Tratto da
"La chiesa di Bueriis e la sua gente", interessante volume
che mi è stato gentilmente donato per implementare questa
pagina, ma che posso utilizzare solo in parte per l'enorme
quantità di informazioni in esso contenute, riguardati gli
ultimi cento anni. Ho estrapolato una breve "finestra" che
riguarda alcuni episodi legati alle campane.
Le campane della chiesa di Bueriis
novantaquattro anni di avventure
Il 5 dicembre 1900,
vigilia del Titolare San Nicolo, l'arcivescovo di Udine monsignor
Pietro Zamburlini, presenti circa 30 sacerdoti, consacrava
solennemente la nuova chiesa di Bueriis edificata con un lungo e
non sempre concorde lavoro dei Bivaresi animati dal parroco
dell'epoca don Angelo Mauro.
Pochi anni dopo, e precisamente nel 1906, l'adiacente
campanile, eretto verso il 1770, veniva dotato di una nuova
campana "maggiore", fusa a Udine presso la ditta G.B. Poli, in
sostituzione di quella, probabilmente crcpata, del 1850, che
veniva ad affiancarsi alla "mezzana" del 1829 e alla "piccola" del
1856.
Durante la "Grande Guerra", come accadde un po' dovunque, anche le
campane di Bueriis fecero "gola" agli invasori che nel 1918 si
appropriarono della piccola e della
mezzana dopo averle lasciate cadere dall'alto della cella
campanaria mandandole in pezzi. Sotto un certo aspetto quest'ultima
situazione fu provvidenziale perché nottetempo i ragazzi del posto
riuscirono a recuperare alcuni frammenti che, a guerra finita,
furono utilizzati per realizzare il campanello, tuttora esistente,
fuso nel 1919 presso la fonderia udinese di Eco Broili. La piccola
campana fu dedicata, come recita l'iscrizione, a Santa Maria della
Neve.
La campana "grande" era stata invece "salvata" con una
operazione astuta e a dir poco rischiosa per quanti la compirono
e anche per l'intero paese. I tedeschi, infatti,
minacciarono di incendiare il paese, ma fortunatamente ciò fu
scongiurato grazie soprattutto all'impegno del parroco. Animatore
dell'ardimentosa impresa fu un certo Gerardo Merluzzi che alle
prime avvisaglie di quanto stavano compiendo gli Austro-ungarici
nei paesi vicini, ideò e, coadiuvato da altri compaesani, attuò il
piano di "salvataggio". La campana fu calata lentamente dalla
torre, trasportata nella "braida Vidoni" e ivi sotterrata. Su
tutto l'ap-pezzamento fu poi seminato frumento che nascose e
custodì la preziosa reliquia.
Ritornata la pace la campana fu dissotterrata e
ricollocata sul campanile. Nell'immediato dopoguerra fu la prima,
e per alcuni anni la sola, a far sentire la sua voce in una
vasta zona. Si racconta che con vento favorevole si sentiva fino a
Majano. Nel 1919 fu collocato anche il nuovo campanello.
Ma la gente del posto, come facilmente si può
comprendere, non era soddisfatta di quel "concerto" e ben presto
decise si provvedere alla realizzazione di due nuove campane al
posto di quelle "asportate dai Germanici" utilizzando anche una
certa quantità di bronzo derivante dal "bottino della Vittoria"
che a Bueriis, così come in altri paesi era stato assegnato per lo
specifico impiego. Nel 1922, in occasione del grande e solenne
avvenimento della erezione della parrocchia autonoma (fino allora
Cappellania dipendente da Artegna), furono infatti inaugurate le
due nuove campane fuse a Udine nelle fonderie di Eco Broili, sulle
quali, per ricordare le vicende della loro sottrazione e della
loro rinascita, fu posta su entrambe la stessa iscrizione latina:
"1918 me fregit furor hostis at hostis ab aere revixi italiani
clara voce deumque canens 1922" (Nel 1918 mi infranse il furore
del nemico, ma nel 1922 rinacqui dal bronzo del nemico celebrando
con voce chiara Dio e l'Italia.)
Purtroppo le due "sorelle" ebbero vita
piuttosto breve. Tanto è vero che nel 1955 le due campane furono
rifuse nella fonderia G.B. Poli di Udine e inaugurate il giorno di
Natale di quell'anno. Cambiati i tempi anche le iscrizioni
mutarono riacquistando toni e significati più consoni ai "Sacri
bronzi". Sulla "piccola" si legge infatti: "Sancta Maria Mater
Dei ora prò nobis -vox mea vox Dei qui audierint vivent" e
sulla "mezzana": "Christus vin-cit Christus regnat Christus
imperat - laudo Deum verum plebem vogo congrego clerum defunctos
ploro pestem fugo festa decoro". Due iscrizioni che richiamano
le funzioni "classiche" delle campane, che con la loro voce, che è
voce di Dio, chiamano il popolo, riuniscono il clero, piangono i
morti, scacciano le pestilenze e rendono belli i giorni di festa.
Il terremoto del 1976 ha danneggiato sia la chiesa, riaperta al
culto nel 1989, e sia il campanile, i cui lavori di consolidamento
e ricostruzione proseguono alacremente.
La vecchia campana (quella cioè del 1906), il
campanello (del 1919) e le due campane più "giovani" (del 1955)
hanno intanto trovato una sistemazione provvisoria su una
incastellatura metallica nel piazzale antistante alla chiesa. Ma
ora, dopo lunghi 18 anni, ritorneranno nella loro "casa" per
suonare ancora.
(Mario Tomat - dal "Messaggero Veneto", 14.VIII.1994)
...ma poi ci
fu il terremoto del 1976... |