nuove dal friuli e dal mondo

Zoppola (PN), 27 Settembre 2015
Auditorium Comunale

92n congrès de Societât Filologjiche Furlane


Viaggiando in coda al corteo, sono arrivato davanti all'Auditorium
in tempo per ascoltare le ultime note di "Stelutis Alpinis"...


...eseguite dalla Fanfara dell’11° Rgt. Bersaglieri diretta dal Lgt. Antonio Miele...

All'interno dell'Auditorium...

...dopo un breve anteprima musicale a cura della Scuola di Musica di Zoppola...


...il benvenuto del Sindaco di Zoppola Francesca Papais, seguita dall'intervento dal presidente della
Provincia di Pordenone, Claudio Pedrotti e dall’assessore regionale alla cultura Gianni Torrenti...


...saluto e relazione di Federico Vicario, presidente della Società Filologica Friulana...


Pier Paolo Pasolini e Sopula - Intervento di Giuseppe Mariuz
Fatti e misfatti di storia e cronaca a Zoppola - Intervento dell’Avv. Alberto Cassini
...di quest'ultimo vi propongo un breve estratto, nel quale si intuisce una nota leggermente fuori dal coro...


...il pubblico...


Cerimonia per la consegna del Premio “Andreina e Luigi Ciceri” - XVII edizione


...e consegna ad alcuni ospiti del Numero Unico "Sopula"...


...il 92° congresso si è concluso con il "passaggio del testimone" dal Sindaco di Zoppola
a quello di Martignacco che ospiterà l'edizione 2016...

Filologica a congresso: “Giù le mani dalla nostra Autonomia”
(di Nicola Cossar  - Messaggero Veneto del 28/09/2015)

       «Qui dentro, al congresso della Società filologica friulana, siamo tutti a favore dell’autonomia della nostra Regione: non è in discussione, né per noi lo è mai stata. Ma dico a quei politici che questa specialità vogliono cancellare: il discorso della liquidazione della Regione lasciatelo fare a noi, che abbiamo titolo per farlo. Nessuno può pensare seriamente di delegare la soluzione delle nostre questioni a chi viene da fuori, sperando che faccia il nostro bene. Vengano in Filologica, vengano a confrontarsi con quasi un secolo di lavoro per la lingua, la cultura, l’educazione, l’insegnamento e la difesa dell’identità friulana condivisi con tremila soci».
          Federico Vicario, presidente della benemerita istituzione culturale che ieri a Zoppola celebrava il suo congresso, ha voluto centrare il proprio intervento sul senso dell’identità e dell’autonomia del Friuli Venezia Giulia mandando un fortissimo e ineludibile messaggio al mondo della politica, in tutte le sue declinazioni e appartenenze, affinché questa identità sia anzi allargata e difesa con le “armi” della scuola, dell’università, dell’ambiente e dei beni culturali, «come hanno fatto trentini e sudtirolesi negli ultimi sessant’anni».
          In sintonia con lui, anche se con una lettura necessariamente piú politica, ma egualmente preoccupata, il presidente della Provincia di Pordenone, Claudio Pedrotti: «È un momento cruciale per l’identità, sorella dell’autonomia. Parlo da pordenonese: il nostro ruolo e il nostro peso devono cambiare in questa regione i cui la nostra potenza economica è poco considerata, se non addirittura disconosciuta». Allora? «Allora bisogna scendere in campo: a giorni convocheremo gli Stati generali, per ribadire le nostre convinzioni e presentare le nostre proposte per un Friuli Venezia Giulia che finalmente rispetti gli equilibri, la storia e le peculiarità del territorio. È finita l’epoca dell’individualismo, il nostro futuro passa attraverso la capacità di essere uniti in un grande progetto. O per la nostra identità sarà finita».
          Il pur importante momento culturale del congresso - come la presentazione del magnifico numero unico “Sopula”, 900 pagine con i contributi di 50 studiosi coordinati da Pier Carlo Begotti e Pier Giorgio Sclippa, l’excursus storico di Alberto Cassini, la “lectio” di Giuseppe Mariuz su Pasolini e Zoppola - ha lasciato le luci piú forti della ribalta a una riflessione etica e politicamente alta come da tanto tempo non si ascoltava in Filologica. Vicario è partito dalle elezioni di ieri in quella Catalogna chiamata a eleggere il proprio Parlamento, un voto decisivo perché l’argomento vero in discussione era e rimane l’indipendenza dalla Spagna. «Ne parlo - ha precisato Vicario - non certo per fare discorsi indipendentisti, ma per segnalare che fuori di qui qualcuno pensa di andare avanti con un percorso di devoluzione di funzioni e competenze sempre nuove dallo Stato centrale, mentre noi intanto stiamo cercando di resistere e difendere quel che abbiamo e che altri tentano di erodere e portarci via pian piano con la diminuzione dei trasferimenti». È dunque necessario disegnare nuovi orizzonti anche al fare politica in questi momenti cruciali. Il desiderio (e l’appello) del presidente della Filologica è quello di vedere tutti i nostri politici e amministratori (la Regione era rappresentata dall’assessore alla cultura Torrenti e dai consiglieri Liva e Zecchinon) «impegnati in un percorso di allargamento dell’autonomia regionale che poggi - come si è detto - su scuola, università, ambiente e beni culturali. Queste sono le vere priorità del nostro territorio, per il Friuli e per Trieste. Questo dovrebbe essere il nocciolo del dibattito politico, non certo la ricerca di un modo per barattare la liquidazione dell’autonomia regionale per ottenere un trattamento favorevole a questa o a quell’altra realtà, perché friulani e triestini sono figli di Tiziano Tessitori, il padre della Regione autonoma che è stato anche un grande presidente della Filologica. Ancora Vicario con forza: «Se non riusciremo a fare squadra tra Friuli e Trieste, per salvare la Regione così com’è l’unica soluzione sarà trovare una nuova articolazione del territorio, paritaria - e sottolineo paritaria -, dove nessuna parte sia subordinata a un’altra, consentendo finalmente a ognuno di essere padrone in casa sua». L’alternativa sarebbe una macroregione con il Veneto (Trento e Bolzano non ci staranno mai...), «accontentandoci di avere Udine capitale della Piccola Patria, come sotto Venezia, e Trieste abbandonata al suo destino e ai suoi non pochi problemi». Allora che si fa di fronte a questo vento di smantellamento che viene da lontano? «Allora, giú le mani dall’autonomia! Il nostro futuro - Vicario ne è convintissimo - lo dobbiamo decidere noi. Non possiamo e non dobbiamo delegare scelte vitali ad altri, sperando poi che facciano il nostro bene».