Colonia
Caroya
L'IMMIGRAZIONE ITALIANA NEL NORD DELL'ARGENTINA: COLONIA CAROYA
(Hugo Daniel Peschiutta)
L’immigrazione ha indubbiamente trasformato il paesaggio e la cultura Argentina: la popolazione del paese quasi si è raddoppiata con l’arrivo degli immigrati provenienti dall’Europa.
Nel 1878 giunse nella Provincia di Cordoba un gruppo proveniente dal nord d’Italia al quale fu assegnata una colonia agricola, denominata Caroya, misurata e divisa in base alla Legge n. 774 promulgata dal Presidente Dr. Nicolas Avellaneda il 17 luglio 1876. Questa legge si inserisce nel quadro delle azioni avviate dal già menzionato Presidente al fine di sviluppare la zona, dove egli da giovane trascorse periodi di studi presso il collegio Monserrat, gestito dall’Università Gesuitica di Cordoba.
Secondo il sentire e il pensare della generazione degli anni ottanta, condivisa dal Presidente Avellaneda, l’immigrazione doveva trasformare il paese, diffondendo le “virtù” della Cultura Europea, in particolar modo l’amore per il lavoro che, secondo l’élite “portena”, doveva rappresentare l’elemento identificativo degli abitanti della nuova Argentina.
Primi immigrati al lavoro, Cordoba (Argentina), 1890 c. Intendencia Colonia Caroya
Così è nata quella che oggi noi conosciamo come “Colonia Caroya”, formata da un gruppo di immigrati che nel 1878 si stabili precariamente negli stanzoni della “Casa de la Estancia de Caroya”. Ogni giorno si spostavano nelle terre loro assegnate, ancora coperte dalla vegetazione, procedendo al disboscamento e alla preparazione dei terreni per la successiva coltivazione; tutto ciò richiese uno sforzo “titanico” al quale si aggiunse anche la realizzazione dei canali per la distribuzione dell’acqua senza la quale ogni lavoro sarebbe stato infruttuoso. Ecco il motivo per il quale “Colonia Caroya” rappresenta tuttora il trionfo dell’agricoltura sull’aridità delle terre del nord di Cordoba.
Il problema della mancanza d’acqua fu vinto dai nuovi abitanti, possessori di una ricca cultura costruttiva, realizzando canali ottenuti da scavi profondi nel sottosuolo: tra questi il “Canal del Huergo”, che prese questo nome in omaggio all’Ingegnere che lo disegnò e progettò ( Luis Huergo già in precedenza realizzò il canale navigabile tra Cordoba e Rosario).
L’acqua assicurò ai coloni la possibilità di dedicarsi alla coltivazione della vite e di altri prodotti frutticoli. In queste terre prosperarono la industria del vino e dei dolci casalinghi; parallelamente a queste attività si svilupparono la industria di carpenteria in legno e metallica e quella dello stampo di mattoni.
L’abilità degli immigrati come costruttori fu dimostrata anche nella edificazione della chiesa parrocchiale dedicata alla Vergine di Monserrat che venne invocata in particolar modo nel 1886 quando alla carestia si aggiunse l’epidemia del colera (quest’immagine della Madonna, di origine spagnola, era già venerata in “Casa de Caroya”
prima di quest’epoca).
Famiglia veneto-friulana di Colonia Caroya, Cordoba (Argentina), 1903. Intendencia Colonia Caroya
La conformazione del primo gruppo di emigranti che si è radicato in questa terra trova le sue origini in due componenti umane: la friulana e veneta. Entrambe contribuirono in modo determinante alla costruzione di quella che è considerata tutt’ora la cultura “Caroyense”.
A testimoniaza di quanto detto sopra basta consultare i registri di morte conservati nell’archivio municipale: solo tra il 1927 e il 1930 figurano come provenienti dal Veneto, e in particolare dalla Provincia di Treviso, Catalina Peloso, Paolo Prosdocimo, Luisa Alban, Domenico e Elisabetta Bornacini, Nicola e Vincenzo Grigol, Giuseppe Roggio; da Meduna di Livenza: Teresa Sella e Maddalena Panotini; da Motta di Livenza: Carlo Bocalon e Maria Parpinel di Peloso; e, dal Cadore, Luigi d’Olivo.
Nello stesso periodo figurano come originari della provincia di Udine: Amabile Bergagna, Luisa Tomè, Antonio Nobile, Paolo Leita, Anna Giacoletti, Francesco Calderini, Francesco Moroso, Regina Marson, Lucia Venturini, Maria Boesio, Anna Corazza, Lucia Ambrochi, Maria Rizzi, Enrico Maduzzi, Francesco De Filippo; da Reana: Carlo Ellero e Lucia Rossi; da Gemona: Pietro Serafini, Antonio Marchiol, Maria Tomasini; da Brischis: Giuseppe Fantuzzi; da Fagagna: Pietro Damaso, Olivo De Marchi; da Martignacco: Giovanni Della Casa; da Marus: Luigi Grapis.
A questi bisogna aggiungere una serie vastissima di altri cognomi italiani dei quali non si riferimento al luogo di provenienza ma che sicuramente erano veneti o friulani. Tutto ciò si verifica sia in date precedenti che successive a quelle sopra indicate nei libri dell’Arcivescovado di Cordoba.
Sebbene il dialetto veneto sia stato conservato da un nutrito gruppo prevalentemente radicato nella zona denominata “Tronco Pozzo”, predomina come lingua comune, tra tutti gli abitanti, il friulano. L’architettura locale, invece, è stata fortemente influenzata dalla razionalità e dalla genialità veneta così pure il paesaggio agrario “caroyense” rispecchia quello della pianura veneta contraddistinto da coltivazioni delimitate da filari di pioppi e corsi d’acqua.
Ancora oggi girando per i paesi, sentendo la gente parlare dei loro ricordi, spesso seduti intorno ad un tavolo, si percepisce la presenza di un forte legame alle proprie origini e non si può far a meno, in questo contesto, di rivivere l’odissea dell’immigrazione e celebrare la difficile impresa.
Vendemmia a Colonia Caroya, Cordoba (Argentina), 1945 . Intendencia Colonia Caroya
Abstract (Portoghese)
O artigo “La inmigración italiana en el Norte de Córdoba” (A
imigração italiana no Norte de Córdoba), que conta com a autoria do prof.
Hugo Daniel Peschiutta, trata do grupo de emigrantes procedentes do norte da
Itália, em especial, do Friuli e do Vêneto, que em 1878 fundaram o povoado
de Colonia Caroya (Córdoba-Argentina) e, mediante um esforço sobreumano,
derrubaram as matas, prepararam os terrenos e, sobretudo, canalizaram as
águas profundas realizando uma obra de engenharia hidráulica desconhecida
até então, a qual lhes permitiu a irrigação das terras áridas e
improdutivas e o cultivo das videiras e de outros produtos típicos. Faz
também referência a vários sobrenomes de origem vêneta e friulana que
representam emblematicamente a base étnica da comunidade, sem contar a
conservação do dialeto vêneto dentro do contexto friulano majoritário e
a arquitetura tipicamente vêneta. Ainda hoje, se percebe imediatamente a
presença de uma forte consciência de suas origens e da epopéia mesma de
sua emigração.
Abstract (Spagnolo)
El artículo “La inmigración italiana en el Norte de Córdoba”, por el
Arq. Hugo Peschiutta, trata del grupo de emigrantes procedentes del norte de
Italia y, en especial, de Friuli y Véneto, que en 1878 han fundado el
pueblo de Colonia Caroya (Córdoba-Argentina) y, mediante un esfuerzo
sobrehumano han talado la floresta, roturados lo terrenos y, sobre todo,
canalizado las aguas profundas realizando una obra de ingeniería idráulica
desconocida hasta entonces la cual permitió el rescate de terrenos áridos
e improductivos con el cultivo de la vid y otros productos típicos. Hace
referencia también a tantos apellidos de origen friulano y véneto que
representan emblemáticamente la base étnica de la comunidad sin contar la
conservación del dialecto véneto dentro del contexto friulano mayoritario
y la arquitectura típicamente véneta. Aün hoy, se percibe inmediatamente
la presencia de una fuerte conciencia de sus orígenes y de la misma epopeya
de su emigración.
15 gennaio 2002
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