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Socchieve, 21 Agosto 2005

CAP: 33020 - Altitudine (s.l.m.): m. 407
Abitanti: 1.026 - Superficie: Kmq. 62,00

SOCCHIEVE - Storia e Descrizione
Socchieve è una delle borgate più antiche della Carnia, infatti è assai ricordata nel Medio Evo, a cominciare dall'anno Mille. La pieve di Socchieve è già menzionata dalla metà del secolo XIII in poi, ed è probabile che sia sorta in seguito alla soppressione del vescovado di Zuglio. Sullo stesso luogo dove ora sorge la pieve, doveva esserci in tempi remoti una vedetta preromana o romana, infatti la sua posizione permette di spaziare con lo sguardo su buona parte della valle del Tagliamento. A queste costruzioni seguì l'edificazione di un castello medioevale, che fu distrutto dal Patriarca Nicolò di Lussemburgo per punire il castellano di Socchieve, reo di aver partecipato, nel 1351, alla congiura della Richinvelda ai danni del Patriarca Bertrando. 
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Guida per la visita alla Chiesa di S. MARIA ANNUNZIATA in Castoia

ALTITUDINE - Sul livello del mare m. 479. Sopra Socchieve m. 72.

NOME - Castoia significa CASTRUM, cioè fortezza e castello di osservazione. Domina tutto il cosiddetto CANAL di SOCCHIEVE (val del Tagliamento) da Villa Santina al torrente Teria presso Cjamesans.

ORIGINI - Sul colle a piano artificiale di tufo compatto con tre pareti dirupate a picco, gli antichi romani avevano costruito un ottimo posto di osservazione.
     I primi cristiani, verso il 400 d.C. vi costruirono una Cappella dedicata a S. MICHELE con annesso Cimitero. Più tardi sorse una seconda Chiesetta dedicata a SANTA MARIA per le cerimonie festive. Dal 1361 al 1700 ne esisteva una terza, la più grande, ben distinta dalle altre due, ottenuta dalla trasformazione del castello dei Gismani. Era dedicata a S. STEFANO. Accanto c'era il campanile. Durante il terremoto del 28.7.1700 si rovesciò sulla Chiesa. Anche le altre due subirono gravi danni, per cui furono tutte e tre completamente demolite.

NOTIZIE STORICHE - Secondo documenti riportati dal Muratori, Castoia viene spesso ricordata nel 1000. Altri storici ne parlano nel 1150 e nel 1171. Probabilmente la Pieve sorse il seguito alla soppressione del Vescovado di ZUGLIO CARNICO nel 729 da parte del Patriarca Callisto. Allora si da memoria di OTTO Canonicati suffraganei del Vescovo, che poi formarono le prime otto Pievi della Carnia. Fra queste c'è S. MARIA ANNUNZIATA o DEGLI ANGELI in Castoia.
     Nel 1100 il Castello di Castoia con annessa Chiesa festiva e cappella funebre risultava infeudato a certi Gismani, imparentati ai signori di Osoppo. Risulta che i Gismani di Castola presero parte alla congiura ordita da vari nobili friulani e camici compreso quello di Luincis (Ovaro) contro il Patriarca Bertrando. Il cui successore Patriarca Nicolo, passò alla rivincita e fra le condizioni di pace volle distrutti i loro castelli. Fu fatta eccezione per quello di Castoia, dove il Gismano Roberto accettò di trasformarlo in Chiesa nel 1351. Fu consacrata 10 anni più tardi, cioè nel 1361.
La cronologia dei Pievani di Castoia comincia dal 1257, quando per la prima volta si fa cenno del PLEBANUS DE SOCLEVO col nome di GOTIFRET. Indubbiamente nome tedesco, perché la Carnia era legata al Norico fino a Klagenfurt, dove arrivavano i confini del Patriarcato di Aquileia.

GIURISDIZIONE - La Pieve di Castoia che adesso misura Kmq. 75, in origine si estendeva dal Filuvigna al monte Verzegnis, al Burlat, all'Auda, al Najarda, al Bivera, al Col Gentile. Comprendeva quindi anche le Parrocchie di Preone, Ampezzo e Sauris. Il primo smembramento avvenne nel 1642, quando Ampezzo e Sauris si separano da Castoia a causa delle frequenti alluvioni del Lumiei al ponte di legno a Mediis. La seconda ebbe luogo nel 1768 con la separazione di Preone da Pastoia per le gravi piene del Tagliamento. Nel 1765 vi era perito nelle acque anche il Pievano di ritorno da Preone sulla passerella di legno. Attualmente la Pieve comprende Socchieve e Casolari oltre Tagliamento, Nonta, Viaso, Mediis, Lungis, Dilignidis, Feltrane, Casolari di Pani, Priuso con i Casolari di Caprizi (gran mercato di capre). Alle estremità dei confini c'erano molte malghe. Così sul Burlat (Pezeit e Valon) sul Rest fino al Najarda e dietro, il Col Gentile (Mondiriù e Valuta).

CHIESA ATTUALE - La Chiesa attuale fu costruita lentamente dopo il terremoto del 1700. Fu utilizzato in gran parte il materiale delle tre distrutte. Nel 1707 era funzionante il coro con altare di legno che bruciò nel 1740 e fu costruito nel 1741 l'attuale acquistato nel duomo di Udine. Il campanile è del 1738. Le due navate laterali sono del 1840. L'organo, acquisto di seconda mano, fattura 1700 è del 1890. Il Battistero è del 1300. Gli affreschi, fattura Giovanni MORO ed aiutanti, sono del 1940. La Via Crucis e la Statua dell'Assunta sono del 1927. Le campane attuali del 1923.

TESORI - Fra i tesori si nota: 1) II Battistero di pietra e di legno del 1300; 2) Dieci Croci processionali; 3) Una croce con piedestallo a madreperla del 1500; 4) La pala dell'altare maggiore di N. Grassi del 1600; 5) Paramenti sacri del 1800.

 

 CAMPANE


         
 CANTI




SOCCHIEVE - Arte e Cultura

     La bella Chiesetta di S. Martino a Socchieve con la sua struttura architettonica (portico d'ingresso, campanile a vela, volta a capriate, copertura in coppi), rappresenta una delle costruzioni sacre più tipicamente carniche che esistano.
Ricchissimo il suo patrimonio d'arte: nella sagrestia e nel basamento dell'absidiola sono stati recentemente rinvenuti resti di affreschi romanici di buona qualità (Cristo in mandorla con simboli degli Evangelisti, lacerti di teste d'Apostoli, decorazioni) che attestano la vetustà dell'edificio.
Rovinato dal terremoto, ma lodevolmente restaurato, è il ciclo d'affreschi che Gianfrancesco da Tolmezzo, nato dal sarto di Socchieve Odorico Daniele forse proprio in questo paese, vi condusse nel 1493: Dottori della Chiesa nella volta del coro, Natività e Apostolo nella parete di fondo, Apostoli e Redentore nelle pareti laterali, Annunciazione e Santi sull'arco trionfale, otto Sante nell'intradosso, i Ss. Sebastiano e Rocco nei pilastri; nelle pareti dell'aula, a destra una composizione con S. Martino e il povero, a sinistra la Trinità e un Santo. Nell'arcone di sinistra la data e la firma dell'artista: "OPERA. D. ZUANE F. RANCISCO. DE/ TOLMEZO D. PENTOR. FII. D. M° DV/RI DANIEL. D. SOCLEVO. DE.LA. CHA/XADA. DE. QUELI. DEL. ZOTO. 1493".
I dipinti si raccomandano per la serena intimità di alcune scene (Annunciazione, Natività), per la dolcezza del modellato di alcuni volti, per l'attenzione al particolare nelle architetture d'ambiente, per l'accentuato caratteristico linearismo. Nella stessa Chiesa si trova anche una pala d'altare con le figure della Madonna con il Bambino, e due Santi nella parte superiore, di S. Martino e il povero, S. Sebastiano e S. Rocco nella parte inferiore. È l'ultima opera di Gianfrancesco da Tolmezzo, rimasta anzi incompiuta per la sopraggiunta morte del pittore a causa dell'epidemia del 1511 (la cornice lignea è solo in parte sua). Nella chiesetta anche un antico orologio fabbricato in Pesariis.
     Egualmente ricche di opere d'arte sono le altre chiese del comune. Nella Pieve di Santa Maria Assunta in Castoia, un massiccio fonte battesimale in pietra scolpita con motivo a squame (secolo XV), con copertura lignea (pregevoli intarsi di acero, sorbo e noce) del XVII secolo, ciborio del 1445, altar maggiore in pietra con statue dell'Annunciazione di Bartolomeo Zaghi da Venezia (1786), affreschi nel presbiterio e nella navata di Giovanni Moro (1940), una bella Madonna degli Angeli acquistata nel 1741 presso il pittore carnico Nicola Grassi, quadro di piccola dimensione pieno di mistico stupore. All'incrocio tra la strada che porta alla pieve e quella che da Nonta sale a Priuso, una Mainetta conserva rovinati affreschi di Gianfrancesco da Tolmezzo (ca. 1495) con Madonna Incoronata con Bambino nella parete di fondo e figure di Santi (Rocco, Sebastiano e altri) nelle volte, ancora in parte coperte di calce.
     Nella Chiesa di S. Giacomo a Priuso, tre statue lignee di Michele Parth da Brunico (ca. 1540) ed un piacevole bassorilievo con scena di processione; a Mediis, nella Chiesa votiva di S. Biagio (con bel portico) lacerti di affreschi proto-rinascimentali ed un bell'altare ligneo a sportelli di Michele Parth (ca. 1545) con statue della Madonna con Bambino tra i Ss. Biagio e Floriano nella parte centrale, i Ss. Antonio e Mauro in bassorilievo nella parte interna degli sportelli ed il Cristo che esce dal sepolcro nel basamento; all'esterno degli sportelli sono dipinti i Ss. Rocco e Agnese (?).
     È altare di un certo fascino che evidenzia le capacità ritrattistiche dello scultore altoatesino. A Dilignidis, nella Chiesa di S. Gottardo, una delle più belle Madonne con Bambino di Domenico da Tolmezzo, datata 1486, figura monumentale e nello stesso tempo soffusa di grazia. Nel coro sono stati da poco rimessi in luce rovinati affreschi gotici.
     Arte lignea anche a Feltrone la cui Chiesa parrocchiale possiede un altare attribuito alla bottega di Giovanni Martini (prima metà secolo XVI), con figure dei Santi titolari Vito, Modesto e Crescenzia entro una semplice, corretta cornice di qualche tempo posteriore. Pitture invece nella Chiesa di S. Giovanni decollato a Lungis: affreschi del 1554 di Giovanni Battista da Lozzo nel coro ed una tela raffigurante la Pentecoste firmata dall'udinese Giovanni Antonio Agostini (1550 ca. - 1630) che molto lavorò in Carnia come scultore ligneo e pittore: composizione affollata legata ancora a moduli cinquecenteschi.
 

Informazioni tratte da: 
GUIDA ARTISTICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA 
(
a cura di Giuseppe Bergamini )
dell'Associazione fra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia
http://www.prolocoregionefvg.org