ascoltato per voi

Orsaria di Premariacco, 30 Dicembre 2008
TeatrOrsaria

Incjant di Nadâl
Serata con Loris Vescovo, Simone Serafini e Leo Virgili
con la partecipazione della cantante francese Maude


La serata è stata introdotta dalla cantante parigina Maude
(abbiamo avuto il piacere di ascoltare a Ipplis nel mese di Luglio),
in alcuni brani è stata supportata dal chitarrista udinese Francesco Cosentini



 ESTRATTO

     Presso il teatro di Orsaria si è tenuto l'appuntamento conclusivo della rassegna "Incjant di Nadâl", voluta dal comune di Premariacco ed incentrata sulla prolifica scena del cantautorato in marilenghe. La rassegna si è conclusa con la poesia acustica di Loris Vescovo, accompagnato da Simone Serafini al contrabbasso e dal chitarrista e trombonista Leo Virgili.
     Quello appena trascorso è stato decisamente un anno di grazia per il cantautore trivignanese. Nel corso di questo 2008 il vulcanico chitarrista e cantante ha infatti compiuto un lungo viaggio fra Asia ed Australia alla ricerca dei friulani emigrati nei posti più sperduti. Questa ricerca ha dato vita alla trasmissione radiofonica "Sgarfefurlans" fungendo inoltre da catalizzatore per l'opera teatrale Dagos, curata ed interpretata dallo stesso Vescovo. Ma forse il traguardo più prestigioso ed inatteso resta il conseguimento della targa Deganutti, consegnatagli per "Borderline", la sua ultima fatica discografica, insignita recentemente di questo riconoscimento in qualità di miglior prodotto discografico friulano dell'anno.
     Quest'ultima produzione di Vescovo è un acuta riflessione sulla condizione esistenziale che si vive a cavallo fra i confini. Storie di guerre ed invasioni maldestramente giustificate (Per Dietro, DaviAnnan), di migrazioni speculari di ieri e di oggi (Canecutters, Ellis Island), di denatalità del ricco Nord Est e disillusioni di una aspirante soubrette televisiva (Comprâ, Veline). Oppure, in una dimensione più prettamente psicologica, storie di linee di confine interiori (Fade in China, Caporetto) tra il narcisismo di chi diventa prigioniero di una torre troppo alta (Aili su le tôr Eiffel) ed il desiderio di esplorazione di realtà parallele e sotterranee (Underground). "Hearthquake" e "Un altro giro di giostra" sono invece racconti sulla frontiera del tempo e sulla sensazione di vertigine rappresentata dall'attimo e dal presente.
     "Borderline" di Loris Vescovo è una raccolta di storie al limite, a cavallo tra geografia e psicologia. La presenza costante in Friuli di confini "forti", ma comunque labili e mutevoli nel tempo (con l'Austria, poi con la Jugoslavia, poi con la Slovenia, fino all'apertura in Europa…) lo rende quasi uno spazio privilegiato, una fonte di ispirazione ed un pretesto per raccontare una manciata di storie al confine, "in bilico".
     I riferimenti sonori ai quali Loris si ispira sono i medesimi dei lavori precedenti: cantautorato anglosassone, melodie tradizionali di varia provenienza e brevissimi frammenti di villotte friulane. Ma, oltre all'innegabile valore delle canzoni, questa volta il salto di qualità sta anche nel sound complessivo e negli arrangiamenti, mai scontati e di respiro decisamente più internazionale. Merito va dunque dato anche agli importanti compagni di viaggio di Loris Vescovo, oltre ai già citati Serafini e  Virgili non va dunque dimenticato l'apporto determinante della violoncellista canadese-statunitense Julia Kent, nota per le sue collaborazioni con Anthony and the Johnsons, Norah Jones, Chris Stills e le sue performance di violoncello "solo", recentemente raccolte in uno splendido lavoro intitolato Delay.
     L'ulteriore attrattiva era rappresentata dalla presenza in apertura di serata della chansonnier parigina Maude, autrice di un interessante "pop onirique".

È uscito «Borderline» del cantautore friulano Loris Vescovo
S
TORIE E personaggi «al confine», scritti e cantati da chi sul confine è nato.
(ERIKA ADAMI – La Vita Cattolica dell’8 Novembre 2008) 

È uscito da pochi giorni, per la Nota records, «Borderline » del cantautore friulano Loris Vescovo. Un lavoro maturo, ispirato nei testi e nella musica, che, in alcuni momenti, ricorda le forme libere di personaggi come Tim Buckley e Nick Drake, con qualche citazione di musiche dell’Est e l’impiego di strumenti come l’arpa cinese, la steel guitare e l’organo a canne. Ad accompagnarlo due fra i migliori strumentisti friulani, Simone Serafini e Leo Virgili, e la canadese Julia Kent, violoncellista e arrangiatrice degli archi del pluripremiato disco «I Am a Bird Now» di Anthony and the Johnsons e collaboratrice, tra gli altri, di David Tibet, Angels of Light, Devendra Banhart e William Parker. Vescovo, che ha al suo attivo numerose collaborazioni – in distribuzione da pochi giorni il cd nato dal progetto musicale con Lino Straulino e Stefano Fedele e di prossima uscita il cd/dvd «Cjantâ vilotis » con Antonella Ruggiero –, è al suo terzo cd da solista (dopo «Doi oms e une puarte » e «Setemane Ulive»). Ultima tappa di un viaggio sulle tracce dei migranti: una condizione connaturata all’uomo e punto di partenza per rileggere il mondo contemporaneo. Ecco allora il progetto radiofonico «Sgarfefurlans», lo spettacolo «Dagos. Furlans pal marimont». E ora «Borderline»: 13 pezzi, alcuni scritti qualche anno fa, che saranno presentati tra poche settimane alla stampa e, in forma di concerto, al pubblico friulano. 



 BREVE PRESENTAZIONE

Loris, perché questo titolo? - «“Borderline” è un termine inglese che racchiude in sé parecchi significati: “linea di confine”, ma anche “a cavallo del confine”, riferito a qualcosa di non ben classificabile. In psicologia indica una patologia “di confine”. Le storie e i personaggi di questo lavoro sono “borderline” appunto. Io sono molto fiero di essere nato vicino al confine, anzi, ai confini: sono tanti nel raggio di un centinaio di chilometri. Aiuta a crescere con una identità e una “forma mentis” aperta al diverso». 

Il titolo è in inglese, ma il cd è plurilingue. - «Tutti i brani, tranne uno, sono in friulano, la nostra lingua minoritaria “di confine”, anche se le storie che racconto sono universali. È un friulano contaminato dalla presenza di italiano, veneto e inglese, che ci racconta di posti, e spesso di tempi, lontani». 

E di personaggi «al limite». - «Sì, la cinese Ai-Li si trova prigioniera di se stessa sulla Torre Eiffel, a Parigi. In “Underground”, un altro personaggio sta facendo una esplorazione sotterranea. In “Fade in China”, Liu Jun cammina alle 4 e mezza del mattino di un giorno di maggio lungo la striscia di un’autostrada schivando dei camion, in bilico tra vita e morte. In “Canecutters”, un emigrante di Tarcento ripercorre col pensiero la propria vita di emigrazione, che lo ha portato a fare il tagliatore di canna, un lavoro durissimo (“da negri” per gli australiani) in un ambiente ostile agli immigrati friulani. Gli emigrati friulani, visti dall’altra parte del confine, diventano, infatti, immigrati». 

In diverse canzoni di «Borderline » – da «Canecutters» a «Ellis Island» – racconti dei frequenti fenomeni di intolleranza che i migranti friulani/ italiani hanno subito in passato nelle terre di arrivo: il trattamento riservato oggi in Italia a molti immigrati… - «Il keniano-americano Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti. Questo dovrebbe farci riflettere. In Friuli e in Italia c’è una emergenza xenofoba, dobbiamo recuperare il tempo perso e lavorare sodo per una positiva integrazione reciproca tra migranti e locali. Ricordare che anche noi siamo stati, e siamo un popolo di migranti non è così scontato. Cantare del razzismo contro gli italiani è come guardare le cose da un altro punto di vista… dall’altra parte del confine». 


(Integrazione al servizio fotografico di Jenco)

Il percorso sulle rotte della migrazione continua anche nella scelta grafica. - «La scelta di utilizzare vecchie mappe di Friuli, Russia, Iraq, Stati Uniti, Australia, perfino del Tibet, ha il duplice scopo di ricordare quanto i confini siano labili e di evocare in qualche modo i luoghi legati alle canzoni. Si parla di migrazione, ma anche di guerra, che modifica i confini. Quante volte, nell’ultimo secolo, il confine è passato sopra la testa di noi friulani». 

In «DaviAnnan» inviti alla consapevolezza sociale.Canti di «confetti-bomba», di «friulani che fanno da palo», di «giustizia a maglie larghe », che «non si deve sopportare ». Come si raddrizza questo «mondo a rovescio»? - «La canzone parla della base di Aviano, insediamento militare che, mai utilizzato, proprio come Aquileia e Palmanova, durante la guerra nella ex-Jugoslavia alla fine del secolo scorso, a decenni dalla sua costruzione, è stato “inaugurato” come base logistica per i bombardamenti in Iraq. Da bambino, durante uno show di acrobazie aeree, ricordo di essermi chiesto perché alcuni carri armati erano color sabbia in una terra verde come il Friuli. La risposta è arrivata qualche anno dopo. Noi cittadini abbiamo il diritto di non farci abbindolare, di mantenerci informati e di manifestare sempre la nostra preoccupazione. Con qualche decina di bombe atomiche sepolte sottoterra, il Nord Est deve farsi sentire». 

«Per dietro» è una rivisitazione/collage di diverse lettere, tra cui una di tuo zio Guido, morto durante la campagna di Russia. Per non dimenticare? - «La spedizione russa, la spedizione in Bosnia… queste guerre sono tuttora un tabù in Italia. Dobbiamo ricordare il delirio di quelle spedizioni militari per non lasciarci più abbindolare dalle parole/propaganda dei nostri “sorestants”. E cantare significa anche ricordare». 



 ESTRATTO DAL FINALE

Un ringraziamento ad Alessandro Barbina busedaiveris@libero.it
l'operatore Audio-Service che gentilmente mi ha collegato al suo mixer

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TeatrOrsaria di Premariacco, 30 Dicembre 2008
Incjant di Nadâl
 con Loris Vescovo Simone Serafini e Leo Virgili
 
e la partecipazione di Maude
 

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