Il
museo cristiano trova ospitalità all’interno del Duomo di Cividale,
il maggiore edificio sacro della città, in un ambiente costruito
nel 1946, aperto nella navata destra della chiesa. In questo
locale, al quale si può accedere anche dal cortile esterno, sul
retro del campanile, sono conservate pregevoli testimonianze
dell’arte figurativa d’epoca longobarda e romanica: in primo
luogo, l’Ara di Ratchis e il Battistero di Callisto, per il quale
era stato predisposto il vano e poi la cattedra patriarcale, fregi
altomedioevali e affreschi.
L’Ara di Ratchis, dal nome del duca longobardo del
Friuli dal 739 al 744, che compare inciso sulla faccia principale,
e che la donò ad una chiesa di San Giovanni, è un manufatto di
straordinario valore artistico, uno dei momenti più interessanti
della scultura altomedioevale o barbarica. Realizzata in pietra
del Carso, probabilmente tra il quarto e il quinto decennio del
VII secolo, è composta di quattro lastre decorate con alcune scene
relative alla storia di Cristo; un’iscrizione dedicatoria corre
lungo il bordo superiore. Colpiscono l’attenzione le figure,
trattate a rilievo schiacciato, con notevoli sproporzioni: braccia
più lunghe del corpo, mani enormi e piedi piccolissimi, corpi di
profilo e visi frontali con grandi occhi. Domina “l’horror vacui”,
ossia la paura del vuoto, così che ogni spazio è riempito con
motivi ornamentali o simbolici. L’Ara, che era stata concepita
come un’opera ricca e splendente, in origine si presentava
rivestita da smalti policromi, dei quali oggi rimangono solo
minuscoli frammenti.
Il Battistero di Callisto è uno fra i monumenti più
noti di Cividale; fu fatto erigere dal Patriarca Callisto
(737-756), che da Cormons trasferì la residenza patriarcale
proprio in questa città, promovendo un’intensa attività anche di
carattere culturale. Varie e travagliate sono le vicende vissute
dal Battistero: originariamente collocato nella chiesa di San
Giovanni Battista, al crollo di questa fu ricostruito in
pochissimi giorni nella chiesetta dei Santi Giovanni e Antonio e
dal 1645 fu collocato all’interno del Duomo, ricomposto in modo
tale da riprendere, per quanto possibile, l’aspetto originale.
Questo splendido esempio di fonte battesimale appare nell’insieme
molto elegante ed armonicamente studiato nel rapporto ottenuto fra
le due parti: quella inferiore, che serviva per il Battesimo ad
immersione, effettuato il Sabato Santo e il Sabato precedente la
Pentecoste, è a pianta ottagonale, a forma di vasca con tre
gradini discendenti ed è recintata da otto lastre, delle quali
solamente due sono decorate. Una è nota come “Paliotto di Sigualdo”
dal nome inciso del Patriarca, successore di Callisto (756-786).
La lastra, forse un tempo policroma, rivela un efficace ritmo
compositivo: nelle zone d’angolo si distinguono i simboli dei
quattro Evangelisti, sopra, il motivo della croce a matassa,
circondata da rosette, palme e candelabri, mentre sotto si eleva
l’albero della vita.
L’altra lastra, conosciuta invece, come “Lastra di San
Paolino”, dal nome di un successivo Patriarca risulta dalla
composizione di due parti che non appartenevano al parapetto
originale ed era scolpita anche nella parte interna.
Caduta in rovina Aquileia, Cividale era ormai diventata la
residenza abituale del Patriarca e delle sue corti ecclesiastica e
civile, nel palazzo sito accanto al Duomo. Qui avveniva, con una
solenne cerimonia, l’investitura feudale. Il neoeletto Patriarca,
assiso sulla cattedra, che si conserva in questo museo, riceveva
dall’imperatore la spada, segno del potere temporale in Friuli. La
cattedra, sulla quale ben ventidue Patriarchi appartenenti ad
illustri famiglie ricevettero la loro investitura dal 1077 al
1412, è un monumento semplice e maestoso, composto di lastre di
marmo di epoche e di provenienze diverse.
Completano il percorso diversi frammenti marmorei ed
affreschi staccati dal Tempietto Longobardo a documentare la
grande importanza artistica e storica di Cividale nei secoli.
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