Forni
di Sopra, 14 Luglio 2002
(Mappa 1a)
FORNI DI SOPRA (Ud)
907 metri s.l.m. - 88 km2 - 1.271 abitanti - C.a.p.: 33024
Frazioni/Località: Andrazza – Cella
Informazioni turistiche: Azienda di promozione turistica
della Carnia, v. Cadore 1, tel. 0433-886767, fax 0433-886686
Biblioteche: Biblioteca della Montagna, e/o C.A.I. (apre i
pomeriggi estivi)
Escursioni: Monte Simon - Cason Boschet - Forte Maiaron -
Clap Varmost - Forcella Giaf - Passo di Suola - Forca del Cridola – Forcella Ciana -
Forcella Risumiela
Campeggi e rifugi: Camping Tornerai, v. Nazionale, Andrazza,
tel. 0433-88035 (aperto tutto l'anno) - Rifugio Giaf, m. 1.405,
Vallon di Giaf, tel. 0433-88002 (aperto da giugno a settembre) -
Rifugio Flaiban Pacherini, m. 1.587, Val di Suola (aperto da giugno
a settembre)
Principali monumenti e opere d'arte - La Chiesa parrocchiale di Forni è un vasto edificio
ripristinato nel secolo XIX nel quale opere d'arte moderna convivono
con preziose realizzazioni della passata stagione artistica. Nel
presbiterio, grande affresco nel catino absidale eseguito dal
veneziano Giuseppe Micolini; nella volta a crociera i St Vita,
Giacomo, Floriano e Antonio dell'udinese Fred Pittino (1946) che nelle
pareti laterali affresca gli episodi del Discorso della montagna e di
Mosè che discende dal Monte Sinai, composizioni di vasto respiro
impaginate con molta chiarezza, memori nel colore pieno di brividi,
della tradizione dell'affresco settecentesco. L'altare di sinistra, in
legno dorato, è opera barocca dell'intagliatore gemonese Girolamo
Comuzzo che qui lavorò con i figli, come si legge nella scritta
incisa sul lato destro: 1646, Io leronimo Comucio con dui figlioli di
Gemona. La cornice comuzziana, elaboratissima e particolarmente felice
nelle decorazioni (si guardino la cimasa, le colonne, il ricco
paliotto) contiene una pala lignea della fine del XV secolo intagliata
e dorata da Domenico Mioni da Tolmezzo. Tra una sovrabbondante
decorazione gotica a fiamme e pinnacoletti, dieci scomparti contengono
altrettante statue dipinte di cui la centrale (Madonna con Bambino)
non è originale ma è stata eseguita dal Comuzzo. Le altre statue
raffigurano, dall'alto in basso e da sinistra a destra, ( Ss.
Maurizio, Gregorio Magno, Cristo in Pietà, Lorenzo, Vito, Sebastiano,
Giovanni Battista, Giacomo e Rocco. Le figure, isolate tra loro,
colpiscono per l'accentuato realismo dei volti fissi e gravi, per gli
occhi tondi che danno l'impressione di una misteriosa imperturbabilità.
Nella sagrestia, ora in canonica, un delizioso quadretto di scuola
austriaca del primo Settecento, raffigurante la Madonna tra i Santi
Rocco e Antonio da Padova adorata da devoti; ricorda un voto fatto per
la peste del 1511.
La Chiesetta di
S. Floriano, a Cella, costruzione di tutta semplicità risalente al XV
secolo, è uno dei momenti artistici di maggior interesse in Carnia. Vi
si conserva infatti, nel piccolo presbiterio, un ciclo d'affreschi, di
Gianfrancesco da Tolmezzo datato 17 aprile 1500; nella volta del coro
i Dottori della Chiesa, nelle pareti e nel sottarco figure di Santi.
Pur nella monotonia e nell'iterazione iconografica, rimane una delle
opere che meglio permettono di capire l'iter artistico del pittore
tolmezzino, qui nella piena maturità. Scompensi costruttivi (dovuti
alla collaborazione di allievi) impediscono di vedere una perfetta
unitarietà di stile, ma figure come quella della Madonna con Bambino
sull'arcone destro o della Maddalena nel sottarco rappresentano esiti
di felicità artistica raramente raggiunti da Gianfrancesco. Il S.
Valentino, affrescato nella navata sinistra, è attribuibile a
Giampietro da S. Vito, inizio XVI secolo: i colori spenti, le occhiaie
vuote, certi particolari dei volti, riconducono ad altri lavori di
questo artista. L'opera di maggior prestigio eseguita perla chiesa è
il polittico datato 1480 e firmato da Andrea Bellunello. Entro una
gotica cornice tricuspidata di aerea lievità, sono rappresentati su
fondo dorato S. Floriano al centro, Sante e Santi negli scomparti di
destra e sinistra, la Resurrezione e l'Annunciazione nelle cuspidi.
L'armonia dei colori, talvolta fin
troppo squillanti, l'allungamento delle figure, la ripetizione di
canoni padovani (nella Resurrezione ad esempio) e veneziani, desunti
soprattutto da Bartolomeo Vivarini, ed insieme l'horror vacui, la
fissità degli sguardi, l'incapacità o la mancata volontà di
differenziare la tipologia dei personaggi, sono in sintesi i caratteri
della poetica del Bellunello e fanno di questo polittico il suo
capolavoro.
Nelle
altre chiese del comune di Forni, portale gotico (1461) con tenui
fregi e lacerti d'affresco quattrocentesco in S. Giacomo in Vico,
affreschi dell'udinese (ma carnico per nascita) Giovanni Moro (1933) a
Madonna della Salute in Vico ed un bei trittico ligneo secentesco
contenente le statue dei Ss. Modesto, Vito e Crescenzo con ricco
paliotto in cuoio dipinto in S. Vito ad Andrazza. Un cenno infine
all'architettura rurale tipica di Forni, dal carattere distintivo
esterno molto evidente, con abbondanza di sovrastrutture in legno che
spesso nascondono alla vista il muro. Ne rimangono ancora molti
esemplari.
CAMPANE
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L'interno
della Chiesa parrocchiale |
Il
Coro Parrocchiale, che ha accompagnato la Santa Messa |
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Gonfaloni,
labari e gagliardetti, in occasione di un'adunata dei Gruppi e
Sezioni Alpine Carniche. |
"Biel lant a Messe" a Forni di Sotto,
merita un piccolo resoconto, non fosse altro per la sua distanza
(credo che sia la località più lontana da Leproso, restando entro
i confini regionali).
Era da un po’ di tempo che osservavo la carta,
notando quell’angolo del Friuli ancora inesplorato. Per Forni di
Sopra ero già transitato molti anni addietro, in un mio viaggio a
Cortina… ma in quell’occasione la stazione di partenza non era
Leproso, ma Collina di Forni Avoltri, dove stavo trascorrendo un
periodo di vacanza.
Per precauzione, avevo telefonato in parrocchia,
per avere informazioni sugli orari delle funzioni religiose, e per
chiedere il permesso di scattare qualche foto durante la
celebrazione della Santa Messa. Per la verità il Parroco non si è
mostrato particolarmente entusiasta della mia richiesta, adducendo
anche al fatto che alla cerimonia sarebbero stati presenti anche
"gli alpini", e che quindi ci sarebbe stata una certa
confusione. Questo particolare non mi ha per niente spaventato, anzi…,
se ci sono gli alpini ci saranno anche altri fotografi con i loro
flash, e quindi… Come prevedevo, durante la Messa oltre ad un
fotografo "ufficiale" ed un videoperatore con tanto di
piuma sul cappello, altre persone munite di macchina fotografica cliccavano
in tutte le direzioni, anche nei momenti più importanti della
cerimonia, nei quali non si dovrebbe farlo.
Sebbene fossi circondato da baldi alpini (allo
scambio del segno di pace quasi mi stritolavano la mano), ho trovato
spazio per scattare una serie di foto, impedito solo dallo sforzo
che dovevo compiere per sopportare gli oltre 900 metri slm di quella
località. Per me non era una novità, dato che io comincio ad avere
difficoltà respiratorie non appena supero i 500 metri di
altitudine.
Intorno alle 11.30 tutto era finito, e dopo
ancora qualche flash nella chiesa semivuota, ho superato l’ultimo
ostacolo, e cioè il raggiungimento della mia automobile, che avevo
parcheggiato in uno spiazzo privato con tanto di cartello che lo
vietava. Come faccio sempre, prima di partire rimando per qualche
minuto appoggiato alla mia vettura per prendere fiato e guardarmi
attorno. Facendo una veloce analisi mentale e "spuntando"
le varie operazioni svolte, mi sentivo soddisfatto perché avevo
portato a termine le fasi più importanti, come la registrazione del
suono delle campane, le fotografie alla segnaletica stradale all’entrata
del paese, ecc. Avrei potuto fare ancora di più, compresa la
partecipazione alla "pastasciuttata" organizzata dal
locale Gruppo A.N.A. di Forni, ma avrei dovuto allontanarmi dall’automobile,
e non me la sentivo di affrontare quello sforzo.
Mentre cominciava a piovere, mi sono fermato in
un locale per prendermi un panino e qualche cosa da bere, ma mi sono
dovuto accontentare di una birra… il primo alimento di quella
giornata. Più a valle avrei certamente avuto la possibilità di
mangiare qualche cosa e perciò, cessata la pioggia, mi sono
incamminato verso Forni di Sotto. Mi era comunque rimasto impresso
nella mente il cartello letto poco prima che indicava: Udine 95 km.
Pochi chilometri più a valle, mi sono fermato in
una simpatica "baita agrituristica", rifocillandomi con un
buon piatto di minestrone di verdure, seguito da polenta e mùs
(asino), un abbinamento insolito ma per niente male, specialmente se
accompagnato da un buon merlot o cabernet. Dello stesso mio parere
erano anche due alpini ed un’alpina, seduti nella stessa tavolata
sotto il porticato della baita, come si vede nella foto.
Scendendo lentamente verso la pianura, la
pressione calava e l’afa aumentava, ma il traffico era abbastanza
scorrevole, tanto che due ore dopo ero di nuovo a casa. Non posso
negare che per portare a termine questo viaggio abbia dovuto
metterci tutta la mia buona volontà, ma ero orgoglioso di aver
macinato tutti quei chilometri con quella vecchia bagnarola, senza
nessun confort. Dopo un buon bicchiere di latte freddo ed un’oretta
di ossigenazione, ero di nuovo fresco e pronto per una nuova
missione. Grasie Signôr…!
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