nuove dal friuli e dal mondo

Cervignano del Friuli (UD), 30 Settembre 2012
Teatro Pasolini
 
89° Congresso della Società Filologica Friulana


Arrivo del corteo guidato dalla Banda mandamentale di Cervignano diretta dal maestro Roberto Folla, che ha intrattenuto i presenti con qualche brano del suo repertorio, tra cui la classica "rapsodia furlana" che vi proponiamo...



 RAPSODIA


...davanti alle autorità intervenute...

A Cervignano l’89° assemblea della Società Filologica Friulana
Pelizzo invita a resistere
(Walter Tomada – IL GAZZETTINO del 1 ottobre 2012) 

          CERVIGNANO - «Una lingua non si cancella per decreto»: è categorico il presidente della Filologica Lorenzo Pelizzo nel suo intervento in occasione dell’89° congresso tenutosi a Cervignano,  città di confine tra l’influenza goriziana e quella udinese, “ma sempre comunque friulana nell’anima”. Spiega che non  saranno i tecnici a far morire la “marilenghe”, ma il declassamento è spia preoccupante: “Di fronte alla volontà del popolo  friulano non esiste alcun provvedimento che può cancellare l’ingrediente fondamentale della nostra identità” sostiene,ma “temo che dietro all’attacco al friulano stia un’offensiva nei confronti della specialità regionale, che ci venne riconosciuta in virtù dell’essere Regione di confine ma anche somma di una pluralità di espressioni linguistiche”.
          Parole consonanti con quelle dei presidenti delle province di Udine e Gorizia. Se Pietro Fontanini incita i friulani della Bassa “a tenere vivo quel fuoco che nonostante tutti gli ostacoli spinge tre quarti delle  famiglie a richiedere l’insegnamento a scuola della marilenghe”, Enrico Ghergetta è ancor più perentorio: “Siamo qui per un solo motivo: per ribadire con forza che il friulano è una lingua, è l’espressione di quello che siamo e di quel che vogliamo insegnare ai nostri figli”. Che sono anche i “nuovi cittadini”, come i profughi dell’ex Jugoslavia oggi perfettamente friulanofoni citati dal sindaco Gianluigi Savino come esempio di uso inclusivo del friulano come metodo di integrazione.
          Pelizzo torna indietro al 1928, data dell’ultimo congresso cervignanese: «chiedevamo le stesse cose di oggi. Solo che allora c’era il fascismo e almeno avevamo la scusa della dittatura per vederci negati i diritti che ora non abbiamo nemmeno in democrazia». E dette nel teatro dedicato a Pasolini, icona della resistenza anche linguistica alla dittatura fascista, sono parole che pesano: «Solo dopo anni potremo avere unamisera ora di scuola. E allora l’appello è ai maestri che avranno l’opportunità di insegnare. Se vorranno allungare quell’ora e trasformarla in due o tre nessuno li verrà a multare». Disobbedienza civile?
         No, magistero. Come quello esercitato, in campi diversi, da alcune personalità recentemente mancate e ricordate dal congresso: a partire da Renato Iacumin, di cui Giorgio Monte ha letto gli ultimi versi di “Claps”, per arrivare a Galliano Zof, passando per Arnaldo Baracetti e monsignor Alfredo Battisti, cui la platea ha tributato un lungo, commosso applauso.

...all'interno del Teatro Pasolini...


La graziosa e brava presentatrice, che condotto l'incontro in perfetto friulano con l'accento "della bassa furlana", ha aperto l'89° Congresso dando spazio al Coro “Città di Cervignano”, diretto dal maestro Alessandro Colautti, del quale vi proponiamo due dei quattro brani presentati. Chiedo scusa se la ripresa audio non è perfetta, dato che la collocazione del mio Edirol R05 è quella non ottimale che si vede molto chiaramente in basso nella seconda foto...


 L'emigrant


Un dolôr dal cûr mi ven

dut jo devi bandonâ

patrie mame e ogni ben

e pal mont mi tocje lâ



Za jo viôt lis lagrimutis

di chel agnul a spuntâ

e bussant lis sôs manutis

jo 'i dîs:"mi tocje lâ"



 I
l cjant de Filologjiche

Un salût'e Furlanie
da lis monts insìn al mâr
dongje il mâr il sanc dai mârtars
su lis monts il lôr altâr

E la nestre cjare lenghe
và des monts fin al Timâf:
Rome 'dîs la sô ljende
sul confìn todesc e sclâf

Che tu cressis marilenghe
sane e fuarte se Diu vûl
che tu slargjs la tô tende
su la Cjargne e sul Friûl

Che tu vadis, marilenghe
serie e sclete intôr intôr
tu confuarte dut chest popul
salt, onest, lavoradôr
 


...il saluto del Sindaco Gianluigi Savino...


...due vedute traversali sul pubblico...


...l'intervento del presidente
della Filologica Lorenzo Pelizzo...


...e dei curatori del numero unico "SARVIGNAN"
(una copia del quale si vede nella foto di centro, davanti ad uno dei miei monitors)

L’appello della Filologica: no al declassamento del friulano

(Nicola Cossar - Messaggero Veneto del 1 ottobre 2012)

          Dall’assemblea della società la richiesta di tutelare l’identità e la specialità difendendo la lingua. Il presidente Pelizzo: facciamo squadra tutti insieme, mettendo da parte ideologie e schieramenti

          CERVIGNANO. C’è nell’aria un disegno politico - più che da ragionieristica spending review -: declassare il friulano da lingua a dialetto per declassare la Regione Friuli Venezia Giulia da speciale a ordinaria, con tutte le ricadute negative che possiamo facilmente immaginare in questi tempi duri in cui «la ligrie e je dai vecjos... pensionâts!». Se questa Regione è nata speciale perché si trovava di fronte alla cortina di ferro e perché era terra di multiculturalità, oggi, cancellata dalla storia la prima condizione, si sta cercando di aiutare a morire - presto e bene - anche la seconda. Indirizzo o strategia? Siamo troppo tardi o c’è ancora margine di manovra, di lotta?
          Con i toni eleganti, ma mai banali o superficiali, che contraddistinguono da sempre la Società Filologica Friulana e il suo presidente Lorenzo Pelizzo, ieri dal congresso di Cervignano, l’89esimo. è venuto un appello, preciso e ineludibile a tutti i parlamentari friulani. Lo ha rivolto lo stesso Pelizzo: «Com’era accaduto in momenti storici e cruciali della nostra storia - penso al terremoto del ’76 -, invito tutti a fare una sola squadra, mettendo da parte ideologie e schieramenti, a lavorare uniti e concordi in difesa della nostra terra: difendendo la lingua difenderemo la nostra cultura, la nostra identità e quindi la nostra specialità. Anzi, questa è l’occasione per archiviare l’adagio fasìn di bessôi per passare a un fasìn insiemit di successo».
          Certo, nessun decreto potrà mai far morire una lingua, se questa continua a essere parlata. «Il friulano nella Bassa - ha sottolineato il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini - è parlatissimo. Se muore qui, muore ovunque». Le ricette non sono magiche: la casa, la piazza, la scuola e le istituzioni sono i capisaldi del fevelâ par furlan. Ne è convinto anche il presidente della Provincia di Gorizia Enrico Gherghetta, la quale ha appena approvato il regolamento che inserisce nello statuto la consulta per il friulano: «La lingua, la cultura e l’identità dicono quello che siamo. Questo è il seme da consegnare ai nostri figli».
          In sintonia il consigliere regionale, ed ex sindaco di Cervignano, Mauro Travanut, il quale ha ricordato l’importante passo (ma solo il primo) della legge 2007 che introduce l’ora di friulano nelle scuole: un buon inizio, niente di più. «Una lingua è la culla dell’essere - ha sottolineato filosoficamente -, il senso e l’accadere delle cose è dentro la lingua. Una ricchezza da cui non dobbiamo staccarci mai».
          Il padrone di casa, il sindaco Gianluigi Savino, ha ricordato la Cervignano romana e aquileiese, imperiale e italiana, città di incontro fra le culture, in cui la radice friulana non si è mai persa. L’humus ideale in cui far maturare un percorso condiviso che sappia di unità, di uomini e e strategie, in difesa di una cultura che appartiene a tutti.