Prossenicco si è riappropriato della sua più
genuina identità
(Di
Gianpietro Carniato -
Tratto dal quindicinale
DOM)
Una eccezionale partecipazione di amici sloveni, la messa solenne
accompagnata dai canti del coro «Sveti Anton» di Kobarid, la
processione lungo l'arteria principale del paese, un happening
gastronomico dal menu marcatamente sloveno con appendici locali.
Questi gli ingredienti di una festa che ha riacquistato i cromosomi
della sua più autentica storia, quella che trova limpida espressione
nella
festa della Madonna del Rosario, un appuntamento religioso che
aveva sempre saputo resistere negli anni della cortina di ferro come
momento di comunione con le genti che gravitano lungo le due sponde
del Natisone. La ricorrenza è stata, inoltre, impreziosita dal dono
alla parrocchia di un artistico leggio d'altare realizzato con legno
di tiglio, l'albero simbolo delle comunità locali.
Domenica 3 ottobre,
Prossenicco si è rituffata nel suo passato. Non un ritorno di stampo
nostalgico, semmai un totale riacquisto di identità. Il bel tempo ci
ha messo del suo, anche se il vero calore non proveniva dai raggi
del sole, ma dagli sguardi sereni e brillanti di quanti si
apprestavano a dare vita a una giornata tanto attesa e nella quale
poter interpretare un ruolo da protagonista.
Tappezzata di auto la
strada principale del paese, già di prima mattina a Prossenicco era
palpabile il clima di una giornata speciale. I primi arrivati si
mescolavano agli organizzatori che svolgevano le ultime adempienze,
mentre Roman era intento a rovesciare il suo segreto culinario in un
enorme pentolone, dal quale poi sarebbe uscita una autentica delizia
per il palato.
Ai balconi delle case
erano appesi drappi religiosi recanti didascalie in sloveno, pezzi
da museo che testimoniano di una storia e di una cultura locale che
merita preservare, anzi coltivare, come peraltro si propone
l'associazione culturale «Prosnid živi-Prossenicco vive», che si è
premurata della partecipazione del coro sloveno, diretto dal maestro
Matej Kavčič.
Eccezionale, come detto,
l'afflusso di amici sloveni, calcolati in un terzo dei partecipanti.
E, al riguardo, avrà avuto peso l'iniziativa della Pro loco che, per
l'occasione, ha prodotto manifesti in italiano e sloveno, esposti
nel Breginjski kot, a Kobarid e oltre.
Il tocco delle campane,
ponendo fine all'andirivieni all'osteria di Giovanni Visentini,
annunciava che era ora di dare inizio al momento religioso della
giornata, connotato dal Bacio delle croci, dalla messa solenne e
dalla spettacolare processione attraverso il paese.
Un tempo quasi fuori dal
mondo, la panoramica frazione del comune di Taipana si trova oggi al
centro di un interessante fermento sociale, culturale e religioso.
Il Natisone non rappresenta più una demarcazione, semmai la cerniera
di una ritrovata unione. E, prossimamente, non parrebbe tanto strano
se la statua della Madonna fosse portata in processione da una
pattuglia italo-slovena di baldi giovani. Non sarebbe proprio il
caso di gridare al miracolo, perché dalla caduta del confine ogni
occasione pare buona per allacciare sempre più stretti contatti e
compartecipazioni.
Da annotare la
partecipazione di Rino Petrigh, rappresentante della comunità di
Canebola/Čeniebola, dove il 12 settembre si era celebrata la «Bandimica»,
altra storica festa mariana. Presente anche il sindaco Elio Berra,
il vice Fabio Michelizza, l'assessore Roberto Bassi e il consigliere
Donato Sturma.
Assolto il momento
religioso della festa, pare superfluo fare la cronaca del momento
conviviale sotto il tendone nell'area dei festeggiamenti. Menu, come
detto, marcatamente sloveno, ma anche ottimi vini della pedemontana
e fiumi di birra. Rimane, comunque, un pizzico di nostalgia per quei
canti spontanei che l'indimenticabile Ermacora Scuor sapeva
intonare, coinvolgendo tutti i partecipanti nel magico clima della
Madonna del Rosario. Sicuramente, dal cielo, avrà comunque goduto
della riesplosione di una festa a lui tanto cara, festa che ha
saputo riacquistare la sua caratteristica storica, culturale ed
etnica, proprio come lui amava.
|