IL CONTESTO STORICO DELLA CITTÀ
(Tratto da: "Le chiese del goriziano", edito dalla Parrocchia
di Sant'Ignazio)
Il nuovo
abitato cittadino di Gorizia, che nel Cinquecento si stava
formando fuori dai limiti dell'abitato sorto nei secoli precedenti
ai piedi della collina dominata dal castello, ebbe come punti di
riferimento nel suo sviluppo urbanistico i due assi stradali verso
nord (la via per la Carinzia e per la Carniola, attraverso le
valli dell'Isonzo e del Vipacco) e verso sud-ovest (la via per il
Friuli, attraverso il ponte di Peuma), e la vasta area del "prato"
(Anger-travnik), attorno al quale si strutturerà il nuovo centro
urbano, che si aggiunge a quello medievale sorto fra la
parrocchiale e la sede comunale.
Le dinamiche sociali che presiedono alla rapida
crescita di Gorizia nel '500 (la popolazione raddoppia in 30 anni
nella seconda metà del secolo) fanno riferimento alla fisionomia
che la città aveva assunto quale centro della Contea di Gorizia
nel più ampio contesto della sua inerenza all'Austria: con lo
sviluppo delle attività artigianali e commerciali, la costruzione
delle residenze cittadine della nobiltà provinciale (Cobenzi,
Coronini, Torriani, Dornberg, Attems), gli insediamenti religiosi
e scolastici. Naturale l'aumento della popolazione dovuto
soprattutto al processo di inurbamento dai territori etnicamente
italiani e sloveni della Contea; la città conta 5 mila abitanti a
fine '500. Le lingue parlate sono quella friulana e quella
slovena, usate spesso promiscuamente, mentre la lingua d'uso
predominante è quella italiana; quella tedesca viene usata
prevalentemente dai nobili e nei rapporti amministrativi. La
politica degli Asburgo valorizza la realtà goriziana per la sua
peculiarità di area mediterranea e di confine con Venezia, nonché
per il suo carattere pluriculturale all'incrocio fra mondo latino,
slavo e tedesco. Il punto terminale di questo sviluppo
demografico, economico, culturale della città viene fissato
tradizionalmente nel Settecento, nella maturità della monarchia
austriaca di Maria Teresa; ma i fattori determinanti di tale
sviluppo vanno colti già dal Cinquecento, quando il Goriziano
inizia a prender parte attivamente all'ascesa globale della
società austriaca ed è il Seicento il secolo decisivo per il suo
nuovo carattere cittadino.
All'interno di questo quadro storico va evidenziato un
aspetto fondamentale della realtà cittadina di Gorizia: la sua
funzione di centro ecclesiastico, culturale e scolastico, non solo
per la Contea ma anche per le aree attigue. Tale funzione appare
strettamente legata a tre dati di fatto che entrarono in gioco
nella realtà goriziana: il clima e l'azione di rinnovamento
cattolico post-tridentino ormai affermatosi in Europa; la
strategia di politica ecclesiastica svolta dalla corte asburgica
da Graz (capitale dell'Austria Interna, di cui Gorizia fa parte
dal 1564 al 1619); la mancanza di un efficace esercizio diretto
dell'autorità episcopale del patriarca di Aquileia (residente a
Udine) nei suoi territori soggetti all'Austria (fra cui Gorizia).
Il ruolo ecclesiastico della città si avvia nel 1574 con
l'erezione dell'arcidiaconato di Gorizia, che tende a garantire
l'esercizio della giurisdizione ecclesiastica per la Contea. Esso
si accentua con la qualificata e capillare presenza di ordini
religiosi sul territorio (primaria quella dei gesuiti): questi
sono lo strumento principale che determina quel rinnovamento del
clero e delle popolazioni nella loro vita religiosa che si attua
positivamente a tutti i livelli delle comunità locali; e viene
coronato nel 1751 con l'erezione della nuova arcidiocesi a Gorizia
(secondo un piano sostenuto dall'Austria già dall'epoca
post-tridentina); essa raccoglie l'eredità ideale e storica di
Aquileia, tenendo però conto delle esigenze particolari delle
popolazioni e della tradizione delle Province austriache.
La città di Gorizia ha allora una sola parrocchia,
quella dei SS. Ilario e Taziano, che nel 1752 diventerà chiesa
cattedrale. Molto alta la presenza di religiosi in città: oltre al
convento medievale dei francescani, dal 1591 vi si sono insediati
i cappuccini, i gesuiti, i carmelitani, i fatebenefratelli (nel
1765, complessivamente 102 religiosi), oltre alle orsoline ed alle
clarisse. La valenza anche sociale degli insediamenti religiosi si
coglie anche nella fisionomia del nuovo centro urbano, che ruota
attorno al complesso edilizio dei gesuiti (collegio e chiesa),
completato dagli editici del seminario werdenbergico e del
convento di S. Chiara (e più tardi dalla sede arcivescovile e dal
seminario diocesano).
In questo contesto istituzionale e socio-culturale,
vanno collocati l'origine e lo sviluppo delle chiese che sorgono
fra '500 e '700 in città. Esse si riconoscono nell'ambito
cittadino che dal 1785 ad oggi corrisponde al territorio della
parrocchia di S. Ignazio. In ordine di fondazione sono:
la chiesa dei SS. Giovanni
Battista, Vito e Modesto (1593) di fondazione nobiliare dei
Dornberg
la chiesa di S. Ignazio di
Lojola (1654-1720) di fondazione gesuitica
la chiesa di S. Antonio Nuovo
(1724) di fondazione privata
la chiesa di S. Croce (1746)
di fondazione nobiliare dei Codelli, legata all'erezione della
diocesi
la chiesa di S. Carlo Borromeo
(1768), eretta dall'arcivescovo C.M. d'Attems per l'attiguo
seminario diocesano.
Va
ricordato che in questo periodo di sviluppo socio-religioso della
città sorsero anche le chiese di Castagnavizza (dal 1651 dei
carmelitani), ora in Slovenia; la chiesa di S. Chiara (1653) per
il convento delle clarisse (soppressa nel 1785); la chiesa dei S.
Vito e Modesto (1656) per l'ospedale dei fatebenefratelli (ora
chiesa parrocchiale); la chiesa di S. Orsola (1683) per il
monastero delle orsoline (distrutta nel corso della prima guerra
mondiale).
GESUITI A GORIZIA
La chiesa di Sant'Ignazio
è uno dei monumenti più prestigiosi dell'arte barocca nel
Goriziano. La sua posizione dominante nel centro storico, nella
più bella piazza di Gorizia, attira immediatamente l'attenzione
degli amatori d'arte. La sua costruzione è legata all'arrivo a
Gorizia dei gesuiti. Sorta nella seconda metà del XVII secolo, la
chiesa nasconde ancora molti segreti, anche se le fasi della sua
costruzione sono state registrate nella Historia Collegij
Goritiensis.
La Compagnia di Gesù è stata introdotta nell'impero
asburgico per desiderio dell'arciduca Ferdinando, anche con
l'intenzione di porre un freno al dilagare del protestantesimo e
di ricondurre il Paese in seno alla Chiesa cattolica, sotto gli
auspici e le nuove direttive del Concilio di Trento. Dopo le
incursioni turche, la parentesi protestante e le guerre di
Venezia, si annunciava anche per Gorizia un periodo di prosperità,
favorito dalla presenza e dall'opera svolta dai gesuiti.
A quell'epoca Gorizia era una piccola città di circa
5000 abitanti, chiusa da una cerchia di mura che dal lato di
contrada Rastello si aprivano sullo spiazzo erboso chiamato
Travnik (che in lingua slovena significa prato), circondato da
qualche palazzo signorile e da rare case di artigiani. Soltanto
con la costruzione della chiesa di Sant'Ignazio cominciò a
delinearsi la struttura della piazza, che assunse la tipica forma
triangolare rimasta invariata fino al giorno d'oggi. I gesuiti
ebbero in mente fin dagli inizi l'evangelizzazione globale della
popolazione: oltre ai religiosi di origine italiana e tedesca si
trovavano infatti anche dei padri sloveni, che provvedevano alle
prediche e alle altre funzioni religiose per una popolazione in
prevalenza slovena. Le loro istituzioni, unitamente alle scuole
pubbliche alle quali potevano accedere tutti senza alcuna
distinzione di ceto, divennero subito famose e attiravano studenti
provenienti dall'immediato entroterra e anche dal territorio di
Venezia. Tra i numerosi professori ed eruditi dell'ordine c'era
anche p. Martin Bavcer (1595-1668), primo storico goriziano,
autore del libro Historia rerum Noricarum et Forojuliensium e, per
un periodo, rettore del collegio.
Le grandi manifestazioni religiose che i gesuiti
organizzavano per le varie festività nel corso della loro lunga
permanenza a Gorizia, attestano un fervore non comune reso ancora
più nobile dall'atteggiamento ascetico dell'Ordine. Occorre però
dire che lo stesso Ordine amava anche manifestare il proprio
entusiasmo religioso arricchendo con spettacolari effetti
scenografici e teatrali le feste del Santo patrono e della
Vergine, le frequenti processioni dei giovani alla Beata Vergine
di Castagnavizza, le processioni penitenziali della Settimana
Santa alla chiesa di san Pietro, le grandiose e pittoresche
processioni del Corpus Domini e della Pasqua. Fin dall'inizio i
gesuiti promossero la formazione di varie congregazioni: quella
degli studenti, sotto la protezione della Purificazione della
Vergine (1620), che nel 1646 verrà sdoppiata con l'istituzione
della congregazione della Natività di Maria per gli studenti dei
corsi inferiori; quella dei Cittadini o Civica, patrona la B.V.
Annunziata (1627); quella dei Nobili, patrocinata dall'Assunta
(1627); quella "per tutti" o "della Conversazione di Gesù, Maria e
Giuseppe" (1643) (l'omonima pala è ora esposta nella chiesa del s.
Cuore); quella di "Gesù in agonia in croce" o della buona morte
(1684). Il passaggio dei membri delle numerose congregazioni dava
luogo senza dubbio a un'elegante parata di stendardi, di labari,
di lumi, di ceri, di arredi sacri e di preziosi paramenti. Spesso
i gesuiti esponevano al pubblico le immagini dei santi dell'Ordine
e preparavano feste straordinarie per le occasioni speciali, come
la visita a Gorizia dell'imperatore Leopoldo, la fine
dell'epidemia di peste, la visita del vescovo di Lubiana Giuseppe
Rabatta nel 1673. Le loro rappresentazioni teatrali, che erano
nate e cresciute in ambito scolastico, posero le basi per il
futuro sviluppo del teatro a Gorizia. L'enorme lavoro d'istruzione
svolto contemporaneamente nel collegio e nel vicino Seminario
Werdenbergico (1629-1773) attesta la cura particolare dedicata ai
giovani scolari e agli studenti friulani, sloveni, tedeschi e
italiani, il cui numero superava a volte i 500. Per uno sviluppo
armonioso dell'anima e del corpo, i gesuiti, tra l'altro, fecero
costruire nel 1702 a Salcano una casa circondata da un vasto orto
destinato alle ricreazioni settimanali e alle vacanze autunnali
della scolaresca. Una ricchezza particolare è rappresentata dai
preziosi fogli delle tesi decorate con stampe barocche, già
presentate a Gorizia al pubblico in una mostra nel 1992.
I gesuiti di Gorizia rappresentavano un gruppo dinamico
di alto livello religioso e intellettuale, che manteneva saldi
legami con i vicini collegi di Lubiana, di Fiume e di Graz,
manifestando una grande apertura verso culture e tradizioni
diverse. Sciolta la Compagnia di Gesù con la bolla di Clemente XIV
del 21 luglio 1773, la chiesa di Gorizia fu consegnata ai padri
piaristi ed elevata a parrocchia nel 1785. Nei decenni seguenti
conobbe un periodo di decadenza, che trova conferma nei lavori di
restauro e di adattamento eseguiti negli anni 1853, 1877,
1890-1900. Dopo i gravi danni subiti durante la prima guerra
mondiale, è stata restaurata ed è arrivata così fino ai giorni
nostri. Negli ultimi anni sono stati fatti importanti lavori di
manutenzione e di restauro non sempre felice (per esempio, la
sostituzione della pavimentazione a lastre bianche e nere,
prevalente nelle chiese della regione, con una a lastre bianche e
rossicce). |