Basagliapenta (UD), 25 Aprile 2007
Alla ricerca delle tracce di Dio - (EZIO
GOSGNACH -
La Vita Cattolica
)
Il nome di pre Antoni Beline resterà inciso a
caratteri d'oro nella storia del Friuli. Il popolo friulano gli
sarà eternamente grato di avergli donato la traduzione della Sacra
Scrittura nella propria lingua madre. Ogni versione della Bibbia
ha sempre rappresentato la presa di coscienza dell'identità
culturale della rispettiva popolazione. Ad esempio la traduzione
di Martin Lutero è un monumento per la storia della lingua
tedesca, come quella di Primo Trubar per la lingua slovena. La
Parola «è stata arricchita dalle parole di questo popolo, vestita
del suo "genio" e della sua storia, corroborata dunque con la
dignità della sua "tradizione"», sottolineò il presidente del
Pontificio consiglio della cultura, card. Paul Poupard, nel
convegno internazionale celebrato ad inizio 1988 in occasione
della pubblicazione in volume unico de «la Bibie». La Bibbia,
proseguì, «viene stimata anche da numerosi non credenti, quale
grande "codice" di pensiero, di etica, di arte, di costume, di
istituzioni religiose e civili (...). Con questa Bibbia in
friulano anche ai friulani viene dunque consentito di ascoltare la
Parola nella propria lingua e di partecipare a quella verità della
Parola e delle parole che, secondo l'Apocalisse, si rivelerà
appieno alla conclusione della storia». La morte di pre Antoni
Beline è davvero una grave perdita per la Chiesa Udinese e per
l'intero Friuli. Lo dicono il cordoglio, la commozione e il dolore
che hanno avuto vasta eco in tutta la Patria. Lo testimonia la
vasta partecipazione ai funerali. Un grande, dunque, che va ad
aggiungersi alla lunga schiera di sacerdoti che nei secoli hanno
dato lustro alla nostra terra. Le generazioni future lo troveranno
nei libri di storia e letteratura. A quanti hanno avuto la ventura
di conoscerlo da vicino e di aver potuto collaborare con lui
resterà il ricordo indelebile di un uomo «tutto d'un pezzo»,
rigoroso, dalla grande intelligenza, dalla notevole vivacità
culturale e dalla profonda spiritualità. Con lui era bello
dialogare, discutere e confrontarsi. I lettori della Vita
Cattolica hanno avuto la fortuna di farlo per oltre 13 anni con la
rubrica «Cirint lis olmis di Diu».Tracce della presenza di Dio che
sapeva trovare con maestria nei grandi avvenimenti, nelle tragedie
del mondo contemporaneo, nelle sfide fondamentali per l’uomo del
terzo millennio. Ma soprattutto nella vita quotidiana delle
persone normali, degli «ultimi», di coloro che incontrava e
addirittura dei suoi animaletti domestici. Fu chiamato a scrivere
stabilmente per il nostro settimanale dal direttore mons.Duilio
Corgnali. Ben presto la sua divenne e rimase una delle rubriche
più seguite. Dopo la prima uscita – era il dicembre 1993 –
telefonò in redazione per chiedere di correggere la firma
aggiungendo il «pre» davanti al suo nome e cognome. Capimmo quanto
ci teneva ad essere prete, quanto profonda fosse la sua vocazione
sacerdotale. E le posizioni critiche che talora assumeva nei
confronti della Chiesa e dei suoi responsabili erano
manifestazioni di un innamorato che, utopicamente, vorrebbe la
perfezione dalla propria sposa. Non a caso ha chiesto di essere
sepolto con l’abito talare che indossò il giorno della prima
messa. Nonostante i tanti interessi, al primo posto per pre Antoni
Beline c’era sempre la comunità parrocchiale. La sua vera
famiglia. Così a Valle, Rivalpo e Trelli in Carnia, che lasciò a
malincuore nel 1982 per motivi di salute, così a Basagliapenta per
25 anni e pure a Villaorba della quale aveva assunto la guida lo
scorso autunno. La Pasqua di un paio d’anni fa, ricoverato in
ospedale, aveva voluto sentire via telefonino le campane che si
scioglievano nel «Gloria» della veglia. Di certo la sua fede era
profonda e matura. Alcuni suoi articoli scritti negli ultimi anni,
quando la malattia si era aggravata sono da antologia. L’ultimo,
uscito sabato scorso, è quasi un testamento spirituale. E da uomo
di grande fede ha profuso il proprio impegno nella tutela,
valorizzazione e promozione dell’identità friulana, che trova
origine e si alimenta nell’esperienza della Chiesa madre di
Aquileia. Il suo amore per la sua gente, la sua terra, le sua
lingua e cultura era immenso ed autentico. Nel solco della
tradizione, ma sempre proiettato al futuro. Orgoglioso di essere
friulano, ma aperto e solidale con i vicini e il mondo intero. Ad
esempio, studiava lo sloveno. Cosa rara ancor oggi tra i friulani.
Molte sono state le telefonate e i messaggi di cordoglio giunti in
redazione alla notizia della morte. «Mandi, pre Antoni, già mi
manchi», ha scritto un lettore. Mancherà a tutti noi.
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LETTURE PRIMA DELLA MESSA
CANTO D'INIZIO
OMELIA DI MONS. BATTISTI
CANTO
MESSAGGIO
DELL'ARCIVESCOVO ED INTERVENTO DI UN
RAPPRESENTANTE DELLA PARROCCHIA DI BASEPENTE
CANTO FINALE
Ad una
settimana dall'ultimo saluto a pre Toni Beline, per fornire un
minimo di documentazione al materiale raccolto in quella triste
occasione, cercherò di rivivere e tradurre in parole le tre
intense ore passate nella chiesa di Basagliapenta prima e durante
la cerimonia funebre, fino a quando la bara portata a spalla ha
lasciato la chiesa ed il corteo si è incamminato verso camposanto.
Per fare questo, di solito mi è di grande aiuto il controllo della
sequenza fotografica realizzata durante l'evento, ma in questo
caso ho potuto appoggiarmi solo al riascolto della registrazione
audio.
Ero
giunto a Basagliapenta due ore prima dell'ora fissata per la
cerimonia, e per fortuna ho trovato un posto macchina non molto
lontano dalla chiesa, ma giunto nel suo interno mi sono ritrovato
tutti i banchi delle prime file già occupati, dovendomi
accontentare di un banco molto arretrato, proprio di fronte
all'altare laterale di sinistra. Nella parte centrale del banco
sedeva una ragazza ed alla sua sinistra una signora più anziana
(forse sua parente).
Come faccio sempre, ho preso posto
nell'estremità verso il corridoio centrale, per essere libero ed
all'occorrenza poter avvicinarmi all'altare. E' stato un grave
errore di valutazione perchè più tardi il corridoio sarebbe stato
completamente intasato dalla moltitudine di persone arrivate in
massa a Basepente per dare l'ultimo saluto a pre Toni Beline.
Solo se avessi voluto, avrei rimediato un posto nei primi banchi
sul fianco a destra del feretro (quelli di sinistra erano
riservati ai parenti dell'estinto), ma devo essere sincero, mi
metteva a disagio l'idea di sedermi accanto ad una bara ancora
aperta...!
Dopo un veloce controllo della situazione
ho piazzato uno dei miei sistemi di registrazione a fianco
all'altare li vicino, attaccando una capsula microfonica ad uno
degli altoparlanti collegati all'impianto audio della chiesa, ed
una seconda su un vaso di fiori posto vicino alla gabbia del
canarino di pre Toni, il quale a tratti emetteva dei
cinguettii come se volesse chiamare il suo padrone. Era
veramente commovente ascoltare i suoi richiami, mentre
dall'altoparlante si diffondevano i canti, le preghiere e le
rievocazioni storiche di quel sacerdote tanto amato.
Ho fatto in tempo a predisporre anche un secondo
sistema di registrazione con lo stesso criterio del primo, ma
questa volta l'ho piazzato a fianco del presbiterio vicino ai
banchi riservati ai parenti, senza fermarmi come facevano le
tante persone in fila che si avvicinavano per toccare o benedire
con l'acqua Santa quell'uomo straordinario.
Tornato
al mio posto non ho potuto fare altro che pentirmi di essermi
piazzato tanto distante dal presbiterio, mentre vedevo dei
fotografi che scattavano flash alla salma in varie pose e in varie
direzioni, azioni che io giudicavo esagerate e poco rispettose in
una situazione delicata come la morte. Non approvavo questo
comportamento che è continuato anche durante l'intera
cerimonia, ma nello stesso tempo invidiavo quei fotografi in una
posizione così fortunata mentre io mi dovevo accontentare di
qualche foto scattata da lontano, che mi costringeva a salire
sull'inginocchiatoio del banco, per passare sopra le teste della
folla che riempiva la parrocchiale di Basagliapenta.
Anche se si
trattava di un'azione ripetitiva, nei momenti più importanti della
cerimonia ho continuato a scattare qualche foto, ma a quella
distanza e senza un flash esterno (è attualmente in riparazione),
ero consapevole che il mio servizio fotografico sarebbe stato
piuttosto scadente. In compenso ho raccolto una buonissima e
completa registrazione audio, che comprende tutte le preghiere e
le letture effettuate nei 90 minuti che hanno preceduto la Messa,
compreso l'intera cerimonia funebre fino all'ultimo canto.
Durante
l'intera cerimonia funebre si sono raggiunti momenti di grande
commozione che ha coinvolto un po tutti... non ho mai visto tanta
gente piangere... grandi, piccoli, giovani ed anziani. La ragazza
che mi sedeva accanto aveva già consumato un'intero pacchetto di
fazzolettini di carta, e quando verso la fine della
cerimonia si sono susseguiti i vari interventi rievocativi e di
saluto, si è messa a piangere come una bambina. Anch'io ero
preso da un groppo alla gola ed a stento ho resistito alla
tentazione di abbracciare quella ragazza che mi sedeva accanto,
gesto forse audace tra due sconosciuti ma che sicuramente avrebbe
fatto bene ad entrambe. Alla fine della cerimonia ho potuto
parlare e guardare finalmente in viso quella ragazza, che mi ha spiegato
perchè era tanto affezionata a pre Toni Bellina. Non conosco il
suo nome e forse non la vedrò più, ma è certo che a Basagliapenta
avevo accanto a me una buona e cara persona
Per i ben
noti motivi non ho potuto seguire il feretro fino al camposanto e
mi sono trattenuto in chiesa per qualche decina di minuti per
recuperare le apparecchiature precedentemente predisposte. Mentre
sostavo accanto al canarino di pre Toni Beline, un'anziana
signora mi ha raccontato che quella creatura era di casa in quel
Sacro Tempio, tanto che pre Toni portava la gabbia in chiesa anche
il giorno di Venerdì Santo... "Cussì durant la zornade il Signôr
non reste mai sôl...".
In quella chiesa era ormai vuota, il canarino se ne
stava in silenzio come si rendesse conto di essere rimasto solo...
Con il pesante borsone mi sono avviato verso la mia
vettura con una grande tristezza nel cuore....
Le tracce
audio di tutta la cerimonia sono state riversate in due CD, che
sono disponibili per chi ne farà richiesta. Il primo CD contiene
le letture le
preghiere che hanno preceduto la Messa fino all'omelia di mons.
Battisti; il secondo contiene tutto il rimanente fino al canto
finale (come si può vedere dalla copertina appositamente
preparata). Abbiamo già ricevuto alcune richieste, che saranno
evase nei primi giorni della prossima settimana.
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MORTO IL 23 APRILE PRE ANTONI BELINE,
PARROCO DI BASAGLIAPENTA E VILLAORBA. AVEVA 66 ANNI
Il traduttore della «Bibie»
UN «PRETE SCOMODO». È «la sorte degli
uomini che hanno ricevuto da Dio doti geniali ed eccezionali, che
mal si adeguano a restare dentro l’alveo di confini normali». Come
padre Turoldo e pre Checo Placereani.
Pre Antoni Beline, parroco di Basagliapenta e Villaorba,
autonomista appassionato e sacerdote amatissimo, colpito da un
malore fatale nella notte tra domenica 22 e lunedì 23 aprile
vicino alla chiesa di Basagliapenta, è stato ricordato così da
mons. Alfredo Battisti, arcivescovo emerito di Udine, che ha
presieduto, in marilenghe, la cerimonia funebre mercoledì 25
aprile; al suo fianco il vicario per la pastorale mons. Igino
Schiff (che ha letto il messaggio dell’arcivescovo mons. Brollo
che riportiamo integralmente a lato), il vicario foraneo, don
Plinio Galasso e un’ottantina di sacerdoti, provenienti anche
dall’arcidiocesi di Gorizia.
Per salutare il prete che non ha tirato su muri, ma
generazioni, l’autore della Bibbia in friulano, del Lezionari e
del Messâl, tutti in marilenghe, cui l’Università di Udine avrebbe
assegnato la laurea «honoris causa» (è destino dei grandi non
ricevere premi in vita, ha ricordato qualcuno) sono accorse oltre
2 mila persone.
La piccola chiesa di Basagliapenta non ha potuto
accoglierle tutte, la maggior parte è rimasta sul sagrato e nella
piazza. In silenzio, mentre il vento muoveva le tante bandiere blu
con l’aquila del Friuli. Numerose le autorità presenti: dal
presidente del Consiglio regionale, Alessandro Tesini, al sindaco
di Udine, Sergio Cecotti, dal rettore dell’Università di Udine,
Furio Honsell, ai volti noti dell’autonomismo friulano. Il Comune
di Basiliano era rappresentato dal vicesindaco Mauro Dominaci e la
Provincia dalla vicepresidente del Consiglio, Valeria Grillo.
Nessun posto assegnato nelle prime file per loro. Accanto alla
bara di pre Antoni, che ha visto per due giorni interi una
silenziosa processione «par dâi l’aghe sante», c’era la gente
comune, i semplici. Impossibile raccontare la commozione che ha
accompagnato tutta la cerimonia fino all’ultimo saluto terreno nel
piccolo cimitero di Basagliapenta, dove pre Antoni, per sua
volontà, è stato sepolto.
«Due grandi ideali hanno appassionato la sua vita: la
Bibie, e la lenghe furlane, la marilenghe, nella quale ha tradotto
la Bibie par furlan, a cui si è ispirata e nutrita la sua
spiritualità. Ha condiviso con pre Checo Placereani gli inizi
della traduzione, ma poi l’ha portata avanti lui fino alla
conclusione, con un coraggio, una tenacia ammirevoli», ha
ricordato mons. Battisti.
«Padrone come pochi della lingua friulana e delle sue
sfumature e intime pieghe, ha messo la sua penna al servizio della
parola di Dio e al servizio della cultura e dell’animo del “popul
furlan”. Questo consegnerà il suo nome e il suo ricordo al futuro
della storia di questa terra friulana». L’arcivescovo emerito ne
ha ricordato «lo stile vivace talvolta polemico », segno di un
«amore deluso; aveva un concetto alto della Chiesa perché è una
realtà divina, ma è anche umana, porta il peso delle debolezze e
dei limiti degli uomini».
La malattia aveva segnato gran parte della vita di pre
Antoni, tanto da dover lasciare «su consiglio medico» le due
comunità carniche di Rivalpo e Valle, per «scendere in una
parrocchia più vicina all’ospedale, Basagliapenta», che ha guidato
per 25 anni, e, nonostante la dialisi, accettare anche di seguire
la vicina parrocchia di Villaorba.
Ma sentiva la morte vicina pre Antoni. «Me l’ha
confidato quando andai a fargli visita due giorni dopo il suo
ultimo ricovero all’ospedale di Udine», in seguito ad un malore la
sera di Pasqua. «Mi ha detto che, l’ultima, quella con le due
comunità, è stata la Pasqua più bella della sua vita e mi ha
manifestato alcuni interrogativi da lui espressi nell’ultimo
articolo sulla Vita Cattolica: come conciliare la bontà di Dio con
il dolore e la morte?». La risposta, pre Toni, l’ha trovata, come
ha scritto, nella rivelazione delle scritture.
LE TESTIMONIANZE
I parrocchiani promettono: sempre fiori freschi sulla tomba
SEMPRE
UN FIORE FRESCO sulla tomba. L’ha promesso la comunità
parrocchiale di Basagliapenta, per bocca di Luigi Rosolen, a pre
Antoni Beline. Che aborriva i fiori di plastica in chiesa e in
cimitero, come aborriva tutte le cose artificiali, poco sincere
e false.
Tra parroco e fedeli a Basagliapenta si era instaurato
un rapporto sincero. Lui era per loro padre, fratello e amico;
loro per lui la famiglia. Tra poco avrebbero festeggiato i 25
anni di cammino insieme verso il regno di Dio. Dalle parole
rotte dal pianto del rappresentante della comunità, dalla grande
commozione in chiesa e sulla piazza, dai tanti occhi umidi di
giovani ed anziani, ognuno dei partecipanti al funerale ha
potuto intuire quanto proficuo è stato quel cammino e quanto
ferma sia la volontà di continuarlo, sentendo pre Antoni al
fianco, seduto ad ascoltare nei banchi della sua chiesa.
Don Bellina era noto per il suo impegno culturale e
pubblicistico. Nel momento della morte ha fatto scoprire quanta
cura mettesse nell’attività pastorale quotidiana e nel rapporto
diretto con le persone. Lo ha testimoniato anche Flavio D’Este,
direttore del consiglio pastorale di Villaorba, comunità che
seguiva da pochi mesi.
Lo ha testimoniato la presenza di numerosi parrocchiani
di Rivalpo, Valle e Trelli, dov’era stato parroco dal 1968 al
1982. Quegli «ultimi tra gli ultimi » che non aveva mai
dimenticato e che non lo avevano mai dimenticato. «Ci aveva dato
dignità», ha affermato con forza il loro rappresentante che ha
ricordato quasi tutti, uno ad uno, gli abitanti di quei paesi
carnici.
Impossibile riportare i ricordi di tutti coloro che
sono intervenuti: il vicesindaco di Basiliano, Mauro Dominici,
don Romano Michelotti per «Glesie Furlane», il parroco di
Venzone mons. Roberto Bertossi, Giovanni Biasatti per «La Patrie
dal Friûl». Toccante il ricordo di Cristian Liberale, giovane
parrocchiano; festeggiava il compleanno lo stesso giorno di pre
Antoni e da lui aveva ricevuto la prima comunione, la cresima,
la benedizione del matrimonio e il battesimo della figlia.
Marco Spizzamiglio, infine, ha esortato tutti i
sacerdoti friulani e le loro comunità a far uso della Bibbia e
dei testi liturgici in marilenghe. Il modo migliore per
ricordare e onorare pre Antoni.
Come farà sicuramente Basagliapenta continuando a
cantare quei canti che al parroco stavano tanto a cuore. Quei
canti risuonati potenti durante il funerale, accompagnato
all’organo dal fedele sacrestano Giovanni Della Maestra (nelle
sue braccia è spirato pre Antoni) e dal cinguettio del canarino
di pre Antoni, abitualmente in chiesa nelle celebrazioni
pasquali.
Il funerale è stato preceduto da una lunga veglia
guidata dall’amico don Antonino Cappellari. Già il giorno della
morte, lunedì 23 aprile, la comunità parrocchiale si era
ritrovata in chiesa, dov’era stata esposta la salma, per una
Santa Messa di suffragio e il giorno successivo per la recita
del Rosario.
Bon di
scuvierzi lis olmis di Diu
(Il mesagjo del Vescul)
MI CJATI A ROME a preâ denant lis
tombis dai Apuestui Pieri e Pauli, a ripeti cui fradis
furlans, ch’a son dongje di me, la fede de nestre Glesie,
ch’e je la fede di Aquilee, di Gjerusalem, di Alessandrie
d’Egjit e dal Vescul di Rome. Une fede diferente no vin
vude, no vin e no varìn.
Propit doman, prin di misdì, o sarai ricevût dal Pape:
al sarà un moment une vore impuartant. I contarai la
situazion pastorâl de nestre Glesie e massime l’impegn di
tancj fedêi che, cui lôr predis, le metin dute par tignî
impiade la lûs dal fogolâr e par vivi cun dignitât e
testemoneâ la fede dai vons.
O puartarai al Pape il lezionari in lenghe furlane,
ch’al à vude l’aprovazion e il gnûf messâl roman, voltât
par furlan, ch’al spiete di un toc incà, l’aprovazion di
Rome. O pensi, in chest moment, a pre Toni ch’al à metude
la sô braure e la sô passion, e tant timp de sô vite, par
voltâ te nestre lenghe la peraule di Diu e la preiere de
Glesie.
Il so furlan al jere sclet come il so caratar e, come
sorzint dai monts, al vignive fûr, dal so spirt atent e
sensibil.Di nature vivarôs e polemic, al jere simpri pront
a slombati chês ch’al ritignive injustiziis e prepotencis,
pront a criticâ personis e massime l’autoritât.
Ma al jere ancje bon di scuvierzi lis olmis di Diu te
piçule storie di ogni dì, tal amôr e tal sacrifici da la
int puare e semplice dai nestris paîs.
E chest lu faseve cu lis peraulis precisis e ben
metudis adun, come lis pieris dal borc di Vençon, là ch’al
à podût, fintremai di piçul, vivi la bielece de fede, il
leam fuart cu la sô famee e la sô int, la grandece de
storie e de culture furlane.
Al sumiave une Glesie ch’e fos degne erede di chê di
Aquilee, une Glesie di popul, di sants e di puars, bagnade
dal sanc dai martars e dal patriarcje Bertrant ch’al veve
consacrât il domo di Vençon, là che pre Toni al jere
deventât fi di Diu.
O scugni ancje ricuardâ la lungje malatie ch’al à
vivude cun coragjo, cence lamentâsi, cence rindisi, anzit
al à cjapade sù ancje la cure (parochie) di Vilevuarbe,
par vie che pre Agnul al jere plui malât di lui.
Chê tribulazion lu à fat (cressi) madressi e scuvierzi il
so limit, la solitudin, la crôs, ma ancje la sperance che
no mûr.
Pre Toni, pree cun nô e par nô il Pari nestri: che la Glesie
furlane e mantegni vive la sô lidrîs te fede dai Apuestui,
ch’e sedi une Glesie vierte e vivarose come chê di Cromazi
e di Jeronim, ch’e sedi levan di justisie, di pâs e di
umanitât pal Friûl e pal mont intîr. Mandi, pre Toni.
PIERI BROLLO |
La Vita Cattolica
del 28 Aprile 2007
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