Tarcento,
10 Agosto 2003
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TARCENTO (Ud)
230 metri s.l.m. - 34 km2 - 8.500 abitanti circa - C.a.p.:33017
Frazioni/Località: Coja - Molinis - Aprato-
Ciseriis - Collalto - Collerumiz - Loneriacco - Malmaseria -
Sammardenchia - Sedilis - Segnacco - Stella - Zomeais
Informazioni turistiche: Pro Tarcento, v. Morgante 14, tei.
0432-785392
Biblioteche: Biblioteca Comunale, v.le Matteotti, tel.
0432-791471 (apre ma. dalle 15,30 alle 19,30 - me., gi. e ve.
dalle 15 alle 19 - sa. dalle 8,30 alle 12,30)
Musei e Archivi: Museo Naturalistico, Palazzo Frangipane
Escursioni: Passeggiata sul Torre - Sentiero del Sole sulla
Riviera di Coja - Sentiero delle Cascate di Crosis a Zomeais -
Sentiero sul Monte Bernadia - Vivaio Forestale a Pradandons -
Giardino Fenologico in v. Pascoli - Cascate e Lago di Crosis |
L'esterno della
parrocchiale di S. Pietro Apostolo
CAMPANE
L'interno della
parrocchiale prima e durante la Santa Messa...
...animata dal Coro del Fogonâr Furlan di Milano
(con Marco Rossi all'organo), e dall'Assemblea
dei fedeli, tra cui una folta delegazione proveniente dai Fogolârs della Lombardia e
da altre Regioni d'Italia
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A sinistra, il Coro del Fogonâr Furlan
di Milano. A destra, l'organo recentemente restaurato
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Principali monumenti e
opere d'arte
La Chiesa
parrocchiale di S. Pietro Apostolo risale al periodo romanico ma,
rifatta nel secolo XV (la facciata con gotico portale è del 1425), venne
in seguito modificata ed ampliata: alla metà del secolo XIX si
prolungarono verso levante le navate laterali e all'inizio del Novecento
si completarono i lavori di ingrandimento del presbiterio. Oggi si
presenta con semplice e spoglia facciata (accanto sorge la massiccia
torre campanaria, dovuta al capomastro tarcentinoAnnibale Boldi,
1730-1741) nella quale ha un certo peso lo strombato portale archiacuto,
interno a tre navate (molto ampia quella centrale) e imponente
presbiterio. Non mancano le opere d'arte di un certo peso: certamente la
più spettacolare è il grande altare maggiore secentesco in marmo, ricco
di statue di buona fattura, acquistato nel 1813 dalla chiesa di S. Maria
della Cella a Cividale. Contiene una pala d'altare raffigurante la
Consegna delle chiavi a Pietro, opera un po' teatrale ma molto corretta
ed esemplata sull'antico, di Odorico Politi (prima metà del secolo XIX).
Nel coro, anche decorazioni, raffigurazioni sacre (Crocifissione nella
lunetta. Dottori della Chiesa nei pennacchi, figure simboliche nella
cupola, 1905) del gemonese Francesco Barazzutti, il cui figlio Giuseppe
nel 1927 dipinse nella cripta la Cappella-ricordo dei Caduti di Tarcento
nella grande guerra, dedicata a S. Antonio da Padova. L'altare della
Madonna del Rosario, al sommo della navata sinistra, risale alla fine
del XVIII secolo: edificato tra il 1796 ed il 1799 su disegno di Pier
Maria Cortenovis, venne materialmente eseguito dall'altarista e scultore
udinese Adeodato Parlotti cui spetta il bassorilievo con la Madonna del
Rosario e Santi nella mensa. La struttura classicheggiante dell'altare,
piacevole per l'armonia delle proporzioni e per lo slancio esaltato
dalle belle colonne con capitello corinzio, non risulta affatto alterata
dagli elementi scultorei figurati, come sono le sei statue a tutto tondo
poste nella zona del timpano o le testine di angioletti alati che
abbelliscono i dadi su cui insistono le colonne che contornano la
nicchia, dentro alla quale è posta la statua lignea della Madonna del
Rosario intagliata intorno al 1895 da Luigi Piccini di Udine, quindici
riquadri con i Misteri dipinti da Carlo Boldi, tarcentino, nel 1807.
L'altare dei Ss. Martiri analogamente a quello della navata destra, è
opera settecentesca e contiene una bella pala recentemente restaurata
che raffigura la Purificazione di Maria, scena affollata compresa entro
un'elegante architettura ad archi: è stata attribuita - come ipotesi di
lavoro - al bergamasco Vincenzo Orelli (1751-1813) e datata alla fine
del secolo XVIII. Nel soffitto della navata, in uno dei due riquadri
centrali (l'altro è vuoto) un affresco raffigurante l’Assunzione della
Vergine, 1874, del cortinese Giuseppe Ghedina cui si devono anche i
quattro tondi con gli Evangelisti, sempre nel soffitto della navata, e
la Confessione di S. Luigi Gonzaga e S. Carlo Borromeo nella cappella
adiacente il coro ora trasformata in sagrestia. Composizione ricca di
figure, divisa in due parti (purtroppo danneggiate dal terremoto),
l'Assunta è una delle migliori realizzazioni del Ghedina, pittore
formalmente corretto un po' troppo «accademico», con notevoli vicinanze
alla poetica dei «Nazareni». Al 1926 e 1927 risalgono due bei quadri di
Titta Gori, pittore di Nimis, appesi alle pareti delle navate laterali:
in essi si evidenzia (si veda ad esempio la Carità) l'adesione
-ritardata- al movimento dei Preraffaelliti che caratterizza tutta
l'opera del pittore friulano.
Causa il terremoto molti fatti artistici del Tarcentino sono andati
perduti; si è salvata la Chiesetta di S. Eufemia a Segnacco, uno
degli edifici votivi più conosciuti del Friuli, costruzione trecentesca
ad aula preceduta da un portico con pietra a vista, all'interno della
quale si trova la statua lignea di maggior prestigio del trecento
friulano, S. Eufemia, ora sostituita da una copia (l'originale è al
Museo Diocesano d'Arte Sacra): policromata e dorata, databile a poco
oltre la metà del XIV secolo, fu eseguita da maestro friulano attento
alla coeva produzione scultorea dei veneziani de Santis e forse anche
dei maestri d'Oltralpe. Nella chiesa anche un affresco attribuito a Gian
Paolo Thanner (Madonna con Bambino e Santi, 1512) nell'arco trionfale e
una pala d'altare raffigurante i Ss. Silvestre, Stefano e Margherita
(pittore friulano del secolo XVII).
Nella comparrocchiale, a Segnacco, importante ciclo di affreschi
di Lorenzo Bianchini nella volta del coro e della navata (1880). Nella
Chiesetta della SS. Trinità di Villafredda a Loneriacco, inserita
in un notevole contesto architettonico (borgo medioevale
abbastanza raro in Friuli), pala d'altare del 1785 dovuta al pittore
tricesimano Giovanni Battista Tosolini (la SS. Trinità che incorona la
Vergine) ed altare laterale di Adeodato Parlotti (fine secolo XVIII) con
bella pala d'altare marmorea raffigurante l'Annunciazione. A Collalto.
Chiesa parrocchiale del 1825 (il cartello turistico all'estemo
indica come costruttore l'architetto tolmezzino Domenico Schiavi che
però morì nel 1795) con altare maggiore marmoreo di Bartolomeo Rizzotti
di Artegna (1905) e due altari laterali settecenteschi. Due tele da
ricordare: una Sacra Famiglia di pittore friulano del secolo XVIII ed
una Madonna con Bambino e Santi che pare di Luigi Fletti (secolo XIX). A
Coia, nella nuova Chiesa di S. Lorenzo, pala e paliotto
dell'altar maggiore settecenteschi (resto della precedente chiesa) ed
affresco absidale del pisano Paolo Maiani (1999: Cristo in croce tra
fedeli oranti e S. Lorenzo).
Alcune chiese sono state ricostruite: così ad Apralo, S. Maria del
Giglio, in cui è stato ricollocato il grande altare ligneo degli
inizi del Seicento attribuito a G. A. Agostini, miracolosamente salvato
con incredibile, sapiente e paziente restauro da parte di Francesca
Tonini e Francesco Del Zotto; S. Biagio (o Ognissanti) in
cui è stata ricollocata la pala cinquecentesca raffigurante la Trinità,
S. Biagio e tutti i Santi prima allogata in S. Eufemia; vi hanno trovato
anche spazio due statue lignee, di S. Biagio (modesta opera del XVI
secolo) e della Madonna in preghiera, di ottima fattura, attribuita a
Leonardo Thanner (fine secolo XV).
Argomento di molto interesse è quello riguardante i palazzi e le case di
Tarcento, che ancora conservano -nonostante le recenti distruzioni-
affreschi o decorazioni di buon interesse per lo studio dell'arte
friulana: Palazzo Frangipane, del XVI secolo, ora sede del
Museo Naturalistico; Villa Angeli (ex Zai) con decorazioni
del primo Novecento del gemonese Francesco Barazzutti; Villa Pontoni,
detta «Palazàt» (secolo XVI); Villa Moretti, bell'esempio di
architettura del XX secolo; Villa Valentinis a Collalto (secolo
XVIII).
Nell'osteria del «Gjal Blanc» a Segnacco, esistevano significativi
dipinti del 1935 di Loris Pasquali, toscano, rappresentanti le stagioni
e tre diversi momenti della giornata (il mattino, il pomeriggio, la
sera): figure umane intente a vari lavori (il pescivendolo o la
lavandaia, l'uccellatore o la fanciulla che vendemmia) per simboleggiare
con fresca e accattivante vena realistica lo scorrere del tempo: sono
stati trasferiti nel ristorante «La Balotarie» di Loneriacco.
Informazioni tratte da:
GUIDA ARTISTICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
dell'Associazione fra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia
http://www.prolocoregionefvg.org |