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Monfalcone (GO), 7 Agosto 2005

CAP: 34074 - Altitudine (s.l.m.): m. 6
Abitanti: 30.277 - Superficie: Kmq. 20,22

Monfalcone - Storia e descrizione.
     Il luogo su cui sorse il primitivo nucleo abitato era situato in eccellente posizione fra il carso e il mare e fu sede anticamente di castellieri preistorici (Monfalcone, Gradiscata di Redipuglia, Rubbia, Romans).
     Anche i Romani non mancarono di insediarvi posti di vedetta e opere munite. Nel corso dei secoli X e XI il entrò a far parte del dominio del Patriarca di Aquileia; le vicende successive, sino al 1400, sono caratterizzate da frequenti lotte tra il Patriarcato ed i conti di Gorizia.
     Nel corso dei secoli XIII e XIV la fortezza sostenne, a più riprese, l'urto delle milizie isontine, durante le quali la cittadella subì gravi danni, che si protrassero sino alla fine del secolo.
     La città mantenne intatta la sua importanza anche dopo il 1420, anno in cui passò sotto il dominio veneto. Al crollo della Repubblica Veneta, nel 1797, passò all'Austria, insieme a tutto il territorio oltre l'Isonzo.
Il primo conflitto mondiale ha pesantemente inciso sul patrimonio culturale e monumentale della città, quasi interamente scomparso il Palazzo del Comune, il Palazzo Patriarcale, il Palazzo della Ragione e la Loggia.
www.turismo.fvg.it

Santa Messa
in occasione del tradizionale incontro annuale dei friulani nel mondo
organizzato dall'Ente Friuli nel Mondo



 CAMPANE



 Benvignut


         
 Predicje e Prejere a le Regjine dai Fogolârs

 La liturgia era accompagnata dal coro Grion di Monfalcone

         
 CANTI

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MONFALCONE - Arte e Cultura
     La prima guerra mondiale, con le sue distruzioni, ha pesantemente inciso sul patrimonio culturale di Monfalcone, città che ancora all'inizio del secolo XX contava non più di 3.800 abitanti e che in nessun'epoca fu particolarmente ricca di opere d'arte.
     Tra i monumenti storici di maggior interesse, da ricordare in primo luogo la Rocca, posta sulle alture che dominano la città, della quale anzi è diventata il simbolo. È una costruzione fortificata di origine medioevale, più volte rimaneggiata nei secoli, costituita da un robusto mastio circondato da una struttura muraria difensiva di forma circolare a sua volta circondata dai resti di un ampio castelliere preromano.
Un leone di S. Marco in pietra, inserito nel muro del torrione, sull'architrave della porta d'accesso al piano superiore; un'iscrizione del 1525 in cui vengono nominati il Luogotenente della Patria del Friuli Agostino de Mula e il Podestà di Monfalcone Giovanni Diedo, sono tangibile ricordo della lunga dominazione veneziana. Il leone sostituisce l'originale perso nel tempo: è stato scolpito nel 1957 nel laboratorio veneziano di Romeo dell'Era e donato alla Città di Monfalcone dal Comune di Venezia.
     In parte distrutta dalla guerra, la rocca venne restaurata per cura della Soprintendenza tra il 1950 ed il 1955. Dal 30 marzo 1970 è sede del Museo Speleopaleontologico della Rocca, nel quale sono esposti ordinatamente, entro vetrine, oltre diecimila reperti storici e scientifici.
     Moderna la costruzione del Duomo (1926-29), su progetto degli architetti romani Benigni e Leoni; il precedente, che possedeva tele venete di Palma il Giovane e altri pittori di fama, mobili intagliati da Matteo Deganutti ecc., fu abbattuto nella guerra 1915-18. Più recente ancora è il campanile (1960).
     Antica invece la Chiesetta di S. Polo (XV secolo, con il campanile costruito con le pietre del ponte romano che si trovava nei pressi della città), sede della sezione storica del Museo Carsico Paleontologico e Cimeli Storici.
     Celebre nel passato la Chiesa della Marcelliana, antico santuario già ricco di storia e d'arte, ricostruito a partire dalla fine del XVIII secolo, affrescato da Sebastiano Santi, muranese, nel 1844, e decorato dall'udinese Comuzzi nel 1890; nel 1943 il veronese Agostino Pregrassi ha affrescato ai lati dell'altar maggiore due scene con l'evento miracoloso della statua della Madonna e con il voto alla Vergine durante la pestilenza del 1386. Conserva una tardoromanica Madonna con Bambino in pietra (secolo XIII) sull'altar maggiore e, accanto all'ingresso, una stele funeraria (1836) dedicata alla madre da Marianna Pascoli (1790-1846) e dalla sorella Luigia (1815- 1882), monfalconesi, pittrici di qualche nome nell'Ottocento (soprattutto Marianna, che ebbe maestri privati ma che fu anche allieva del Canova che la ritrasse nel marmo; fu discreta ritrattista e miniaturista; Luigia, allieva della sorella, predilesse la pittura ad olio piuttosto che quella a pastello).
     Nella Chiesa di S. Nicolò (costruita poco prima del 1660), dalla semplice facciata, un altare in legno intagliato e dorato, unico superstite dei tanti che i documenti dicono essere stati eseguiti per le chiese della zona. Risale al XVII secolo e si compone di una parte inferiore con tre nicchie (divise da tonde, robuste colonne scanalate) in cui sono poste le statue di S. Nicolò (al centro), di S. Giovanni Battista e di S. Cristoforo; nel piano superiore, in nicchie di minor dimensione, l'Eterno Padre benedicente e le figurine dell'Annunciazione.
Eleganti motivi decorativi (preludio al barocco, ma non ridondanti) raccordano le varie parti: pur ignorandosene l'autore, pare di poter collocare l'altare (al quale il recente restauro ha restituito tutta la preziosità che gli deriva dall'abbondante uso dell'oro) nell'ambito della scultura lignea friulana del XVII secolo. Un cenno infine ai dipinti di Giovanni Bartoli e Rodolfo Zernetti nell'arco trionfale e nel presbiterio: risalgono all'epoca della seconda guerra mondiale e raffigurano scene del Peccato originale e della Redenzione.
     Da ricordare il Palazzo Comunale, costruito nel 1860 su progetto dell'architetto Parrucchetti in stile neoclassico (ma con qualche ammiccamento agli stili storici): vi si conservano due affreschi, provenienti dallo scomparso palazzo di proprietà di Giacomo Ricci detto "Capeler". Scoperti nel 1922, furono staccati e portati in Municipio; raffigurano due scene del Buon Governo e sono databili all'inizio del secolo XVI, opera probabile di un "pictor vagabundus" di formazione veneta, non dotato di sicura personalità. Una delle due scene evoca la condanna di un omicida (vi sono rappresentati: un giocatore accanto al tavolo da gioco, la condanna inflitta dal re, il giovane cui viene bruciata la mano); l'altra mostra un corteo di giovani.

Informazioni tratte da: 
GUIDA ARTISTICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA 
(
a cura di Giuseppe Bergamini )
dell'Associazione fra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia
http://www.prolocoregionefvg.org