla Chiesa cividalese, nel Trecento entrò a far parte del
sistema difensivo della cittadina. Al pari dei territori
circostanti, fu coinvolta nelle lotte feudali, passando,
nella prima metà del Quattrocento, sotto la Repubblica
Veneta, che continuò a farla dipendere da Cividale.
Devastata dalle incursioni turche, sul finire del XV secolo,
nel Cinquecento risentì delle continue guerre tra i
veneziani e l’impero austriaco, che si
contendevano i possedimenti del conte di Gorizia, da poco
deceduto. Colpita da carestie e pestilenze, nel XVIII secolo
registrò una ripresa economica, testimoniata dal sorgere di
sontuose dimore. Alla parentesi
napoleonica seguì la restaurazione austriaca, accompagnata
dall’annessione al regno lombardo-veneto. Entrata a far
parte dell’Italia, nel 1866, visse momenti drammatici
durante la prima guerra mondiale, specie dopo la disfatta di
Caporetto,
che portò a una nuova occupazione austriaca. Attiva ne fu la
partecipazione alla lotta partigiana.
Tra le testimonianze
storico-architettoniche figurano: la chiesa parrocchiale di
Santa Maria Assunta, risalente forse al IX secolo ma più
volte rimaneggiata. All’interno una bella coppia di
confessionali (secolo XVIII) della bottega di Matteo
Deganutti e una statua della Madonna del Rosario eseguita a
Venezia nel 1779. L’antico campanile sul quale è murata una
lapide con la data 1557, conserva invece la struttura
originaria ad eccezione della parte conclusiva realizzata
nel 1911. |