Vivere la Memoria
(Pierluigi Dipiazza - Messaggero Veneto
del 23/04/2008)
Vivere
le memorie è fondamentale per la nostra esperienza personale, per
quella della comunità di fede, della società, delle istituzioni e
della politica.
Il 23 aprile dello scorso anno è morto pre Toni
Bellina, profeta del Friuli, sulla piazzetta accanto alla chiesa
di Basagliapenta dov'era parroco. Viverne la memoria significa
riflettere, pregare, tenere vivo e riproporre il suo insegnamento
di uomo e di prete fedele al Vangelo e alle persone. Il ricordo
per sempre riconoscente per lo straordinario impegno di traduzione
della Bibbia in lingua friulana non dovrebbe mettere in qualche
modo in secondo piano le sue parole e i suoi numerosi scritti, che
comunicano una fede inquieta e profonda che assume dubbi e
interrogativi e vibra della confidenza e dell'affidamento al
Signore.
Proprio a partire dalla Bibbia, pre Toni ha letto la
vita e la storia, il potere e il denaro, il consumismo e il
conformismo, le armi e la guerra, la Chiesa dalla parte degli
umili, dei poveri, dei sofferenti, degli scartati dalla logica di
questo mondo, cogliendo in loro, assieme al dolore e alle fatiche,
la fede e la sapienza del cuore che emergono dal basso. La
malattia e il dolore fisico, sperimentati per lunghi anni, in modo
particolare nell'ultimo periodo della vita, e la solitudine e
l'amarezza per l'incomprensione vissuti nella società e nella
Chiesa hanno contribuito via via alla sua essenzialità,
all'entrata nel "segreto delle cose", nella profondità dell'anima
proprio nel rapporto tra fede e storia, Vangelo e vita, uomo e
Dio, vita presente e ulteriorità della stessa nel mistero di Dio.
È da questa essenzialità che è venuta la sua critica agli aspetti
della società, delle istituzioni, della politica, della Chiesa
lontani dalla storia delle persone, dalle loro sofferenze, dalle
loro attese e speranze. Un uomo e un prete libero, per questo
ancor oggi "temuto" se, per esempio, si continua a censurare il
suo libro La fabriche dai predis, in una logica che
pretende di nascondere invece di favorire occasioni di analisi, di
confronto, di dialogo, dimenticando che il Vangelo stesso ci
esorta a cercare con coraggio la verità, perché solo «la verità ci
rende liberi».
Il giorno prima di morire, pre Toni nella celebrazione
serale dell'Eucarestia aveva comunicato l'ideale e l'esperienza di
una Chiesa profetica libera, fedele, coerente, svincolata dal
potere del denaro, dell'apparenza e del militarismo; una Chiesa
del Vangelo, ricca di fede e di umanità, a partire da quella che
vive in Friuli, per contribuire a comunità più libere e
autentiche. Pre Toni mi diceva che io guardo troppo al mondo e
meno al Friuli; gli rispondevo che la sua attenzione particolare
al Friuli e la mia al mondo potevano contribuire a quella visione
che lega ormai inscindibilmente le nostre comunità locali a quelle
di tutto il pianeta. Qualche anno fa ne avevamo riflettuto
pubblicamente insieme nel pomeriggio di una domenica a Venzone.
Per me la memoria di pre Toni è viva e significativa; lo sento
compagno di fede nel cammino quotidiano.
Il 25 aprile di 16 anni fa, nel 1992, a seguito di un
incidente stradale, morì padre Ernesto Balducci, al quale nel
settembre successivo abbiamo dedicato il Centro di accoglienza per
persone immigrate e di promozione culturale di Zugliano. Figlio di
una famiglia povera - il padre era minatore -di Santa Fiora, alle
pendici del monte Amiata, dove ora è sepolto, è stata una delle
figure profetiche dell'Italia dagli
anni 60 agli anni 90, da quando nel 1963 è stato condannato dal
Tribunale di Firenze per aver difeso la scelta dell'obiezione di
coscienza al servizio militare. Uomo e prete di profonda
intelligenza, ha vissuto il passaggio dalla sacralità alla
laicità, dalla fede ideologica alla Parola profetica del Vangelo
annunciata e vissuta nella celebrazione dell'Eucarestia e come
vincolo di fedeltà e coerenza nell'impegno nella storia per
contribuire a un'umanità di giustizia e di pace. Studioso,
infaticabile scrittore e comunicatore in tutti i luoghi d'Italia,
padre Ernesto continua a insegnarci che il vero Dio pur intuito,
creduto, pregato, è ancora nascosto e mai può essere identificato
con i nostri concetti su di lui né con le nostre liturgie.
Ragionevolmente fiducioso nelle possibilità di bene dell'essere
umano, si è impegnato per diffondere una cultura della pace,
opponendosi in nome della ragione all'irrazionalità delle armi e
delle guerre. Continuamente attento alle condizioni di
impoverimento di gran parte dell'umanità e alle responsabilità del
nostro mondo per questa situazione, specialmente negli ultimi
anni, ha approfondito la riflessione sul rapporto con la diversità
culturale e religiosa dell'altro. Sulla pietra della tomba è
riportata una sua frase pregnante di significati profetici,
spirituali e storici: «Gli uomini del futuro o saranno uomini di
pace o non saranno», nella duplice accezione: non ci saranno più
perché distruggeranno la loro vita e quella degli altri esseri
viventi. Non ci saranno più perché non saranno degni di essere
considerati umani perché avranno tralasciato il compito di
costruire la pace. Nel cimitero di Santa Fiora la tomba è
collocata accanto a quella di 23 suoi coetanei, alcuni compagni di
banco fucilati dai nazisti nel 1944. Padre Ernesto attivando la
memoria viva del loro martirio si chiedeva cosa facciamo noi,
oggi, per non tradirla. Vivere la memoria del 25 aprile oggi
significa impegnarci in una liberazione continua:
dall'ingiustizia, dalla fame, dalle armi, dalle guerre, dalle
diverse forme di terrorismo, dall'illegalità e dalla corruzione,
dal razzismo di diversa specie, dalla distruzione dell'ambiente e
dal materialismo.
Mi pare che possiamo rapportare in modo molto profondo
e significativo la memoria di pre Toni Bellina, di padre Ernesto
Balducci e di tutte le donne e gli uomini andati incontro alla
morte per un paese in cui libertà, giustizia, legalità, democrazia
siano praticati: e questo legame è la fedeltà al vero, il fastidio
morale per ogni forma di disumanità, la coerenza, il coraggio, la
dedizione e l'impegno per il bene comune. |