biel lant a Messe a San Denêl

San Daniele del Friuli, 11 Agosto 2002
(Mappa 2b)


SAN DANIELE DEL FRIULI (Ud)
252 metri s.l.m. - 34,67 km² - 7.861 abitanti - C.a.p.: 33038

Frazioni/Località: Aonedis - Cimano - Villanova
Informazioni turistiche: Pro Loco San Daniele, v.Garibaldi 34, tel. 0432-940765
Biblioteche: Biblioteca Guarneriana, sez.moderna, tel. 0432-954934 (apre da ma. a ve. dalle 9 alle 12 e dalle 14,30 alle 18,15 - sa. Solo mattina) - Biblioteca Guarneriana sezantica, tel. 0432-957930 (apre ma. e ve. dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18)
Musei e archivi: Archivio Storico, p.zza Vittorio Emanuele - Museo Civico del territorio, v. S. Sebastiano 16 (apre i pomeriggi feriali)
Escursioni: Strada panoramica S. Daniele-Fagagna - Colle - Laghetto intramorenico di S. Daniele-Ragogna - Cimitero ebraico – Sorgive di Bars, loc. Cimano - Greto del Tagliamento


CAMPANE

Al centro, un veduta dal fondo della chiesa. Agli estremi, le due pareti laterali dell'abside.
Sotto, alcune immagini, riprese durante la celebrazione della Santa Messa.

SAN DANIELE DEL FRIULI - LA STORIA
(Tratto da COMUNE DI SAN DANIELE)

     Non sono ben chiare le origini di San Daniele del Friuli né le vicende altomedievali del castello, che è ricordato nel sec.XI. Recenti scoperte archeologiche documentano la presenza umana almeno dall'800 a.c. Divenne pubblico mercato (1139), il più importante del Friuli dopo quelli di Aquileia e di Cividale, il libero comune aveva voce nel parlamento della Patria del Friuli.
     La città fu occupata temporaneamente da Rizzardo da Camino (1309) d'intesa col conte di Gorizia e poi dallo stesso Goriziano (1349). Fu infine riconquistata dagli Udinesi (1350) a cui la tolsero i duchi d'Austria (Alberto II, 1350 e Rodolfo, 1361). Si oppose alla lega filo-veneziana del 1385 ma si unì a Udine (1392) in opposizione al patriarca. In difesa della "Patria" partecipò alla grande lega del 1401; si rifiutò di arrendersi nel 1410 alle milizie ungere del conte Ortenburg; nel 1420 passò sotto il dominio veneziano, divenendo successivamente, assieme ad Aquileia e San Vito, feudo patriarcale: fu quindi assicurata una certa autonomia e prosperità ad un centro che si è sempre distinto per l'impegno culturale e per la grande nobiltà dell'ambiente.
     Ha dato il suo nome al pittore Pellegrino da San Daniele (1467-1547) che in realtà si chiamava Martino da Udine. Vi nacquero lo storico erudito Giusto Fontanini (1666-1863). San Daniele partecipò attivamente alle vicende risorgimentali. Venne annessa al Regno d'Italia nel 1866.

SAN DANIELE DEL FRIULI - Principali monumenti e opere d'arte:

Dall'alto di un'ampia scalinata, il Duomo di S. Daniele domina la piazza maggiore della cittadina. E’ costruzione imponente, ristrutturata tra il 1707 ed il 1725 dall'architetto veneziano Domenico Rossi: la facciata ricorda da vicino la chiesa veneziana di S. Stae (alla rigorosa impostazione di ascendenza palladiana nuoce l'aggiunta ottocentesca delle ali esterne), mentre all'interno è felice esempio di concatenazione di spazi in un sapiente gioco chiaroscurale. Di molto effetto il portale maggiore, sormontato dalla statua di S. Michele arcangelo e da due angeli; le porte bronzee contengono formelle di Nino Gortan (1982) raffiguranti Morte e Resurrezione di Cristo e i quattro Evangelisti. Possiede alcune opere di qualche pregio: il fonte battesimale, scolpito in pietra bianca da Carlo da Carona nel 1510, è uno dei più grandi (e piacevoli) tra quelli di tal genere esistenti in Friuli. E’ costituito da un fusto a tronco di piramide esagonale sulle cui facce sono appoggiati sei putti in piedi, allacciati l'uno all'altro; di sopra la vasca, un tamburo esagonale su cui poggia una cupola emisferica lavorata a squame, sovrastata dalla statuina in pietra di S. Giovanni Battista.

L'imponente altar maggiore è opera dello scultore Francesco Fosconi (1735) con statue messe in opera da Francesco Andrioli. Del Fosconi è anche il bell'altare della Consolata (1739), mentre quello della Trinità (contenente una pala d'altare di Domenico Fabris, secolo XIX, copia della celebre Trinità di Giovanni Antonio Pordenone, 1534, che il recente restauro ha restituito all'antico splendore) è opera settecentesca dei Pischiutta gemonesi. Nel coro, stalli di legno intagliati dei fratelli Rizzani di Cividale (1741) e, nelle pareti, sei tele montate a formare due trittici: sono opera di Pomponio Amalteo le due centrali (1549: Sposalizio della Vergine e Circoncisione di Gesù, copia delle ante di un'ancona lignea per il Duomo di Tenzone commissionata nel 1528 al Pordenone, saldate nel 1534 e poi perdute), di Vincenzo Lugaro quelle laterali (Caino e Ahele e il Sacrifìcio dì Isacco a sinistra, Mosè ed Aronne e la Raccolta della manna a destra, 1625, provincialeggianti e spente nel colore). Al Duomo appartengono anche tre tele dipinte intorno al 1615 dallo spilimberghese Valerio Graziano (Orazione di Cristo nell'orto, Flagellazione, Ultima Cena), una bella Madonna con Bambino di Francesco da Milano (ca. 1520) e tre modelletti di Giambattista Tiepolo (Assunta, S. Giovanni Elemosinano e Decollazione del Battista).

Preparati intorno al 1735 per mai eseguiti affreschi della chiesa della Fratta di S. Daniele, si qualificano per la fresca e vivace vena narrativa e per il sapiente gioco chiaroscurale e luministico. Forse perché conservano intatto il fascino dell'immediatezza e fors'anche per la loro piccola dimensione, assumono tutti i pregi della poetica del grande pittore veneto che in Friuli lasciò tanta e preziosa parte delle sue opere.

Addossato al Duomo è il massiccio, quadrato campanile, il cui primo progetto era stato steso da Giovanni da Udine (1531). Sempre accanto al Duomo è allogata, nel quattro-cinquecentesco ex Palazzo Comunale, la celebre Biblioteca Guarneriana, la più antica biblioteca pubblica del Friuli, sorta nel 1466 per lascito di quel grande umanista che fu Guarnerio d'Artegna.

Ai centosessanta codici iniziali si aggiunsero via via altri preziosi volumi, soprattutto le migliaia che nel 1734 donò il sandanielese Giusto Fontanini. Tra l'altro la «Guarneriana» conserva un'ottantina di incunaboli, uno dei quali, le lustiniani Constitutiones del 1482, reca una bella miniatura del padovano Antonio Maria. Le cose più preziose sono tuttavia le decine e decine di codici umanistici, spesso riccamente miniati, che risalgono alle raccolte di Guarnerio del Fontanini. Tra essi menzione particolare merita una Divina Commedia del XIV secolo, adorna di alcune iniziali miniate che ripetono puntualmente quelle eseguite da un miniatore fiorentino in una Divina Commedia che si conserva alla Biblioteca Nazionale di Parigi.

Il codice sandanielese contiene l'Inferno e i primi tre canti del Purgatorio; ogni canto è preceduto dal riassunto scritto in rosso in lingua latina e volgare. L'Inferno porta il commento di Jacopo Alighieri, di ser Graziano Bambaglioli e di un anonimo fiorentino che probabilmente fu il notaio Andrea Lancia detto l'Ottimo. C'è poi un Missale Romanum, del XV secolo con due splendide miniature, l'Annunciazione e la Crocifissione dovute probabilmente all'emiliano Francesco Pelosio; la sua storia è quanto mai complessa: eseguito per una chiesa di Parma, fu nel 1469 acquistato da Michele da Malisana per la chiesa di Marano (diocesi di Aquileia).

Appartenne a Giusto Fontanini che nel 1734 lo donò alla cittadina natale. Nel 1916 fu affidato in custodia alla Biblioteca di Lucca e ivi rimase fino al 1919. Dal 1940 al 1943 passò alla Villa Manin di Passariano e nei due anni seguenti fu tenuto nascosto nei sotterranei dell'ospedale di San Daniele. Trafugato nel maggio del 1948, giunse a Firenze dove venne smembrato (e in parte rosicchiato dai topi). Rientrò definitivamente alla Guarneriana nel 1949. Il gioiello della Biblioteca è la Bibbia Sacra, più nota come Bibbia Bizantina, scritta e miniata nell'ultimo decennio del XII secolo in Gerusalemme all'epoca del Regno Latino da un maestro di formazione molto elevata, forse anche metropolitana. Ricca di grandi iniziali miniate (contenenti solitamente figure di Profeti e di Apostoli) che si alternano ad altre più piccole impreziosite da motivi geometrici e vegetali ma talvolta anche da figure umane o animali, pur guasta per barbare mutilazioni che interessano spesso la parte miniata, ha attirato in quest'ultimo ventennio, per il suo notevole peso nella storia dell'arte miniatoria, l'attenzione di parecchi studiosi italiani ed esteri. Altri codici riccamente miniati sono il Petri Lombardi Sententiae del XII secolo, il Libellus fratis Telephori, un Codice composito, il Brevarium Ecclesiae Viennesis Galliarum, un Liher Horarum, tutti del XV secolo ed il Canzoniere ed i Trionfi del Petrarca, miniato alla fine del Quattrocento dal padovano Bartolomeo Sanvido. Tra le chiese minori, la più importante è quella dedicata a S. Antonio abate, la cui facciata, pur datando 1441-1470 non sa liberarsi dai moduli del gotico veneziano nell'archiacuto portale e nel traforato rosone. Nella lunetta del portale, tre Santi, di un lapicida veneto-lombardo della seconda metà del XV secolo. La chiesa ha il coro, l'arco trionfale e parte delle navate affrescati dal pittore friulano Martino da Udine, più noto come Pellegrino da San Daniele (non sono suoi gli affreschi, con storie dell'Infanzia di Cristo, della navata di sinistra, tardo gotici e databili al primissimo Quattrocento). È il più bei ciclo di affreschi rinascimentali che il Friuli possegga: il pittore che vi attese dal 1497 al 1522, con larghi intervalli tra un brano e l'altro, raffigurò Profeti ed Evangelisti nella volta del coro, la Crocifissione nella parete di fondo mezzi busti di Profeti nel sottarco, Storie di S. Antonio abate e di Cristo nelle pareti del coro e nell'arco trionfale (dove sono dipinte anche figure di Santi) nella navata sinistra. E un'antologia altissima dell'opera del maestro friulano nella quale traspare con evidenza lo sviluppo della poetica dell'artista, ancora legato a schemi «tolmezzini» nei Profeti della volta del coro, imbevuto di stilemi ferraresi poi, gravitante nell'orbita del Pordenone giorgionesco nelle più tarde storie (ad esempio nei Ss. Sebastiano e Rocco e Cristoforo). Tutti gli affreschi sono di buona qualità stilistica, e però presentano diversità formali dovute probabilmente alla mano di aiuti, forse Luca Monverde o Sebastiano Florigerio. Parte della critica ha avanzato anche il nome di Marcelle Fogolino quale possibile frescatore di alcune storie, ma non pare ipotesi da doversi prendere in considerazione.

La Chiesa di S. Maria della Fratta, con tacciata quattrocentesca, ha portale finemente lavorato con terminazione ad arco gotico veneziano:

nella lunetta, bassorilievo (Madonna con Bambino in trono con due angeli inginocchiati) del lapicida Giorgio da Carona (1476). All'intemo, affresco quattrocentesco con scena di caccia al falcone nel quale si riconoscono un falco pellegrino, un tordo, germani reali, un airone cinerino e un cane. La Chiesetta di S. Daniele in Castello, ricostruita nel XVIII secolo, conserva antichi resti del passato, come il portale laterale del 1511 (già portale del Duomo, opera di Carlo da Carona) e un bassorilievo del XII-XIII secolo murato nella zona absidiale esterna, con l'Adorazione dei Magi scolpita in maniera suggestiva ma rozza. All'interno, altare in pietra di Carlo da Carona (1512: trittico con Madonna con Bambino tra i Ss. Sebastiano e Rocco sormontato da una specie di frontone determinato da due cornucopie, all'interno del quale c'è uno splendido gruppo con la Pietà. L'altar maggiore è degli Stefanatti di Gemona e risale al 1694 (con modifiche settecentesche).

La Chiesa Santuario di Madonna di Strada, costruita nel XVII secolo per accogliere un'ancona della Madonna dipinta nel 1506 da Pellegrino da S. Daniele, è uno degli edifici barocchi più interessanti del Friuli (ma la facciata è del 1901, progettata dal D'Aronco). Ha buoni altari, tra cui il maggiore, attribuito a Francesco Fosconi (secolo XVIII). Nel soffitto della navata, grande affresco del 1887 dovuto all'osovano Domenico Fabris: raffigura la Presentazione di Maria al Tempio; nell'abside, affreschi con Storie di Maria e di Cristo ed i quattro Evangelisti: risalgono al 1954 e sono di mano del pittore Renzo Tubaro.

Per quanto riguarda gli edifici civili, vanno ricordati il bel Monte di Pietà dovuto all'architetto veneziano Matteo Lucchesi (1705-1776), zio del Piranesi che contrappone ad una parte inferiore, greve e fortemente chiaroscurata per l'uso del bugnato rustico nel loggiato, una luminosa parte superiore dominata dalla grande bifora centrale; il cinquecentesco «Portonat», modesta opera ideata da Andrea Palladio (1579); la quattrocentesca Casa loggiata di via Roma 18, tipica abitazione d'altri tempi. Nei locali dell'ex convento domenicano di via Udine 2 (ex Ospedale Vecchio) splendidamente riattati, è allogato il Museo del Territorio in cui si conservano preziose testimonianze d'arte. In particolare, due altari lignei provenienti dalla chiesa di S. Antonio abate: il primo è un bel polittico ligneo, con statue dipinte e dorate, attribuito dalla tradizione locale, sulla base di un documento del 1441, ai veneziani Paolo di Amedeo e Michele Bono (meglio conosciuto come Giambone). Consta di due piani: nel superiore, al centro, il disio in Pietà ed entro nicchie ai lati sei Santi e Sante a mezzo busto; nell'inferiore, ai lati della bella Madonna con il Bambino dormiente sulle ginocchia, altri sei Santi a tutta figura. È strutturato secondo schemi cari ad Antonio e Bartolomeo Vivarini e si impone per l'esuberante e fastosa decorazione.

Il secondo è stato eseguito nel 1488, parte in scultura e parte in pittura, dal bavarese Leonardo Thanner, attivo in Friuli nella seconda metà del Quattrocento. Nella predella sono dipinte cinque mezze figure di santi (Elena, Michele, Daniele, Ludovico ed Antonio abate) e vi si legge la data e il nome dell'autore: 1488 hoc opus magister Leonardus T'hanno fecit. Al di sopra è appoggiato il gruppo della Pietà (intagliato secondo lo schema del Vesperhild austriaco, con il corpo del Cristo rigido) attorniato da sei statue: due in ginocchio (Maddalena e Veronica) e quattro in piedi (Giovanni Apostolo, una Pia Donna, Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea). L'altare, fatto per S. Maria della Fratta in S.Daniele e rimasto poi a lungo nel Monte di Pietà, denota mano sufficientemente esperta e sicura anche se le figure sembrano essere state concepite come elementi singoli e autonomi. Nel Museo, anche reperti archeologici, oreficerie, affreschi strappati, dipinti (tra cui una Madonna del Carmine di Eugenio Pini, secolo XVII, e una Madonna con Bambino di Francesco da Milano, secolo XVI). Una sezione è strutturata come Museo della Cultura Materiale del Basso Medioevo Friulano, sono prevalenti i materiali didattici ma sono esposti anche oggetti originali, di vario genere che permettono di riandare alla vita quotidiana dei castelli del Friuli in epoca medioevale.

Nella frazione di Villanova, Chiesa settecentesca con bella e mossa facciata. All'interno, decorazione del coro di Mario Sgobaro di Udine (1937) e fonte battesimale cinquecentesco, con putti che sostengono il fusto, del bergamasco Battista q. Giovanni (1542). Nel campanile è incastonata una lunetta (proveniente dal portale dell'antica chiesa) con Madonna e Bambino, scultura di discreta fattura di Carlo da Carona (1513).

 Informazioni tratte da 
 GUIDA ARTISTICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA 
 
dell'Associazione fra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia 
con sede a Villa Manin - 33030 Passariano - Codroipo (UD)