Nel segno della continuità
(La Vita Cattolica
del 21 Ottobre)
Essenziale per il neorettore una sinergia con
collaboratori e volontari «perché solo insieme si cresce». Tra gli
obiettivi, i lavori di restauro del complesso, sempre più faro
culturale e spirituale
Avanti,
sul solco tracciato dal predecessore don Dino Pezzetta.
Questo il proposito che guida mons. Remo Bigotto, già
arciprete di Codroipo, nel nuovo incarico di parroco di Rosazzo e
rettore dell'Abbazia, assunto solennemente con la celebrazione di
immissione in possesso svoltasi domenica 15 ottobre. Alla
concelebrazione presso l'Abbazia hanno preso parte il vicario
generale, mons. Giulio Gherbezza, il vicario per la pastorale e
presidente della Fondazione dell'Abbazia, mons. Igino Schiff, il
direttore dell'Ufficio amministrativo diocesano, mons. Sergio Di
Giusto, il parroco di Rivignano e Driolassa di Teor, don Reanato
Vanore, il vicario foraneo, mons. Giovanni Rivetti, e i sacerdoti
della forania.
A Teor, suo paese natio, mons. Bigotto ha atteso
l'investitura ufficiale a rettore. Nutrita la partecipazione dei
fedeli giunti da tutta la forania per assistere alla cerimonia.
Tra loro anche un gruppo proveniente da Codroipo.
«Fresco» di immissione, mons. Bigotto si mostra perfettamente
consapevole del ruolo di centro di riferimento spirituale,
culturale ed ecumenico assunto dall'Abbazia con l'ospitare con
successo incontri e convegni. Sottolinea l'importante presenza di
collaboratori, volontari, membri rettorali, che si propone di
incontrare e sostenere nella loro azione, perché «solo insieme si
cresce».
Come interpretare tale funzione di «fucina pensante»
della struttura? «Ho notato con compiacimento come si siano già
prenotati alcuni gruppi per nuovi incontri - osserva il neorettore
-. Oggi la gente ha bisogno di momenti di riflessione tramite i
quali osservare in profondità gli avvenimenti, intuendone la
direzione». L'Abbazia, forte di una storia millenaria, invita
quasi «a studiare la risposta da dare con sguardo cristiano ai
problemi odierni, attraverso strutture antiche, segno tangibile di
momenti di crisi che si seppe trasformare in occasioni di rilancio
dell'evangelizzazione». Non ultima, in tal senso, è la vocazione
ecumenica assunta negli ultimi anni dal complesso di Rosazzo,
vocazione suggerita pure dal suo situarsi vicino al confine, quasi
ad abbracciare i vari popoli d'Europa. Mons. Bigotto sostiene
convinto tale ruolo: «Oggi assumiamo l'ecumenismo come urgenza di
dialogo tra fedi -aggiunge - per capirsi, in un mondo che pare
aver abbandonato ogni credo, ed è sempre più avvolto in una
spirale di violenza».
Il neorettore non nasconde, infine, l'intendimento di
far avanzare i lavori di restauro del complesso, che «hanno messo
in luce la meravigliosa fusione di stili artistici» che
caratterizza l'edificio. Insomma, la bellezza come orma del
Divino, per rafforzare il ruolo di «faro» spirituale e culturale
dell'Abbazia, al servizio del quale egli pone le sue forze.
C.D. |