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 Cormòns (GO), 18 Gennaio 2003


 Santuario di Rosa Mistica


 CAMPANE

  

     CORMONS sta tra Gorizia e Udine. Alle sue spalle il Collio, ricco di vigneti e frutteti, punteggiato di chiese e ville, con boschi che si estendono al di là del vicinissimo confine con la Jugoslavia. Le origini sono antiche e gloriose: già sede dei patriarchi d'Aquileia, dominio dei conti di Gorizia e poi degli Asburgo fino alla prima guerra mondiale. In quella che è oggi la piazza centrale della cittadina, sorge il santuario di Rosa Mistica.

     Rosa Mistica è il nome dato a una piccola statua prodigiosa di Maria, incastonata come perla preziosa nel grande altare policromo della chiesa. La sua è una storia gentile che ebbe inizio verso il 1710. Scultore fu un certo Francesco Regola, cormonese, non grande artista, ma uomo di spirito. La statuina in legno e cartapesta, che la nobile Orsola de Grotta gli aveva ordinato per le sue alunne di catechismo, non era riuscita bene. Ma egli fu pronto a scusarsi con un profetico:, «La si quieti, signorina, vedrà che la mia statua, con tutti i difetti che le vuole trovare, non andrà molto che farà miracoli».

     Nel 1714 alcune giovani, per iniziativa di Orsola, formano una piccola comunità. Il loro nome "Sorelle della Carità della Dottrina Cristiana". Il loro conventino "Casa di Carità". La loro missione "insegnare alle 'putte' la dottrina cristiana" tutti i giorni, gratuitamente, nella propria casa. I Domenicani di Cormons curano la loro formazione spirituale, mentre la contessa Sulpizia di Strassoldo promette il sostegno economico. Dalla casa paterna Orsola porta con sé la sua Madonnina e la colloca su un modestissimo altarino nella poverissima casa. Nel 1718 le Sorelle si trasferiscono nel vecchio convento acquistato dai Domenicani e la Madonnina è con loro.

Nel 1723 madre Orsola porta provvisoriamente la piccola statua nella Casa Carità aperta a Romans, minacciata da avversar! potenti. Nel frattempo lei si reca a Vienna per chiedere la protezione perpetua all'imperatore Carlo VI, e a Roma per ottenere dal Papa Benedetto XIII il riconoscimento del suo sodalizio e l'approvazione delle costituzioni. Ottiene tutto ciò che le sta a cuore e anche di più. La Madonnina, che non vuole essere da meno dell'imperatore e del Papa, esprime anche Lei la propria benevolenza alle buone Sorelle in modo impensato: dall'oratorio dove è stata collocata fa udire una melodia divina che si diffonde per la casa, tre giorni di seguito. Eppure la spinetta è chiusa e nell'oratorio non c'è nessuno. I testimoni del prodigio sono meritevoli di fiducia. La gente dei paesi accorre per vedere, per pregare, e, se possibile, anche per sentire.

     Martedì, 15 gennaio 1737. Questa volta la Madonnina, riportata a Cormons, si fa "personalmente" viva. La giornata è fredda; soffia un vento gelido di tramontana, narrano le Cronache. Alcune fanciulle, le più mattiniere, stanno pregando davanti all'altarino prima delle lezioni. Improvviso un grido, un ripetuto e insistente chiamare la maestra: «Suor Giulia, venga, venga a vedere...». Quando arriva la maestra, restia a muoversi, vede anche lei una cosa meravigliosa: dal braccio destro della statua e dalla mano escono fittissime gocce, come di sudore, e sono così grosse che si possono contare, e sono tante che ne resta bagnato il velo e persino il vestito. Cominciano ad accorrere suore, sacerdoti, popolo. In breve la casa ne è invasa. Mons. Sertorio barone Del Mestri in qualità di superiore delle Sorelle e arcidiacono di Gorizia, massima autorità religiosa in quel tempo, nomina subito una commissione che esamini il fenomeno. Egli è il primo e il più attento scrutatore, devoto e rispettoso. Per più di 15 giorni la statua continua a "sudare". Sorelle e sacerdoti asciugano quella preziosissima rugiada con panni di lino, che vengono conservati come reliquie. Dopo accurati e rigorosi esami, costatata la oggettiva realtà dei fatti e la loro inspiegabilità, e prese in considerazione le prime strepitose guarigioni, la dichiarazione: qui è la mano di Dio.

     Il 21 marzo dello stesso anno ancora un segno prodigioso, l'ultimo. Protagonista è Mariannina Cipriani, una fanciulla di nove anni, che la "Cronaca" definisce "schietta e ingenua, semplice e di costumi angelici, devotissima di Maria". Davanti a lei in preghiera la piccola statua di Maria s'illumina, "il volto diventa più splendido del sole... dagli occhi escono come sprazzi di vivissima luce". Mariannina è inondata di dolcezza: la Vergine la guarda e le sorride! Così per due volte. "Alla fine lo splendore cesso e la statua della Vergine tomo qual era da principio".

     Due i fatti significativi che cambiano la storia del sodalizio. Quella sera stessa del 15 gennaio, la Madonna ridona la salute a Leonardo Cochar, di 79 anni, che lascia ai piedi della Vergine le sue grucce, per sempre. Accanto a quelle, un mendicante depone un soldino, chiesto lì per lì in elemosina a una signora; il suo gesto inatteso è seguito da tutti i presenti. Da questo momento grazie e offerte saranno continue. Le Sorelle ricevono l'ordine dell'arcidiacono Mons. Sertorio Del Mestri di annotare tutto scrupolosamente.

     Dalla "Memoria Storica" stralciamo solo alcuni titoli delle numerosissime grazie concesse dalla Beata Vergine di Cormons. "1. Donna liberata da un ulcere che incancheriva. 2. Storpio delle gambe e de' piedi risanato subitamente. 3. Incapace di muoversi per caduta mortale risanato. 4. Vista perduta recuperata. 5. Fanciulla mutola e perduta de' piedi sanata. 6. Giovane pazzo rimesso in cervello, 7. Donna liberata da tentazioni gagliarde; un suo figliolo discolo rimesso sulla strada della salute. 8. Signora liberata da intollerabili dolori" (pochi minuti dopo es-sersi applicata una particella del lino imbevuto del prodigioso sudore). L'autore afferma di aver scelto questi pochi racconti dalla "Cronaca", badando alla varietà più che al numero, ma di grazie descritte e autenticate ce ne sarebbero tante da compilarne un volumetto, anche se troppe non furono mai registrate. Scrive don Ottavio Lionelli su questo argomento: «Attesto con mio giuramento che essendo io continuamente in confessionario nella chiesa delle consorelle, da diversi paesi concorrevano persone in grandissimo numero, distanti centinaia e centinaia di miglia, a render grazie a detta Beata Vergine per le grazie ricevute, e continuamente ne ricevono ed appendono voti, come si vedono esposti nella medesima chiesa".

      24 novembre 1739. Solenne benedizione di una cappella, costruita in comunicazione con la chiesina e dedicata a "Rosa Mistica". Questo è il nome dato alla piccola statua, d'accordo con l'autorità ecclesiastica. Per esprimere meglio il nome, la Madonnina tiene in mano una bellissima rosa d'oro ricavata dalla fusione degli ori offertile dai suoi figli. Ogni sera, al richiamo della campanella, la cappella si riempie per la recita del rosario. Le messe sono continue. I fedeli si accostano in numero stragrande ai sacramenti, frequentano le funzioni liturgiche sempre molto devote, sono avidi di ascoltare le lezioni di catechismo delle Sorelle. La vita cristiana rifiorisce. Le immagini di Rosa Mistica, fatte stampare a migliaia, trovano nelle case il posto d'onore. Così silenziosamente Rosa Mistica si costruisce il suo primo piccolo santuario in Cormons, che allora faceva parte del patriarcato d'Aquileia.


 Prima immagine di Rosa Mistica stampata a Gratz nel 1738

     Nel 1743 la prima incoronazione di Rosa Mistica e del Bambino, in forma del tutto privata. Le due corone d'argento di finissima fattura sono dono dell'imperatrice Maria Teresa e delle sue dame di corte, consegnate personalmente a madre Orsola nel suo ultimo viaggio a Vienna. La piccola statua ora sembra completa. Appropriata quindi l'iscrizione posta sulle immagini: "Rosa Mistica, Madre della Provvidenza, Dispensatrice di grazie, prega per noi". Quel "Madre della Provvidenza" rivelerà nel 1866 il suo significato recondito.

     30 aprile 1779. Solenne benedizione della nuova chiesa che le Sorelle sono riuscite a far costruire grazie alla vendita degli ori votivi della Madonna e ai 12.000 fiorini ottenuti dalla benevolenza dell'imperatrice. Ma non a Rosa Mistica è dedicata la bella chiesa che s'affaccia sulla piazza, bensì a s. Caterina da Siena, patrona delle Sorelle. Per la Madonna soltanto la cappella di sinistra, che ben presto diventa un gioiello, tanta è la profusione degli ori che rivestono la statua e l'arca dorata che la racchiude. Dalla parte opposta un altare con una delicata tela di s. Teresa d'Avila, protettrice di Maria Teresa d'Austria. Sull'altare maggiore la pala di s. Caterina, con s. Giuseppe e s. Gaetano, e sulla volta della chiesa un delizioso affresco che rappresenta le mistiche nozze di Caterina con Gesù. Non poteva mancare il sarcofago della contessa Sulpizia che fece incidere, in latino, sulla lapide queste parole: "Sulpizia di Strassoldo, contessa del S.I.R. /prima insigne benefattnce / delle sacre vergini del cenobio cormonese /preparo a sé quest'urna sepolcrale /... /per vivere eternamente nelle anime di quelle/i cui cuori vincolò in un cuor solo /" 14 giugno 1727.    

     1812. Dopo tanto splendore, la fine. Per l'applicazione delle leggi napoleoniche anche le Sorelle della Dottrina Cristiana sono soppresse, i loro beni confiscati e messi all'asta, compresa la chiesa. La Madonna sacrilegamente derubata. La chiesa ridotta allo squallore, privata persino dei lasciti per le messe. Eppure, per volontà dei cormonesi, rimane sempre aperta. Narra l'autore della "Memoria Storica" che "sia i cormonesi, sia i forestieri nelle luttuosissime vicende del loro paese, nelle disgrazie, nei pericoli onde in generale e in particolare furono allora minacciati e poscia inesorabilmente colpiti, trovarono rifugio e scampo ai piedi della statua prodigiosa di Maria". E conclude: "Bisogna ben credere che la Vergine benignissima confortasse della sua materna protezione e ricoprisse col suo manto i suoi devoti, quando tutto congiurava a tenerli lontani da quella chiesa e da quell'altare ad essi tanto cari". Tuttavia un po' alla volta di Rosa Mistica si dimentica tutto, storia e nome. La gente la chiama semplicemente "la Madonute da lis muinis", cioè "la Madonnina delle monache". Un lumicino ad olio continua ad ardere davanti a Lei, rimasta ormai spoglia e insignificante così come quando era uscita dalle mani del mediocre scultore. Sembra scendere inesorabile la notte anche su Rosa Mistica. Ma non è così. La Provvidenza ha le sue vie e il suo tempo. Bisogna saper attendere.

     Nel 1866 si cominciano a intravvedere le prime luci di un giorno nuovo. Da Udine arrivano, accompagnate dal loro fondatore padre Luigi Scrosoppi, le prime Suore della Provvidenza. Hanno acquistato parte del vecchio convento delle Sorelle, hanno aperto una scuola popolare per le fanciulle, hanno ricevuto "graziosamente" in dono dall'imperatore Francesco Giuseppe la chiesa di s. Caterina, con l'obbligo di tenerla sempre aperta a proprie spese. Qui, alla fine, trasferiscono la casa generalizia per mettersi al sicuro dalle leggi soppressive del Regno d'Italia. Da questo momento comincia la rinascita della chiesa e della devozione a Rosa Mistica.

     La chiesa di s. Caterina. Era stata progettata dal carmelitano Carlo Corbellini di Brescia, famoso facciatista ai suoi tempi. Bella la facciata, piena di eleganza con le sue curve e controcurve, ma fondamentalmente lineare e vagamente neoclassicistica. Sui campanili ottagonali, dal coronamento "a cipolla" tipicamente asburgico, svettano due bandierine metalliche che portano intagliate date importanti per la storia della chiesa: "1778", la chiesa è terminata; "1879", le Suore della Provvidenza cominciano i grandi lavori di restauro. Sono urgenti dopo oltre mezzo secolo di abbandono. Enormi i sacrifici per le suore, ma invincibile la loro fede nella Provvidenza.

     Il gesuita padre Giuseppe Rossi di Modena, è l'uomo della Provvidenza per quella chiesa, di cui è cappellano. È lui, con la sua ansia di storico, a scoprire negli archivi manomessi della parrocchia docu-menti che riguardano le soppresse Sorelle e la storia meravigliosa della piccola statua. Una scoperta che entusiasmò tutti. Nel 1882 pubblica la "Memoria Storica della Statua prodigiosa di Maria Santissima - sotto il titolo di Rosa Mistica - venerata nella chiesa di santa Caterina delle RR. Suore della Provvidenza di Cormons". Con questo libretto "la Madonnina delle monache" esce dall'anonimato e riprende la sua identità. Le suore, che ora si rendono conto del tesoro che la Provvidenza ha loro affidato, decidono di riportare la chiesa e Rosa Mistica all'antico splendore.

     Una data da non dimenticare. Non risulta che le Sorelle della Dottrina Cristiana avessero mai commemorato l'anniversario del prodigioso "sudore" e neppure che fossero solite chiamare la Madonna con il suo nome di "Rosa Mistica". Nei loro manoscritti preferiscono parlare della statua della "Beata Vergine". Strano, ma è così. Saranno le Suore della Provvidenza della comunità di Porgine, nel Trentino, a celebrare il 15 gennaio del 1885, privatamente, la prima festa di Rosa Mistica, a far stampare le nuove immagini, a preparare il primo libro di preghiere e a far musicare la prima canzoncina. Era il primo passo. La superiora generale, madre Cecilia Piacentini, cormonese, ne è entusiasta e dispone nell'anno seguente che la festa sia estesa all'intera congregazione e sia preceduta da una novena per celebrarla meglio. E così si arriva alle solenni celebrazioni per il 150° anniversario del prodigioso sudore, il 15 gennaio 1887. Festosa la processione delle fanciulle biancovestite. Si da l'annuncio in chiesa che d'ora in poi ogni sera ci sarà la recita del rosario come ai tempi delle Sorelle. Però appena nel 1890 la Curia di Gorizia concede la autorizzazione a celebrare pubblicamente la festa di Rosa Mistica.

     Per un voto particolare - in seguito alla guarigione miracolosa di madre Giuseppina Doljak, superiora della casa, ottenuta per intercessione di Rosa Mistica -madre Cecilia fa precedere la festa da un triduo di predicazione al popolo e questo per 7 anni. Di fatto, il voto è destinato a diventare tradizione; non solo, ma alla fine della prima guerra mondiale il triduo diventerà ottavario per ringraziare la Vergine della protezione ottenuta.

     Nello stesso anno 1890, madre Cecilia da inizio alla "cassa di Rosa Mistica" in vista delle spese per l'incoronazione della Madonna, grande sogno di tutte le suore. Vi confluiranno i risparmi e le offerte delle comunità assieme al ricavato dei lavori di ricamo e di pittura, alla confezione dei fiori in seta e di piccoli oggetti artistici, in uso a quei tempi e nei quali le suore erano particolarmeme abili. Intanto la piccola statua comincia ad abbellirsi di gioielli in cambio delle grazie che Rosa Mistica concede. Stupenda è la rosa d'oro con brillante, che le è stata messa in mano da una donna riconoscente per aver ricevuto la grazia di una bambina insperata, nel 1898.

      Il 15 settembre 1899 c'è l'improvvisa visita del patriarca di Venezia, il card. Giuseppe Sarto che, fatto Papa, manderà per le corone due lucenti ametiste. Nel gennaio del 1905, a conclusione del triduo, si presenta una buona occasione per far cesellare le corone da un abilissimo orefice di Milano, con i gioielli che erano stati delle suore alla loro entrata in convento. Risulteranno magnifiche, tutte oro e perle preziose, con una fascia interna dove sta inciso rispettivamente "A Maria Rosa Mistica" e. "Le Suore della Provvidenza - 1906". Se le corone sono pronte, l'incoronazione è ancora lontana.

     Il 20 settembre 1931, l'incoronazione. Appena il Capitolo Vaticano ebbe concesso la facoltà della solenne incoronazione, la chiesa è rimessa a nuovo. Nuovo e imponente l'altare maggiore, ricco di marmi pregiati, che sosterrà d'ora in poi l'arca della Madonna. Nuovi gli angeli osannanti che popolano il catino dell'abside e sostengono il monogramma di Maria, tra gli Evangelisti su sfondo in foglia d'oro zecchino. Ma sono i cuori i primi a rinnovarsi, contagiati dall'ardore mariano di madre Adeodata Rizzi, superiora della casa e prima animatrice e promotrice del grande evento. Ed ecco il grande giorno. Nel duomo, alla presenza di 5 vescovi e un'infinità di clero e di popolo, la piccola statua di Rosa Mistica è incoronata per mano dell'arcivescovo di Gorizia, mons. Sedej. Un'ovazione interminabile! Poi processionalmente, da Regina, Rosa Mistica attraversa le vie di Cormons pavesate a festa, entra nel suo santuario, prende posto sul suo altare come su un trono. Quaggiù, felici le Suore della Provvidenza; lassù, le Sorelle della Dottrina cristiana.

Indirizzo: Santuario Rosa Mistica - Piazza Libertà
34071 Cormòns (GO) Tel: 0481 61881 - Fax: 0481 61571