Fino a qualche anno fa, credevo che la ribolla fosse semplicemente
vino bianco nuovo, ma più tardi ho capito che è una
qualità ben precisa di uva, e la sua vinificazione viene
effettuata in modo particolare affinché conservi una buona
percentuale di parte zuccherina. A quanto si dice, i vigneti
intorno all’Abbazia di Rosazzo sono i più adatti alla
produzione di ribolla, ed è per questo che mi sono rifornito
presso due produttori, entrambi ad un tiro di fionda dal belvedere
dell’Abbazia. Ieri, dal mio amico Nilo Zen, ho prelevato due
bottiglioni di quel prezioso liquido, ma essendo di vetro verde
scuro non ho potuto rendermi conto del suo colore. Oggi ho fatto
rifornimento presso Mario Beltrame, che avevo incontrato lunedì sera
a Manzano, al corso di lingua friulana. Osservando la
straordinaria limpidezza della ribolla attraverso il contenitore
trasparente, ho chiesto spiegazione a Mario, che si è dimostrato
ben lieto di spiegarmi la laboriosa procedura per ottenere quel
risultato. Penso che sarebbe interessante ritornare da Mario e
prendere nota dei dettagli (amenochè non si tratti di una formula
coperta dai diritti d’autore), sarebbe anche una buona scusa per
farmi offrire un bon tajut…! Sinceramente questa è una
cattiveria, dato che Nilo e Mario, malgrado le mie insistenze, degli
oltre sette litri di ribolla che mi hanno consegnato, non hanno
assolutamente voluto ricevere una lira. Chi ha avuto la pazienza
di seguirmi fino a questo punto si chiederà: ma che te ne fai di
7 litri di ribolla? La risposta è semplice: Una o più serate in
compagnia di amici, a base di cjastinis e rabuela…!
Ormai è solo un lontano ricordo, quando la gnot dei Sants dopo la
cena, mentre le castagne arrostivano sulla "lastra del
spolêrt", si recitava le tre parti del Santo Rosario…
Immaginate con quanta devozione noi bambini potevamo seguire le
preghiere… 150 Ave Marie, ed i Pater Noster, i Deprofundis, le
Litanie… mentre le castagne crepitavano e scoppiettavano allegramente,
mentre più di qualcuna, che non era stata tagliata in modo corretto, decollava come un razzo
dalla base di lancio…!
Mi ricordo
che a quei tempi, la ribolla proveniva dai ronchi di barba
Arminio Cicut (Valentinuzzi), che abitava in un rustico oltre
"Casale Micheloni" sulla strada interrata che porta in
Badia. Certamente non si trattava di vera ribolla ma semplicemente
vino bianco che forse non aveva ancora subito il primo travaso.
Con gli attrezzi che disponevano, barba Arminio e agna
Pina, producevano semplicemente vino bianco e vino nero, ma di
una bontà incredibile…!
Ogni volta
che per andare o per venire dall’Abbazia passo per Poggiobello,
transitando davanti a quella casa rimessa a nuovo ma deserta per
360 giorni all'anno, mi si stringe il cuore pensando a quanta
allegria circondava quelle quattro mura, intorno alle quali hanno
giocato e sono cresciuti una decina di miei cugini.
Tornando ai giorni nostri, un’anteprima di cjastinis e rabuela l’ho
avuto questa sera nell’osteria di Giorgio a Leproso, perché è
consuetudine del gestore offrire cestini di "cjastinis
cjanaluttis" ancora fumanti, che si sposano molto bene
con la ribolla. Naturalmente le castagne sono gratis ma la ribolla
si paga…!
Le castagne
cosiddette di Canalutto, raccolte nella zona di Tribil
dal compaesano Giorgio Qualizza, sono particolarmente ricercate
perché, seppur di dimensioni minute sono molto dolci e saporite.
Presento una breve documentazione fotografica delle varie fasi,
che certamente "turberanno" il nostro amico Water
Cibischino, perché conosce molto bene il luogo ed alcune persone…
Castagne
e ribolla... la briscola può attendere...
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