nuove dal friuli e dal mondo

Abbazia di Rosazzo (UD), 19 Marzo 2014
Chiostro dell'Abbazia

Fieste di Sant'Josef in Badie

...organizzatori ed espositori...


...c'era anche il banchetto con le "cjampanutis", ma quelle che mi portavano le mie due sorelle tornando a piedi dalla Fieste di Sant'Josef in Badie, non erano così eleganti ma semplicemente di terracotta...

...anche nel pomeriggio...


...l'unico tiket all'entrata (si può dire volontario), consisteva nell'acquisto del "calice con tasca"
che dava il diritto di avvicinarsi alle varie postazione dei produttori... per i vari assaggi...
(nella foto di centro, il bicchiere che mi son portato a casa come ricordo)


...una panoramica del chiostro, quando era ancora semideserto...



 SCAMPANOTADE


...sul "belvedere" abbiamo incontrato i scampanotadors
...e un gruppo di persone amici di Walter Cibischino di Ottawa (Canada)...

...ed intanto si avvicinava l'ora della Messa...  il servizio>>>

...dopo la Messa, con il sole il sole ormai tramontato, abbiamo trovato il chiostro illuminato artificialmente che ci presentava un ambiente molto più movimentato e rumoroso di prima... segno che i vini offerti direttamente dai produttori della zona intorno alla Abbazia, cominciavano a fare il loro effetto...


...la ricostruzione storica di Valter Peruzzi, per i motivi sopra citati non è stata molto comprensibile, per cui vi proponiamo il testo completo, accompagnato da una serie di foto raccolte nella mostra fotografica...

FESTA DI SAN GIUSEPPE
(Valter Peruzzi - Abbazia di Rosazzo 19 Marzo 2014)

          Il culto per San Giuseppe nell'Abbazia di Rosazzo si perde nella notte dei tempi. I primi a celebrarla furono i Benedettini che qui soggiornarono quando il monastero godette il suo massimo splendore. Dichiarato direttamente dipendente dalla Santa Sede l'll Agosto 1245 da Papa Innocenzo IV, all'Abate Raimondo e suoi successori, furono concessi particolari privilegi dal Patriarca di Aquileia Nicolò I (Abiti Vescovili, Benedizione e funzioni episcopali, giurisdizione sul clero e scuole pari a quelle dei seminari benedettini). Nel corso degli anni l'osservanza liturgica per San Giuseppe subì cambiamenti. Due erano le feste riservate a San Giuseppe: quella del 19 Marzo e quella del Patrocinio della Chiesa, prescritta da Pio IX per la terza domenica dopo Pasqua e spostata nel 1913 da Pio X al mercoledì precedente e poi abolita da Pio XII nel 1956 per essere sostituita con la festa di San Giuseppe lavoratore il 1° Maggio. Con la riforma del 1969, voluta da papa Paolo VI e con la Legge n. 54 del 1977, è stata ridotta al grado di memoria e l'antica data del 19 Marzo è rimasta la principale celebrazione in onore di San Giuseppe. In passato, qui in Abbazia in questa giornata si celebravano due Sante Messe, Vesperi e panegirico con Benedizione. Anche la Sagra di San Giuseppe qui trae la sua origine come fatto religioso, simile ad un corso d'acqua di una non definita sorgente convogliata in una storica espressione di un incontro di uomini con la divinità e di uomini con altri uomini. Infatti dopo le funzioni sacre i convenuti si scatenavano con esuberanti manifestazioni sui prati e sulla collina circostante. Col trascorrere del tempo l'aspetto sacro della giornata ha lasciato sempre più spazio allo svago e al divertimento. La sagra di San Giuseppe rappresentava la prima festa di primavera, infatti si diceva: "San Giuseppe è arrivato, e l'inverno se ne è andato". Certe volte però il freddo non voleva lasciare il campo e si divertiva a far fioccare la neve proprio il 19 Marzo e così la troviamo nel 1929, nel 1940, nel 1955 e nel 1958. Qualche anno il giorno di San Giuseppe coincideva con la seconda domenica di Quaresima, festa di San Valentino a Manzano e il Parroco si lamentava della poca gente partecipante alla processione del Santo, perché preferiva accorrere dove si celebrava con pompa San Giuseppe e per consolarsi concludeva: "Meglio cosi, più devozione!". San Giuseppe era un appuntamento atteso che offriva cose semplici, un momento di distensione senza pensieri, solo festa e divertimento e così le strade che portavano all'Abbazia si riempivano di interminabili gruppi di persone a piedi, provenienti da San Giovanni, Manzano, Case, Oleis, Corno di Rosazzo, Noax, Dolegnano, Sant'Andrat, praticamente da tutti i paesi del circondario. Tutti, uomini e donne, rigorosamente vestiti con l'abito della festa, cravatta, fazzolettino nel taschino, calze fini e tacchi per le donne abbinati al miglior vestito. Alle ragazzine, per l'occasione, si acquistavano le scarpe bianche da indossare con i calzini bianchi e da portare per tutta la stagione fino all'autunno. La meta da raggiungere per la scampagnata era la "Mont dal Neri", il Colle di Santa Caterina dove, dall'alto del monte, un tempo accanto alla cappella dedicata alla Santa, per un antico privilegio, un insigne prelato in nome del Papa, impartiva la Benedizione papale al popolo, ai paesi, alle campagne, ai ronchi ed a tutti i luoghi del circondario. Privilegio cessato con la soppressione del Patriarcato nel 1751. Ora testimone del sacro manufatto resta solo qualche misero rudere. Mutati i tempi la "Mont dal Neri" attendeva chiassose compagnie piene di brio e che accorrevano in massa da tutto il circondario e in breve si riempiva di tanti colori, di tanti odori, di tanti sapori. Tutti arrivavano con le sporte, piene di salame, uova sode, formaggio, giardiniera, focacce, pane, vino e altro. Qualche spavaldo, con un compagno, portava una stanga di legno sulla spalla con appesi salami e fiaschi di vino. Sul prato di stendeva una tovaglia e si esponevano in bella mostra tutte le delizie culinarie portate da casa; si condivideva, si gustava il salame dell'uno e dell'altro, facendo a gara quale era il migliore e intanto il vino scivolava copioso giù per il "gargat". Il suono di qualche fisarmonica accompagnava le solite canzoni e villotte che tutti conoscevano a memoria e tutti si sentivano vicini in una collettiva allegria. Lì nascevano e si consolidavano amori e amicizie, lì si prendeva la prima indimenticabile sbornia. Sulla piazza dell'Abbazia ti aspettava la giostra a catena, montata al mattino presto con l'aiuto di qualche ragazzo locale che, in cambio del lavoro e della spinta offerta durante il giorno, la sera godeva di qualche giro gratis. C'erano anche le gondole, il tiro a segno, il palo della cuccagna, il chiosco che vendeva gazzose e l'immancabile Teresina che offriva: caramelle, bagigi, carrube, pevarins, luvins, sucar di Galizie e sucar di vuardin. Il banco che attirava tutti era quello di Vittorio Brusàt con i suoi "sivilots" e le sue "cjampanutis" di terracotta che era il ricordo che ognuno portava a casa. Al calar del sole l'atmosfera euforica si smorzava e ci si avviava al rientro, più o meno sobri cantando e ridendo, erano tempi dove la vita scorreva con meno traumi, meno complicata e tormentata e la gente sapeva divertirsi con cose semplici che culminavano in una popolare esplosione di allegria. Tornerà quell'allegria? Monsignor Giacomo Cappellari, vicario arcivescovile in questa Abbazia dal 1915 al 1934, si pronunciava: "Quale contrasto fra le belle e sante feste del tempo passato, continuate fino a mezzo secolo fa nella festa di San Pietro, e la profanazione mondana, anzi pagana delle feste ai giorni nostri! Oh, se si risvegliasse lo spirito di fede e di pietà de! tempo dei Padri Agostiniani, Benedettini e Domenicani! Quanto bene ne avrebbero le anime! Quali sante e da vero belle feste si vedrebbero da nuovo!". E noi, intanto, continuiamo a ben sperare e buon San Giuseppe a tutti!   



 RICORDI DI ANGELO NASCIG
(estratto)

...la "Fieste di Sant Josef" è proseguita... ad oltranza...
...allietata dal gruppo musicale "i amîs da ostarie"...



 ESTRATTO


...un ultima panoramica all'interno del chiostro prima di ritirarmi dall'area festeggiamenti...