Attimis, 2 Febbraio 2003
Nella Chiesa parrocchiale, bel dipinto ottocentesco di Odorico Politi raffigurante la Vergine con il Bambino. Accanto ai ruderi del Castello di Partistagno (a un quarto d'ora di cammino, tra fitti boschi, da Racchiuso) si trova la Chiesetta votiva di S. Osvaldo, costruzione trecentesca in abbandono, quasi completamente rifatta nel Cinquecento e nei secoli successivi. Il vecchio presbiterio, utilizzato come ripostiglio, conserva nelle pareti e nel catino affreschi raffiguranti Cristo benedicente e figure di Apostoli. Vengono attribuiti al così detto «Maestro di Partistagno», operante nei primissimi anni del Quattrocento, seguace in certa misura del padovano Altichiero ma non immemore della lezione vitalesca. Corretto nella forma, l'ignoto pittore lascia figure gradevoli nella positura e nel colore ma forse un po' snervate (ciò che meglio appare nel Cristo benedicente). Sono state di recente restaurate. Facevano parte del patrimonio della chiesetta un'interessantissima scultura in legno dorata e dipinta, di fattura romanica, ora ricoverata in luogo sicuro ed un dipinto di Titta Gori (XX sec.) raffigurante la Madonna con Bambino e S. Lucia. Un'altra antica costruzione sacra del comune è la Chiesetta di Racchiuso, diventata sagrestia della nuova parrocchiale. In quella che un tempo era la volta del coro, si vede un ciclo a fresco cinquecentesco dovuto a Gian Paolo Thanner (nelle quattro vele il Padre Eterno benedicente con il globo nella mano sinistra, la Madonna con Bambino e S. Giacomo, S. Elena, Dottori della Chiesa; Sante Vergini nel sottarco). Da notare la saturazione dello spazio con figure, Vhorror vacui (tipico del Thanner) che qui assume forme quasi parossistiche, ma anche la notevole cura dei volti e soprattutto una bella serie di angioletti musicanti che costituisce, per la varietà degli strumenti raffigurati, una vera e propria antologia di quelli in uso in Friuli nel primo Cinquecento. I colori sono tenuti su toni molto scuri, il segno è quasi sempre secco e deciso. Nel massiccio campanile, una iscrizione di notevole importanza: data al 1448 ed il testo è nella lingua friulana del tempo: MCCCCXL-VIII fo chome/nchat lo tor de Reclus / lo primo di de cugno / Pieri e Toni so fradi di Vergnà. La presenza in zona di culture diverse trova conferma nella chiesetta di Porzus, che nella parte antica conserva la data 1477 e la scritta in tedesco con il nome del costruttore, «Maister Andre von Lack», cioè Andrea da Skofja Loka. Ancora affreschi nella Chiesa di S. Antonio abate a Forame: la vecchia chiesetta (inglobata nella nuova) ha restituito ai restauratori resti della decorazione con scene del Nuovo Testamento (Adorazione dei pastori. Adorazione dei Magi) e figure di Santi dello stesso pittore di formazione carinziana-slovena che ha operato nella chiesetta di S. Stefano in Clama ad Artegna (secolo XV). Nella stessa parrocchiale di Forame si trova anche uno dei più interessanti altari lignei del Frinii, quello che nel 1701 intagliò, dipinse e dorò Bartolomeo Ortari (Jernej Vrtav) di Caporetto, esponente di quella scuola di scultori lignei che si affermò nelle valli del Natisone lasciando prodotti che, seppur attardati per gusto e per moda, risultano piacevoli nel loro esuberante barocco; l'impianto architettonico armonizza e si confonde con le sculture (quella di S. Antonio Abate, più grande delle altre, nel reparto inferiore centrale, e poi S. Antonio da Padova, un Vescovo, i Ss. Sebastiano e Stefano, l'Incoronazione della Vergine, S. Nicola, S. Maria Maddalena, S. Michele Arcangelo); l'intaglio è nel complesso di modesta qualità ma i colori sono vivaci, la decorazione varia e mossa, l'insieme senza dubbio buono. Al centro dell'altare, in basso, la scritta: «Adì 30 Junius / 1701 / P. di Caporetto / Procuratore di M. Tomaso Turcut». Anche nel presbiterio della chiesetta montana di S. Giorgio, da poco restaurata, sono riemersi buoni affreschi del XV secolo raffiguranti Apostoli. E stato da poco istituito, da parte dell'Amministrazione Comunale, il Museo della Terra dei Nove Castelli in cui si intende esporre materiale archeologico (soprattutto di epoca medioevale) recuperato nei castelli di Attimis e del vicino territorio. Da ricordare infine che a Forame un privato ha costituito un piccolo Museo del fossile in cui conserva reperti archeologici, storici, fossili raccolti in zona o provenienti da varie parti d'Italia e del mondo: può essere interessante una visita che il proprietario ben volentieri concede.
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