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Medana (Collio sloveno), 23 Dicembre 2007
 

     Il Goriška Brda o Collio sloveno ha una magia del tutto particolare. Ci si arriva risalendo aspri tornanti che presto inghiottono l'Isonzo (Soča in sloveno) e lo fanno scomparire alla vista. E quasi subito si entra nell'ultimo imponente corridoio di quella che è stata per quasi cinquant'anni la guerra fredda: una gola tra massicciate di cemento e filo spinato. Da una parte l'Italia, dall'altra l'Est. Su di una casamatta, la vernice rossa sbiadita reca ancora leggibile la scritta: “To je Jugoslavija”, questa è Jugoslavia. Memorie di tempi che ormai sembrano lontanissimi. Il monte Sabotino è a poche ore di cammino. Eco di altre tragedie, orrori di un'Europa che affogava nel sangue i suoi figli. Ma poi, dietro l'ultima curva, tutto si dissolve: le colline degradano lente, dolcissime, terrazze verdi ricoperte di viti si perdono fino a confondersi con la pianura. Profumo d'erba, nostalgie d'autunno, piccolissimi borghi di pietra raggiungibili su strade bianche.
     Medana è uno di questi borghi...



 CAMPANE



 CANTO D'INIZIO


         
 CANTI



 CANTO



 CANTO FINALE

 

Medana e dintorni

...fa un certa impressione oltrepassare il confine e passare davanti alle casematte italiana e slovena completamente deserte sia all'andata che al ritorno...
...il mio pensiero è andato inevitabilmente all'assurdità delle guerre, ed ai popoli fratelli aldiquà e aldilà del confine, aizzati e per anni obbligati a scontrarsi tra di loro...

 
 

Medana e il Collio Sloveno
(Tratto da www.congressino.it)

     All'estremo occidente della Slovenia giace un paese che non supera i 150 km2 e che si estende dal Sabotino ad est allo Judrio ed al Corno ad ovest, fino al monte Kolovrat (812 m) a Nord, raggiungendo Preval a sud, ove tutte le altitudini del Collio si abbassano per finire in una conca pianeggiante, circondata da basse elevazioni che abbracciano questa terra, che fu palude fino a quasi un secolo fa, e la racchiudono da Cormons ad ovest al Calvario ad est.
     Si pensa al Collio e alla mente si affaccia prima di tutto il fascino profondo dei dolci profili collinari. Questo è quello che s'imprime di più in ognuno di noi. La veduta del Collio è senza dubbio unica: probabilmente è dovuto al fatto così caratteristico che il Collio si estende scendendo verso sud nella pianura friulana, offrendo al visitatore molteplici attrattive in un continuo variare di orizzonti. Nuovi orizzonti si aprono verso il mare, fatto che non si incontra così facilmente nelle altre regioni collinose.
     Sui siti che non sono adatti alla viticoltura, si estendono piccoli complessi di superfici boschive, nelle quali incontriamo delle latifoglie, tra le quali la più importante è la robinia, con la quale vengono costruite le palizzate per sostenere le viti. Le specie autoctone che incontriamo nel Collio sono: quercia, carpinella, piccolo e grande frassino, castagno nostrano, acero bianco e, nelle aree più fredde, anche il faggio.
     Nel passato l'ulivo fu molto diffuso nel Collio. Il colpo mortale per questa pianta fu la gelata del 1929. Di recente si è provato a reintrodurla e sono già spuntate alcune piccole piantagioni, che però danno parecchi frutti. Un altro albero mediterraneo diffuso nel Collio è il cipresso, il quale purtroppo sta estinguendosi a causa di una malattia. Non di rado si incontra qui anche il cedro, soprattutto nei parchi scolastici.
     Il Collio è una regione che non ha sufficienti sorgenti d'acqua. Sino all'anno 1953 l'acqua veniva attinta dai pozzi e dai rari corsi d'acqua. La scarsità dell'acqua fu per il Collio uno dei più gravi problemi, che fu risolto quando fu costruito l'acquedotto dell'Isonzo.
     Passando da un paese all'altro, incontriamo un ricco patrimonio artistico-culturale. Ci sono circa 26 chiese, alcuni castelli, e innumerevoli monumenti e lapidi dedicati ai caduti della II guerra mondiale, tra i quali il più vistoso è la torre-belvedere a Gonjace, eretta in memoria ai 213 caduti nella lotta popolare di liberazione, agli 82 ostaggi ed alle 20 persone del Collio e della Benecia morte nei campi di concentramento. Si trovano anche dei siti archeologici, che testimoniano la presenza dell'uomo nell'antichità e nel Primo Medio Evo. Il Collio vanta anche di due musei, situati rispettivamente a Medana e al castello di Dobrovo.
     L'attuale capoluogo del Collio è Dobrovo. Il borgo fu menzionato già nell'anno 1323, e recenti scavi archeologici hanno portato alla luce i resti di un antico castello. Della costruzione Quattrocentesca però non rimane nulla e l'attuale castello è stato costruito agli inizi del XVII secolo nello stesso luogo. Per secoli restò quasi intatta la sua veste architettonica e rappresenta oggigiorno, dopo ricostruzioni e restauri, un vero gioiello. Attualmente la cappella accoglie una mostra degli affreschi gotici. Al secondo piano sono esposte pure delle ceramiche e oggetti di vetro rinascimentali. Al pianterreno del castello si trova il ristorante, nella cantina invece c'è l'enoteca.
     Fra i borghi più importanti del Collio c'è pure Medana. Pare sia stata menzionata già attorno all'anno 610. La parrocchia invece si menziona nel XV secolo. Allo stesso secolo appartiene pure la prima chiesa, l'attuale però non risale che all'800. La ivi collocata statua lignea policromata in oro raffigurante la Madonna trovò eco nelle poesie di Gradnik, altrettanto accadde per le campane di Medana. Nel paese c'è la dimora dei Gradnik e nel cimitero sono sepolti i poeti Alojz Gradnik e Ludvik Zorzut.
     Dal Collio provengono alcuni noti ed affermati musicisti. L'attività musicale fu spesso confinata nei villaggi, poiché musicisti della stessa famiglia o delle vicinanze si riunivano in società corali o musicali. Medana dette i natali a un noto compositore, Mirko Filej.
     Nella creazione letteraria slovena, soprattutto nella poesia, l'immagine del Collio fu espressa nell'opera poetica di Alojz Gradnik (1882-1967), poeta e traduttore.
     Pensando all'economia del Collio si presentano immediatamente ai nostri occhi i vigneti - l'attività vinicola infatti supera di molto ogni altra. Il fatto che il Collio è già da molto tempo una regione vinicola è dimostrato dal fatto che le vigne erano coltivate già in tempi molto remoti.
     Prima della I Guerra Mondiale i vigneti del Collio si estendevano complessivamente su un territorio di 100 ettari. Considerando che oggigiorno questo numero si aggira sui 1.800 ettari, si può facilmente immaginare quale eccezionale estensione occupi questo ramo dell'economia. Lo sviluppo economico del Collio fu interrotto dalla I Guerra Mondiale e successivamente dall'occupazione italiana, in quanto i prodotti del Collio non riuscirono a competere col mercato italiano. In questo periodo furono introdotti però dei nuovi vigneti, di notevole pregio.
     In passato il Collio era considerato un territorio adatto alla produzione di vini bianchi, oggi giorno, invece, un terzo della produzione complessiva è di vini rossi. Inoltre, di recente, sono stati introdotti anche vitigni di pregio come, per esempio Rebula (Ribolla), Tokaj (Tocai), Merlot, Cabernet, etc. Alcuni viticoltori stanno cercando però di recuperare la tradizione vinicola reintroducendo vitigni più antichi.
     L'uomo del Collio conosceva le cantine già da tempo e ne sono testimonianza le cantine dei castelli di Vipolže e Dobrovo. Non c'è dubbio che attualmente il ruolo della cantina vinicola, rispetto ad anni fa, è molto più importante, poiché è attrezzata con apparecchiature aggiornate: raspatrici al deposito dell'uva, pigiatrici a membrana per la spremitura dell'uva, vacuum filtri per la filtrazione, autoclavi ove avviene la fermentazione controllata del mosto, grandi e piccole cisterne, botti di legno, riempitrici per l'imbottigliamento dei vini normali e frizzanti e così via. Dalle grandi cisterne all'aperto il vino passa alle botti di rovere, che favoriscono un buon invecchiamento per alcuni vini bianchi e per i rossi, che si prestano di più a questo tipo di trattamento. Nella cantina di Dobrovo è conservato il ricco archivio dei vini della zona, dove stanno invecchiando più di 320.000 bottiglie di diversi vini, e tra questi c'è anche la ribolla del 1957, annata eccezionale. La cantina di Dobrovo ha già riscosso molto successo e ha ottenuto diversi premi.
     Però, il Collio, non è soltanto un paese di vigneti, ma anche di frutteti. Per esempio, dopo la II Guerra Mondiale, la gente del Collio sopravvisse soprattutto grazie alla frutticoltura, in particolare alla produzione delle ciliegie. Degli altri alberi da frutto che si coltivano nella zona ricordiamo: il pesco, l'albicocco, il pero, il melo, il susino (prugno), il nespolo.
     Delle altre colture agricole del Collio, vanno ricordati diversi prodotti tra i quali il mais, alcune qualità di frumenti e una grande varietà di legumi. Sono coltivate pure le patate e le rape.
     Anche l'allevamento del bestiame è relativamente ben sviluppato.