Trivignano Udinese, 8
Febbraio 2004
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TRIVIGNANO
UDINESE (Ud)
43 metri s.l.m. - 18.31 km2 -
1.735 abitanti circa - C.a.p.: 33050 - Prefisso telefonico: 0432 |
Frazioni/Località:
Clauiano - Merlarla - Melarolo
Biblioteche: Biblioteca, comunale e/o Municipio (apre
i pomeriggi di lu. e ve.)
Associazioni: Circolo Culturale, v. Palma (mostre,
manifestazioni culturali)
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La parrocchiale in
una giornata di nebbia |
CAMPANE
L'interno della
parrocchiale con gli altari laterali
Alcuni momenti della
cerimonia...
TRIVIGNANO
UDINESE (Ud)
La Storia
Le origini ed il nome Trivignano sono chiaramente riferibili al
tempo dei Romani, anche se, in località limitrofe, recenti ritrovamenti
archeologici hanno confermato la presenza di insediamenti in epoche
ancora più arcaiche.
Il nome Trivignano rappresenta comunque un tipico caso di toponimo
romano, il cosiddetto prediale: durante il basso Medio Evo, le terre
incolte dell'agro aquileiese vennero distribuite ed affidate a cittadini
e legionari romani provenienti da Aquileia (fondata nel 181 a.C.);
questi vi si stabilirono in maniera fissa, dando origine a dei villaggi
(i pagi). Il nome pertanto deriva probabilmente da un certo Travinus.
L'Ambiente e le sue
Risorse
Il territorio del Comune di Trivignano Udinese si estende per circa
kmq 20, comprendendo anche le frazioni di Clauiano, Merlana e Melarolo,
è posto nella zona pianeggiante, a nord della linea delle risorgive,
alla confluenza del torrente Torre con il fiume Natisone.
L'ambiente è caratterizzato da estese aree coltivate e da boschetti
frammentati. Particolare, per quanto concerne la flora, è la presenza
del pioppo nero, della farnia e dell'olmo, dell'acero campestre e della
nordamericana robinia; nella zona della confluenza dei due corsi d'acqua
sopracitati, considerate le favorevoli condizioni del sito, si riscontra
anche una nidificazione costante di diverse specie di uccelli, fra i
quali il grucione, il lodolaio, l'occhione e l'averla cenerina.
Il Piano Urbanistico Regionale ha definito il territorio sopra descritto
"un ambito di tutela ambientale, paesaggistico e faunistico". La
pianura, particolarmente fertile, si presta ad un'inclinazione
prevalentemente agricola; non mancano comunque le attività artigianali e
della piccola industria.
L'edilizia residenziale è in espansione e favorita; si nota inoltre la
tendenza al recupero ed al restauro di edifici storici antichi,
soprattutto nel borgo rurale di Clauiano.
(Tratto da:
http://193.42.81.170/trivignano/default.asp)
Principali monumenti ed opere d'arte.
La Chiesa parrocchiale risale al Seicento, con qualche
rimaneggiamento eseguito nei secoli successivi. Costruzione di modesta
qualità artistica, consacrata nel 1663 da Giovanni Delfino, ha portale
in pietra del 1639, unica navata con presbiterio leggermente
sopraelevato.
Conserva opere d'arte di epoche diverse: gli affreschi del soffitto del
coro con Apostoli e Trinità sono dovuti a Carlo Zorzi (1938); quello
della navata, con l'Assunzione della Vergine (copia del dipinto
tiepolesco alla Purità) è stato eseguito dall'udinese Domenico Molinari
(1783). Degli altari, grandioso il maggiore, contenente una pala nella
quale spicca la figura possente di S. Teodoro dipinta intorno al 1661
dall'udinese Fulvio Griffoni (1589-1664); di bella foggia, ricco di
marmi colorati, con angioletti che sorreggono tendaggi (scultore Enrico
Merengo?) è il secentesco altare delle reliquie, secondo a destra; il
primo a destra contiene una pala con la Madonna con Bambino e i Ss.
Giacomo, Girolamo e Nicolò (Giacomo Secante, fine secolo XVI); nel primo
a sinistra con elaborate colonne tortili, bella statua in marmo della
Madonna del Rosario, vicina ai modi di Enrico Merengo. Nel coro e in
sagrestia, lavori di intaglio del cividalese Matteo Deganutti (secolo
XVIII).
La Chiesa parrocchiale di S. Giorgio a Clauiano conserva ancora
numerose opere d'arte che ne scandiscono la storia. Tra esse, meritevole
di attenzione un fonte battesimale cinquecentesco, attribuibile al
lombardo Carlo da Carona: pesantemente imbrattato da maldestre
sovrapposizioni di colore, si distingue per i putti che sostengono la
coppa ed è sormontato da una cupola di rame dipinta (XVII secolo).
Piacevolissima è l'orchestra, laccata di bianco e contenente
bassorilievi con Storie della vita di S. Cecilia, dovuti
all'intagliatore Luigi Piccini (o Pizzini) che li eseguì nel 1899: è uno
dei maggiori raggiungimenti di questo abilissimo "artigiano" largamente
attivo in Friuli tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento.
Tre pale d'altare di discreta fattura: quella inserita nell'altar
maggiore marmoreo, eseguito nel 1699 dal goriziano Pasquale Lazzarini,
rappresenta S. Giorgio che libera la principessa dal drago. È opera
settecentesca - malamente leggibile per il suo stato di conservazione -
apprezzabile per la calibrata armonia dei volumi, per l'abile gioco di
chiari e scuri, per l'accentuato dinamismo delle figure.
L'Adorazione dei Magi, che si rifà ad esemplari post pordenoneschi (amalteiani
soprattutto), è dipinto secentesco, situabile intorno al 1690; può
essere attribuito al pittore carnico Osvaldo Gortanutti, che eseguì un
quadro simile per Fossalta di Portogruaro. Benché i colori siano spenti
e le figure alquanto sgrammaticate, è tuttavia un prezioso documento
dell'attività del Gortanutti e - per la foggia delle vesti dei
personaggi, per l'accuratezza con cui sono dipinte le oreficerie che
alcuni di essi tengono in mano - anche una testimonianza viva
dell'ambiente friulano del XVII secolo. Il terzo dipinto, nell'altare
settecentesco di S. Sebastiano, raffigura il Crocifisso tra i Ss.
Sebastiano, Carlo, Nicolò e Rocco; nella parte inferiore, le anime
purganti (che sembrano un'aggiunta più tarda): opera di maestro
friulano, è databile all'avanzato XVIII secolo.
Informazioni tratte da:
GUIDA ARTISTICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
(a cura di Giuseppe Bergamini
)
dell'Associazione fra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia
http://www.prolocoregionefvg.org
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