Varmo, 6 Novembre 2011
Chiesa di San
Lorenzo Martire
CAMPANE
Santa Messa
Presieduta da S.E. Mons.
Andrea Bruno Mazzocato
per l'ingresso del nuovo parroco don Franco Del Nin
Entrata del corteo
con il nuovo parroco, accompagnato dall'Arcivescovo
e dai sacerdoti della Forania di Rivignano-Varmo
Eucaristia accompagnata dai canti di un gruppo corale misto
(ragazzi, giovani e adulti che operano nelle varie parrocchie della Forania),
diretti dal M° Fabrizio Giacomo Fabris...
CANTO D'APERTURA
PRESENTAZIONE E DECRETO DI
NOMINA DEL NUOVO PARROCO
VENI CREATOR SPIRITUS
Veni, Creator
Spiritus
mentes tuorum visita
Imple superna gratia
quae tu creasti
pectora.
Qui diceris Paraclitus,
Altissimi
donum Dei,
fons vivus, ignis,
caritas,
et spiritalis unctio.
Tu septiformis munere,
digitus paternae dexterae;
tu rite promissum
Patris,
sermone ditans guttura.
Accende lumen sensibus,
infunde amorem cordibus,
infirma nostri corporis,
virtute firmans perpeti.
Hostem repellas longius,
pacemque dones protinus,
ductore sic te
praevio,
vitemus omne noxium.
Per te sciamus da Patrem,
noscamus atque Filium,
teque utriusque
Spiritum
credamus omni tempore.
Deo Patri sit gloria
et Filio, qui a mortuis
surrexit, ac Paraclito,
in saeculorum saecula.
Amen.
|
...Mons. Andrea Bruno
Mazzocato all'omelia...
Torno
nel paese dove sono cresciuto
(VALENTINA PAGANI -
LA
VITA CATTOLICA DI VENERDÌ 4 NOVEMBRE 2011)
Don Franco Del Nin, 49 anni, domenica 6 novembre farà il suo
ingresso ufficiale nelle comunità di Varmo, Canussio,
Belgrado e Gradiscutta. E proprio in quest’ultimo paese,
piccola frazione del Comune di Varmo, don Franco ha passato
la
sua infanzia. «Conosco abbastanza le persone che abitano
lì, i loro usi e costumi – spiega –, ma in ogni caso mi
metterò in atteggiamento “di ascolto” per entrare
gradualmente e con prudenza nella vita parrocchiale delle
comunità».
Il sacerdote risiederà a
Gradiscutta dove vive la sua anziana madre. «Ha 86 anni e
sta relativamente bene, ma non riesce a fare le scale e
allora ho deciso di trasferirmi lì e non nella canonica di
Varmo che ha l’accesso al primo piano. Ho avuto una famiglia
bellissima, con legami sempre intensi, sono felice di poter
stare insieme a mia madre». La cerimonia d’ingresso è in
programma alle ore16, nella chiesa di Varmo, e sarà
celebrata dall’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno
Mazzocato.
Don Franco Del Nin,
ordinato sacerdote nel 1994, lascerà, dunque, dopo dodici
anni le comunità di Beano, Goricizza e Pozzo. «Mi porto
dentro un ricordo bellissimo di queste parrocchie – continua
–, perché ho avuto la grazia di lavorare con persone
competenti e disinteressate che hanno agito sempre e solo
per il bene della comunità. Il distacco mi duole, ma i
rapporti intensi d’amicizia che sono nati mi rincuorano ».
Al suo posto è stato nominato parroco in solidum, assieme a
mons. Ivan Bettuzzi, don Fabio Varutti, missionario fidei
donum, rientrato in Friuli dopo una lunga esperienza in
Africa.
Don Del Nin ha già
salutato i fedeli e adesso tutto è pronto per la nuova
esperienza. «Fortunatamente – sottolinea – sarò aiutato per
un anno da un padre vincenziano che si chiama Antonio
Granata e che da qualche anno frequenta queste comunità. Mi
aiuterà a conoscere meglio le dinamiche delle varie
parrocchie». Secondo don Franco bisognerà lavorare
soprattutto per l’unità e la collaborazione tra le varie
comunità perché i sacerdoti sono sempre meno e i laici
devono aprirsi al confronto e alla condivisione tra i vari
paesi. «Da un primo approccio mi sono sembrate persone di
buona volontà e questo mi riempie di entusiasmo». |
...rinnovo della professione di fede
e preghiere dei fedeli...
...la cerimonia alla Consacrazione...
...al Padre Nostro...
SEI TU SIGNORE IL PANE
- IL TUO POPOLO IN CAMMINO
...il saluto di un rappresentante della parrocchia e del Sindaco...
...il saluto del nuovo parroco don
Franco Del Nin...
...benedizione e canto finale...
"Che il Signôr lo judi a
puartà la crôs che je stade dade, tancj tancj augurios". Il
sindaco di Varmo Sergio Michelin ha concluso con questa
frase, pronunciata in marilenghe, il suo indirizzo di saluto
alla cerimonia di insediamento di Don Franco Del Nin. Una
giornata importante per la comunità di Varmo, vissuta con un
profilo sobrio e che ha visto finalmente arrivare il nuovo
parroco dopo la puntuale e generosa reggenza del vicario,
monsignor Paolo Brida. Il sindaco ha ringraziato il vescovo
Mazzocato presente alla cerimonia. Si è poi rivolto a Don
Del Nin evidenziando come per lui sia un ritorno a casa,
essendo originario di Gradiscutta. Don Del Nin sarà un
riferimento per i giovani - ha detto il sacerdote -, nuove
generazioni che fanno fatica ad orientarsi, ma anche per gli
anziani ai quali basta una parola per essere coinvolti e
rasserenati nei momenti di solitudine e nel cammino della
vecchiaia. Michelin ha ricordato Don Franco quando da
giovane giocava a calcio e indossava la divisa, poi ha
imboccato la strada di un'altra vocazione più impegnativa.
Una vita da pastore della Chiesa, che ora è chiamato a
portare la parola di Dio nella sua terra. |
Don Pietro Moratto (il miò plevan), con due amici di Canussio, suo paese
natale;
Il sindaco di Varmo Sergio Michelin con don Franco ed un amico.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
La chiesa Parrocchiale di “San Lorenzo M.” di Varmo
Testi di Franco Gover
CENNI STORICI / ECCLESIASTICI:
Su sedime
antichissimo (è forse la quarta chiesa edificata in sito: si fa
memoria di una “in cattivo stato” già attorno alla seconda metà del
Sec. XII), fin dall’origine, la chiesa di “San Lorenzo Diacono
Martire” di Villa di Varmo (ora: Varmo), ha goduto della protezione
e sostentamento nelle proprie funzioni e prerogative della famiglia
comitale dei di Varmo di Sopra e di Varmo di Sotto (anche se, di
fatto, non hanno mai esercitato le prerogative del juspatronato,
essendo la cura di libera collazione dell’Ordinario aquileiese).
Ecclesiasticamente Varmo trova primigenia e naturale appartenenza
alla Pieve di Codroipo; già nel 1247, era soggetta alla taxatio
da corrispondere alla Matrice.
Una fugace descrizione della chiesa locale ci viene data nel
narrato della Visitatio Plebis Quadruvij del giugno 1488, da
parte del Vicario Generale Patriarcale e Canonico Mons. Buzio de
Palmulis.
In questa documentazione viene ufficializzato il Titulus
Laurenziano, come all’attuale, mentre in atti precedenti al
1345, la chiesa di Varmo era dedicata (significativamente) a
“Santa Maria”.
Ben presto, i curati di Villa di Varmo, riuscirono a
riscattarsi, ottenendo la propria autonomia parrocchiale e, ad
iniziare dai primi documenti si insignirono dell’appellativo di
Pievano, titolo successivamente concesso e confermato
canonicamente nel tempo dai Patriarchi di Aquileia (essendo Varmo, a
sua volta Matrice di altre cure d’anime: di Santa Marizza,
di San Pietro, di Belgrado e di Gradiscutta, e la Cappella
castrense) e la chiesa viene definita Ecclesia Plebis.
La parrocchialità locale è oramai definita anche nella “Visita
Pastorale alla Parrocchia di Varmo e sue filiali” compiuta dal
Delegato patriarcale nel luglio 1595, con precise descrizioni e
prescrizioni imposte al maggior decoro dei rispettivi edifici
cultuali, anche se manterrà certi obblighi filiali anche in seguito.
In ottemperanza alle disposizioni del Concilio di Trento e al
Sinodo Diocesano, nel 1599 viene istituita la Forania di Varmo –
Muscletto (con l’alternanza del seggio), nominando quale primo
Vicario Foraneo prè Alberto Riviera, Pievano di Varmo.
E tale assetto, con giurisdizione vasta e più volte modificata,
rimane quasi inalterato fino al 1906 (attuato nel ’12), con la
suddivisione territoriale, creandovi la nuova Forania di Rivignano
e fissando a Varmo la sede definitiva dell’altra. Infine, nel 1983,
venne decretata la soppressione dell’antico Vicariato di Varmo,
accorpandolo a quello rivignanese con la definizione di
Rivignano-Varmo.
Nella fondamentale Visita Pastorale compiuta dal Rev.mo Agostino
Bruno, a nome e per conto del Patriarca di Aquileia Francesco
Barbaro, nei giorni 5, 6 e 7 luglio 1603, l’estensore ci fornisce
una dettagliata descrizione dell’edificio ecclesiastico, degli
altari, dei dipinti, quasi “fotografica”, con l’osservazione e la
puntualizzazione di particolari dettagli e le necessarie
prescrizioni ostative.
Dal narrato si evince che la chiesa, quella del Sec. XV, aveva le
caratteristiche costruttive comuni a quelle del territorio. Aveva
l’orientamento Est/Ovest, seguendo l’antica prassi canonica di
rivolgere il presbiterio verso il sorgere del sole, verso la
“Gerusalemme celeste”, e l’ingresso verso il tramonto. Era edificata
in mattoni e ciottoli di fiume (materiale facilmente reperibile
nelle grave del Tagliamento). La navata era rettangolare, con
copertura in coppi ed internamente il soffitto a capriate; la
facciata era tripartita in senso verticale dal caratteristico
campaniletto a vela, organizzato in pianerottoli, con bifora
terminale per le due campane.
Il presbiterio con abside poligonale, era leggermente più basso
dell’aula e all’interno presentava un soffitto a costoloni. Nella
tipologia costruttiva, si arricchiva esternamente del cornicione
sottotetto ad archetti redentati. Le finestre allungate, trilobate,
si aprivano due nella parete meridionale dell’aula (ai lati della
porta laterale) e una in quella del coro. Nella facciata, sopra la
porta maggiore c’era un oculo, senza profilatura. La sacrestia,
successiva, di modeste dimensioni si addossava a Nord del
presbiterio, e per tale motivo era soggetta a forte umidità.
Un esempio similare per dimensioni, tipologia architettonica quasi
intatto di come poteva essere tale costruzione ci viene dato dalla
chiesa del Rosario, presso il cimitero di Rivignano (e circondata
dal cimitero era anche la chiesa di Varmo).
Nel 1627, il Conte Ascanio di Varmo di Sotto, Pievano e Vicario
Foraneo di Varmo, riferisce che la chiesa aveva tre altari: il
maggiore col trittico del Pordenone “…che dalla mensa toccava il
cielo della volta…”, e due laterali: quello sotto l’invocazione
della B. Vergine (in cornu Evangeli) e l’altro dedicato alla
Trasfigurazione (in cornu Epistolae).
L’edificio è stato oggetto di non precisati ampliamenti o
modifiche strutturali agli inizi del Settecento, stando alle notizie
desunte dal carteggio di Giuseppe Bini con l’amico Lodovico Antonio
Muratori. In una sua lettera del 28 marzo 1733, rende noto
dell’esistenza di un cippo sepolcrale romano, già conservata
nei tenimenti dei Conti di Varmo, zii materni, riferisce che al suo
rientro da Roma, nell’intento di recuperarla “…riconobbi che
secondo il bestiale costume di questo paese era stata murata colle
parole al di dentro di una nuova fabbrica della chiesa”. Questa
notizia trova interesse anche dal punto di vista archeologico: la
lapide citata è riferibile al II Sec. d. C. ed è di probabile
provenienza concordiese, appartenente a Quinto Valerio Anzio, della
“Gens Valeria”. E’ citata nel Corpus Iscriptionum Latinorum (1872,
V, p. 184, n. 1947).
La fisionomia volumetrica di questa chiesa rimase grossomodo
inalterata fino alla metà dell’Ottocento, quando nel 1852 il Pievano
Mons. Giovanni Tell intraprese la radicale riforma dell’edificio,
adattandolo anche (e soprattutto) al nuovo assetto urbanistico del
paese, ma anche per evidenziare il ruolo prestigioso al tempo
dell’istituzione ecclesiastica.
Lo stravolgimento consiste nella parziale demolizione della
chiesa quattrocentesca, facendola ruotare di 180°, allungando la
navata e demolendo il vecchio coro poligonale (1854), con la
creazione della nuova facciata ad Est, rimasta incompiuta
(prevedeva, infatti, un maestoso pronao neoclassico), ed costruendo
il nuovo presbiterio a ponente, nello spazio della piazzetta pensile
antistante il campanile e il cimitero. Vengono rinforzate e
sopraelevate le pareti longitudinali che insistono su quelle del
Sec. XV. Nella fiancata Nord viene addossata, per ampliamento la
sacrestia.
La spesa totale per l’esecuzione degli ingenti interventi era stata
preventivata dal capomastro G.B. Macoratti in £ire-austriache
8.982,63, ma a lavori ultimati lievitò di parecchio.
Infine, il 30 settembre 1860 viene consacrata la chiesa rinnovata
dall’Arcivescovo di Udine Mons. G.L. Trevisanato.
L’ESTERNO:
Nella sua complessità è un
edificio cultuale di grandi dimensioni.
Esternamente, presenta una volumetria semplice, severa, priva di
accezioni, con una facciata palesemente neoclassica, arricchita da
due nicchie con le statue marmoree dei Santi Lorenzo e Michele
Arcangelo, rimasta incompiuta del pronao. Un progetto, questo, tanto
atteso dalla comunità e riproposto con entusiasmo negli anni
Cinquanta da Mons. Donato, ma ancora disatteso alla morte di questo
parroco.
Nella sagomatura del sagrato ottocentesco era leggibile il
tracciato architettonico del mai realizzato pronao, essendo state
gettate anche le fondamenta che avrebbero sorretto detta struttura.
E ciò, per verità storica, giustificava all’ipotetico visitatore
l’incompiutezza della facciata.
Durante i lavori di restauro esterno, nel 2007 è stato
smantellato il vecchio sagrato, con una soluzione volumetrica,
funzionale e di scelta di materiali moderna e non consona alla
chiesa.
Le pareti esterne sono state sbiancate rispetto alla colorazione
originaria ottocentesca (che era intonacata di marmorino spatolato),
inoltre appare troppo tenue la differenziazione con le paraste, di
per sé poco accentuate.
In tale occasione, inoltre, si è persa l’opportunità di riportare
in luce alcuni elementi architettonici caratteristici della chiesa
quattrocentesca (come i cornicioni sottotetto, i segni delle
finestrelle allungate), vacuamente visibili nei vecchi intonaci
della piatta, monotona parete esterna meridionale, nonostante le
sollecitazioni del sottoscritto.
IL CAMPANILE:
La costruzione fu iniziata con
delibera popolare del 18 maggio 1774 e portata a termine soltanto
nel 1785. La torre campanaria, di forme romaniche nella
parte inferiore e rinascimentale in quella superiore, si erge con la
sua possente mole fino a raggiungere l’altezza di 47 metri.
Il fusto è in mattoni scoperti, mentre la parte superiore e la
guglia piramidale sono intonacate.
Volutamente, la stilistica del campanile rievoca, seppur in scala
ridotta, quello di San Marco; infatti gli abitanti di Varmo vollero
in ciò ricordare Venezia, della quale erano sostenitori e devoti.
Nella cella campanaria sono sistemati tre bronzi, dal bellissimo
accordo “MI-RE-DO” (travisato volutamente dalla popolazione
in: “Ducju sì, Spàngar no”, per il fatto che solo la pur
benestante famiglia Spangaro si esentò dalla collaborazione
finanziaria per l’acquisizione del nuovo concerto); la campana
maggiore pesa 18 quintali.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.
In occasioni di
eventi importanti, raccogliamo in un CD i canti e gli interventi
più significativi della cerimonia, per conservarne una
testimonianza nei nostri archivi digitali, ma disponibile anche a
quanti volessero farne richiesta.
Varmo, 6 Novembre 2011
Santa Messa
per l'ingresso del nuovo parroco don Franco Del Nin
presieduta da S.E. Mons.
Andrea Bruno Mazzocato
|
01 |
2.59 |
Campane |
02 |
2.42 |
Tu es
sacerdos |
03 |
1.50 |
Presentazione del nuovo parroco |
04 |
2.59 |
Lettura decreto di nomina |
05 |
3.13 |
Veni,
Creator Spiritus |
06 |
2.03 |
Kyrie |
07 |
2.54 |
Gloria |
08 |
2.11 |
Salmo
responsoriale |
09 |
1.10 |
Alleluia |
10 |
9.13 |
Omelia
di S.E. Mons. Andrea Bruno Mazzocato |
11 |
3.53 |
Professione di fede di don Franco |
12 |
3.07 |
Preghiere dei fedeli |
13 |
3.26 |
Canto
|
14 |
1.52 |
Sanctus |
15 |
1,22 |
Agnus
Dei |
16 |
3.00 |
Sei tu
Signore il pane |
17 |
4.13 |
Il Tuo
popolo in Cammino |
18 |
8.46 |
Saluto
di un rappresentante della parrocchia |
19 |
4.44 |
Saluto
del Sindaco Sergio Michelin |
20 |
7.25 |
Intervento di saluto del nuovo parroco |
21 |
1.23 |
Benedizione finale |
22 |
1.53 |
Ave o
Vergjine |
23 |
2.44 |
Christus vinci |
|