curiosità di ieri e di oggi

Rogazioni Oleis-Rosazzo
Poggiobello, 16 Maggio 2001

        Le Rogazioni della comunità parrocchiale di Oleis-Rosazzo, si sono regolarmente svolte alle 20:30 di  Mercoledì 16 Maggio, mentre sopra Catelmonte, delle nubi minacciose sembravano seriamente intenzionate a rovinare lo svolgimento di quella tradizionale usanza friulana. Andare in processione nella campagna che circonda il paese, e raccomandarsi al Creatore affinché le fatiche per il lavoro dei campi vengano premiate con un buon raccolto, purtroppo è un'abitudine che pian piano sta scomparendo.
   
     Una piccola processione partita da Oleis alle 19:30, è salita con un carrello a due ruote trainato a mano,  trasportando alcuni grossi "pani" preparati da Nino Pancôr di Orsaria, ed un numero imprecisato di vassoi e contenitori, con ogni ben di Dio...!
Un secondo gruppo (con le bevande), è partito dall'Abbazia alle 20:00, ed aggirando il Monte Santa Caterina è sceso verso la chiesetta di S. Egidio di Poggiobello. 
        Dopo la benedizione a "gruppi riuniti", la trentina di persone è stata gentilmente ospitata all'interno dei locali dell'agriturismo gestito dalla famiglia Micheloni, per fortuna quel giorno chiuso per "turno di riposo", ma aperto a noi... poveri pellegrini. 
Dopo la benedizione dei grossi pani, sorretti dai bambini, e dei vini sollevati dagli adulti, sono stati distribuiti i vari piatti, che le signore con meritato orgoglio offrivano all'assaggio. Piatti con "fartae con lis arbîs", salame, prosciutto, formaggio, seguiti da crostate, focacce, gubane ecc ecc... venivano ripuliti prima che avessero completato il giro delle varie tavolate, ma sembrava che si moltiplicassero, come i famosi pani e pesci...! Alla fine, tutti felici e contenti, compresi due signori di Udine, Rudi Illich e la sua graziosa signora, frequentatori del nostro sito, che mi hanno inviato il seguente messaggio:

Gentilissimo Aldo, le scrivo perché ho visto che, con estremo tempismo, ha inserito nel suo sito l’immagine di quei tre bambini che l’altra sera erano a Poggiobello e la cosa mi ha fatto molto piacere, perché sono venuti veramente molto bene e solo a guardarli mettono allegria; e molto bella è anche la didascalia che lei ha scritto con simpatica ironia. Il suo pensiero ha fatto molto piacere anche alla famiglia di nostra comune conoscenza; infatti, ieri ho parlato al telefono con il padre della piccola e mi è sembrato molto contento. Sono rimasto particolarmente soddisfatto della serata trascorsa insieme: soprattutto per la "novità" delle rogazioni, ma anche per la semplicità e la sacralità del bacio delle croci ed infine per la convivialità che si è creata di fronte a tante cose buone da mangiare e da bere. Ho poi visitato altre pagine del suo sito, quelle riguardanti l’impianto informatico, e ne sono rimasto entusiasta. Complimenti, è bravissimo. Cordiali saluti e a presto, Rudi

Appuntamento alle Rogazioni 2002 della Parrocchia di Oleis-Rosazzo.

L'arrivo del gruppo da Oleis (con i viveri)

Il gruppo di Badia  (con le bevande)


La Benedizione rogazionale, davanti alla chiesetta di S. Egidio a Poggiobello.

La benedizione del pane, del vino... e di altro ancora...


Dopo aver ben mangiato e ben bevuto, anche se piuttosto stanchi per la 
lunga camminata, (stando nel passeggino), tutti felici e contenti...!

Le impressioni di... un forèst di Udin...!

 
C'è una strada che da Oleis di Manzano sale dolce fra i vigneti pregiati dei nostri  colli orientali e fin da subito bella e asfaltata ti accompagna a un poggio panoramico; poi, invece, con i suoi sassi e la sua polvere e in mezzo a tanti grappoli di acacie e a ombrelli di sambuco, ti porta ancora più in là, all'Abbazia di Rosazzo. Trovi anche la foglia della vite che nasce, gli innumerevoli tralci, le tante luci del giorno e della sera, gli animali che mai vedresti in altri luoghi e l'aria libera dei panorami che è lì ad aspettarti. Così, se ti capita di andarci per caso, di sicuro ci ritornerai con la nostalgia della volta prima; lo chiamerai, forse, un mal d'Africa nostrano, ma puoi star certo di non sbagliare.

Da Oleis, appunto, parte la via e il ponte nuovo sul rio Sossò sta a indicare che soltanto da lì si può salire. Fin da subito, dei pioppi alti ed eleganti ti danno il suono delle loro foglie, ma pochissimi li guardano e tantomeno li sentono; poco oltre, la strada incomincia a salire e ti porta accanto, sulla destra, le prime case diroccate: ruderi che aspettano le mani danarose dei proprietari e le loro cure per diventare belle e mostrare a tutti la povertà di un tempo fatta ricchezza.

Già da qui si vede, facendo pochi metri, una piana e agli occhi attenti ed esperti non sfugge Premariacco e il suo campanile: svetta come un parafulmine per tanti temporali che laggiù si liberano. Una curva, poi, ti apre la vista che va lontano: Cividale e la facciata bianca del suo duomo stanno a indicare che forse anche i famosi Romani si erano già inebriati di questi vini e della bellezza di questi luoghi. Più in là si vantano il Matajur e il Monte Nero: dirimpettai che segnano i confini degli uomini, ma non della natura e nemmeno dei tuoi occhi. Così la Slovenia è lì e ti sembra ancora Friuli, perché la dolcezza dei colli accomuna più di tanti buoni propositi. E ora che la strada si fa più lieve e quasi diritta, vedi che sei salito abbastanza per guardare anche verso Manzano, non a caso "seduto" più in basso e più distante.

Il panorama è ormai completo e l'attesa del nuovo è ora tutta per Poggiobello, ovvero per quel luogo in cui ormai ti trovi e che di antropico ha un vecchio borgo medievale di quasi mille anni: una volta era un lebbrosario, per i protetti da Sant'Egidio; oggi è anche quel ricordo, per gli amanti della sua storia. La pietra, il sasso che disegna le mura di un tempo e i muri di oggi, è la cosa più bella da vedere e il suo colore quasi scuro ha dipinto da solo le poche case del borgo e una chiesetta, lontana soltanto pochi fili d'erba da una torre, ben riattata e ornata di fiori, che guarda il Friuli dei tramonti.

Ed è qui, in questo luogo davanti alla piccola chiesa dedicata a quel santo che, una volta all'anno, puoi venire a imparare una cosa nuova, se sei giovane e curioso; se sei vecchio, invece, vieni con l'amore di sempre. Devi però sapere che siamo nel mese di maggio, quello della Madonna, e già questo ti apre la mente a una certa sacralità e a un dovuto rispetto. In un giorno di maggio, appunto, quasi alla metà del mese, ti devi trovare lì verso sera, sperando che il tempo tenga e che non ci sia troppo vento.

C'è un momento in cui avverti delle voci lontane che sono preghiere di uomini e di donne: guardi e vedi che vengono da Oleis e pensi di avere già visto e sentito tutto. Poi altre ancora ti giungono alle tue spalle a tradire la tua ignoranza e la tua sicurezza: queste, invece, arrivano un po' impolverate dall'Abbazia di Rosazzo. Le persone portano in mano, o in un piccolo carro, i prodotti dei campi e delle loro fatiche per farli benedire al prete di lì a poco. Le due piccole processioni si incontrano davanti alla chiesa del protettore dei lebbrosi e dei mendicanti e le due croci si baciano come l'amore con la sofferenza. È una piccola cerimonia per invocare un grande aiuto: quello di Dio e la sua protezione per tutti i raccolti e le vendemmie che verranno. Un rito antico, ancestrale, e per questo sempre nuovo, perchè fatto di speranza e di fede: è il rito delle Rogazioni. I molti segni di croce di ognuno accompagnano quelli del prete verso i campi e i colli che ci guardano e non sanno che siamo tutti lì anche per loro. Le poche preghiere bagnate dall'acqua santa finiscono in breve tempo e lasciano spazio a un momento di piacere e di allegria a cui non puoi mancare. Si è ospitati, lì accanto, nella casa dalle belle pietre, che ti dicevo, e tutti insieme onoriamo il lavoro e la bravura delle donne che hanno cucinato. Prima però, quale ultimo gesto sacro, il prete benedice le cose da mangiare e da bere: tutto viene alzato verso l'alto dalle mani generose che hanno fatto e che hanno donato. È l'eucarestia della gente e del suo sacerdote, fatta anche di sorrisi e di attesa, fino a incominciare. Il pane di Orsaria, grande e morbido e di prepotente bellezza, non chiede altro che di essere nostro, così a seguire i prosciutti, i salami o i formaggi e anche i dolci bagnati da ottimi vini. E puoi conoscere gente nuova, parlare di te e ascoltare i ricordi, ma anche sentire l'allegro vociare di qualche bambino che corre, e ti accorgi di quante premure e attenzioni ci sono per tutti.

La festa dell'incontro, del bacio delle croci e delle benedizioni volge al termine in breve tempo e la gente si allontana serena verso l'Abbazia di Rosazzo o verso Oleis. Quando anche tu riprendi il cammino è, appunto, già sera. La piccola chiesa è ormai chiusa e così la sua porta ritorna a mostrare, a chi passa piano, una piccola targa dorata che ti parla di una bambina che non c'è più. Non chiederti di chi era figlia o sorella, non essere curioso, ma leggi le parole e il suo nome e insieme alle luci lontane, alle ombre notturne delle grandi acacie e a tutto quello che hai ascoltato e imparato lassù, ai Ronchi di Sant'Egidio, conservane un ricordo. Ti farà ritornare.

                              (Udine, Maggio 2001)



Casale Micheloni e chiesa di Sant'Egidio

In un contesto collinare, ricco di vigneti e di casolari sparsi, è situato il casale fortificato Micheloni costituito da un gruppo di edifici delimitanti una corte interna, con attigua chiesa. Il complesso fu costruito in epoca medioevale come spedale dai monaci dell'abbazia di Rosazzo. Due ingressi, segnati da prestanti, immettono nella corte interna dove, davanti all'edificio principale, è posta una vera da pozzo in pietra. La facciata interna, con tre ordini di aperture simmetriche, è caratterizzata dal portico arcuato a doppia altezza, con pilastro centrale; lateralmente, al piano terra, sono visibili i due portali, ad arco ribassato che consentono l'accesso alle cantine e, sul fianco nord, alcune feritoie. Il lato nord della corte è occupato da una costruzione rustica, in origine anche destinata al ricovero degli animali, che si sviluppa su pianta rettangolare con un muro a scarpa ridossato alla strada sottostante. La facciata in muratura di pietra a vista presenta un'apertura arcuata. Sul lato ovest della corte c'è una costruzione bassa e poco profonda che termina con un edificio a torre con scala esterna in pietra e aperture disposte sull'asse centrale della facciata. Nei pressi si trova la chiesetta di Sant'Egidio (protettore di mendicanti e lebbrosi) costruita in epoca medioevale e rimaneggiata nel 1711 da un certo Micheloni, appartenente ad una famiglia tutt'ora residente nel casale. La costruzione ha aula rettangolare con l'abside semicircolare e presenta una facciata timpanata con l'ingresso centrale e la cimasa soprastante.