Pontebba (UD),
30 Agosto 2009
Altitudine: 569 m. slm - Abitanti: 1768 -
Superficie comunale: 97,67 kmq.
Frazioni e località: Aupa, Pietratagliata, San Leopoldo, Studena Alta,
Studena Bassa
Pontebba
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Pontebba (Ponteibe in friulano, Pontafel in tedesco, Tablja in sloveno)
è un comune in parte quadrilingue di 1.607 abitanti della provincia di
Udine. È un nodo ferroviario e un centro commerciale e turistico di
primaria importanza.
L'abitato è attraversato
dal torrente Pontebbana, che fino al 1919 segnava il confine
italo-austriaco, dividendo il paese in due comuni: Pontebba (Italia-Provincia
del Friuli) e Pontafel (Austria Ungheria-Carinzia).
Per lungo tempo Tarvisio
e la Val Canale ricaddero nella giurisdizione del vescovo di Bamberga
(Baviera). La parte inferiore, il Canal del Ferro, gravitava invece
nell'area italiana, coi feudi patriarcali dell'Abbazia di Moggio Udinese
prima e con la Carnia di amministrazione veneziana poi. Per i quattro
secoli del dominio della Serenissima, il confine con i territori
austriaci passò proprio per Pontebba. C'era allora una Pontebba Veneta e
una Pontebba imperiale (Pontafel), separate dal torrente Pontebbana.
Pontafel prese il nome di Pontebba Nuova nel 1918 con l'annessione
all'Italia e venne unito a Pontebba il 15 agosto 1924. Il 20 settembre
1926 venne accorpato l'ex comune di La Glesie San Leopoldo a Pontebba.
Medaglia d'oro al Merito Civile. «In occasione di un disastroso
terremoto, con grande dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile,
affrontava la difficile opera di ricostruzione del tessuto abitativo,
nonché della rinascita del proprio futuro sociale, morale ed economico.
Splendido esempio di valore civico e d’alto senso del dovere, meritevole
dell’ammirazione e della riconoscenza della Nazione tutta.»
Pontebba possiede una
chiesa gotica di un certo interesse, Santa Maria Maggiore, costruita a
cavallo fra il XV e il XVI secolo. All'interno si possono ammirare un
pregevole altare ligneo e una tela di Palma il Giovane che raffigura una
Madonna con i santissimi Rocco e Sebastiano (terzo decennio del XVII
secolo). L'edificio è stato completamente restaurato dopo i danni
sofferti a causa del terremoto del 1976. A Pontebba ebbe i natali Arturo
Zardini, compositore e poeta autore di stelutis alpinis.
Messa nella
Pieve di Santa Maria Maggiore
CAMPANE
L'interno della Chiesa di Santa Maria Maggiore, con il famoso Flügelaltar
e il maestoso gruppo scultoreo dell'Assunzione
CANTO E INIZIO MESSA
LETTURE E PREGHIERE
Ha celebrato don Ippolito Zandonella, sacerdote di una parrocchia
parigina,
rientrato per un periodo di vacanza nel suo paese natio...
...i momenti più importanti della celebrazione...
...ripresi da diverse e suggestive angolazioni...
...dopo la Comunione e la Benedizione finale, chiusura con un...
CANTO ALLA MADONNA
Pieve di Santa Maria Maggiore
La storia -
La chiesa sorge nell’abitato di Pontebba; nel 1933 è
stata dichiarata Monumento Nazionale e nel 1940 un
“breve” pontificio (lettera meno solenne della bolla)
l’ha insignita del titolo e dei privilegi di Santuario.
Numerosi documenti antichi attestano di un culto locale
alla Vergine e l’esistenza di una chiesetta assai
ricca, circondata da un cimitero, nel sito stesso di
quella attuale. La tradizione tramanda notizia di una
cappella votiva eretta in onore della Madonna da tre
famiglie, uniche superstiti di una tremenda pestilenza.
La data della fondazione della chiesa si ricava
da una lapide non più esistente, che si ruppe inavvertitamente
nel corso di alcuni lavori svolti nel 1815,
e che riportava oltre all’anno 1104 anche il nome
dell’architetto, Johann Komauer. Sorsero alcune perplessità
sull’accettabilità di tale data di costruzione,
fino a quando i restauri del 1932 misero in luce un
muro della primitiva chiesetta incorporato nella successiva
e dotato di una finestra. Le pietre angolari di
questo muro hanno permesso di stabilire una larghezza
presumibile di 6 metri, confermando l’esistenza
di un piccolo edificio preesistente, la cui datazione
al 1104 non è poi tanto inverosimile, se si
pensa che nella valle vi sono diverse chiese più o
meno coeve. Nel tempo, la primitiva chiesetta divenne
meta di devozione, ricevette lasciti e offerte e
si abbellì di affreschi e di decorazioni, come attesta
il reperimento, durante i lavori del 1932, di frammenti
murali con figure di Santi e decorazioni in stile gotico.
Nel 1442 fu iniziato il completo rifacimento del tempio
nelle forme attuali, opera dell’architetto Stefano
da Vingistagno. La data della seconda consacrazione,
successiva a questi lavori, fu apposta sul muro interno
dell’abside, fra le due finestre del coro: 1489.
Essendo i muri dell’attuale chiesa eretti con pietre
che portano tracce di intonaci affrescati, si può presumere
che siano stati edificati con materiali appartenenti
alla precedente chiesetta. Nuovamente danneggiata
dal terremoto del 1976, la chiesa è stata
successivamente restaurata.
L’edificio - La chiesa, fiancheggiata da un alto campanile a trifore
con cuspide rivestita in metallo, compiuto nel
1543, era coperta in origine da un tetto in legno a due
spioventi che fu distrutto da un incendio, presumibilmente
all’inizio del Seicento; la successiva ricostruzione
contrasta con le forme gotiche della copertura
originaria in tono con lo stile dell’edificio stesso. All’interno
presenta tre navate suddivise in altrettante
campate e concluse da un coro. Nel secolo XVII la storia
registra alcune innovazioni ad opera della nobile
famiglia Micossi, che nel 1615 donò l’altare di San Nicolò,
collocato dov’è oggi quello del Sacro Cuore, con
mensa in marmo intarsiato e con controaltare in legno
dorato. Sempre la famiglia Micossi nel 1697 aprì
la barocca cappella di Sant’Antonio, che sarà poi acquistata
nel 1745 dalla famiglia Rizzi, divenendo infine
nel 1872 la cappella della Madonna di Pontebba.
Ora vi è esposto un dipinto di Palma il Giovane (1548-
1628) raffigurante il Martirio di San Sebastiano.
L’opera ben esprime lo stile più maturo dell’artista, pittore
fecondissimo che ottenne nella sua carriera commissioni
di grande prestigio, lavorando fra l’altro nel
palazzo ducale di Venezia: essa mostra infatti un’armoniosa
fusione di influssi formali del Manierismo romano
e un senso della luce e del colore squisitamente
veneto. La cappella a sud venne dapprima riservata
alla venerazione della Madonna della Neve, il cui culto
fu poi trasferito in una nuova cappella, costruita a
parte sull’area del cimitero e consacrata nel 1542. Nel
1790 quest’ultima cappella venne demolita ma se ne
ricostruì un’altra sul lato sud della Chiesa, di fronte a
quella di Sant’Antonio; questa rimase incompleta fino
al 1831, quando venne arricchita di un altare neoclassico
in pietra ed abbellita con una pala scomparsa
durante la prima guerra mondiale. In una data imprecisata
l’altare maggiore venne rivestito di un paliotto
marmoreo di stile barocco; nel 1746 vennero forniti
gli stalli del coro e nel 1788 il pulpito e il parapetto
dell’organo, mentre nel 1789 si aprirono nella navata
centrale otto finestre rettangolari. Nel 1903 il pittore
Francesco Barazzutti di Gemona dipinse gli affreschi
della navata centrale. L’arco trionfale che segna la divisione
tra la navata e il presbiterio è stato affrescato
con la scena dell’Assunzione dal pittore Antonio Morocutti
di Pontebba (1891-1971) e il portale è ornato
con sculture moderne.
Il Flügelaltar - Vero e proprio gioiello della chiesa è il Flügelaltar (letteralmente
“altare alato”, cioè altare a sportelli) che
la tradizione attribuisce alternativamente a Sigismondo
Wolfango Haller, alla scuola di Michael Pacher,
al maestro Domenico da Tolmezzo o a Enrico da
Villaco. L’opera, di gusto tardogotico, è datata 1517 e
collocata sull’altare maggiore. Sia le sculture lignee
che le pitture denotano influssi del Rinascimento italiano,
che conferisce alle scene un aspetto naturalistico.
Pare che l’opera di Pontebba sia il prototipo, di
qualità mai più eguagliata, di una serie di altari, simili
per l’impostazione, diffusi in diverse chiese austriache
e realizzati dalla bottega di Villaco, il cui caposcuola
fu appunto Enrico. Le sculture raffigurano nella scena
centrale L’incoronazione di Maria in Cielo, nella portella
di sinistra la Natività e la Resurrezione, nella portella
di destra, l’Adorazione dei Magi e la Morte di Maria.
Nella parte inferiore sono effigiati i quattro padri
della Chiesa: Agostino, Gregorio Magno, Ambrogio da
Milano e Girolamo. In alto la Donna vestita di sole (immagine
mariana derivata dall’Apocalisse) tra figure di
Santi e alla sommità il Cristo apparso dopo la Resurrezione.
Le pitture, visibili ad altare chiuso, raffigurano
L’Annunciazione, la Visita a Elisabetta, la Fuga
in Egitto e la Pentecoste. L’altare è stato restaurato
più volte; gli ultimi due restauri sono del 1937 e del
1985-90.
Chiesa di Santa Maria Maggiore -
Piazza della Pace, 15 - 33016 - Pontebba - UD
Scheda a cura della Direzione Culturale del FAI SC1/184
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