Associazione culturale “Gentes”
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“ATOR PAL MONT”
Manifestazione internazionale sulla
migrazione
“Dagos. Furlans pal marimont”
di e con Loris Vescovo
La chiusura della quinta
edizione di “Ator pal mont”, manifestazione dedicata alla
migrazione, spetterà ad una nuova produzione targata “Gentes”:
Dagos. Furlans pal marimont, in scena
domenica 12 ottobre, alle 21, all’auditorium “G. De Cesare”
di Remanzacco, che racconta la storia di Roberto e Carolena,
friulani emigrati in Australia, nel Queensland tropicale, dove
vivono una vita avventurosa e drammatica, conoscendo in prima
persona il sapore amaro del pregiudizio e della discriminazione
razziale.
Brani tratti da “La passione” di Mario Luzi, “Pukunja, un posto
lontano” di Vilma Watkins, “Odissee, storie di emigrazione” di Gian
Antonio Stella, “L’America degli italiani” di Alberto Giovannetti e
“Attività degli agenti di emigrazione in Friuli” di Luigi Pellegrini
verranno proposti in forma di lettura accompagnati da canzoni
tradizionali e brani originali composti dal cantautore friulano
Loris Vescovo. Con Loris Vescovo, voce e chitarra; Claudia Grimaz e
Natalia Molebatsi, voci; Leo Virgili, chitarra elettrica, trombone,
mandolino; Simone Serafini, contrabbasso; Nicola Tuniz, handpainting.
L’ingresso è gratuito.
«Dagos è uno spettacolo che parla di migrazione.
Nasce dal desiderio di raccontare alcuni aspetti poco conosciuti, e
forse un po’ scomodi, della migrazione italiana/friulana all’estero.
Dagos – spiega l’autore dello spettacolo, Loris Vescovo
– è il termine dispregiativo utilizzato da australiani e americani
del Nord per indicare gli italiani. Si potrebbe tradurre in modo
efficace con “sporco italiano”. La migrazione di italiani in
Australia cominciò già alla fine del diciannovesimo secolo, ma
conobbe il suo boom durante il primo e il secondo dopoguerra.
L’accoglienza degli australiani nei confronti degli italiani
immigrati non era calorosa e i fenomeni di intolleranza erano
all’ordine del giorno. Ci vollero decenni prima che l’Australia
dichiarasse ufficialmente il suo status di paese multiculturale. E,
comunque, anche se il clima generale di odio e di tensione rivolto
agli stranieri non si osserva più, alcuni isolati episodi di
intolleranza nei confronti degli immigrati mediterranei, quindi
anche italiani, si verificano ancora».
Durante
uno dei suoi viaggi, Vescovo è stato testimone di uno di questi
episodi. Era l’aprile del 2004 e il cantautore friulano, partito in
bicicletta per un viaggio in solitaria ai tropici lungo la Green
Way, si ferma a Townsville. «Sono seduto fuori da un locale sulla
Flinders street, quando un gruppo di ragazzi australiani inizia a
prendere in giro un signore sulla sessantina, che sta telefonando da
un telefono pubblico, proprio vicino a me – ricorda Vescovo –.
I ragazzi gli gridano: “Cappuccino,
pizza, mamma, vai a casa!”. Il signore ha una fisionomia
mediterranea. Mi guarda imbarazzato. Tace e fa finta di niente. I
ragazzi, probabilmente ubriachi, rincarano la dose: “Spaghetti, go
home! Dagos! Dagos!” L’uomo reagisce. Rosso di rabbia, grida loro
con accento italiano di vergognarsi: “Vivo qui da più di 50 anni. Ci
sono arrivato prima che i vostri genitori nascessero”. Questa
storia, penso, andrebbe raccontata».
Il viaggio di Vescovo in Australia continua. Lo conduce nella
sonnolenta cittadina di Ingham. Il pub “Canecutters, tagliatori di
canna” attira la sua attenzione. «Il locale è completamente
deserto – racconta –. Mi avvicino ad una parete coperta di vecchie
foto in bianco e nero dei tagliacanne.
La maggior parte dei cognomi riportati alla base delle fotografie
sono italiani, molti friulani. Il barista mi spiega che i
“canecutters” facevano un lavoro durissimo. Mi porta in un ampio
cortile nel retro del pub. Seduti a dei tavoli, almeno un paio di
dozzine di signori sulla settantina stanno giocando a carte: sono i
“canecutters”. Calabresi, siciliani, abruzzesi. Anche friulani».
Lasciati i migranti di Ingham, in sella alla bici, sotto la pioggia
tropicale, Vescovo si convince che queste storie vanno raccontate,
perché «ricordare è raccontare».
Forse in una canzone, forse in un documentario. È allora che nasce
Sgarfefurlans (il progetto-documentario
sull’emigrazione friulana dagli anni Venti fino ai nostri giorni,
recentemente segnalato dall’Unesco).
Quattro anni più tardi, a Sydney, per una intervista di
Sgarfefurlans, Vescovo incontra Vilma, autrice di un libro che
parla dei suoi genitori, partiti da Nimis durante il fascismo. Si
intitola: “Pukunja, un posto lontano”. «Il libro mi appassiona –
conclude Vescovo – e così nasce l’idea di uno spettacolo sui
migranti italiani in Australia. Nasce Dagos». |