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Antro (Pulfero), 2o Luglio 2003


 San Giovanni d'Antro visto dalla statale 54


CAMPANE


 L'interno della parrocchiale

 Immagini riprese durante la celebrazione dell'Eucaristia


 La Santa Messa è stata animata dal Coro interparrocchiale di Pulfero

Presso Antro in una grande grotta, luogo tra i più caratteristici del Friuli e ad un tempo fenomeno ipogeo di grande interesse, è stata costruita nel 1477 la Chiesa di S. Giovanni dall'architetto sloveno Andrea da Skofja Loka, parte sul fianco del monte, parte all'interno della grotta stessa. L'aula è ovviamente di piccole dimensioni, la volta a crociera. Nella grotta, alla quale si arriva dopo aver salito più di cento gradini, sono stati creati due criptoportici in mattone, sia per lo scorrimento delle acque che per sostegno della pavimentazione della Chiesa; nella grotta-Chiesa è allogato un altare ligneo settecentesco di scuola slovena contenente statue cinquecentesche attribuite alla bottega di Giovanni Martini. Nel ripiano antistante la grotta, un primordiale forno scavato nella roccia. Luogo con ampia vista sulla valle, abitato fin dai tempi più remoti, è monumento di grande suggestione.
Per visitare la grotta, è necessario contattare la Parrocchia di San Pietro (tel. 0432 727003) o la custode (tel. 0432 709065).
 

Dobar Bosič sussurro, e trasalisco
ritrovando la tua nella mia voce.
An tebé, pure a te il Natale porti
serenitá e letizia, questa pace
che i lumi del presepio intorno effondono
sia con te oggi e sempre.

Dino Menichini, Le voci delle urane / Paese di frontiera (1968 - 1970) /2 Edizioni Gran Fabula 1998

Dovendo parlare di S. Giovanni d'Antro, ho scelto questa apertura non certo solo per motivi di contingenza comunque presenti, ma soprattutto perché tra i diversi "luoghi dello spirito" incontrati in questo itinerario, Antro declina il sacro, la religione, il credere sull'orizzonte della profezia. La grotta d'Antro non ha i caratteri delle abbazie o dei santuari dove istituzioni e potere si intrecciano governando persone e cose, tracciando alleanze, vie della salvezza e forme delle comunitá. S. Giovanni é il luogo evocativo di una profezia che ripropone, nel tempo, la possibilitá di un suo inveramento.

Il testo di Dino Menichini costruito con riferimento specifico al "paese di frontiera", le sue Valli del Natisone, non parla della grotta. La grotta peró, meglio di ogni altro segno, interpreta questa frontiera proprio perché mostra, congiungendo, il passaggio dal mondo del selvatico e della ferinitá al mondo della civiltá o della salvezza, della convivenza tra diversi. Il laboratorio é nelle viscere della montagna. Le profezie sono uscite da, sono passaggi di frontiere.

Come nei progetti di architettura di inizio Ottocento di Louis Etienne Boullée - il Tempio della Natura/Ragione - la grotta propone questo venire alla vita cosciente da parte dell'uomo, cosí nell'immaginario cattolico il canto natalizio di S. Alfonso Maria dei Liguori, "Tu scendi dalle stelle" meglio di ogni altro interpreta questo momento di magico silenzio del venire al mondo, incarnandosi, della salvezza del mondo: "e vieni in una grotta/al freddo e al gelo". Da queste cavitá uterine l'inizio della ragione e della vita o, anche, la ragione del vivere. Far germinare la vita, custodire poi ció che resta della vita. In questo la grotta é un segno poderoso per intrecciare Alfa e Omega del tempo dell'uomo. Franz Rosenzweig poneva in apertura del suo libro "La stella della redenzione" quel "Vom Tode" ("Dalla morte") il punto dal quale ricostruire, e pertanto conservare, i significati di una vita. Cavitá che accoglie quando "nudo vi faró ritorno", dice il Libro di Giobbe. L'archetipo della Madre Terra chiude questo luogo singolare. Occasioni per riflettere su segni e profezie non dimenticando che il saggio, dopo il mito della caverna platonica, conferisce al visibile solo una porzione della Veritá. Essa, talvolta é perseguibile "attraverso l'ombra" (Franco Rella) come nei quadri metafisici di De Chirico.

La profezia poetica di Dino: coniugare, nell'ospitalitá delle lingue, il mondo latino con quello slavo, la profezia cristiana: l'incarnazione del Redentore, la resurrezione della Carne e la vita eterna, sono intrecciate in questo luogo topico delle Valli del Natisone. Celebrare la/le Nativitá a S. Giovanni d'Antro non é solo un rito ma anche una speranza per le nuove generazioni che, ora, sempre piú stanno uscendo dalla marginalitá economica e sociale.

La grotta si raggiunge percorrendo un sentiero nel bosco. Poi una ripida e rettilinea scalinata porta ad una loggetta belvedere. Questo, architettonicamente, é l'atrio della chiesa - sacello di origine longobarda come testimoniato nell'epigrafe del diacono Felice titolare dei benefici concessi dal diploma di re Berengario nell'899. L'interno, articolato su due livelli, e composto da due sale i cui piani di calpestio sono realizzati sopra un criptoportico atto con i suoi piloni, collegati da volte, ad adattarsi alle condizioni naturali del piano della grotta (Jama). Non é raro scorgere tra le pietre dei piloni del criptoportico il guizzo dello scoiattolo, segno perdurante di questa coabitazione natura-cultura.

Nella sala principale si accede salendo una scala. Un altare ligneo di impianto barocco, con statue del XVI-XVII secolo, delimita lo spazio del vano e media la prosecuzione della grotta che si sviluppa in un lungo e serpeggiante cunicolo con tracce di vite passate da quelle dell'ursus spaeleus a quelle dei Longobardi che abitarono il sito come luogo sicuro non meno che per la "bellissima regina Vida" la quale qui rinserrata non solo scampò ai massacri di Attila ma, come ricorda la leggenda, per dimostrare la non indigenza degli assediati, con lo stratagemma del capretto e del sacco di grano lanciati sugli assedianti si liberò della loro presenza. "Dobar Bosič", Buon Natale

Sergio Zanella
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