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Aviano, 8 Giugno 2003

AVIANO (Pn)
159 metri s.l.m. - 113,46 km2 - 8.127 abitanti circa - C.a.p.: 33081

Frazioni/Località: Castello - Costa - Giais - Marsure - Pedemonte - S. Martino di Campagna - Somprado - Villetta
Informazioni turistiche: Pro loco Aviano, tel. e fax 0434-660528 - Azienda di Promozione
Turistica Piancavallo-Cellina-Livenza (apre lu. e me. dalle 9 alle 13 e dalle 14.30 alle 17.30 - ma., gi. e ve. dalle 9 alle 14)
Biblioteche: Biblioteca Civica, v.le S. Giorgio, tel. 0434-652492 (apre ma., me. e gi. dalle 15 alle 19.30 - sa. dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19)
Associazioni: Ass. culturale, conservazione, divulgazione di tradizioni popolari del Friuli-Venezia Giulia e Gruppo Folkloristico F. Angelica, v. Angelica
Escursioni: Piancavallo - Monte Cavallo - Forcella La Palantina
Campeggi e rifugi: Rifugio Arneri - Col Nudo Cavallo, m. 1.620 (servizio di ristorazione, apre tutto l'anno)


CAMPANE

Alcuni flash all'interno dei Duomo, prima, durante e dopo la celebrazione della Santa Messa,
 animata da un gruppo di giovani.

CANTI


 Tra i fedeli presenti nel Duomo, c'era un gruppo di amici e collaboratori di
 Radio "Voce nel Deserto" 
www.voceneldeserto.org
 un'emittente cattolica di Pordenone, che ha trasmesso in diretta la Santa Messa.

Principali monumenti e opere d'arte
Aviano ritrova le sue origini nell'epoca romana, come documentano le recenti scoperte archeologiche in località Rive di Bares, anche se non mancano tracce più antiche risalenti all'età della pietra di cui è esempio eloquente la grotta denominata Crocia de la Veda in Glera di Giais (bulini, strumenti a dorso, nuclei di selce e altri manufatti risalenti al paleolitico superiore evoluto). Località particolarmente ricca di opere d'arte, nei suoi palazzi e nelle sue chiese Aviano offre la possibilità di incontrare episodi artistici di tutto rispetto e nelle sue tipiche case di sasso di ammirare una delle più singolari e sapienti tecniche costruttive tradizionali.
Il Duomo di S. Zenone, costruito a partire dal 1777 su progetto dell'architetto e teorico trevigiano Francesco Piccati (1718-1791), ad unica navata, dimostra a sufficienza il credo illuminista del progettista: facciata con quattro semicolonne, poggiami su un alto dado, che sostengono un ampio frontone sormontato da tre statue. L'aula luminosa con elementi architettonici ben evidenziati, è impreziosita da numerosi dipinti. Tra questi la pala di S. Rocco (Madonna in trono con Bambino tra i Santi Rocco e Sebastiano, Francesco e Zenone), dipinta con abile mano da Pietro da Vicenza nel 1514; l'Ascensione di Gesù al cielo, macchinosa opera del veneziano Giampietro Silvio (1544); l'Incoronazione di S. Chiara, di Dario Varotari (secolo XVI); Tobiolo e Vangelo con i Santi Ermacora e Fortunato, di Francesco Floreani da Udine (1583), proveniente, come la precedente e altre ancora, dai depositi della Galleria dell'Accademia di Venezia; S. Nicola da Talentino di Sebastiano Secante di Udine (il dipinto fu eseguito per la chiesa udinese di S. Lucia nel 1567); la pala del Rosario con S. Caterina da Siena e S. Domenico, uno dei capolavori di Gasparo Narvesa (1617) con particolari felicissimi ed un'inconsueta iconografia, giacché quattordici misteri, in piccolo formato, sono collocati lateralmente ed il quindicesimo invece (la Discesa dello Spirito Santo) nel grande tondo centrale. Altri dipinti del romano Francesco Ruschi (S. Bernardo guarisce un cieco, secolo XVII), di Nicolo Renieri fiammingo (Apparizione della Madonna a S. Brunone, secolo XVII), del veneziano Andrea Celesti (Sacra Famiglia, secolo XVII), di Antonio Masutti di Aviano (Conversione di S. Paolo, 1840) fanno ricco il patrimonio della chiesa.
Nella vicina frazione di Castel d'Aviano, Borgo medioevale di grande suggestione. Interessante la Chiesa parrocchiale dalla robusta facciata della fine del Cinquecento in cui sono inserite, in due nicchie, statue di Agostino Rubini, vicentino (1590). All'interno, elegante altar maggiore del XIX secolo, con belle statue barocche dell'Annunciazione, acquasantiera del 1606 dovuta ad Alessandro Pavanello ed un notevole dipinto cinquecentesco con S. Nicolò in cattedra e Santi contenuto entro una splendida cornice sansoviniana.
Nella cripta, Vesperbild (o Pietà) in pietra arenaria del XV secolo inserito in un altarolo seicentesco di buona fattura in marmi policromi. Altre opere d'arte facenti parte del patrimonio della chiesa sono attualmente custodite nel Museo di Pordenone. La Chiesa di S. Giuliana, al cimitero, possiede invece uno dei più vasti cicli d'affreschi trecenteschi del Friuli: nelle pareti laterali, figure di Santi, Sante, Madonna in trono, Storie di S. Eligio, di Cristo, ecc., disposte a mo' di riquadri votivi, databili al 1329, hanno in sé tali componenti coloristiche e richiami al mondo musivo veneziano da farle ritenere opera di maestranze venete (e da far supporre perfino una retrodatazione di quarant'anni almeno). Per la stessa chiesa, di semplice foggia cinquecentesca con portali in pietra ed un bell'occhio in facciata, lavorò anche il pittore camice Gianfrancesco da Tolmezzo, sia a fresco che ad olio. E suo infatti, come è stato recentemente proposto, il dipinto con la Madonna con Bambino e Santi (inizio secolo XVI), composizione ricca di prestiti veneziani, appartenente alla fase matura dell'attività del maestro, incorniciata da un elaborato altare ligneo secentesco.
Gianfrancesco si ritrova nella Chiesetta di S. Gregorio, sempre a Castello, in un ciclo a fresco eseguito nel 1497 circa: nelle pareti in otto riquadri compaiono scene della Passione (Ingresso in Gerusalemme, Ultima cena, Orazione nell'orto, Cattura di Cristo, Incontro di Cristo con la Veronica, Crocifissione, Sepoltura di Cristo, Resurrezione). Completa il ciclo una decorazione a pannelli con medaglioni in cui si vedono personaggi a mezzo busto. È uno dei momenti in cui Gianfrancesco evidenzia appieno il suo gusto per il linearismo, ciò che – insieme con la patente drammaticità espressa dai personaggi - da sapore «nordico» alle composizioni; nel gruppo dei bambini nell'episodio dell'ingresso di Gerusalemme, precisi ritratti di giovani di cinquecento anni fa.
A Giais, la Parrocchiale ha un malridotto dipinto del carnico Osvaldo Gortanutti (la Madonna del Rosario, 1674); a Marsure la Chiesa parrocchiale possiede un fonte battesimale cinquecentesco con putti addossati al fusto, scolpito in maniera alquanto rozza da Battista q. Giovanni di Panna. L'altar maggiore, forse acquistato a Venezia, si fa apprezzare per il bel paliotto con bassorilievo di Giovanni Marchiori (post 1757) raffigurante Cristo nell'orto di Getsemani. La pala dell'altar maggiore è un'affollata composizione del 1770 circa raffigurante l'Incoronazione della Vergine e i santi Michele arcangelo, Lorenzo e Stefano: pregevole per impostazione, resa cromatica e capacità ritrattistiche, è opera di Michele Schiavoni detto Chiozzotto, pittore cui spetta anche la pala con la Madonna del Rosario, proveniente dalla chiesa di Madonna del Monte, così come la pala con lo Sposalizio mistico di S. Caterina, pregevole dipinto del primo Seicento dovuto al pittore pordenonese Gasparo Narvesa. Da ricordare ancora l'elegante gruppo ligneo cinquecentesco della Pietà, venerato con il nome di «Madonna delle formiche» ed una insegna processionale settecentesca attribuita ad Antonio Corradini. Nella Chiesetta di S. Caterina, a Marsure, la decorazione pittorica riempie l'arco trionfale e l'intero presbiterio con Scene sacre ed Episodi della vita di S. Caterina: pitture eseguite intorno al 1544-47 da Gio. Girolamo Stefanelli, modesto seguace del Pordenone, ma capace anche di qualche apprezzabile invenzione se è vero che questi affreschi furono attribuiti a Pomponio Amalteo.
Nel solenne Santuario di Madonna di Monte, in località Costa, in splendida posizione panoramica, altari barocchi dorati e qualche pala d'autore, trasportata, come si è visto, nella parrocchiale di Marsure.
Nella frazione di S. Martino di Campagna la Chiesa parrocchiale, forse dovuta all'architetto Giovanni Battista Bassi (1855-59), ha una bella pala d'altare con S. Martino e Santi, riferibile al poco conosciuto pittore e indoratore Cataldo Ferrara, per molti anni ritenuta opera di mano di Pomponio Amalteo, mentre è soltanto copia del 1620 di quella da lui eseguita nel 1549 per la chiesa di S. Martino al Tagliamento.
Infine, nell'Oratorio di S. Floriano (dove esiste un altare con statue di Giacomo Onesti, 1626, rubate recentemente) e nel Sacello di S. Giuseppe, affreschi dei secoli XV e XVI dovuti a maestri minori.
Un cenno almeno all'architettura civile, ai palazzi soprattutto, numerosi in quel di Aviano (tra i migliori Villa Trevisan nel capoluogo, Palazzo Policreti a Castel d'Aviano) e spesso arricchiti da decorazioni pittoriche di buona fattura: in Palazzo Menegozzi ad esempio, uno dei più eleganti del Pordenonese, probabilmente progettato da Francesco Piccati ed arricchito in facciata da statue settecentesche della maniera del Marinali, alcune stanze sono decorate con affreschi di buona mano, raffiguranti paesaggi e scene di fantasia, oltre a vedute realistiche dei paesi dell'avianese: autore ne fu il veronese Andrea Porta (fine secolo XVIII).

 Informazioni tratte da: 
 GUIDA ARTISTICA DEL FRIULI VENEZIA GIULIA 
 
dell'Associazione fra le Pro Loco del Friuli-Venezia Giulia
http://www.prolocoregionefvg.org