nuove dal friuli e dal mondo

Codroipo, 19 Febbraio 2016
Biblioteca Civica Don Gilberto Pressacco

ALLA GENTILEZZA DI CHI LA RACCOGLIE
La tragica storia di Giulio Cargnelutti, deportato a Buchenwald, raccontata dalla figlia Raffaella
L’autrice Raffaella Cargnelutti dialoga con Marco Balestra, presidente ANED di Udine

Benvenuto della Dott.ssa Antonella Ottogalli...


ESTRATTO

...introduzione musicale con gli occhi a mandorla di Cinzia e letture di Giacomo Trevisan...

         
ESTRATTI


...interventi di Marco Balestra, presidente ANED di Udine 
ed i racconti dell'autrice del libro Raffaella Cargnelutti...
 

          Se un uomo non perde educazione e speranza nemmeno nel momento della disperazione significa che il suo animo è davvero grande. Giulio Cargnelutti, il giorno che fu catturato dalle SS a Tolmezzo, un lontanissimo 20 luglio 1944, fu sbattuto su un vagone diretto in Germania, a Buchenwald. Era un tenente dell’esercito italiano, aveva una giovane moglie che lo aspettava a casa con una bimba piccola da accudire e il suo unico pensiero correva a loro. Da quel vagone Cargnelutti lanciò una lettera sul binario, nella speranza che qualcuno la raccogliesse. L’intestazione di quella busta recitava cosí: “Alla gentilezza di chi la raccoglie”. Cargnelutti non aveva tempo, era disperato, ma non perse l’educazione nello scrivere quelle sei delicatissime parole. E la sorte lo premiò, facendo arrivare a destinazione quella busta...  


...una panoramica traversale del "salone conferenze" della biblioteca...


...dove sono continuati i vari interventi...


...seguiti con grande interesse dal pubblico presente...


...al pianterreno era allestita una mostra sulla tragedia
vissuta da Giulio Cargnelutti internato a Buchenwald...

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          Cargnelutti, ricordi di Buchenwald - Lo scultore friulano Giulio Cargnelutti, all'età di 32 anni, il 31 luglio del 1944 venne fatto salire dai tedeschi sul treno diretto al campo di concentramento di Buchenwald. Dal vagone, a bordo del quale viaggiò da Udine fino alla città tedesca, Giulio, all'altezza della Stazione Carnia, lanciò una lettera che riportava, sulla busta, la dicitura “Alla gentilezza di chi la raccoglie”: un appello alle signore volontarie che, per sostenere le famiglie dei deportati, recapitavano le missive ai destinatari. “Genia”, giovane moglie di Giulio, fu in qualche modo rassicurata dalla lettera del marito che, tuttavia, non sapeva quali fossero le atrocità che avrebbe vissuto sulla sua pelle a Buchenwald. Ma da lì fece ritorno, circa un anno dopo. Distrutto, provato dalla prigionia e da quanto le più tristi pagine di storia riportano. Una prigionia, quella di Cargnelutti, documentata da un taccuino realizzato dallo stesso artista con mezzi di fortuna quali lapis, carboncini, sanguigne: una serie di ritratti dei compagni di prigionia disegnati sul retro dei fogli recuperati dai registri dei militari tedeschi e raccolti in una sorta di libricino tascabile la cui copertina è in metallo, lo stesso usato per costruire le armi dei nemici. Il taccuino, consegnato da Giulio alla sua famiglia, insieme con la lettera “Alla gentilezza di chi la raccoglie” conservata dalla moglie “Genia”, a una serie di pannelli che raffigurano i ritratti disegnati da Giulio, alle musiche di Brown and the Leaves (nome d'arte del nipote Mattia del Moro) e all'imminente uscita del libro a cura di Raffaella Cargnelutti, fa parte di un ampio progetto avviato in questi giorni, sostenuto dalla Presidenza del Consiglio regionale, dall'Associazione nazionale ex deportati e dalla fondazione Crup e di cui, ideatrice e autrice, è la stessa figlia di Giulio, Raffaella, il cui padre, morto nel 2007 a 95 anni, voleva tenere in vita il ricordo dei tragici fatti legati all'olocausto, come monito alle nuove generazioni. Il progetto, che prevede una mostra e un libro, si chiuderà a Buchenwald, con la consegna del taccuino da parte della famiglia Cargnelutti al Museo del campo di concentramento.
          (Il Gazzettino di Sabato 31 Gennaio 2015)