nuove dal friuli e dal mondo

Abbazia di Rosazzo, 7 Maggio 2005
Comunicazione & Comunione
1° Incontro diocesano per operatori della Comunicazione Sociale

L’Incontro di Studio "Comunicazione & Comunione" si colloca alla vigilia della Giornata delle Comunicazioni Sociali che si celebra in tutto il mondo, appunto, l’8 maggio e intende chiamare ad un confronto sul tema della "comunicazione sociale come dimensione essenziale della nuova evangelizzazione" tutti coloro che sul territorio sono impegnati su questo fronte, in diversi modi.
Nella prima parte della mattinata, dopo il saluto dell’Arcivescovo, il direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della CEI, mons. Claudio Giuliodori, ha presentato il Direttorio con particolare riferimento alla nuova figura pastorale dell’operatore della comunicazione e della cultura.
Nella seconda parte sono state presentate alcune esperienze in atto nella nostra diocesi che dimostrano come ciò che i Vescovi scrivono nel Documento non è una astrazione ma risulta collegato ad un vissuto.


Preghiere

 


Apertura dei lavori: Grazia Fuccaro
(direttore Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali)

Saluto dell’Arcivescovo

Comunicazione & Missione: Relazione di mons. Claudio Giuliodori
(direttore Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali della CEI)
 

Interventi programmati

Comunicare in parrocchia e in forania: Valter Pitton (forania di Rivignano-Varmo), Renato Antoniutti (parrocchia di Moggio Udinese), Marisa Romanello (parrocchia di Santa Caterina) Comunicare con internet: Marco Birri (Responsabile Servizio Informatico Diocesano) - Media diocesani e territorio: Ezio Gosgnach (direttore de "la Vita Cattolica")
Educare alla lettura e alla visione critica: Carla Cefìs Brosadola (coordinatrice gruppo "Teleforum")

...sono intervenuti al dibattito...

Vittorio Zanon, Ariano Angeli, Daniela Vidoni, don Sergio Di Giusto, don Felice Snaidero, Luciano Birri


Conclusioni di mons. Igino Schiff
(Vicario Episcopale per la Pastorale)

Confronto tra volontari sulla comunicazione (Messaggero Veneto del 9 Maggio 2005)
Sono stati circa cento i partecipanti dell'incontro diocesano di studio per gli operatori della comunicazione sociale sul tema "Comunicazione e comunione". Tutti volontari impegnati a livello di parrocchie e di foranie  sul fronte mediatico: redattori dei bollettini parrocchiali; di fogli comunitari e di pagine web; corrispondenti, collaboratori e diffusori del settimanale e della radio diocesani; i componenti del gruppo Teleforum" che offrono percorsi educativi all'uso critico della tv; i membri delle associazioni aderenti alla Consulta dei laici che si interessano di comunicazione e di cultura. Un incontro che si è posto alla vigilia della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali e che voleva essere un confronto a 360° sul tema della comunicazione sociale come dimensione essenziale della nuova evangelizzazione

Comunicatori di Verità
Mons. Giuliodori: «È fondamentale per tutti i professionisti che hanno a cuore il valore e il bene
che la comunicazione realizza nel sistema sociale, porre primaria attenzione all'aspetto etico»

SI CHIAMA «OPERATORE PASTORALE della comunicazione e della cultura» ed è la nuova figura chiamata a gestire un settore che la Chiesa italiana considera fondamentale e sul quale ci dovrà essere una vera e propria «conversione pastorale» da parte delle parrocchie. Ne è convinto mons. Claudio Giuliodori, direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali della Gei, che sabato 7 maggio sarà in Friuli per partecipare all'incontro di studio «Comunicazione & comunione», in programma all'abbazia di Rosazzo. Il confronto vedrà la presenza di tutti coloro che nella Chiesa Udinese si occupano di comunicazione: nei media diocesani (la Vita Cattolica, Radio Spazio 103 e sito internet), ma anche nelle varie parrocchie e foranie (tramite i tanti bollettini, fogli informativi, siti internet, gruppi di studio come Teleforum ecc.). Sarà proprio mons. Giuliodori a presentare il direttorio sulle comunicazioni sociali «Comunicazione e missione» recentemente pubblicato dalla Cei. L'incontro si tiene in occasione della 393 Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebra 1'8 maggio sul tema «I mezzi di comunicazione al servizio della comprensione tra i popoli».

Mons. Giuliodori, nella sua prima udienza pubblica, dedicata proprio al mondo della comunicazione, il nuovo Papa ha fatto riferimento al problema della «responsabilità etica dei giornalisti soprattutto per quanto attiene la sincera ricerca della verità e la salvaguardia della centralità e della dignità della persona». Esiste questa responsabilità nel mondo dell'informazione oggi e il cristiano che opera in questo ambito come deve comportarsi, che bussola seguire?
«È un mondo, quello della comunicazione, su cui gravano molteplici interessi, per cui è difficile sviluppare una riflessione dal punto di vista etico. Certamente è fondamentale, per i cristiani, ma anche per tutti i professionisti che hanno a cuore il valore e il bene che la comunicazione realizza nel sistema sociale, porre primaria attenzione all'aspetto etico. Ciò significa innanzitutto rispetto delle regole deontologiche di onestà, correttezza, giustizia. Ma dall'altra parte c'è anche una responsabilità etica di fronte alla Verità del bene della persona e della società. L'evento della morte di Giovanni Paolo II e dell'elezione di Benedetto XVI ha messo in evidenza come l'uomo ha una domanda fortissima di fede, di senso della vita. E questo deve interpellare i comunicatori, perché nel loro lavoro non devono guardare solo alla superficie degli eventi, ma alla profondità e ai valori dell'uomo e dello spirito».

Il tema di quest'anno per la giornata mondiale è incentrato sulla comunicazione come strumento di comprensione tra i popoli. Come fare perché ciò si realizzi, in particolare nel nostro territorio che ha appena festeggiato un anno dall'entrata della vicina Slovenia nell'Ue?
«Credo che in ogni contesto, anche quello del vostro territorio, una terra che ha visto il confluire e il passaggio di tanti popoli, si possa cogliere l'importanza dei mezzi di comunicazione come fattore di civiltà, di conoscenza e costruzione del benessere comune. Quindi il tema scelto quest'anno pone in evidenza le risorse e le opportunità che derivano dalla comunicazione sociale. Ovviamente tutto dipende poi dal grado di consapevolezza e responsabilità, dalla capacità anche creativa degli operatori della comunicazione per far sì che queste risorse siano sempre poste a disposizione del bene comune».

Lei a Rosazzo presenterà il direttorio sulle comunicazioni sociali della Cei, il quale individua, tra l'altro, la nuova figura dell'operatore pastorale della comunicazione e della cultura. Di che figura si tratta?
«Questa figura è resa necessaria dal grande sviluppo dei mezzi della comunicazione sociale e dal loro rapporto sempre più approfondito e diversificato con il mondo ecclesiale. Nelle parrocchie ci sono tanti bollettini, siti internet, sale della comunità, tutta una serie di strumentazioni che necessitano non solo di essere usate bene, ma al fine di far crescere sotto tutti gli aspetti la missione della Chiesa. Ecco, allora, che chi è impegnato nella realizzazione di tali strumenti, al pari dei catechisti, degli operatori della Caritas degli animatori della liturgia, della pastorale giovanile, dovrebbe essere soggetto riconosciuto, formato, a disposizione della comunità proprio per sensibilizzare, formare, promuovere iniziative sul versante della comunicazione e della cultura».

Come far crescere queste figure?
«Siamo all'inizio, si sta appena cominciando a riflettere su questa figura, ad individuare quali potrebbero essere i profili concreti che sono anche diversi da zona a zona, da parrocchia a parrocchia. Ciò non toglie che ci siano esperienze già molto significative in alcune parrocchie e diocesi, che ci sia una progettualità articolata di formazione, attraverso gli istituti superiori di scienze religiose, ma anche con corsi estivi, biennali, master ad hoc, proprio per creare le premesse ad un processo positivo di formazione e diffusione di questa figura nelle nostre comunità soprattutto parrocchiali».

Le quali dovranno, quindi, imparare a comunicare meglio.
«La parrocchia è il cuore di questo rinnovamento. Si tratta di una vera e propria conversione, ripensando la pastorale in un'ottica diversa: non tanto introversa, portando le persone dentro le mura della Chiesa, quanto facendo sì che questa comunità viva e palpitante possa irradiarsi sul territorio. E i media sono uno strumento preziosissimo per arrivare a tutte quelle persone che non partecipano alla vita della Chiesa, pur magari essendo sensibili».

(STEFANO DAMIANI – La Vita Cattolica del 7 Maggio 2005)