biel lant a Messe a ...

Spilinberc, 3 Avrīl 2004

Messa par furlan, in occasion de...
Fieste de Patrie dal Friūl

La Storia
Era il 3 Aprile 1077 quando a Pavia l'Imperatore Enrico IV sancģ la nascita della Patria del Friuli, come premio alla lealtą del Patriarca Sigeardo che, durante la guerra civile contro l'Imperatore, si era schierato dalla sua parte. Per l'Imperatore l'appoggio patriarcale era stato fondamentale per riaffermare il suo potere, e per altro, il Patriarca era un suo vecchio amico, essendo stato suo cancelliere per molti anni.
«Si costituiva cosģ - spiega lo storico Giancarlo Menis nella sua “Storia del Friuli" - un vasto e compatto territorio che doveva sottostare alla giurisdizione feudale del Patriarca, In poche parole veniva fondato quel "principatus Italiae et Imperii" politico-ecclesiastico, che sanciva una realtą sociale gią consolidata attraverso un lungo processo storico che, di lģ in avanti, per tre secoli e mezzo, avrebbe unito i friulani in forme sempre pił elevate di vita civile".
Negli anni successivi si sarebbe affiancato al Patriarca un altro potere, il Parlamento della Patria, dove si riunivano il clero, i nobili e i rappresentanti dei comuni. Gią nel XIV secolo il Parlamento era diventato la pił grande assemblea legislativa, il maggior tribunale d'appello e amministrativo, riuscendo a controllare lo stesso Patriarca.
Per questo suo importante significato il 3 Aprile rappresenta anche oggi un momento fondamentale per la comunitą friulana, una vera festa nazionale per rievocare e ripensare in chiave moderna le forme di autogoverno e rappresentativitą che, per molti anni, hanno caratterizzato la Patria del Friuli.
Quest'anno le manifestazioni anno avuto inizio il 26 Marzo su tutto il territorio friulano e si sono concluse con una grande festa popolare il 4 Aprile a Spilimbergo, dove tutti i friulani, sia cittadini che amministratori, si sono ritrovati.

La Storie
Al jere il 3 di avrīl 1077 cuant che a Pavie l'imperadōr Indrģ IV al sancive la nassite de Patrie dal Friūl, come premi ae lealtāt dal Patriarcje Siart che - intant de vuere civīl cuintri dal imperatōr - si veve schierāt de sō bande. Par l'Imperadōr, che i brusave inmņ la umiliazion di Canosse, la poie patriarcjāl e jere stade fondamentāl par tornā a afermā il so podź e, paraltri, il Patriarcje al jere un so vieri amģ, jessint stāt par tancj agns so cancelīr.
«Si costituive cussi - al spieghe il storie Giancarlo Menis te sō "Storie dal Friūl"- un vast e compat teritori che al veve di sotstā ae uniche jurisdizion feudāl dal Patriarcje. Intune peraule al vignive fondāt chel "principatus Italiae et Imperii", pulitic-eclesiastic, che al sancive une realtāt social za consolidade mediant di un lunc procčs storic e che, di lģ indevant, par trź secui e miec, e varźs unīt, i furlans in formis simpri plui elevadis di vite-civīl».
Tai agns a vignī si sarčs zontāt al Patriarcje un altri podź, il Parlament de Patrie, dulā che a sintavin il clero, i nobii e i rapresentants dai comuns. Za tal-XIV secul il Parlament al jere deventāt la massime assemblee legjislative, il maiōr tribunāl dģ apel e aministratīf, rivant a controlā il stes Patriarcje.
Par chest so grant significāt, il 3 di Avrīl al rapresente ancje in dģ di vuź un moment impuartant pe comunitāt furlane, une vere fieste nazionāl par memoreā e ripensā in clāf moderne lis formis di autoguvier e rapresentativitāt che par cetancj secui a ąn caraterizāt la Patrie dal Friūl.
Chest an lis manifestazions a son scomenēadis il 26 di Marē su dut il teritori furlan e si son sieradis cu la grande fieste popolār che si tignūde il 4 di Avrīl a Spilimberc, dulą che ducj i furlans, sedi citadins che aministradórs, si son cjatāts

DUOMO DI SANTA MARIA MAGGIORE

Questa «splendida festa di immagini e colori a lode della Vergine Assunta» oltre ad essere il vanto della cittą č il pił solenne e venerando monumento eretto in Diocesi in onore della Madonna e tra i pił preziosi e ricchi d'arte di tutto il Friuli.
Sette secoli ci dividono da quel lontano 4 ottobre 1284 quando il Vescovo concordiese Fra' Fulcherio di Zuccola vi benedisse, con grande concorso di popolo, la prima pietra augurale. Da allora fino ad oggi le alterne vicende della gente del borgo si sono intrecciate con quelle della Chiesa e del vicino Castello dei Signori di Spilimbergo.
Carestie, peste, guerre, visite illustri, terremoti hanno scandito il tempo lasciandovi purtroppo segni indelebili.
Mai come ora perņ questo gioiello d'arte e di fede č stato soccorso, curato e guarito con sapienti interventi sia nelle strutture portanti sia nel decoro dell'arredo.

Nato in stile romanico, la cui costante č pił che evidente nella facciata a capanna, l'arco a tutto sesto, il portale di settentrione, l'articolazione interna col presbiterio a levante, č cresciuto poi, fino ad ultimazione lavori, sotto l'influsso dell'arte gotica che si annuncia nell'arco trionfale, le ogive, i capitelli dei pilastri e le grandi arcate delle navate. Per abbellire tutta la struttura basilicale e renderla funzionale alle officiature con amboni, altari, cappelle, organi, stalli, quali e quanti architetti, intagliatori, pittori e taiapiera vi lavorarono su commissione! Alcuni noti e famosi, altri anonimi di cui solo lo splendore dell'opera ne tramanda il buon gusto e la maestria. Vennero dal comacino, dal campionese in epoca medioevale a «taiar piera» come mastro Zenone nel 1376 a cui dobbiamo lo splendido portale a settentrione; dal caronese come Giovanni Antonio Pilacorte che, aperta bottega qui a Spilimbergo, vi lavorņ per il Duomo dove č possibile ammirare la sua opera maggiore: la Cappella del Carmine (1428).
La pennellata dell'affresco absidale risalente al 1350 o ci ricollega invece alle novitą introdotte da mastro Vitale da Bologna che in contemporanea andava affrescando il Duomo di Udine.
Anche Giovanni Antonio de' Sacchis detto il Pordenone approdņ a Spilimbergo dove seppe cogliere magistralmente i fermenti culturali della cittą interpretandoli poi nelle splendide tele e formelle dell'organo.
Decorazioni e affreschi abbellivano quasi tutte le pareti interne ed esterne del tempio, segni ormai in gran parte scomparsi o divenuti illeggibili (risalenti pił o meno alle stesse epoche), come possono ancor testimoniare qua e lą lacunose tracce e lacerti.

 Immagini all'interno del Duomo durante la Messa

 

 presentazion de cerimonie

 cjants e prejeris

 prejeris e intenziōns

 

 cjants e fināl


 L'interno dei Duomo alla fine della cerimonia

A sinistra, trź bielis fantatis furlanis. A destra Ilvia Mulloni , la direttrice del coro che ha accompagnato la Messa, con due coristi.