Principali monumenti e opere d'arte
La nuova Parrocchiale di Cordovado è sorta
nel 1950 su progetto dell'ing. Giovanni Paiero, dopo che era stato
scartato quello presentato da Domenico Rupolo. Costruzione in stile
composito, con facciata a capanna appena mossa da un occhio, è preceduta
da un nartece in pietra viva. È decorata con pitture del veronese Pino
Casarini (1962), qui in una stagione particolarmente felice della sua
produzione artistica. Il ciclo ferma alcuni episodi emblematici della
funzione salvatrice della vita di Cristo: si procede dall'Annunciazione
alla Madonna in trono con il Bambino, all'Ultima Cena, Crocifissione,
Deposizione e ad un magniloquente Giudizio Finale dominato dalla figura
di Cristo Giudice. Nella pala affrescata dell'altare è rappresentata la
Madonna con Bambino tra S. Andrea ed il Beato Tristano d'Attimis; nella
predella, Episodi della vita di S. Andrea e del Beato Tristano. La mensa
dell'altare ha decorazioni in ceramica policroma di Italo Costantini di
Treviso (1968): di grande effetto il Presepio con i gruppi dei pastori e
dei Magi in adorazione. Dello stesso Costantini son la Via Crucis in
terracotta (1967) e quattro trittici di Santi sulle pareti (1969).
Al pittore Casarini invece si deve la splendida porta in bronzo
(1961-62) con dieci formelle nelle quali sono raffigurati Fatti
dell'Antico e del Nuovo Testamento.
Nella chiesa si conservano anche opere provenienti
dalla vecchia parrocchiale: un fonte battesimale in pietra del
Cinquecento con coperchio in legno istoriato da Giuseppe Scalambrin
(1964) ed una serie di dipinti di buona fattura: Vergine allattante
incoronata da angeli (su tavola, proveniente dalla chiesa di S. Maria di
Campagna) di pittore tomasesco, secolo XIV; Ss. Lorenzo e Stefano, su
tavola, di Bernardino Blaceo, prima opera conosciuta del pittore udinese
(1530); Madonna del Rosario (1586 circa) di Giuseppe Moretto sanvitese,
con la bella serie dei misteri ad incorniciare le figure centrali;
Madonna del Carmine, di pittore veneto del XVIII secolo; pala del Nome
di Gesù, pregevole dipinto di Nicola Grassi (ca. 1730-40).
La vecchia Parrocchiale, allargata costruzione in stile
gotico, a tre navate, con portale del 1477 adorno della cordonatura e
dentellatura proprie di analoghe opere veneziane, oltre a due dipinti
settecenteschi, il primo (Purificazione della Vergine) databile al 1769,
firmato da Giuseppe De Gobbis che si rivela fortemente debitore
dell'insegnamento del Piazzetta, il secondo (la Madonna addolorata, un
angelo e un santo) di ignoto pittore veneto, ancora conserva tracce di
antiche pitture, malandatissimi affreschi con Dottori, Evangelisti e
Profeti nella volta del coro, attribuibili a Michele Stella (prima metà
del secolo XVI) e figure di oranti (parte di un Martirio di S. Andrea),
per le quali si può fare il nome di Giovanni Martini da Udine (inizio
secolo XVI).
Antichi affreschi anche nell'Oratorio di S. Caterina (S. Giorgio e la
principessa, Madonna allattante, Madonna col Bambino in trono tra i
Santi Caterina, Giacomo e due vescovi, tre Sante, tutti della seconda
metà del secolo XIV; i Ss. Sebastiano e Rocco del XV secolo e Trinità
del XVI) e nell'Oratorio di S. Girolamo in Castello (Madonna col Bambino
in trono tra due Santi, secolo XIV).
La chiesa con maggiori contenuti artistici è il
Santuario della Madonna, eretto tra il 1600 ed il 1603, tempietto
ottagonale con soffitto splendidamente intagliato da due artisti di
Motta di Livenza, dorato da Cataldo Ferrara (1656-58) e dipinto in
quegli stessi anni, negli otto ovali, da Antonio Carneo con figure di
Santi e Profeti,
completato inoltre di statue a stucco attribuite ad
Andrea dell'Aquila e dei dipinti di Giuseppe Moretto (Vergine
Annunciata), Baldassar d'Anna (S. Valentino, Crocifissione), Sante
Peranda (Natività di Maria). Nel presbiterio soffitto in stucco di
eccellente fattura di Andrea dell'Aquila (1613) con affreschi coevi di
Filippo Zaniberti (scene della Nascita e Assunzione della Vergine,
Apparizione e Fondazione del Santuario); nel coro, opere di Domenico
Soldi (Annunciazione) e di ignoti maestri veneti secenteschi.
Nel complesso la chiesa presenta momenti di rara
coerenza stilistica e si pone come uno dei centri primari per la
conoscenza dell'arte friulana e veneta del XVII secolo. Nell'Oratorio di
S. Urbano a Suzzolins, Ultima Cena di Giuseppe Buzzi (XVIII sec.) e
dipinto settecentesco, di imitatore di Sebastiano Ricci, raffigurante la
Madonna con Bambino ed i Ss. Floriano, Eurosia, Gregorio e Luigi Gonzaga.
Per quanto riguarda gli edifici civili, da ricordare
nel Borgo antico il Castello medioevale e la Villa Attimis
Freschi-Piccolomini, ed inoltre il Palazzo Bozza-Marrubini, con
affreschi storici e mitologici di Francesco Zamolo (1704-1712),
venzonese imitatore di Giulio Quaglio; Palazzo Marzin, con vedute
paesaggistiche e decorazioni a grottesche del XIX secolo: Palazzo
Cecchini, con decorazioni neoclassiche e scene allegoriche
ottocentesche.
Informazioni tratte da:
GUIDA ARTISTICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
(a cura di Giuseppe Bergamini
)
dell'Associazione fra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia
http://www.prolocoregionefvg.org
Castello di Cordovado
Il castello di Cordovado, situato probabilmente vicino ad un
"castelliere" preistorico e ad un successivo insediamento romano, fu
eretto intorno all'XI secolo per difendere il territorio dalle
scorrerie degli Ungheri. La favorevole posizione geografica della
fortificazione, posta in prossimità di un guado su un ramo del fiume
Tagliamento (da cui il toponimo "corte vedi"), le fece assumere nel
tempo notevole importanza, tanto da diventare residenza estiva e sede
sussidiaria dei vescovi di Concordia. Costoro nel secolo Xlll
assunsero predicato di marchesi di Cordovado e insediarono nel
castello un gastaldo con uffici militari e di giustizia. Nel 1306 per
tradimento di Gregorio Sguarra nei confronti della sede concordiese,
il maniero fu messa a dura prova. Ma già nel 1329 Artico di Castello,
nuovo vescovo di Concordia, riassumeva il feudo e ne restaurava la
difesa, che si mostrò tempestiva perchè seguirono varie lotte. Nel
1387 fu posto sotto assedio dai Carraresi e nel 1412 gli Ungheresi
espugnarono il fortilizio; vennero ricacciati dai Veneziani, i quali
se ne andarono
definitivamente dopo il riscatto operato da Enrico di Strassoldo, vescovo di Concordia. Nel 1418, per intervento di Tristano
Savorgnan, il castello fu ancora preso e incendiato. Risorse più tardi
e la comunità del luogo prese impegno di tenerlo in efficienza
utilizzando i dazi che avevano facoltà di riscuotere. Nel XVI secolo,
dopo i crolli causati dal violento terremoto del 1511, fu edificato
l'attuale palazzo sulle fondamenta dell'antico maniero. Della
struttura originaria del castello rimangono le due torri e parte delle
mura di cinta. Due torri inquadrano l'accesso: porte arcuate di
armoniosa struttura danno adito alle abitazioni vicine, incluse nel
tessuto stradale del paese sorto per naturale germinazione a ridosso
dell'antica difesa.
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