SABATO 8 AGOSTO MONS.
ASCANIO MICHELONI COMPIE 100 ANNI
(R.P.
- La Vita Cattolica del 1 Agosto 2009)
Indelebile il suo impegno nell’assistenza dei migranti italiani in
Germania,
prima a Francoforte (sotto il nazismo), poi nelle missioni
italiane di Saarbrücken e Costanza
L’INTERA
ARCIDIOCESI
di
Udine è in festa per mons. Ascanio Micheloni, che sabato 8
agosto taglia lo storico
traguardo dei 100 anni d’età. Una
festa alla quale si unisce un gran numero di emigranti friulani
e italiani, insieme alla Fondazione Migrantes, che hanno potuto
giovarsi del suo intenso apostolato speso soprattutto in
Germania.
Centro dei festeggiamenti sarà la parrocchia di S. Andrea
apostolo di Paderno (Udine) sul cui territorio mons. Micheloni
risiede da diversi anni. Il programma, sabato 8 agosto, prevede
alle ore 10.30 la presentazione, da parte di don Pieluigi Di
Piazza, del volume «Saarbrücken: nasce una missione. Note e
ricordi 1954- 1970» di don Ascanio Micheloni. Alle ore 11 la
solenne S. Messa giubilare, presieduta dall’Arcivescovo di Udine
mons. Pietro Brollo e concelebrata dai vescovi emeriti mons.
Gaetano Bonicelli e mons. Lino Belotti (già superiori di don
Ascanio), dal delegato diocesano della Fondazione Migrantes, don
Gianni Fuccaro, dal delegato nazionale per la Germania, don Pio
Visentin, e da tanti confratelli di emigrazione, friulani e non,
tra cui il suo vicino collaboratore degli anni Cinquanta in
Germania e poi suo direttore, mons. Ridolfi. Alla celebrazione
eucaristica seguirà un brindisi d’onore.
Prete grazie all’Arcivescovo Rossi -
La
vita di mons. Micheloni è stata davvero un’avventura vissuta lungo
il filo rosso del Vangelo, a servizio dei più deboli in diverse
situazioni fra le più difficili e delicate del Novecento.
Caratteristiche che non sono mai
mancate a mons. icheloni sono
l’intraprendenza, la capacità organizzativa, il coraggio e la
tenacia di conseguire i propri obiettivi. A partire dalla scelta
di farsi sacerdote.
Nato a Buttrio l’8 agosto 1909 da una famiglia povera, nel 1917,
dopo la rotta di Caporetto, fu costretto all’esilio a Livorno e in
seguito, rimasto orfano di guerra nel 1918, fu dapprima accolto in
un collegio a Firenze e quindi fece parte del primo gruppo di
allievi dell’Istituto degli orfani di Rubignacco. E proprio qui,
nel corso di una visita pastorale, il giovanissimo Ascanio (aveva
appena conseguito la licenza elementare) rispondendo ad una
domanda dell’Arcivescovo di Udine, mons. Anastasio Rossi, sui suoi
progetti per il futuro, gli confidò: "Voglio andare prete, ma non
ho soldi". Mons. Rossi rimase di certo colpito dall’intraprendenza
del giovanotto, tanto che per i seguenti 8 anni gli assicurò
personalmente il pagamento della retta del Seminario. Un
investimento azzeccato: il 23 luglio 1933 don Ascanio Micheloni
veniva ordinato sacerdote. «Io che allora ero uno "sciuscià" – ha
ricordato recentemente mons. Micheloni in una intervista a "la
Vita Cattolica" – in quel gesto di mons. Rossi ho percepito il
grande aiuto che mi veniva dai sacerdoti e dai religiosi, e scelsi
di orientare completamente la mia vita all’assistenza, non solo
religiosa, ma anche sociale, delle persone bisognose».
Con
gli sloveni perseguitati -
Nel
suo servizio pastorale, il giovane don Ascanio è posto subito sui
ripidi crinali della tragica storia del ’900. Fu mandato come
cappellano a S. Leonardo, proprio nell’anno in cui il regime
fascista vietava l’utilizzazione pubblica (quindi anche nelle
chiese) della lingua slovena. «Ho sofferto quella situazione con i
sacerdoti locali – ricorda don Micheloni – e ho avuto la fortuna
di inserirmi così bene nella comunità delle Valli del Natisone da
essere accolto come un amico».
Nella Germania nazista -
Nel
1938 don Micheloni è inviato da mons. Rossi ad assistere i rurali
friulani che andavano nella regione di Francoforte sul Meno per
sostituire i manovali polacchi, espulsi in vista della guerra che
sarebbe scoppiata lì a poco. «Vivevano completamente isolati, non
conoscevano la lingua e i luoghi», ricorda mons. Micheloni, che
per loro organizzò 16 uffici di assistenza spirituale e materiale
in una zona di 300 km di diametro. Nel 1941/42 fu messo a servizio
di 10 mila operai italiani nel grande impianto siderurgico di
Salzgitter, in una situazione di crescente contrasto con le
autorità naziste.
Dalla marina al lager tedesco -
Nel
1942 mons. Micheloni torna in Italia e viene arruolato nella
marina militare: fu a Zara, Sebenico, Spalato, poi Rodi e l’isola
fortificata di Lero nell’Egeo. Qui, dopo l’armistizio, dovette
subire l’assedio e la deportazione dei tedeschi in un campo di
concentramento nei pressi di Atene.
«Finalmente» parroco -
Nel
1946, mons. Nogara destina don Micheloni per un paio di mesi a
Lusevera e poi, per 7 anni, come parroco a Susans. «È l’unico
posto dove ho fatto veramente il parroco – ricorda mons. Micheloni
– e dove ho vissuto tanti momenti di serenità e di speranza».
Con
gli emigranti in Germania -
Ma la
nostalgia per il servizio ai migranti in Germania è troppo forte.
Nel 1954 don Micheloni è
a Saarbrücken, per fondare «quella che
sarebbe diventata la più bella missione italiana in Germania. Vi
lavorai per 16 anni, istituendo anche una trasmissione radio
regionale in italiano», ricorda con orgoglio mons. Micheloni. Un
servizio insostituibile per migliaia e migliaia di migranti alle
prese con mille problema tiche sociali, economiche, legali,
spirituali, culturali. Una storia che andrebbe riletta
attentamente oggi per capire meglio il tema dell’immigrazione,
oggetto troppo spesso di polemiche inutili e pretestuose. Nel 1971
don Micheloni, lasciando il testimone al suo giovane cappellano
friulano don Luigi Petris (per il quale venerdì 7 agosto, alle 19
nella chiesa di Paderno, sarà celebrata una Messa di suffragio),
viene trasferito presso la missione italiana di Costanza, nel sud
della Germania. Nel 1977 è rientrato in Friuli, assumendo il
servizio di delegato diocesano per le migrazioni, incarico
lasciato per quiescenza nel 1986. |