Buja, 6 Marzo
2005
Santa Messa in occasione del 50° di fondazione della
Sezione AFDS di Buja
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Ai Donatori di sangue di Buia
di don Domenico Zannìer
Agli amici Donatori,
che di Buja sono gloria,
che dell'uomo hanno i valori,
sciolgo lode meritoria.
Vanno gli anni, ma non muore
quel bel dono generoso
che alla vita da fervore
e un impulso vittorioso.
Scorre il sangue nelle vene
di una vita rinnovata
e spariscono le pene
di creatura ormai salvata.
E non c'è più bella cosa
di donarsi e di donare.
L'esistenza è luminosa
nell'amarsi e nell'amare. |
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CAMPANE
Estratto dall'omelia
Prejere e cjant del donatôr
Intervento del Presidente della Sezione AFDS e del Sindaco di Buja;
Elenco delle varie sezioni presenti alla cerimonia
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50 anni di storia della
Sezione AFDS di Buja
di Adriano Debellis
Cinquant'anni non
bastano per raccontare la storia di un'Associazione che ha fatto della
solidarietà, così efficacemente rappresentata dal simbolo del
Pellicano che dona sé stesso, la ragione della propria esistenza.
Come per altre grandi iniziative, infatti, le radici dell'AFDS di Buja
affondano certamente in un terreno culturale adatto a nutrirle: un
terreno che, per il dono del sangue, doveva essere capace di
sensibilità e di attenzione per le necessità altrui.
A Buia, dunque, già nel 1949, su sollecitazione dell'Arciprete Mons.
Giovanni Chitussi, i primi Donatori di sangue aderivano
all'Associazione Libera di Volontari del Sangue, fondata a Udine il 13
luglio 1949.
In capo a pochi anni, nel 1954, grazie all'iniziativa della locale
Sezione Combattenti, si teneva una riunione nella Sala del cinema
Tabeacco, dove l'oratore Cavalier Pezzali, affiancato dal mai
dimenticato medico e benefattore doti Ottavio Vidoni, e da don Carlo
Cauero, allora Parroco di Madonna di Buja, informava la popolazione
delle opportunità e delle necessità relative alla trasfusione del
sangue e sollecitava adesioni all'AVIS Provinciale. L'efficacia
dell'informazione non tardò a dare i suoi frutti con i primi prelievi
effettuati dal prof. Roberto Venturelli nell'ambulatorio del dott.
Vidoni.
Il 27 marzo 1955 il dott. Vidoni invitava quindi tutti i Donatori di
Buja nella Sala Consiliare del Municipio, con un ordine del giorno in
cui compariva la proposta di istituire anche nel nostro paese la
Sezione Donatori di Sangue. La proposta veniva accolta ed approvata
all'unanimità e trovava attuazione concreta con l'elezione del nuovo
Consiglio Direttivo, che a sua volta nominava presidente il dott.
Vidoni e vice Presidente Don Carlo Cautero. Era l'atto di nascita
ufficiale dell'Associazione.
La prima manifestazione pubblica dei Donatori di Buja ebbe luogo
domenica 10 marzo 1957 nel Duomo di S.Stefano: proprio in quell'occasione
Don Cario Cautero benedì solennemente il Labaro della Sezione.
Nel 1958 la nostra Associazione, capeggiata allora dal compianto Comm.
Cav. Giovanni Faleschini, manifestava con chiarezza un'aspirazione
autonomistica che trovava riscontro nell'Assemblea del 15 Febbraio
1959, quando i Donatori presenti aderivano all'unanimità
all'Associazione Friulana Donatori di Sangue.
L'anno successivo, nel corso dell'Assemblea annuale ordinaria del
1960, il dott. Vidoni, oberato dai troppi e gravosi impegni di Medico
Condotto del Comune di Buja, lasciava la presidenza nelle mani del
maestro Eligio Piemonte, che con encomiabile impegno e dedizione si
sarebbe adoperato per trenta lunghi anni a guidare e far crescere il
sodalizio. Certamente Piemonte si assunse allora un onere oggi forse
inimmaginabile: la propaganda si faceva porta a porta, i mezzi erano
limitati e la collaborazione tutta da costruire, ma la giustezza della
causa, unita alla notorietà del maestro ed al suo carisma, fecero sì
che ogni Bujese di buona volontà fosse sensibile al richiamo della
solidarietà e si facesse senza indugio Donatore.
La famiglia del Dono cresceva negli anni. Si iniziavano a cogliere i
frutti di uno straordinario impegno sociale che portava la Sezione di
Buja a distinguersi tra quelle più attive.
I tragici eventi tellurici che colpirono i nostri borghi e il Friuli
intero nel 1976 portarono distruzione e lutti, ma anche tanta
indimenticabile solidarietà umana, che ci giunse espressa nelle forme
più diverse, come in una commovente rincorsa da tutto il mondo verso
le nostre comunità e le nostre necessità.
Anche per l'Associazione furono allora tempi difficili da gestire:
ciascuno si trovava con affetti e cose perduti e ima vita radicalmente
cambiata da equilibri sconvolti. Il grande cuore del libero
volontariato si era però fatto presente al nostro fianco per aiutarci
ed incoraggiarci a riprendere il più rapidamente possibile la
normalità quotidiana.
La nostra Sezione ebbe allora l'opportunità di allacciare fraterna
amicizia con le Sezioni AVIS dei Comuni di Berbenno, in provincia di
Bergamo, e di Nogara in provincia di Verona, capeggiate
rispettivamente dal Presidente Edvige Moretti Locatelli e dal
Presidente Renato Franzini. L'amicizia sfociava di lì a poco in uno
splendido rapporto di gemellaggio tuttora vivo e attivo.
Non si può dimenticare, nella corsa solidale alle nostre necessità di
quel tempo, il sostegno che venne dalla Comunità religiosa di Marano
Lagunare con a capo Don Elia, promotore di un'iniziativa di
accoglienza che vide i nostri bambini ospiti dell'Asilo Parrocchiale e
della generosità di tante famiglie maranesi.
La vita associativa, incanalata ormai sui binari della normalità,
trovava quindi espansione soprattutto grazie alla puntuale e capillare
promozione di carattere informativo e sociale offerta da apprezzate
serate di educazione sanitaria, manifestazioni pubbliche, convivi,
gite. La Sezione poteva crescere così non solo nei numeri che
quantificano le sue attività, ma soprattutto in ciò che più conta, e
cioè nelle donazioni di sangue, sempre più necessarie per andare
incontro al fabbisogno evidenziato dalle realtà ospedaliere.
Nel 1990 il maestro Piemonte Eligio lasciava il testimone della
Sezione a chi scrive. Si trattava di un impegno assunto con il grande
timore di non essere in grado di portare nuova linfa alla Sezione, ma
l'iniziale perplessità lasciava il posto, col passare del tempo, ad
una nuova fiducia corroborata dal sostegno dei collaboratori
Consiglieri di Sezione e stimolata dal continuo proposito di rendere
onore a chi ha creduto e continua a credere negli obiettivi
associativi.
Il primo grande banco di prova per la nuova presidenza si è fatto
avanti nel 1996, quando la Sezione di Buja ha ospitato il 38°
Congresso AFDS Provinciale. Era un traguardo molto atteso, che si
concretizzava proprio in coincidenza del 20° anniversario del
terremoto e offriva un'esperienza impegnativa, ma indubbiamente
gratificante per la sua splendida riuscita in una giornata di sole che
ha indubbiamente illuminato nel modo migliore l'immagine della nostra
bella Città di Buja. La manifestazione storica è stata commemorata m
quell'occasione con la fusione di una medaglia realizzata dal
compianto scultore Giuseppe Baldassi.
I tempi e le sempre più urgenti necessità di sangue disponibile non
lasciano indubbiamente spazio a momenti di immobilità o, peggio
ancora, di recessione. Per questo, fin dal Congresso del '96
l'attenzione dell'AFDS di Buja si è rivolta con crescente interesse
alle nuove generazioni che avanzano, e che ci auguriamo possano fare
propri i principi morali che animano il nostro Sodalizio.
In quest'ottica è stato ed è tuttora perseguito l'impegno di
coinvolgere le Scuole dell'obbligo operanti nel locale Istituto
Comprensivo, chiamate in causa con l'offerta di incontri informativi
di carattere medico, ma anche storico e culturale, riguardanti la
solidarietà attraverso il dono del sangue. Le scolaresche coi loro
inseguanti hanno sempre risposto con una partecipazione attiva ed
intelligente sia sul piano educativo che sul piano didattico, con
lavori di grande interesse e sensibilità.
In considerazione dell'importanza di un'informazione diffusa sul
territorio, si è anche creata la consuetudine di dare alla stampa una
serie di numeri unici che, sotto il titolo di "Donatori a Buja",
raccolgono di quinquennio m quinquennio le memorie di vita sociale
della Sezione ed arricchiscono vari campi di conoscenza con articoli
scientifici, culturali e socio pedagogici firmati da autorevoli
esperti.
In occasione del 45° di fondazione, la sezione ha inaugurato presso la
chiesa del Sacro Cuore, annessa al Centro Anziani, il Monumento AFDS,
fermamente voluto quale riferimento simbolico alla solidarietà umana e
cristiana. Il Pellicano che esso rappresenta porta iscritta la frase "II
Dono del Sangue è un dovere Sociale" e traduce nell'indelebile
consistenza del marmo il principio in cui ogni Donatore si identifica.
A pochi metri dal monumento, a partire dall'agosto 2003, il Centro
Anziani ospita tra l'altro la sede dell'Associazione, luogo
privilegiato di incontri e scambi per la programmazione dell'attività
sociale.
Il traguardo del 45° e quello attuale del 50° di fondazione sono stati
celebrati con fusioni ideate dall'artista Arnaldo Baldassi, nostro
Donatore, già autore in chiave pittorica della copertina per la
pubblicazione del 40°, che con grande sensibilità ha interpretato,
questa volta in modalità medaglistica, il simbolo dell'AFDS.
Con l'aiuto dell'Amministrazione Comunale di Buja, di Enti, di
sostenitori, di amici, collaboratori e persone che in ogni modo hanno
appoggiato le iniziative del sodalizio è possibile oggi affermare con
orgoglio che l'impegno della Sezione di Buja si è indirizzato in piena
sintonia con le linee della più ampia famiglia dell'Associazione
Friulana Donatori di Sangue. Essa infatti è in grado di distinguersi
tra le principali Associazioni di Volontariato svolgendo nel nostro
territorio un compito di livello sociale, culturale e sanitario
all'altezza della più nobile tradizione. Questo vasto patrimonio di
civiltà appartiene certamente a tutte le Genti Friulane, alle
rispettive Comunità, ai loro protagonisti. L'Associazione Friulana
Donatori di Sangue ne raccoglie gli ideali diventando realtà
privilegiata in cui si riconoscono i Donatori attivi, veri
protagonisti della sua storia, che tanto hanno concorso ad ottenere
quei risultati prestigiosi di Solidarietà che sono fonte di
gratificazione per noi e di riconoscente stima per chi vive intorno.
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