Lavariano (UD), 26 Febbraio
2012
RINTOCCO ORE E SCAMPANATA
DI MEZZOGIORNO
Canto di apertura
eseguito dall'Assemblea
accompagnata dal suono dell'organo...
Signore, ascolta: Padre, perdona!
Fà che vediamo il tuo amore.
A te guardiamo, Redentore nostro,
da te speriamo gioia di salvezza,
fà che troviamo grazia di perdono.
Signore, ascolta...
Ti confessiamo ogni nostra colpa,
riconosciamo ogni nostro errore
e ti preghiamo: dona il tuo perdono.
Signore, ascolta...
O buon Pastore, tu che dai la vita,
Parola certa, Roccia che non muta,
perdona ancora con pietà infinita.
Signore, ascolta... |
...don Stefano
Romanello all'omelia...
...alla Consacrazione...
PADRE NOSTRO
BENEDIZIONE E CANTO DI
CHIUSURA
Io vorrei ritrovare il
Tuo sguardo
dentro gli occhi di ogni fratello,
nel sorriso il Tuo stesso sorriso,
nelle mani le stesse Tue mani.
Il Tuo volto Signore io cerco
e il Tuo sguardo io sento su me.
Tante volte osservo la gente. Vedo altri ma non vedo Te.
O Signore apri i miei occhi, fa che io mi incontri con Te.
Io vorrei ritrovare il
Tuo sguardo...
Anche quando la vita è dura e ho voglia soltanto di andar
dammi forza perché io riprenda a cercare il Tuo volto Signore.
Io vorrei ritrovare il
Tuo sguardo...
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Lavariano
(Tratto da:
www.comune.mortegliano.ud.it/)
Lavariano è un piccolo centro, con poco più di mille abitanti,
distante 5 km dal capoluogo Mortegliano e posto su un incrocio di
strade, resto dell'antica centuriazione romana dell'agro aquileiese.
Il nome Lavariano, in
base agli studi sulla toponomastica friulana, deriva da “praedium
Laberianum”, cioè possedimento di Laberio, uno dei tanti coloni
romani saliti qui ad occupare queste terre, a partire dal 181 a.C.,
con la fondazione di Aquileia. Una villa rustica romana è stata
infatti scoperta nella zona oggi chiamata Braida della Signora e
molte altre tracce del periodo romano sono state ritrovate dalle
ricerche archeologiche nella zona. E' certo, tra l'altro, che
proprio dalla sede episcopale di Aquileia è giunto a Lavariano il
Cristianesimo, con la formazione di una pieve rurale assai vasta,
tale da comprendere la stessa Mortegliano, e con la edificazione
della prima chiesa, dotata di battistero.
Altri reperti
archeologici, significativi e numerosi, risalgono poi all'epoca
longobarda. Grazie ai Longobardi, durante il cui dominio Lavariano
fu sede della fara di Mimone, il villaggio ebbe modo di allargarsi e
di assumere un aspetto florido, grazie ad un sistema economico
basato su una agricoltura efficiente. Il dominio longobardo fu
cancellato da Carlo Magno il quale, nel 776, consegnò il “feudo
lavarianese” al suo grammatico Paolino, divenuto in seguito
Patriarca di Aquileia e patrono del paese.
Nel Medio Evo, Lavariano,
da feudo della nobile famiglia “De Lavariano”, divenne poi, nel
1211, feudo della famiglia Strassoldo, casata di origine tedesca,
trasferitasi quindi nell'omonimo castello. La signoria feudale,
assieme ad altre famiglie della nobiltà friulana, esercitava il
monopolio su tutto ed in particolare alimentava il suo potere con
l'uso delle terre, affidate a coloni e massari, e del mulino. A tale
scopo esso fu costruito sulla Roggia, oggi detta di Palma, derivata
da Chiasottis probabilmente tra il 1296 ed il 1311. Lavariano aveva
i propri scambi agricoli in quella tipica economia di sussistenza
del tempo, ma la sua popolazione viveva nella cerchia delle sue case
rurali, tra il duro lavoro della campagna e l'impronta del culto
cristiano, mentre si affermava la sua autonomia di piccolo comune
medioevale gestito dal Consiglio della vicinia.
Momenti tristi della sua
storia furono le invasioni degli Ungheri durante il secolo X, quando
il Friuli fu sconvolto da scorrerie e devastazioni, ma ad esse
seguirono poi gli anni della ricostruzione ad opera dei patriarchi.
Nel 1420 gli Strassoldo si sottomisero alla Repubblica di Venezia,
come tutto il Friuli, e Lavariano ne seguì le sorti, anche subendo
le scorrerie dei Turchi alla fine di quel secolo.
La storia del paese
rimase viva, attraverso il lavoro della terra e le tradizioni della
civiltà contadina e potè sviluppare la sua economia, nel 1600 e nel
1700, con la valorizzazione delle nuove coltivazioni venute
dall'America, soprattutto il mais (la blave) e le patate. Nello
stato della Repubblica di Venezia Lavariano rimase fino all'arrivo
dei Francesi di Napoleone Bonaparte i quali, nel 1797, cedettero il
Friuli agli Austriaci, sotto il cui dominio, nel 1820, avvenne
l'aggregazione definitiva del Comune censuario di Lavariano con il
Comune di Mortegliano, confermata poi nel 1866. In quell'anno il
territorio friulano passò sotto il Regno d'Italia.
Nel corso del 1900 la
vivacità del paese divenne più forte, sia con la fondazione della
locale Filarmonica Giuseppe Verdi (1902), sia soprattutto con la
costituzione della Latteria sociale turnaria (1923) che aggregò le
duecento famiglie del paese in una mutua solidarietà, sia nella
lavorazione del latte che nello sforzo di far progredire
l'agricoltura attraverso la sua meccanizzazione, il riordino
fondiario della campagna e l'irrigazione. Oggi la Latteria di
Lavariano è la più premiata della Regione Friuli Venezia Giulia.
Accanto alla agricoltura, ancora eccellente per le coltivazioni
tradizionali e per quelle nuove, quali vigneti, meleti biologici e
kiwi, è cresciuta nel paese la presenza di ditte artigiane e
commerciali, oltre a quelle del terziario.
Nei vari secoli Lavariano
subì le vicissitudini di tutti i paesi del Medio Friuli. Ma è
proprio grazie al prevalere dei valori di attaccamento alla terra ed
alle proprie tradizioni religiose, civili e comunitarie, che oggi
Lavariano, senza mai perdere il proprio coraggio e la propria
identità, rappresenta un valido esempio della laboriosità e della
imprenditorialità friulana, apprezzata in tutta Europa. La Comunità
Europea lo ha riconosciuto Borgo Rurale.
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