Gorizia, 20 Giugno 2004
Duomo
di Sant'Ilario e Taziano
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GORIZIA
84 metri s.l.m. - 41,11
km2 - 37.251 abitanti - C.a.p.: 34170
Frazioni/Località: Gradischiutta - Lucinico - Oslavia -
Piuma - S. Mauro - Piedimonte - Sant'Andrea |
Informazioni
turistiche: Pro Loco Gorizia,
v.Mazzini, tel. 0481-535415 - A.P.T. di Gorizia, v. Roma, tel.
0481-386224-5-6
Biblioteche: Biblioteca dell'Istituto di Sociologia
Internazionale, tei. 0481-533632 (apre mattino e pomeriggio dei
feriali escluso il sa.) - Biblioteca del Seminario Teologico, v.
Seminario 7, tel. 0481-85055 (apre la mattina dei feriali escluo il
sa.) - Biblioteca Popolare Slovena, Slovenska Ljudska, Knjisnica, D.
Faigel, via della Croce 3 - Biblioteca Provinciale di palazzo Attems,
e/o Musei di Borgo Castello - Biblioteca Statale Isontina e Civica, v.
Mameli 12, tei. 0481-81215 (apre mattina e pomeriggio dei feriali e
sa. mattina)
Musei e archivi: Archivio di Stato, v. dell'Ospitale, tel.
0481-532105 (apre la mattina dei feriali) - Biblioteca e Archivio
Storico provinciale e/o Musei di Borgo Castello (apre lu. e me. Dalle
9,30 alle 16,30 - ma., gi. e ve. dalle 9 alle 13) - Palazzo Attems
(momentaneamente chiuso) - Museo di Storia Naturale, v. Orzani 58, tel.04.81-531445
(momentaneamente chiuso) - Musei provinciali di Gorizia, b.go Castello
13, tel. 0481-533926-530382, fax 0481-534878 (apre da ma. a do. dalle
10 alle 20 - gi. fino alle 23 - lu. chiuso) - Castello, Museo del
Medioevo Goriziano, b.go Castello 36, tel. e fax 0481- 535146 (apre da
ma. a do. dalle 9,30 alle 13 e dalle 15 alle 19,30 - chiuso lu.) -
Museo della Sinagoga, Gerusalemme sull'Isonzo, v. G. I. Ascoli, tei.
0481-532115 (apre lu., ve. e sa. Dalle 16 alle 19 - ma. e gi. dalle 18
alle 20 - do. dalle 10 alle 13 - chiuso me. - per visite guidate
telefonare) - Villa e Parco Coronini Cronberg, v.le XX Settembre 14,
tei. 0481-538435 (apre festivo dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20 –
feriale dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 20 - chiuso lu.)
Escursioni: Sacrario Militare di Oslavia - Monte Calvario -
Monte S. Michele - Carso Goriziano - Parco dell'Isonzo
Associazioni: Gruppo Folcloristico Danzerini di Lucinico, v.
Camposanto 11 - Istituto per gli Incontri Culturali Mitteleuropei, v.
Mazzini 20, tei. 0481-535085 - Slovenska Kultumo Gaspa-darska Zveza
(Unione dei circoli culturali sloveni), v. Malta 2, tel. 0481-531644
Duomo
di Sant'Ilario e Taziano
Messa in gregoriano
VERBUM RESONANS
DIECI ANNI DI CANTO GREGORIANO IN FRIULI VENEZIA GIULIA
Decennale dei Seminari Internazionali di Canto Gregoriano 1994/2004
Organizzato dall'USCI-FVG
RINTOCCHI
ORE
L'interno del Duomo prima della Messa
...immagini durante
l'Eucaristia...
...animata dal Coro
Giovanile "Euterpe" di Sedegliano (UD)
CANTI
Il Coro Giovanile "Euterpe" di Sedegliano,
ha aperto il ciclo di Messe in gregoriano in programma nelle quattro
province della nostra Regione, organizzato dall'USCI FVG, nel quadro
delle manifestazioni per il decennale dei Seminari Internazionali
di Canto Gregoriano
IL SERVIZIO >>>
GORIZIA
Piccolo villaggio vicino ai guadi dell'Isonzo, non lontano dalla
direttrice principale dei traffici tra Aquileia e Emona (Lubiana), fu
l'antica sede di un castelliere preistorico. Venne citata per la prima
volta in un documento datato 28 aprile 1001 ,"quae sclavonica lingua
vocatur Goritia" con cui l'imperatore Ottone III donava metà castello
e metà territorio di Salcano (con la villa di Gorizia) al patriarca
Giovanni II e l'altra metà al conte Verihen del Friuli. Fin dall'XI
secolo la città si sviluppò urbanisticamente in due distinti ambiti:
il borgo castellano o terra superiore, con un ruolo
politico-amministrativo, e la villa o terra inferiore, con caratteri
agricolo-commerciali. Con una fisionomia urbana sopravvissuta fino ad
oggi la città, contea principesca che nel '500 passò tra i domini
ereditari di casa d'Austria, si allargò ai piedi del castello
diventando, nella seconda metà del XVIII secolo, sede arcivescovile
metropolitana con giurisdizione sulle diocesi di Trieste, Trento, Como
e Pedena. Attorno alla Cattedrale barocca dove venne trasferito gran
parte del Tesoro della Basilica di Aquileia, si sviluppò un nuovo
centro storico di impronta settecentesca che ospitava anche una
sinagoga ebraica a testimonianza dell'incontro di popoli e religioni
diverse.
Le due guerre mondiali danneggiarono gravemente la
città, e mentre dopo il 1918 la ricostruzione lasciò sostanzialmente
inalterata la fisionomia del centro, con il trattato di pace del 1947
il suo territorio venne notevolmente ridotto e la città fu divisa in
due parti dal confine italo-jugoslavo.
Monumenti e opere d'arte.
Simbolo della città è l'antico Castello,
possente struttura pentagonale chiusa entro un muro di cinta di forma
irregolare, con sei torri semicircolari, posto sopra una piccola
altura isolata a dominare la circostante piana.
Sorse nel Medio Evo su un luogo presumibilmente già
munito, anche se né reperti archeologici né, tanto meno, una qualche
documentazione avallano tale ipotesi.
Il castello così come si presenta oggi è il frutto di
un'operazione notevole di restauro e di riedificazione avvenuta dopo
la distruzione della prima guerra mondiale: durante i lavori, ultimati
nel 1937, poterono essere rimesse in luce le antiche strutture,
soffocate nel corso dei secoli da sovrapposizioni che avevano alla
fine conferito all'edificio quasi l'aspetto di una caserma austriaca.
Riemerse l'antico palazzo dei Conti del XIII secolo, che costituisce
la parte occidentale, riconoscibile per le cinque bifore di tipo
romanico; fu rimesso a posto il palazzo degli Stati Provinciali,
risalente al Quattrocento e sito nella parte orientale del Castello;
fu ridato - con un arredamento generalmente sei-settecentesco e con
opere d'arte per lo più provenienti dai Musei Provinciali - aspetto
antico anche all'interno, trasformando il luogo in gradevole meta
turistica.
Il Castello assume anche la dimensione di un museo del
folklore e di una pinacoteca: le splendide sale, tutte aperte e
visibili, sono arredate con preziosi mobili d'epoca (tavoli, credenze,
madie, sedili a trespolo, stalli lignei) e tra questi di particolare
interesse la collezione di cassapanche che presenta esempi databili
dal XV al XVIII secolo.
Ricca anche la raccolta dei dipinti dei pittori di area veneta e
tedesca: dipinti di genere (Ragazzo con mela e Cucitrice) del
goriziano G. M. Lichtenreiter (secolo XVIII); una
quattrocentesca Madonna con Bambino (scultura lignea), un busto in
marmo del conte Enrico di Auersperg firmato dal padovano Tommaso
Bonazza (1771), dipinti (Storie di Giuseppe) del goriziano
Antonio Paroli (1688-1768), del veneziano Nicolò Bambini
(1651-1739), due grandi quadri con Le figlie di Loth e Mosè salvato
dalle acque, del friulano Vincenzo Lugaro (inizio secolo XVII),
il sacrificio di Isacco. Ed ancora, dipinti di Giambettino
Cignaroli (La Trinità appare a Gerolamo Miani, 1751), di Palma
il Giovane (Adorazione della Croce, ca. 1601), del Chiozzotto
(S. Vincenzo Ferreri, ca. 1760-70), ed una bella Madonnina in legno
che riflette i modi giovanili di Domenico da Tolmezzo (ca.
1470).
La Sala del Conte e la Corte dei Lanzi fanno da
suggestiva cornice a concerti, serate di poesia, incontri e
conferenze. La Sala del granaio ospita un'ampia sezione didattica
costituita da pannelli, plastici, stazioni informatiche appositamente
realizzate, strumenti attraverso i quali si legge la storia della
contea di Gorizia.
È attivo un servizio didattico per la scuola
dell'obbligo con lezionigioco che si svolgono in questo spazio: è
possibile usufruirne gratuitamente previo appuntamento.
Scendendo dal Castello verso il borgo antico della
città, si incontra la Chiesetta di S. Spirito, eretta, a
partire dal 1398, dai fratelli di origine toscana Giovanni e Michele
Rabatta, e fortemente restaurata dopo i bombardamenti della prima
guerra mondiale. Di modeste dimensioni, presenta nella asimmetrica
facciata un campaniletto a vela in forma di trifora. Le finestre
trilobate ed il protiro della facciata, pensile così come le absidiole
nel fianco orientale fiancheggianti un'abside più ampia, le danno un
vago tono fiabesco, mentre la fitta costolonatura gotica all'interno
la avvicina a tante consimili chiesette tre e quattrocentesche di tipo
sloveno. All'interno, alcune tele di scarsa rilevanza artistica.
Nei pressi, nel bel complesso edilizio costituito dalle
cinquecentesche case Dornberg e Tasso e dalla chiesetta
ottocentesca che le raccordava, ha sede il Museo di Storia e Arte
di Borgo Castello, che attualmente ospita anche le collezioni dei
Musei Provinciali, sorti nel 1861 ed ospitati nella prestigiosa sede
di Palazzo Attems Petzenstein edificata da Nicolò Pacassi
ed ora in fase di restauro.
Nei sotterranei trova posto, dal 1990, il Museo
della Grande Guerra: dieci sale di particolare suggestione,
coperte a volta e mantenute in pietra a vista, in cui si ripercorrono
le tragiche vicende del fronte dell'Isonzo.
Al pianoterra, nelle sale di Casa Dornberg, è esposta
una selezione di opere della pinacoteca antica. La pittura veneta del
Settecento è rappresentata dai dipinti di Giambettino Cignaroli,
Francesco Pavona, Francesco Fontebasso e Marco Ricci, mentre
l'ambito locale è rappresentato dalle opere di Antonio Paroli e
Johann Michael Lichtenreiter. L'Ottocento è rappresentato da
Giuseppe Tominz, il ritrattista ufficiale della borghesia
triestina e goriziana di cui sa cogliere le caratteristiche essenziali
non solo nelle fisionomie tanto ben riuscite, ma anche negli aspetti
della moda - la preziosità degli abiti femminili, i gioielli - e
dell'arredamento che completano i suoi ritratti.
Sempre al pianoterra, ma nelle sale di casa Tasso, è
esposta una selezione di opere del Novecento. Sono presenti i maggiori
pittori locali, da Italico Brass al gruppo dei Futuristi
giuliani Sofronio Pocarini, Rudolf Saksida, Luigi Fattorello a
Giannino Marchig, Arturo Nathan, Adolfo Levier, Vittorio Bolaffio,
Luigi Spazzapan e ancora Carlo Sbisà, Dyalma Stultus, Mario
Lannes, Edoardo Del Neri, Gino De Finetti.
Al primo piano di casa Dornberg è allestita la sezione
tessile dove particolare attenzione è riservata alla produzione e alla
lavorazione della seta, un'industria che nel Goriziano ebbe
particolare sviluppo e fortuna in epoca teresiana. Si possono ammirare
manufatti e strumenti legati all'industria serica, nonché abiti di
particolare pregio e interesse per la storia del costume.
Al primo piano di Casa Tasso, in un ambiente originariamente destinato
ad esposizioni, hanno trovato provvisoriamente sistemazione la sala
consultazione della Biblioteca e l'Archivio storico provinciale.
In particolare l'Archivio comprende i documenti
relativi all'attività di governo degli Stati goriziani dal 1500 al
1861 e una serie di altri fondi tra i quali l'archivio dell'I.R.
Società Agraria e quello del Teatro, urbari, manoscritti e mappe
censuarie dal Medioevo all'Ottocento. Nella sala antistante la
Biblioteca un suggestivo allestimento propone una serie di ritratti
femminili e alcuni tra i più significativi gioielli delle collezioni
museali. Si possono ammirare sia gioielli di produzione locale, dalla
fine del Settecento a tutto l'Ottocento, sia preziosi provenienti da
importanti botteghe orafe come quella del Catellani di Roma.
Il Duomo di Gorizia, così come molte altre
chiese della città e dei dintorni, è andato in gran parte distrutto
nella guerra del 1915-1918 ed è stato poi ricostruito mantenendo
quanto più possibile la forma originaria. La facciata, moderna, è
opera dell'architetto E. Caraman (1924).
La chiesa primitiva fu ampliata e ricostruita, su
progetto del bergamasco Felice Lorenzo Maiti, nel 1682: egli
conservò a mo' di presbiterio l'abside con volta archiacuta e
costolonata, strutturando l'interno a tre navate con galleria sopra le
navate laterali. Nella decorazione barocca con magnifici stucchi,
nella articolazione degli spazi, financo nei banchi dei fedeli la
chiesa assume un vago sapore nordico.
Completamente perduto il grande affresco con la Gloria
celeste, che Giulio Quaglio, comasco per lunghi anni attivo in
Friuli, aveva dipinto nel 1702, il duomo presenta comunque begli
altari marmorei sei e settecenteschi arricchiti da statue (i Ss.
Ilario e Taziano, nell'altare maggiore, sono stati eseguiti nel 1707
da Giovanni e Leonardo Pacassi), un pulpito con bassorilievo
del 1711, la pietra tombale scolpita da m.o Vito da Brescia, in stile
gotico, con l'immagine in bassorilievo dell'ultimo conte di Gorizia,
Leonardo, morto a Lienz il 12 aprile 1500, pale d'altare di pittori
goriziani (Raffaele Pich e Giuseppe Battig) ed una grande pala
nell'abside con la Madonna ed i Ss. Ilario e Taziano e, in basso, il
castello di Gorizia, dipinta da Giuseppe Tominz nel 1825.
Dal fondo della navata destra si entra nella Cappella gotica annessa
al duomo: la volta (che è quella dell'antica chiesetta di S. Acazio),
costolonata, conserva stinti affreschi (angeli, simboli degli
Evangelisti, Trinità) di gusto nordico protorinascimentale, ancora
legati al mondo tardogotico.
La chiesa più importante di Gorizia è però quella di
S. Ignazio, dalla scenografica facciata, in piazza della
Vittoria, già piazza Grande, dove fa bella mostra di sé la
Fontana del Nettuno eseguita prima del 1756 dal padovano Marco
Chiereghin su progetto di Nicolò Pacassi.
La costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1654, ad
opera dei Gesuiti giunti nella città una quarantina d'anni prima.
Officiato già nel 1680, l'edificio era tuttavia privo della facciata
che venne eseguita intorno al 1721-23 su progetto dell'austriaco
Christoph Tausch (1673-1731), gesuita ed allievo di Andrea
Pozzo, il quale innestò felicemente gli elementi del barocco
austriaco su una struttura di chiara derivazione italiana, in
particolare romana.
La facciata, che si svolge su tre piani, ha un bello
slancio verticale ed è affiancata da due torri campanarie cui
conferisce una insolita nota la copertura di rame in forma di cipolla.
L'interno, privo di transetto, con abside tronca, è a navata unica
arricchita da tre cappelle per lato, sopra le quali corre una
galleria.
Nel presbiterio altare costruito nel 1716 da
Pasquale Lazzarini (con statue dei Ss. Luigi Gonzaga, Francesco
Saverio, Francesco Borgia e Stanislao Kotska). Dietro l'altare si
staglia il grande affresco con la Gloria di S. Ignazio (danneggiato
dalla guerra) che il Tausch dipinse nel 1721, aderendo
all'enfasi barocca di derivazione romana negli stupefacenti effetti
scenografici, pur con qualche carenza nell'impostazione prospettica.
Ai lati episodi della vita di S. Ignazio, dipinti da Eugenio
Moretti Larese nel 1863.
Gli affreschi della volta, ottocenteschi, sono
dell'udinese Lorenzo Bianchini. Gli altari hanno pale di
Clemente Delneri (S. Francesco Saverio, 1920), Franz
Lichtenreiter (1764, Deposizione), Raffaele Pich (S.
Barbara, 1861), pittori goriziani, o di ignoti autori (Ss. Raffaele e
Tobiolo, secolo XVIII; Transito di S. Giuseppe, secolo XVI;
Immacolata, 1736).
Tra le altre chiese, un cenno almeno merita la Chiesa di S. Rocco,
secentesca, con facciata rifatta nel 1898 su disegno di Giovanni
Brisco. All'interno, Via Crucis, di Antonio Paroli (secolo
XVIII).
Il principale Museo di Gorizia ha sede in uno dei più
prestigiosi e maestosi palazzi della città, il Palazzo Attems
Petzenstein costruito su progetto di Nicolò Pacassi,
ultimato nel 1754 ed esemplare per la comprensione del linguaggio
artistico dell'architetto viennese-goriziano.
L'edificio, che consta di un corpo centrale aggettante
con apertura serliana al piano nobile e di due ali laterali, termina
con un coronamento a balaustra con statue. Per il nitore delle forme,
la morbidezza del chiaroscuro e certi effetti pittorici, si è sempre
fatto riferimento al linguaggio palladiano e longheniano; converrà
tuttavia tener presente anche l'influsso esercitato dalle esperienze
austriache e barocche e da quella corrente classicistica tardobarocca
legata alla scuola di Fontainebleau che aveva trovato ampi consensi
alla corte di Vienna. Come si è detto, è attualmente in fase di
restauro, al termine del quale nuovamente ospiterà i Musei
Provinciali, e la Pinacoteca antica segnatamente.
Tra i vari palazzi di cui Gorizia è ricca e che si
raccomandano talvolta anche solo per un elemento architettonico (un
portale, un balcone, una scala), degno di nota è il Palazzo
Attems-Santa Croce, costruito su progetto di Nicolò Pacassi
nel 1740, passato in seguito ai conti della Torre, poi ai baroni
Ritter-Zahony ed ora sede del Municipio della città. Agli inizi
dell'Ottocento fu in parte modificato, tanto che di originale conserva
solo lo scalone a due rampe, la loggia posteriore e il tempietto nel
parco.
Al palazzo è annesso un vastissimo Parco, con imponenti alberi, un
tempo famoso per le specie esotiche e per la raccolta di camelie,
considerata la migliore dell'intera Europa.
Altri palazzi degni di rispetto sono il Palazzo
Arcivescovile (all'interno dipinti di qualche interesse), il
Palazzo della Prefettura, Palazzo Werdenberg (sede della
Biblioteca Statale Isontina), Palazzo Rabatta e Palazzo
Lantieri, già castelletto dei conti di Gorizia, che nella sala
d'armi ha un interessante fregio a fresco raffigurante scene di
caccia, l'assedio del castello di Gorizia, Muzio Scevola, gli Orazi e
i Curiazi, l'assedio dei Turchi a Vienna nel 1529; la tradizione
attribuisce l'opera al trentino Marcello Fogolino ed anche se
pare difficile pensare ad un'esecuzione di mano stessa del maestro,
rientrano tuttavia nella poetica del pittore il tono di cantastorie
che si rinviene nelle scene, la freschezza compositiva, la moltitudine
delle minute figurette, l'uso di colori piacevoli e vivi, il gusto per
il paesaggio arioso.
La bella Villa Coronini è sede della Fondazione
omonima, nata per volere testamentario dell'ultimo Conte Guglielmo
Coronini, morto nel 1990. È un ente privato con personalità giuridica,
avente come scopo e finalità quello di custodire e preservare tutte le
collezioni presenti al suo interno.
La villa, costruita nel 1594, comprende oltre trenta
sale con arredi originali e un'annessa cappella gentilizia del XVII
secolo. Al momento sono oltre una decina le sale visitabili: l'Atrio
principale, la Biblioteca, con una boiserie di legno di noce che corre
lungo tutto il perimetro della stanza, la Camera da letto del '700 con
letto a baldacchino e arredi d'epoca, la Camera di Carlo X dove morì,
nel 1836, l'ultimo re di Francia, la Camera da letto del Conte
Guglielmo, un salottino veneziano, il Salone centrale con preziosi
mobili francesi del XVII secolo, la Stanza del Vescovo, con tele
prestigiose del XVII, XVIII e XIX secolo, la Camera da letto del Conte
Francesco e il salottino.
Ricche ed eterogenee le collezioni: la quadreria con
dipinti dal XVI al XX secolo, con interessanti attribuzioni a
Bernardo Strozzi, Prospero Fontana, Tintoretto, Giambettino Cignaroli,
Rosalba Carriera, Elisabeth Vigèe Le Brun, Giuseppe Tominz, Alessandro
Magnasco, Rubens e Monet.
Fra i pittori del Novecento locale: Crali, Del Neri
e Brass; poi i disegni - Piazzetta, Caucig e Guardi - e le
stampe - Luca di Leyda, Goltzius, Carracci, Rembrandt e Tiziano
- sono solo alcuni nomi; presente anche un corpus di stampe
giapponesi: Hokusai, Toyokuni e Hiroshige. Ancora le monete
antiche, gioielli, abiti d'epoca, argenti, porcellane e ceramiche,
mobili e tappeti, sete, damaschi e pizzi.
Imponente la parte archivistica e libraria: oltre
15.000 volumi di saggistica (XVII-XX secolo) e un corpus di documenti
fra cui codici miniati, incunaboli, salteri, pergamene medioevali,
bolle papali e alberi genealogici.
La villa è circondata da uno splendido parco all'inglese che si
estende su quasi cinque ettari, sviluppato su diversi livelli
altimetrici con suggestivi scorci: statue seicentesche, scalinate,
terrazze e fontane. Le essenze botaniche sono quelle tipicamente
mediterranee: palme, tassi, cedri, pini marittimi, lecci, lauri, una
centenaria quercia da sughero, nespoli del Giappone, bamboo e un
Ginkgo Biloba. Fra le piante da fiore: magnolie, oleandri, rose e
camelie.
Altra recente istituzione è il Museo della Sinagoga
Gerusalemme sull'Isonzo. La Sinagoga, costruita nel 1756, sorge
nell'antico ghetto di Gorizia. Gli spazi interni, articolati e
suggestivi, ospitano al pianterreno il museo didattico, che riserva
ampio spazio alla storia dell'ebraismo goriziano e ai suoi più
illustri rappresentanti.
Oggetti, documenti, pannelli didattici e strumenti
informatici permettono al visitatore di conoscere personaggi ed eventi
della storia della comunità israelitica goriziana che tanto ha
contribuito alla vita culturale e sociale cittadina che ha nel
filosofo Carlo Michelstaedter, nel glottologo Graziadio
Isaia Ascoli, nel pittore Vittorio Bolaffio solo alcuni dei
principali protagonisti. Una saletta a parte è dedicata
all'esposizione permanente delle opere pittoriche di Carlo
Michelstaedter, messe a disposizione dalla Biblioteca Civica.
La vita del grande filosofo goriziano, morto suicida a
soli 23 anni, è illustrata anche da strumenti multimediali. Una
scalinata conduce al tempio, situato al primo piano dell'edificio, che
ha mantenuto immutato l'aspetto settecentesco, con marmi, fregi e
arredi originali.
A fianco della Sinagoga, si trova il settecentesco
cancello in ferro battuto proveniente dal cortile della "casa Ascoli",
da cui si accede al giardino dedicato a Bruno Farber, il più giovane
degli ebrei goriziani deportati. L'Associazione Amici di Israele, che
cura per conto del Comune l'apertura e le attività della Sinagoga,
organizza durante tutto l'anno diverse iniziative (esposizioni,
concerti, incontri, riproposizione di feste tradizionali, degustazioni
di cibi ebraici, itinerari di visita guidati).
Nel Seminario Arcivescovile, buona raccolta di codici
medioevali nei quali si conservano miniature dei secoli XIII e XIV. Il
complesso dell'ex Monastero di S. Chiara, attualmente in fase di
ristrutturazione, è destinato ad ospitare il Museo Diocesano d'Arte
Sacra, con opere d'arte di grande interesse, tra le quali la pala
d'altare dipinta da Giannantonio Guardi e il ricco Tesoro di
Aquileia con oreficerie di eccezionale fattura risalenti al periodo
romanico e gotico.
Nella frazione di Lucinico, la Chiesa parrocchiale,
ricostruita nel 1926 dopo le distruzioni della prima guerra mondiale,
con richiami allo stile romanico, presenta nel presbiterio un dipinto
(la Salvezza in Cristo, 1927) di Giulio Aristide Sartorio,
affreschi di Leopoldo Perco pittore di Lucinico (1884-1955) e
sculture (altari, capitelli, bassorilievi) del gradiscano Gian
Battista Novelli (1879-1965).
Nella Chiesetta di S. Rocco, affreschi tra i più
antichi del Goriziano: nella parete di fondo, la Pietà tra i Ss.
Sebastiano e Rocco, nelle pareti gli Apostoli: databili al 1535 circa,
sono riconducibili allo stile del pittore veneziano (ma abitante in
Udine) Gaspare Negro e del figlio Arsenio.
Informazioni tratte da:
GUIDA ARTISTICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
(a cura di Giuseppe Bergamini
)
dell'Associazione fra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia
http://www.prolocoregionefvg.org
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