SAN DANIELE DEL
FRIULI - Principali monumenti e opere d'arte:
Dall'alto di
un'ampia scalinata, il Duomo di S. Daniele domina la
piazza maggiore della cittadina. E’ costruzione imponente,
ristrutturata tra il 1707 ed il 1725 dall'architetto veneziano
Domenico Rossi: la facciata ricorda da vicino la chiesa
veneziana di S. Stae (alla rigorosa impostazione di ascendenza
palladiana nuoce l'aggiunta ottocentesca delle ali esterne),
mentre all'interno è felice esempio di concatenazione di spazi
in un sapiente gioco chiaroscurale. Di molto effetto il portale
maggiore, sormontato dalla statua di S. Michele arcangelo e da
due angeli; le porte bronzee contengono formelle di Nino Gortan
(1982) raffiguranti Morte e Resurrezione di Cristo e i quattro
Evangelisti. Possiede alcune opere di qualche pregio: il fonte
battesimale, scolpito in pietra bianca da Carlo da Carona nel
1510, è uno dei più grandi (e piacevoli) tra quelli di tal
genere esistenti in Friuli. E’ costituito da un fusto a tronco
di piramide esagonale sulle cui facce sono appoggiati sei putti
in piedi, allacciati l'uno all'altro; di sopra la vasca, un
tamburo esagonale su cui poggia una cupola emisferica lavorata a
squame, sovrastata dalla statuina in pietra di S. Giovanni
Battista.
L'imponente
altar maggiore è opera dello scultore Francesco Fosconi (1735)
con statue messe in opera da Francesco Andrioli. Del Fosconi è
anche il bell'altare della Consolata (1739), mentre quello della
Trinità (contenente una pala d'altare di Domenico Fabris,
secolo XIX, copia della celebre Trinità di Giovanni Antonio
Pordenone, 1534, che il recente restauro ha restituito
all'antico splendore) è opera settecentesca dei Pischiutta
gemonesi. Nel coro, stalli di legno intagliati dei fratelli
Rizzani di Cividale (1741) e, nelle pareti, sei tele montate a
formare due trittici: sono opera di Pomponio Amalteo le due
centrali (1549: Sposalizio della Vergine e Circoncisione di
Gesù, copia delle ante di un'ancona lignea per il Duomo di
Tenzone commissionata nel 1528 al Pordenone, saldate nel 1534 e
poi perdute), di Vincenzo Lugaro quelle laterali (Caino e Ahele
e il Sacrifìcio dì Isacco a sinistra, Mosè ed Aronne e la
Raccolta della manna a destra, 1625, provincialeggianti e spente
nel colore). Al Duomo appartengono anche tre tele dipinte
intorno al 1615 dallo spilimberghese Valerio Graziano (Orazione
di Cristo nell'orto, Flagellazione, Ultima Cena), una bella
Madonna con Bambino di Francesco da Milano (ca. 1520) e tre
modelletti di Giambattista Tiepolo (Assunta, S. Giovanni
Elemosinano e Decollazione del Battista).
Preparati
intorno al 1735 per mai eseguiti affreschi della chiesa della
Fratta di S. Daniele, si qualificano per la fresca e vivace vena
narrativa e per il sapiente gioco chiaroscurale e luministico.
Forse perché conservano intatto il fascino dell'immediatezza e
fors'anche per la loro piccola dimensione, assumono tutti i
pregi della poetica del grande pittore veneto che in Friuli
lasciò tanta e preziosa parte delle sue opere.
Addossato al
Duomo è il massiccio, quadrato campanile, il cui primo progetto
era stato steso da Giovanni da Udine (1531). Sempre accanto al
Duomo è allogata, nel quattro-cinquecentesco ex Palazzo
Comunale, la celebre Biblioteca Guarneriana, la più
antica biblioteca pubblica del Friuli, sorta nel 1466 per
lascito di quel grande umanista che fu Guarnerio d'Artegna.
Ai centosessanta
codici iniziali si aggiunsero via via altri preziosi volumi,
soprattutto le migliaia che nel 1734 donò il sandanielese
Giusto Fontanini. Tra l'altro la «Guarneriana» conserva
un'ottantina di incunaboli, uno dei quali, le lustiniani
Constitutiones del 1482, reca una bella miniatura del padovano
Antonio Maria. Le cose più preziose sono tuttavia le decine e
decine di codici umanistici, spesso riccamente miniati, che
risalgono alle raccolte di Guarnerio del Fontanini. Tra essi
menzione particolare merita una Divina Commedia del XIV secolo,
adorna di alcune iniziali miniate che ripetono puntualmente
quelle eseguite da un miniatore fiorentino in una Divina
Commedia che si conserva alla Biblioteca Nazionale di Parigi.
Il codice
sandanielese contiene l'Inferno e i primi tre canti del
Purgatorio; ogni canto è preceduto dal riassunto scritto in
rosso in lingua latina e volgare. L'Inferno porta il commento di
Jacopo Alighieri, di ser Graziano Bambaglioli e di un anonimo
fiorentino che probabilmente fu il notaio Andrea Lancia detto
l'Ottimo. C'è poi un Missale Romanum, del XV secolo con due
splendide miniature, l'Annunciazione e la Crocifissione dovute
probabilmente all'emiliano Francesco Pelosio; la sua storia è
quanto mai complessa: eseguito per una chiesa di Parma, fu nel
1469 acquistato da Michele da Malisana per la chiesa di Marano
(diocesi di Aquileia).
Appartenne a
Giusto Fontanini che nel 1734 lo donò alla cittadina natale.
Nel 1916 fu affidato in custodia alla Biblioteca di Lucca e ivi
rimase fino al 1919. Dal 1940 al 1943 passò alla Villa Manin di
Passariano e nei due anni seguenti fu tenuto nascosto nei
sotterranei dell'ospedale di San Daniele. Trafugato nel maggio
del 1948, giunse a Firenze dove venne smembrato (e in parte
rosicchiato dai topi). Rientrò definitivamente alla Guarneriana
nel 1949. Il gioiello della Biblioteca è la Bibbia Sacra, più
nota come Bibbia Bizantina, scritta e miniata nell'ultimo
decennio del XII secolo in Gerusalemme all'epoca del Regno
Latino da un maestro di formazione molto elevata, forse anche
metropolitana. Ricca di grandi iniziali miniate (contenenti
solitamente figure di Profeti e di Apostoli) che si alternano ad
altre più piccole impreziosite da motivi geometrici e vegetali
ma talvolta anche da figure umane o animali, pur guasta per
barbare mutilazioni che interessano spesso la parte miniata, ha
attirato in quest'ultimo ventennio, per il suo notevole peso
nella storia dell'arte miniatoria, l'attenzione di parecchi
studiosi italiani ed esteri. Altri codici riccamente miniati
sono il Petri Lombardi Sententiae del XII secolo, il Libellus
fratis Telephori, un Codice composito, il Brevarium Ecclesiae
Viennesis Galliarum, un Liher Horarum, tutti del XV secolo ed il
Canzoniere ed i Trionfi del Petrarca, miniato alla fine del
Quattrocento dal padovano Bartolomeo Sanvido. Tra le chiese
minori, la più importante è quella dedicata a S. Antonio
abate, la cui facciata, pur datando 1441-1470 non sa
liberarsi dai moduli del gotico veneziano nell'archiacuto
portale e nel traforato rosone. Nella lunetta del portale, tre
Santi, di un lapicida veneto-lombardo della seconda metà del XV
secolo. La chiesa ha il coro, l'arco trionfale e parte delle
navate affrescati dal pittore friulano Martino da Udine, più
noto come Pellegrino da San Daniele (non sono suoi gli
affreschi, con storie dell'Infanzia di Cristo, della navata di
sinistra, tardo gotici e databili al primissimo Quattrocento).
È il più bei ciclo di affreschi rinascimentali che il Friuli
possegga: il pittore che vi attese dal 1497 al 1522, con larghi
intervalli tra un brano e l'altro, raffigurò Profeti ed
Evangelisti nella volta del coro, la Crocifissione nella parete
di fondo mezzi busti di Profeti nel sottarco, Storie di S.
Antonio abate e di Cristo nelle pareti del coro e nell'arco
trionfale (dove sono dipinte anche figure di Santi) nella navata
sinistra. E un'antologia altissima dell'opera del maestro
friulano nella quale traspare con evidenza lo sviluppo della
poetica dell'artista, ancora legato a schemi «tolmezzini» nei
Profeti della volta del coro, imbevuto di stilemi ferraresi poi,
gravitante nell'orbita del Pordenone giorgionesco nelle più
tarde storie (ad esempio nei Ss. Sebastiano e Rocco e
Cristoforo). Tutti gli affreschi sono di buona qualità
stilistica, e però presentano diversità formali dovute
probabilmente alla mano di aiuti, forse Luca Monverde o
Sebastiano Florigerio. Parte della critica ha avanzato anche il
nome di Marcelle Fogolino quale possibile frescatore di alcune
storie, ma non pare ipotesi da doversi prendere in
considerazione.
La Chiesa di
S. Maria della Fratta, con tacciata quattrocentesca, ha
portale finemente lavorato con terminazione ad arco gotico
veneziano:
nella lunetta,
bassorilievo (Madonna con Bambino in trono con due angeli
inginocchiati) del lapicida Giorgio da Carona (1476). All'intemo,
affresco quattrocentesco con scena di caccia al falcone nel
quale si riconoscono un falco pellegrino, un tordo, germani
reali, un airone cinerino e un cane. La Chiesetta di S.
Daniele in Castello, ricostruita nel XVIII secolo, conserva
antichi resti del passato, come il portale laterale del 1511
(già portale del Duomo, opera di Carlo da Carona) e un
bassorilievo del XII-XIII secolo murato nella zona absidiale
esterna, con l'Adorazione dei Magi scolpita in maniera
suggestiva ma rozza. All'interno, altare in pietra di Carlo da
Carona (1512: trittico con Madonna con Bambino tra i Ss.
Sebastiano e Rocco sormontato da una specie di frontone
determinato da due cornucopie, all'interno del quale c'è uno
splendido gruppo con la Pietà. L'altar maggiore è degli
Stefanatti di Gemona e risale al 1694 (con modifiche
settecentesche).
La Chiesa
Santuario di Madonna di Strada, costruita nel XVII secolo
per accogliere un'ancona della Madonna dipinta nel 1506 da
Pellegrino da S. Daniele, è uno degli edifici barocchi più
interessanti del Friuli (ma la facciata è del 1901, progettata
dal D'Aronco). Ha buoni altari, tra cui il maggiore, attribuito
a Francesco Fosconi (secolo XVIII). Nel soffitto della navata,
grande affresco del 1887 dovuto all'osovano Domenico Fabris:
raffigura la Presentazione di Maria al Tempio; nell'abside,
affreschi con Storie di Maria e di Cristo ed i quattro
Evangelisti: risalgono al 1954 e sono di mano del pittore Renzo
Tubaro.
Per quanto
riguarda gli edifici civili, vanno ricordati il bel Monte di
Pietà dovuto all'architetto veneziano Matteo Lucchesi
(1705-1776), zio del Piranesi che contrappone ad una parte
inferiore, greve e fortemente chiaroscurata per l'uso del
bugnato rustico nel loggiato, una luminosa parte superiore
dominata dalla grande bifora centrale; il cinquecentesco «Portonat»,
modesta opera ideata da Andrea Palladio (1579); la
quattrocentesca Casa loggiata di via Roma 18, tipica
abitazione d'altri tempi. Nei locali dell'ex convento domenicano
di via Udine 2 (ex Ospedale Vecchio) splendidamente riattati, è
allogato il Museo del Territorio in cui si conservano
preziose testimonianze d'arte. In particolare, due altari lignei
provenienti dalla chiesa di S. Antonio abate: il primo è un bel
polittico ligneo, con statue dipinte e dorate, attribuito dalla
tradizione locale, sulla base di un documento del 1441, ai
veneziani Paolo di Amedeo e Michele Bono (meglio conosciuto come
Giambone). Consta di due piani: nel superiore, al centro, il
disio in Pietà ed entro nicchie ai lati sei Santi e Sante a
mezzo busto; nell'inferiore, ai lati della bella Madonna con il
Bambino dormiente sulle ginocchia, altri sei Santi a tutta
figura. È strutturato
secondo schemi cari ad Antonio e Bartolomeo Vivarini e si impone
per l'esuberante e fastosa decorazione.
Il secondo è
stato eseguito nel 1488, parte in scultura e parte in pittura,
dal bavarese Leonardo Thanner, attivo in Friuli nella seconda
metà del Quattrocento. Nella predella sono dipinte cinque mezze
figure di santi (Elena, Michele, Daniele, Ludovico ed Antonio
abate) e vi si legge la data e il nome dell'autore: 1488 hoc
opus magister Leonardus T'hanno fecit. Al di sopra è appoggiato
il gruppo della Pietà (intagliato secondo lo schema del
Vesperhild austriaco, con il corpo del Cristo rigido) attorniato
da sei statue: due in ginocchio (Maddalena e Veronica) e quattro
in piedi (Giovanni Apostolo, una Pia Donna, Nicodemo e Giuseppe
d'Arimatea). L'altare, fatto per S. Maria della Fratta in
S.Daniele e rimasto poi a lungo nel Monte di Pietà, denota mano
sufficientemente esperta e sicura anche se le figure sembrano
essere state concepite come elementi singoli e autonomi. Nel
Museo, anche reperti archeologici, oreficerie, affreschi
strappati, dipinti (tra cui una Madonna del Carmine di Eugenio
Pini, secolo XVII, e una Madonna con Bambino di Francesco da
Milano, secolo XVI). Una sezione è strutturata come Museo della
Cultura Materiale del Basso Medioevo Friulano, sono prevalenti i
materiali didattici ma sono esposti anche oggetti originali, di
vario genere che permettono di riandare alla vita quotidiana dei
castelli del Friuli in epoca medioevale.
Nella frazione
di Villanova, Chiesa settecentesca con bella e mossa
facciata. All'interno, decorazione del coro di Mario Sgobaro di
Udine (1937) e fonte battesimale cinquecentesco, con putti che
sostengono il fusto, del bergamasco Battista q. Giovanni (1542).
Nel campanile è incastonata una lunetta (proveniente dal
portale dell'antica chiesa) con Madonna e Bambino, scultura di
discreta fattura di Carlo da Carona (1513).
Informazioni tratte da
GUIDA ARTISTICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
dell'Associazione fra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia
con sede a Villa Manin - 33030 Passariano - Codroipo (UD) |
|