Carpacco di Dignano, fine Maggio 2006
SCOMPARSO MONS. GIOVANNI
OLIVIER, IL PARROCO PIÙ ANZIANO
D’ITALIA. PER 62 ANNI GUIDA DELLA COMUNITÀ DI CARPACCO
Avrebbe compiuto 101 anni il prossimo 23 agosto e fino al
dicembre del 2005
ha retto la parrocchia di Carpacco con profonda dedizione. Vi era arrivato nel
1944
LUTTO NELLA CHIESA UDINESE per la morte di mons.
Giovanni Olivier, il parroco più anziano d’Italia. Il sacerdote è deceduto
giovedì 25 maggio all’ospedale di San Daniele, dov’era ricoverato da
qualche giorno per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Avrebbe
compiuto 101 anni il prossimo 23 agosto e fino al dicembre del 2005, da quando
era diventato parroco emerito, ha retto la parrocchia di Carpacco con profonda
dedizione. Per 62 anni. Vi era arrivatonel 1944.
Venerdì 26 maggio una folla commossa ha partecipato ai
funerali del sacerdote nella chiesa di San Michele Arcangelo, presieduti
dall’arcivescovo di Udine, mons. Pietro Brollo e concelebrati da una
quarantina di sacerdoti della forania di San Daniele.
Alla cerimonia presenti anche l’arcivescovo emerito mons. Alfredo Battisti, i
sindaci di Dignano e di Palazzolo dello Stella e le rappresentanze delle
associazioni. «È stato un esempio per i sacerdoti, per la comunità
parrocchiale e per tutto il territorio», ha detto mons. Brollo, che ne ha
ricordato la bontà, la capacità di aggregazione e di conforto delle famiglie.
Era un uomo timido – ha aggiunto –, ma saggio in tutte le cose». Mons. Olivier
è stato sepolto, per sua volontà, nella terra del cimitero di Carpacco,
accanto agli altri sacerdoti. A conferma del profondo legame con la comunità.
«Sono nato povero, ho vissuto da povero e muoio povero – ha scritto nel suo
testamento spirituale –. Non fiori, ma una preghiera per la mia anima».
Nato a Palazzolo dello Stella il 23 agosto 1905, in una
povera famiglia di mezzadri, primo di cinque figli, entrò in seminario grazie
a mons. Pilutti e fu ordinato sacerdote il 25 luglio del 1932. La sua prima
vera destinazione fu Tarcento. Vi arrivò come cooperatore il 19 agosto del
1932 per rimanervi fino all’ottobre del 1940. Per i quattro anni successivi fu
vicerettore dell’Istituto Tomadini. Dall’11 gennaio del 1944 fu parroco di
Carpacco, dove mise mano più volte alla chiesa, arricchendola con opere d’arte
e interventi preziosi. Realizzò la canonica nuova. Negli anni Sessanta si
prodigò perché la comunità avesse una vera e propria scuola materna. Sua fu
anche l’idea del bollettino parrocchiale, che spediva a tutti gli emigranti.
Mons. Olivier amava vedere i lati
positivi della vita, afferma il vicario foraneo di San Daniele mons. Marco Del
Fabro, che l’ha conosciuto negli ultimi anni di vita. Lo ricorda come «una
persona umile e semplice, molto coraggiosa, dotata di una parola incisiva e
forte, nello stesso tempo era accogliente con tutti». Doti che ha mantenuto
nonostante il peggioraredelle condizioni di salute. «Era gioviale – aggiunge
–, aveva una memoria vivissima, ricordava con facilità fatti, avvenimenti,
persone».
«Ha sempre amato il suo paese, la parrocchia è stata lo
scopo della sua vita», racconta Dina Ganis, catechista, per molti anni stretta
collaboratrice di mons. Olivier, di cui ricorda il pensiero, sempre rivolto a
tutti i parrocchiani, a coloro che frequentavano la parrocchia, ma anche a
quelli che non la cercavano. «Negli ultimi periodi – continua Ganis –, la sua
contentezza era nel ricevere le visite dei parrocchiani. È stato un grande
uomo, di mentalità aperta, ha sempre accolto tutti. Durante un’omelia disse
una frase che mi ha colpito: "Vi voglio bene e se Dio vorrà darmi lassù un
posticino accanto ad una finestrella, io vi guarderò e pregherò sempre per
voi". Aveva a cuore la Chiesa, tutti, chi frequentava la chiesa e chi non la
frequentava e – aggiunge – soffriva molto quando sapeva che nelle famiglie
c’era qualcosa che non andava».
Mons. Olivier era anche
cavaliere ufficiale della Repubblica. Un titolo che si era guadagnato nel
1945, quando i tedeschi in ritirata volevano bruciare Carpacco e il sacerdote,
con il suo fazzoletto bianco, garantì che nessuno in paese avrebbe sparato un
colpo. Non convinti, lo vollero davanti a loro. Con i fucili puntati alle
spalle, mons. Olivier li accompagnò fino al confine con Villanova.
La Vita cattolica aveva incontrato l’anziano sacerdote
in occasione dei suoi 100 anni, nell’agosto del 2005. Allora aveva rivolto un
augurio a tutto il Friuli: «Perché il Friuli, che ha una lunga storia di fede
radicata nel Vangelo – disse –, riprenda in mano questo patrimonio, per
continuare ad essere credente come sono stati i nostri avi e vivere secondo
quanto Gesù Cristo ci ha insegnato. Per portare a tutti pace, bontà, onestà e
vivere nella giustizia voluta dal Signore».
(ERIKA ADAMI -
La Vita Cattolica
del 3 Giugno 2006)
(Le fotografie si riferiscono ai festeggiamenti del 23 Agosto 2005 per il suo
100° compleanno)
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